Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Beby_Be    21/06/2013    3 recensioni
Dopo aver combattuto con onore l'ultima battaglia, Naruto torna a Konoha e alle responsabilità imposta dalla sua posizione. Il Maggiore Naruto Uzumaki ha promesso a un compagno in punto di morte che si sarebbe preso cura della sua cuginetta Hinata.
Ma quando il destino, tutto a un tratto, mette sulla sua strada la dolce Hinata ecco che la vita che credeva di avere davanti acquista un nuovo sapore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo 2

 

Un mese dopo.

 

Con una lettera in mano, Hinata Hyuga guardava dalla finestra del salotto privato. Il locale le apparteneva sin da quando suo padre aveva deciso che era abbastanza grande per lasciare la camera dei bambini e disporre di una serie di stanze al primo piano.

Fino a quel momento, anche nei periodi più difficili o dolorosi, aveva sempre trovato conforto nella vista del giardino e nei campi che si stendevano nella sua tenuta. Quel giorno però non vedeva neppure le aiuole fiorite, né gli alberi rari piantati dal suo trisavolo, né i grandi prati in verde intenso.

Neji era morto, ucciso in battaglia.

Lo sapeva ormai da settimane, ma mentre sbrigava le indispensabili pratiche burocratiche, si consultava con i notai e avvocati di famiglia e si occupava di tutto il resto, non si rendeva veramente conto della tragedia. Si aspettava quasi che il cugino si presentasse sorridente alla porta, prendendola in giro perché aveva creduto a uno dei suoi soliti scherzi.

Ma quella lettera confermava l’amara verità. Neji non sarebbe tornato a casa, mai più. Lasciò cadere il foglio e si portò le mani in volto.

«Hinata, mia cara!»

Udendo la voce di miss Kurenai, raddrizzò le spalle.

«Stai tranquilla, Kurenai-chan» la rassicurò con fermezza voltandosi «Non sto per crollare.»

«Sfogarti ti farebbe bene» rispose lei. «Non puoi andare avanti così, Hinata. »

«Lo so, devo reagire, prendere delle decisioni. »

«Non è quello che intendevo. È vero, però, che dovresti cominciare a pensare al futuro. » si avvicinò e raccolse la lettera dal pavimento. «E’ questa che ti ha turbata? »

«Si. È un amico di Neji: il maggiore Uzumaki, anzi Lord Uzumaki. Mi ricordo che Neji ne parlava. È ... molto gentile. Portava grande affetto per mio cugino ».

«Era presente quando Neji..»

«No, ma conosce qualcuno che era con lui. Mi riferisce che...è morto con grande coraggio.» Fece una paura, poi riprese: «Lord Uzumaki lo ha visto per l’ultima volta la sera prima della battaglia. Hanno parlato di me...». Di nuovo si interruppe, ma trovò la forza per continuare: «Tornerà a Konoha tra breve e gli farebbe piacere venirmi a trovare. Sa che non ho più nessuno e si offre di aiutarmi, per quanto gli sia possibile.»

Era in preda al più profondo sconforto, ma miss Kurenai resistette alla tentazione di abbracciarla. Conosceva fin troppo bene la sua allieva di un tempo: se soffriva, ogni tentativo di conforto veniva rifiutato all’istante, accettarlo le sarebbe parso un segno di debolezza. Così si mantenne a una certa distanza e le chiese: «Quando lo riceverai?».

«Non lo riceverò affatto. Apprezzo la sua offerta, ma cosa potrebbe fare?»

«Hinata, si è preso la briga di scrivere. Lo devi vedere.»

«No, Kurenai-chan! Non lo sopporterei. Naturalmente gli risponderò per ringraziarlo del suo nobile gesto.»

«Ma non rifiutarlo del tutto. Magari in futuro potresti avere bisogno del suo aiuto. Perché non gli proponi di venire tra qualche settimana, quando ti sarai un po’ ripresa? »

«Non credo che potrà. Da quanto afferma, fa ancora parte dello stato maggiore del comandante supremo ed è in servizio insieme a lui al villaggio della Nebbia. Comunque, non riesco a immaginare che tipo di aiuto mi possa offrire un perfetto estraneo. Ma se pensi che sia più educato, farò come dici tu.»

Tornò a guardare il paesaggio fuori dalla finestra e nel salotto cadde il silenzio.

Poi miss Kurenai domandò a voce bassa: «Quando arriverà tuo zio? »

«Da un giorno all’altro.»

«I tuoi tutori hanno preso qualche decisione?»

