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Autore: Rosmary    21/06/2013    3 recensioni
Dopoguerra: ogni cosa tenta di tornare alla normalità. La spensieratezza s'insinua nelle vite dei vittoriosi sopravvissuti.
Tutto procede nel migliore dei modi e poi, d'improvviso, un buffo esperimento dei gemelli più scapestrati di Londra scaraventa sette maghi in mondi paralleli. Quello che si prospetta essere un viaggio nei meandri della fantasia, a causa di assurdi effetti collaterali, si rivela essere un gioco che rimescola tutte le carte già estratte dal mazzo, costringendo Hermione a interrogare ancora una volta il proprio cuore. Ed è così che, tra antichi dissapori, ritrovata routine, insospettabili attrazioni e un improbabile scambio di corpi, tutto ciò che è stato narrato potrebbe essere riscritto.
«Ti piace la mia ragazza?»
«No! No! Non gli piaccio! Sarà qualche magia venuta male… oh, Ron, calmati!»
«No che non mi calmo. Io gli spacco la faccia»
«Spaccamela pure, tanto non cambia niente»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo XI



Carte, caselle e dadi. Non c'è equilibrio e non ci sono regole.
Un giocatore ha il jolly ed è nella casella vincente.
 Ma una mano invisibile mescola tutto: un passo indietro per il vincitore.




 

 

«Sei venuta»
 
«Sembrerebbe di sì»
 
«Pensavo l’avessi fatto a pezzi, quel pezzo di carta»
 
«In effetti ci ho pensato» Si sorridono, apparentemente incerti su come proseguire «Non mi offri un gelato?» Scherza Hermione, dato che Fred le ha chiesto di vedersi vicino la gelateria Fortebraccio, rilevata dai nipoti dell’anziano titolare, rapito e ucciso dai Mangiamorte.
 
«Non esattamente» Afferma Fred, tendendo la mano a Hermione, la quale, dopo un momento di sana titubanza, l’afferra.
 
Non c’è tempo per chiedere cosa il giovane abbia in mente, che la Smaterializzazione costringe la ragazza al silenzio, ritrovandosi dopo pochissimi istanti in una zona collinare e deserta, simile a quella dove, anni prima, è stata collocata la Passaporta per la finale del mondo di Quidditch. Hermione ritrae immediatamente la propria mano, portando le braccia conserte e guardandosi intorno. È buffo, ma solo ora che è lì, ricorda che sarebbe stato sicuramente saggio ignorare l’appuntamento di Fred.
 
«Non mi chiedi dove siamo?»
 
«È un altro dei tuoi scherzi, presumo»
 
«Affatto! Siamo qui per un motivo» E con un semplice incanto di Appello, Fred richiama la propria scopa da volo, facendo sgranare gli occhi alla ragazza «Voli con me?» Le chiede ghignando, posizionandosi per spiccare il volo.
 
«Tu sei matto! Io non volo!»
 
«Non fare storie e sali!» La incita lui, tendendole la mano.
 
«Ma io pensavo volessi offrirmi un gelato e basta!»
 
«Sì, magari dopo una bella cenetta romantica» Fa una smorfia disgustata «Dai, poche storie. Vieni qui»
 
«Questa situazione è assurda!» Ammette Hermione stravolta, portando le mani alla testa «Ed è inutile che fai tanto il divertente, perché chiedere a una ragazza di volare, in un posto sperduto e di sera, è molto più romantico di un gelato!» Sbotta imbarazzata, infastidita dal ghigno di Fred.
 
«Oh, lo sarebbe in effetti, se solo tu non avessi una paura matta di staccarti da terra!» La schernisce, punzecchiandola a dovere, tanto che la giovane, assumendo un’aria baldanzosa, sale sull’aggeggio volante, posizionandosi davanti a Fred, esattamente come la prima volta.
 
«Ti tengo» Le sussurra, stringendola a sé.
 
È un vortice di confuse sensazioni che invade i due ragazzi. Una situazione più bizzarra e sconcertante non avrebbe potuto esistere. Lui, che si libra in volo, avvicinando Hermione a sé, ancora non sa per quale motivo le abbia chiesto di vedersi, perché abbia percepito una sfrenata voglia di volare assieme a lei. È tutto strano per Fred, abituato a fuggire qualsiasi cosa che fosse troppo grande e impegnativa. Ora, invece, si ritrova lì, incastrato in un rapporto indefinito, che sembra attrarlo come una calamita, che non lascia alcuna via di scampo.
Lei, non diversamente da lui, non riesce a controllare istinto e sensazioni, come se Fred Weasley fosse un concentrato altamente alcolico, di quelli che ne basta un piccolissimo sorso per perdere il controllo e costringere alla dipendenza. E questo potere, che lui esercita inconsapevolmente su di lei, riesce a spaventarla terribilmente, ma mai abbastanza da tenerla lontana.
Volano per istanti che sembrano anni senza dir nulla. Lei che guarda su, incapace di constatare quanto siano in alto e lui che guarda lei, tenendo una velocità costante e una traiettoria lineare.
 