«Il generale Danzo mi ha detto di aspettare finché zio Ko non si stabilirà qui a Villa Hyuga. Naturalmente, Sir Sarutobi è d’accordo con lui.» Con una punta di amarezza, aggiunse: «Da quanto ho capito, quei due anziani signori sperano che lo zio mi offrirà un alloggio. Altrimenti non saprebbero proprio cosa farsene di me».

«Queste regole sull’eredità inalienabile sono insensate!» esclamo Kurenai con insolita veemenza. «Hai sempre gestito tu villa Hyuga, non solo quanto tuo padre era ammalato, ma anche per tutto il tempo in cui Neji era lontano.» Si fermò un istante a riflettere. «E adesso che ci penso, Hinata, te ne occupavi persino se tuo cugino era qui! Lui aveva sempre per la testa l’esercito e le battaglie. E adesso, soltanto perché sei femmina, rimani senza casa e la tenuta va nelle mani di una persona che non se ne è mai interessata. Non è giusto!»

Hinata le rivolse un mesto sorriso. «Non è solo colpa dello zio Ko se non è mai venuto qui. Mio padre glielo impediva.»

«E perché?»

«Non lo ho mai capito. Ko Hyuga non è veramente uno zio, ma un lontano cugino; io e Neji non l’abbiamo mai conosciuto. Credo che corresse cattivo sangue tra i due rami della famiglia. Mio padre lo definiva quella canaglia di Ko.»

«E guarda cosa va a capitare! Tutto diventa suo: i terreni, le fattorie, persino questa casa.»

Il volto di Hinata si irrigidì. «Sì. Ho perso la casa, oltre che un cugino che consideravo un fratello.» disse in un tono così distaccato, che soltanto chi la conosceva bene era in grado di cogliere la disperazione nascosta in quelle parole.

Dopo una pausa, Kurenai notò: «Cerchiamo di vedere il lato buono, Hinata. In realtà, sai ben poco di Mr. Ko Hyuga; forse non è poi la canaglia dipinta da tuo padre. Mi hai detto che ha un figlio e una figlia più o meno della tua età. Potreste fare amicizia. Da troppi anni ti manca la compagnia dei tuoi coetanei.»

«Non l’ho mai desiderata. Tu sei per me una compagna ideale, Kurenai-chan.»

«Ma sono soltanto un istitutrice !»

«Adesso siamo amiche.» la guardò con affetto. «Non so esprimerti quanto ti sia grata per avere deciso di ritornare da me dopo la morte del nonno. So quanto ami il tuo cottage al villaggio.»

«C’è ancora. E non appena Mr. Hyuga e famiglia verranno a stabilirsi qui, tornerò ad abitarci poiché non avrai più bisogno di me e tuo zio sarà ben contento che me ne vada. Adesso perché non rispondi alla lettera di Lord Uzumaki? Sei sicura di non volerlo vedere?»

«Certo. Ho già due tutori che mi spiegano cosa devo fare. Non ho alcun bisogno di consigli da parte di un altro vecchio gentiluomo, per quanto cortese sia.»

«Hinata! Lord Uzumaki è un ufficiale in servizio attivo. Non può essere tanto anziano.»

«E’ un membro dello stato maggiore del comandante supremo. Hai notato che non era al fianco di Neji durante la battaglia? Probabilmente se ne stava al sicuro al quartier generale. Neji descriveva lo stato maggiore come una banda di vecchiette, quando parlava in toni educati! Non voglio che un azzimato maggiore venga a raccontarmi come è morto eroicamente mio cugino. E non riesco neppure a immaginare in che modo potrebbe essermi d’aiuto.»

 

Una settimana dopo, Hinata attendeva nel salone insieme a miss Kurenai, tendendo le orecchie a ogni minimo rumore proveniente dall’esterno. Mr. Ko Hyuga, infatti, aveva comunicato che quel pomeriggio sarebbe arrivato a Villa Hyuga per prenderne possesso. Infine si udì lo scalpiccio dei cavalli sulla ghiaia, seguito da un certo trambusto nell’ingresso; poi la porta della sala si spalancò e fece ingresso un robusto gentiluomo, Hinata notò affascinata che suo zio, come Neji, aveva gli occhi chiarissimi e un colorito pallido, e i capelli grigi portavano ancora tracce del nero di suo cugino. I lineamenti però. Erano duri e volgari, nonostante il largo sorriso.

Si fece avanti e prese le mani di Hinata tra le sue. «Ecco la piccola Hinata! Sono felice di fare finalmente la vostra conoscenza.» con espressione solenne, aggiunse: «Sebbene mi renda conto che le circostanza siano per voi molto tristi, così come tutti noi! Come state, mia cara?»