«Ti piace?» Chiede Fred, spezzando il silenzio.
 
«Sì» Risponde, facendo compiacere l’altro «Ma perché mi hai portata qui?»
 
«Non lo so. Forse volevo dimostrarti che le paure, se affrontate, vanno in pezzi»
 
La mente della ragazza, immediatamente, inizia a lavorare sui mille e più significati della frase, peccato che alcune indisciplinate gocce di pioggia la distraggano dall’intento «Piove?»
 
Ma lui non le risponde, troppo impegnato a ridere del tono terrorizzato del piove?, per poi improvvisare una discesa in picchiata, facendo urlare la propria compagna di volo, che già lavora sui vari metodi per fustigarlo.
 
«Tu! Tu! Tu!»
 
«Sì, io, Hermione! Non pensavo di mandarti così tanto in tilt!» Scherza divertito, una volta tornati a terra.
 
«Tu sei un pazzo, ecco cosa sei! Avresti potuto farci ammazzare! E ora piove anche e siamo zuppi! E io non vado in tilt!»
 
«Hai finito?» Annoiato, non curandosi affatto delle gocce d’acqua che gli rovistano capelli e vestiti.
 
Lei sembra titubante, come stranita da quella risposta, così preferisce chiudersi a riccio, non rispondendogli affatto. È lui, ancora una volta, a stravolgere la situazione. Con irruenza, l’avvicina a sé, impossessandosi letteralmente delle labbra della ragazza. Lei, sgranando gli occhi, in un primo momento tenta di rifiutarsi, d’allontanarlo, perché non ha senso quello che succede tra loro ogni volta che sono soli. Non ha senso si ripete Hermione, mentre s’arrende a lui e alla sua insistenza, portando le mani alla nuca di Fred, come se la sua parte irrazionale temesse di vederlo fuggire. Lui, percependo il gesto possessivo, ride contro le labbra di lei, stringendola ancora di più, lasciando che la mano destra violi i capelli ribelli e bagnati di Hermione. È un bacio iniziato con foga, con la voglia di dimostrare un sentimento che non è chiaro a nessuno dei due. È un bacio che tramuta in breve in un incontro più dolce, più lento e, proprio per questo, sempre più intimo.
Sono realmente isolati dal mondo, lì, in quella zona collinare, perfetta per una partita con gli amici o per un incontro che vuole essere riservato. Percorsi dalla pioggia, che, nel suo non essere incessante, li sfiora con delicatezza, appesantendo lentamente gli indumenti, collaborando all’atmosfera innaturale, che sembra avvolgere i due.
Solo respiri si possono udire; respiri prodotti quando, per immagazzinare ossigeno, si separano appena. Ma, nonostante tutto, un campanello d’allarme spinge Hermione ad interrompere quel bacio sempre più esigente.
 
«Fred, che stiamo facendo?»
 
«Ti devo spiegare proprio tutto?» Sibila malizioso contro le labbra di lei, per nulla intenzionato a lasciarla andare.
 
«Noi siamo niente, Fred. Io non vado in giro a baciare ragazzi» Parla a lui, certo, ma in realtà è a se stessa che si rivolge, vogliosa di trovare una valida spiegazione.
 
«Infatti. Tu baci me, solo me» Specifica senza nascondere affatto la gelosia.
 
«Tra me e Ron non è finita»
 
«Il tuo corpo mi dice il contrario» Le sfiora le labbra e lei, esercitando una notevole pressione su se stessa, ruota il volto, così che lui non possa approfondire il bacio «Ti riaccompagno a casa, se vuoi»
 

****

 
«Fred dov’è?»
 
«Mi stai dicendo che non ti basto?!»
 
 
Così è iniziato il gioco di sguardi e allusioni che ancora va avanti tra Angelina a George. Il campetto di calcio è scenario di un buffo incontro, da un lato George e Lee e dall’altro Katie, Alicia e Angelina, il vecchio gruppo, a cui manca un unico componente.
 
«Sì! Tre a zero!» Esulta Alicia, schernendo Lee e George.
 
«Questo è un gioco cretino! E poi io sono bravo a commentare, è quello il mio ruolo!» Si difende Lee.
 
«Tutte scuse!» Afferma Katie, mentre calcia per l’ennesima volta il pallone verso la porta del ragazzo di colore.
 
«Anche tu credi sia un gioco cretino?»
 
«Io sono sempre d’accordo con Lee!» Scherza George, conquistando il pallone.
 