«Bene, zio Ko, grazie. Ma dov’è Mrs. Hyuga? Non è venuta con voi?»

«Vostra zia Kami e i ragazzi arriveranno domani. Muoiono dalla voglia di vedere la loro nuova casa. Ma non sono potuti partire insieme a me.» Si voltò verso miss Kurenai con aria interrogativa. «E questa è..?»

«La mia istitutrice e cara amica miss Kurenai Yuhi.»

«La vostra istitutrice? Non siete abbastanza grande?»

«Non ci siamo capiti, Zio Ko, Kurenai non si occupa più della mia educazione, ma è tornata a vivere qui dopo la morte di mio padre.»

«Ah! La vostra dama di compagnia! Ebbene, adesso non ne avrete più bisogno. Miss Kurenai sarà libera di cercarsi un altro impiego non appena arriverà vostra zia, cioè domani.» Le guardò raggiante, come se avesse concesso loro un grande favore, quindi aggiunse: «Sedetevi, mia cara, non c’è bisogno di formalità con me. Anche voi, miss... Kuruma, a meno che non vogliate ritirarvi nella vostra camera per preparare i bagagli.»

Hinata era profondamente offesa, sia per lo sgarbo rivolto a Kurenai, sia per l’invito ad accomodarsi in quella che era sempre stata casa sua. Riuscì però a rispondere con calma: «Miss Kurenai non ha bisogno di trovare un altro posto di lavoro: è una amica, non una domestica retribuita, e ha una casa propria. »

Ma Ko Hyuga non la ascoltava. Camminava infatti per la stanza esaminando quadri e ornamenti con l’occhio del nuovo padrone. Dopo qualche minuto, commentò: «Qui ci sono oggetti di un certo valore, sapete. Mia moglie ne sarà felice. Domani, appena arriverà, ci mostrerete il resto della casa. Sceglierà le camere per i ragazzi e per se stessa. Comunque non vi preoccupate, mia cara: se desiderate rimanere insieme a noi, troveremo dove sistemarvi».

 

Dopo avere conosciuto suo zio, Hinata era preparata all’incontro con la consorte. Questa arrivò la mattina successiva in una vistosa carrozza, con la figlia al fianco. Numerosi stallieri in livrea erano al loro servizio bisognosa di sostegno morale, aveva convinto Kurenai a rimandare di un giorno il trasferimento a villa Hyuga e adesso aspettava insieme a lei sui gradini d’ingresso, qualche passo dietro lo zio Ko.

Quando la vettura si fermò, i servitori si affrettarono ad aprire le porte e Mrs. Kami Hyuga discese. Era piuttosto robusta e non molto alta, ma ugualmente imponente. Indossava un vistoso abito di seta blu, guarnito di gale e imbottiture. Due piume enormi ornavano il cappellino in tinta. Sostò un attimo e, con occhi freddi azzurri, studiò l’elegante facciata, l’ampia scalinata e le finestre ai lati.

Infine aggrottò la fronte e, in tono di profonda disapprovazione, sentenziò: «Ko, non mi ero resa conto che fosse così piccola! La dovremo ampliare.»

«Come desideri, amore mio. Ma avremo tempo per elaborare progetti di ogni genere. Vieni, ti presento nostra nipote Hinata.»

Ma al suo lieve inchino rispose soltanto esclamando: «Hinata! No, non è possibile: è simile al nome di mia figlia! Voi diventerete Hina-chan. Ecco invece Hinaka.» Si voltò e le fece segno di venire avanti. Hinaka Hyuga era vestita di bianco, con più fiocchi e pizzi di quanto ammettesse il buongusto. Ma il viso e il corpo erano assai graziosi. Era di piccola statura, ma ben proporzionata, e in confronto a come erano di solito i membri della sua famiglia, aveva grandi occhi blu, carnagione rosea e riccioli d’oro pallido raccolti attorno al visino a forma di cuore. Rivolse alla cugina un sorriso delizioso, accompagnato da un grazioso inchino. Hinata, che si sentiva un elefante di fronte a lei, ricambio il saluto e presentò miss Kurenai.

I Hyuga la ignorarono completamente ed entrarono.

«Qui non è niente male!» concesse Kami Hyuga, osservando il doppio salone e il soffitto a cassettoni dorati. «Ha bisogno di restauri, essendo stato piuttosto trascurato, ma le potenzialità ci sono. Mi piacerebbe vedere le camere, Hina-chan» aggiunse rivolta alla nipote, «prima che portino i bagagli.»