«Lo dici solo perché sei una schiappa!» Ribatte Angelina, andandogli contro, con la voglia di conquistare il pallone. Starebbe per riuscirci, se non fosse per una mossa del tutto sleale di George, che calcia via la sfera di cuoio e afferra la ragazza all’altezza della vita, strattonandola verso di sé.
 
«Attenta, è la quarta volta che mi insulti, potrei anche diventare cattivo» Il tono è serio e il volto di Angelina è così vicino che la giovane può contare le efelidi di George. Inizia a sentirsi terribilmente imbarazzata, presa in contropiede, fortuna che il ragazzo l’aiuti inconsapevolmente, scoppiando a ridere e allontanandosi «Dovevi vedere la tua faccia! Sembravi terrorizzata! Scherzo, Angie
 
Angelina si limita a un sorriso di circostanza, evitando di dirgli che il terrore da lui rintracciato sia in realtà imbarazzo. Ma George, lei lo sa bene, non è attento ai dettagli. Lo stesso George che ha taciuto agli amici l’impegno che ha tenuto Fred lontano dal campetto, voglioso di tutelare la vita privata del gemello, a cui, ovviamente, non riesce e non vuole recriminare nulla.
 

****



«Dobbiamo parlare»
 
Hermione deglutisce, si è appena svegliata e avrebbe soltanto voglia di una doccia e della colazione, ma la madre, accomodata sul letto disfatto della figlia, sembra di tutt’altro avviso.
 
«Di cosa?»
 
«Di te, Hermione. Credi che non mi sia accorta che qualcosa non va? Ho aspettato. Ho aspettato veramente tanto, sperando che fossi tu a parlarmi. Ma ieri torni a casa zuppa, stravolta e passi la notte a singhiozzare»
 
«Mamma…»
 
«No, non posso aspettare più, se è questo che stai per dirmi. Non uscirai da questa casa, se prima non mi dici cosa sta succedendo» A rimarcare la veridicità del discorso, la donna mostra alla ragazza la bacchetta, conscia che, senza quel pezzo di legno, la figlia non possa svanire nel nulla. Jean Granger, al pari di Hermione, è una donna risoluta e razionale, ma anche estremamente sensibile, per cui incapace di tollerare la vista della propria figlia in pezzi.
 
«Io e Ron ci siamo lasciati» Esordisce la ragazza dopo un po’. La madre l’ascolta e Hermione si sfoga, trovando nella madre il conforto che per anni, troppi anni, le è mancato. Perché neanche con Harry riesce a sentirsi libera di dire tutto e di mostrarsi fragile. Ha sempre voluto essere lei la spalla su cui piangere e ora, che dinanzi ha una persona forte, che non ha bisogno di spalle, si lascia andare. Dopotutto, la maggior parte dei figli credono i genitori delle rocce eterne, che niente e nessuno può scalfire. Invece Jean Granger, assimilando i dubbi e i timori della figlia, sente d’essere una roccia erosa dall’acqua e dal vento. Possibile, si chiede, che non si sia accorta di nulla?
 
«Perché dici che è sbagliato? Cose c’è di sbagliato nell’innamorarsi?»
 
«Non capisci, mamma. Non posso. Non lui, non con me. Stravolgerei tutti gli equilibri, Ron non mi parlerebbe più e costringerebbe Harry a fare lo stesso. E poi lui è così… così lui. Merlino, guardami, sembro una ragazzina stupida alle prese con la prima cotta»
 
«Invece sembri una donna, che si rapporta per la prima volta con un sentimento adulto, non legato ad amicizie infantili e importanti esperienze condivise. Hai programmato la tua vita basandoti sui primi diciotto anni vissuti, un po’ pochi, tesoro, non credi?» L’abbraccia, raccogliendo tutte le sue lacrime «Concediti quest’occasione. Fai quel che senti possa farti stare bene»
 
«Devo preparami. C’è la commemorazione oggi» Afferma Hermione, interrompendo bruscamente il discorso.
 

****

 
Come è stato previsto da Lumacorno, nessuno manca alla commemorazione, compresi coloro che non si sono schierati, evitando di combattere, e quei pochi Mangiamorte scagionati, come Stan Picchetto, dichiarato vittima della Maledizione Imperius, e Narcissa e Draco Malfoy, dato che la prima è stata scagionata da Harry stesso, mentre il secondo, non avendo nei fatti ucciso nessuno o fatto uso volontario di altre Maledizioni, è stato ritenuto vittima al pari di Stan, non della magia, ma della propria condizione familiare. Quanto a Lucius, la deposizione di Harry circa la condotta dell’uomo durante l’ultima battaglia gli ha assicurato la libertà, decisione che ha scosso l’opinione pubblica.
Intanto, lanciando occhiate curiose o nervose verso i non benvenuti, la Sala Grande si popola. Anziché le quattro tavolate, sono presenti schiere di panche, dove tutti possono accomodarsi. Il tavolo degli insegnanti è vacante e dinanzi alla platea non c’è Kingsley, come tutti si sarebbero aspettati, ma Minerva McGranitt.
 