«Certo. Faccio chiamare la governante?» rispose con freddezza lei.

Kami Hyuga accennò un sorriso. «Non tocca forse a me far chiamare la governante, mia cara? Comunque è un’ottima idea. Ehi, voi!» gridò a un domestico rimasto nell’atrio. «Mandatemi...come si chiama questa donna, Hina?»

«Mrs. Shion.»

«Mandatemi Shion!» il domestico esitò un istante e lanciò un’occhiata a Hinata, che annuì.

«Credo che sia al piano di sopra, Utakata» lo informò con calma. «Chiedetele per favore di scendere per fare conoscenza con la sua nuova padrona.»

«È ancora da vedere se resterà al mio servizio» la corresse Mrs. Hyuga. «Hina-chan, preferirei che mi accompagnaste voi: sarà più facile discutere delle modifiche da apportare. Dopo avere assegnato le camere ai membri della mia famiglia, ne dovremo trovare una per voi, no? Da quanto mi ha riferito vostro zio non avete altri parenti.»

«È vero» confermò Hinata, «ma...» esitò. Non aveva nessuna intenzione di rimanere ad abitare a loro, ma le pareva scortese dichiararlo al primo incontro. Per cui scelse di tacere.

La zia non pareva entusiasta. «Già! Vedremo che cosa si potrà fare. La vostra dama di compagnia, però, se ne andrà. La sua camera servirà a noi».

«Miss Kurenai tornerà a casa sua oggi stesso.»

«Ottimo! Allora, dove sono queste camere?»

Kurenai andò a preparare i bagagli, lasciandola sola con la zia.

 

Hinata avrebbe preferito dimenticare l’ora che seguì. Villa Hyuga non era un palazzo, ma una bella e comoda residenza familiare. Le diverse generazioni vi avevano aggiunto tocchi personali, ma nell’insieme rimaneva un’armoniosa collezione di idee e gusti. Non corrispondeva, però, al concetto di lusso coltivato di Mrs. Hyuga, che, tra critiche e commenti negativi, progettava di abbattere pareti, erigere tramezzi, aggiungere porte e finestre. Nulla suscitava la sua approvazione, finché non giunsero all’appartamento della stessa Hinata.

«Questi si che sono dei bei locali» commentò quando entrarono. Hinata era sorpresa e compiaciuta. Avevo scelto lei stessa quell’arredamento e le decorazioni, semplici ed eleganti. Non credeva che avrebbero incontrato i gusti della zia.

«Dalle finestre si gode di un’ambia visuale» sentenziò Mrs. Hyuga, «e anche se la camera da letto è un po’ piccola, il salotto è abbastanza spazioso. A Hinaka piacerà.»

«Hinaka?»

«Certo qualche modifica sarà necessaria per alloggiare degnamente mia figlia. I mobili sono un po’ tristi, ma con nuovi accorgimenti più alla moda, immagino che andrà bene. Quelle librerie non servono e al loro posto metteremo un altro armadio e un tavolo da toilette più grande.»

Lei rimase così sconvolta che non riuscì ad aprire bocca, ma intervenne la governante: «Mi vogliate perdonare, signora, ma è l’appartamento privato di miss Hinata.»

I gelidi occhi azzurri la scrutarono. «Forse volete dire che lo era, Shion. Le cose sono cambiate. Miss Hina si sistemerà altrove.»

«Mrs. Hyuga ha ragione» disse Hinata, «Villa Hyuga ora ha dei nuovi proprietari, e noi ci dobbiamo adattare come meglio possiamo.» Poi si rivolse alla zia: «Sono gli ultimi locali disponibili in questo piano, quindi, se mi volete scusare, ho promesso a miss Kurenai di aiutarla per il trasloco».

«Ottimo. Adesso sono stanca» concluse allontanandosi.

Mrs. Shion scosse la testa.

«Non dite nulla, vi prego!» la supplicò Hinata. «Non fareste che peggiorare la situazione. Pensate piuttosto al vostro futuro.» e aggiunse a mezza voce. «Io devo sicuramente pensare al mio».

 

Quella sera a tavola lo zio Ko parlò dei rinnovamenti che intendeva apportare. Si dilungò su semine, raccolti e nuove tecniche agricole, ma Hinata non lo trovava convincente. Ponendo qualche domanda ben mirata, si rese conto che lo zio aveva ben poca esperienza nel settore e aveva l’impressione che puntasse più che altro a uno sfruttamento intensivo. Scoprì inoltre che qualche anno prima i Hyuga avevano venduto i terreni ereditari e che, vivendo nel lusso, avevano sperperato la somma ricavata. Adesso erano pieni di idee su come utilizzare le ricchezze piovute su di loro dopo l’improvvisa scomparsa di Neji.