«Inutile dilungarsi sul perché sia io a tenere questo discorso e non il Ministro della Magia» Esordisce risoluta la Preside, ammutolendo all’istante tutti i presenti, soprattutto i più giovani, che molto temono l’autorità della donna «Solo parole retoriche possono essere dette in situazioni come questa, ecco il motivo per cui non parlerò dei caduti e dei loro cari. Voglio parlarvi del futuro e voglio parlare soprattutto ai miei ragazzi. Aver vissuto degli orrori non vi autorizza a puntare il dito contro il prossimo. Aver sofferto non vi autorizza a convincervi che nessuno, ad eccezione vostra, conosca il dolore. Essere cresciuti prima del tempo non significa che non possiate fare un passo indietro e vivere la vostra età. Se i Dissennatori non sono più le guardie di Azkaban e non tutti i Mangiamorte sono stati condannati, non significa che non esista giustizia; significa che è iniziata un’era diversa, di tolleranza e di perdono. Un’era che non negherà mai a nessuno una seconda possibilità. Dobbiamo essere uniti e non dobbiamo dimenticare la guerra, i caduti e il terrore, perché è dimenticando che si torna ad errare. Rispondiamo al pregiudizio con la cordialità, al razzismo con la libertà di esistere e vivere. Rispondiamo alla vendetta con il perdono. Perché se così non fosse, sarebbe oltraggiata la morte di tutti coloro che siamo qui a commemorare»
 
Quando la donna tace, osservando con quegli occhi attenti i presenti, nessuno osa bisbigliare o distogliere lo sguardo da lei. In tutti s’affaccia un piccolo senso di colpa, perché chiunque ha pensato, anche una sola volta, di vendicare un proprio caro.
Il silenzio è tale che Kingsley fa qualche passo in avanti, come a soccorrere Minerva, che evidentemente ha strapazzato tutti con quel discorso, ma gli intenti del Ministro sono cancellati da un boato che si leva dalla Sala: tutti in piedi, ad applaudire verso quella donna, che, anziché nascondersi dietro l’età troppo avanzata, ha combattuto con la forza di una ragazzina e la determinazione di una letale belva. A farsi largo tra la folla, avanzando verso Narcissa Malfoy, è Andromeda Tonks, con il piccolo Teddy tra le braccia.
 
«Andromeda» Sibila Narcissa, come se non credesse ai propri occhi.
 
«Voglio presentarti mio nipote» Afferma con mascherata emozione Andromeda, il cui gesto, inutile anche dirlo, consacra le parole della McGranitt, considerato che la prima persona a perdonare è tra le fila di coloro che, a causa della guerra, hanno perso tutto.
 

****

 
«La McGranitt non si smentisce mai!»
 
«È stato un discorso commovente»
 
«Cosa ti è preso ieri?»
 
Hermione fugge allo sguardo dell’interlocutore, preferendo osservare il corridoio «Abbiamo sbagliato, Fred»
 
«Ancora? Ma perché?»
 
«Perché io sto con tuo fratello!» Arrabbiata.
 
«Tu stavi con mio fratello!» Più arrabbiato di lei.
 
Ma lei scuote il capo, stanca «No! Io voglio stare con Ron, sono innamorata di lui. Sono sempre stata innamorata di lui! Ora sono solo confusa e non voglio che la mia confusione sia fraintesa»
 
«Sì, come no, tu vuoi stare con Ron» Ride Fred, una risata senza gioia, ma di puro scherno «La verità è che ti è bastato un mio bacio per andare in crisi. Anzi, che dico, la mia vicinanza è bastata! Tu non sei innamorata Ron, te ne sei convinta, è diverso»
 
«Ma cosa ne vuoi sapere? Io… non è vero» Sbotta e, percependosi in difficoltà, attacca «Anche a te è bastato poco per cambiare idea su di me! Non ti sono mai piaciuta…»
 
«Le cose cambiano, Hermione! Tra noi c’è qualcosa e, no, mi spiace, non so dirti cosa sia. Cosa vuoi che ti dica? Che ti amo e staremo insieme fino alla morte?! Beh, non posso dirtelo, perché non lo so»
 
«Non sai di cosa parli»
 
«D’accordo» Commenta asciutto, avvicinando il volto a quello della ragazza «Allora va’ da Ron e portagli i miei saluti» Indugia sulle sue labbra e, nonostante sia evidente quanto lei non voglia ritrarsi, si allontana, lasciandola sola. Non si può certo dire che Fred sia la pazienza e la comprensione fatte persona.
 

   
 
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