«Mia cara Hina-chan» annunciò lo zio. «domani voglio andare al centro per parlare con gli avvocati. Tra l’altro, ho notato che ne pomeriggio avete preso la carrozza scoperta per accompagnare la vostra istitutrice e non vi è venuto in mente di chiedermi il permesso. In futuro, però, lo dovete fare, prima di servirvi di una vettura. Lo stesso vale per i cavalli.»

«Non tutto. I cavalli...»

«Non sopporto di essere interrotto o contraddetto alla mia tavola, Hina-chan!»

«Ma...»

«Silenzio!» Zio Ko sorrideva ancora, ma nessuno osò aprire bocca. «Una volta che avrò conferito con gli avvocati occuperemo del vostro futuro. Sarò equo e ragionevole, ma fino a quel momento, non voglio sentire discussioni in proposito.» Guardò gli altri commensali. «Adesso parliamo d’altro.»

Se Ko Hyuga avesse dimostrato una natura più nobile Hinata lo avrebbe preparato alla brutta sorpresa che lo attendeva dai notai. Ma, troppo triste e disgustata per affrontare l’argomento, ascoltò in silenzio zia Kami che spiegava la nuova distribuzione delle camere da letto. E quando infine stabilì di assegnare a Hinata una stanzetta dell’ultimo piano, ogni caso non aveva nessuna intenzione di rimanere a lungo.

Giunta a questa conclusione, Hinata decise di consultare con i suoi tutori l’indomani stesso, se zio Ko non avesse annunciato di recarsi al centro dai notai; ma semplice idea di viaggiare insieme a lui la infastidiva talmente, che decise di rimandare al giorno successivo. Al momento, sembrava una decisione piuttosto innocua, ma se avesse potuto prevedere i problemi che sarebbero sorti nelle settimane a venire, avrebbe di gran lunga preferito sopportare la sua sgradevole compagnia.

Ko Hyuga tornò di pessimo umore, maltrattò lo stalliere, poi respinse in malo modo il domestico che gli aprì la porta. Infine si chiuse in biblioteca e ricomparve soltanto quando lo chiamarono per cena.

Hinata immaginava le ragioni del suo malumore, ma rimase lo sesso sorpresa di quel cambiamento. L’aria fiduciosa e benevola dello zio era completamente sparita. Chiuso in un mutismo ostile, mangiò e bevve in abbondanza e, a parte qualche sguardo preoccupato nella direzione della nipote, ignorò il resto della famiglia. Dall’altro capo della tavola, la zia sembrava affatto colpita dal comportamento del marito e discorreva con i figli, seduti ai suoi lati.

Tokuma Hyuga, il rampollo di Ko, era arrivato soltanto quel pomeriggio e quella era la prima possibilità che Hinata aveva di osservarlo. Quando la madre glielo aveva presentato, le aveva baciato la mano dichiarando, con un radioso sorriso, che era felice di conoscerla, ma subito si era distratto e non le aveva quasi più rivolto la parola. Hinata aveva l’impressione che, dopo un rapido esame della povera cugina senza casa, l’avesse considerata indegna di ulteriore attenzione.

Tokuma era alto, come suo padre, ma corporatura più snella e, come gli Hyuga, era con i capelli neri con gli occhi chiarissimi e la carnagione chiara. Osservandolo, lei provava una strana sensazione: era simile a Neji, ma, allo stesso tempo, completamente diverso. Gli assomigliava nel fisico e, come lui, era pronto al riso e pieno di fascino; eppure la differenza era profonda, anche se non era facile definire la natura di quella diversità. Neji era aperto e trasparente, non mascherava mai nulla; poteva essere irritante e privo di tatto, ma era sempre sincero. I modi di Tokuma, invece, sembravano studiati e dava l’impressione di nascondere qualcosa. Appariva affettato e privo di spontaneità.

Le sue riflessioni vennero bruscamente interrotte dalla voce dello zio, che all’improvviso sbottò: «Tokuma” Perché ignori tua cugina? Ti considererà un villano!»

Padre e figlio si fissarono in silenzio per un istante, poi Tokuma alzò le spalle e rispose in tono neutro: «Scusate padre, non mi ero reso conto della mia mancanza di tatto.» poi, rivolto a Hinata: «Vi ho trascurata, cara cugina? Mi dovete perdonare: mia madre e mia sorella mi stavano raccontando tutto su Villa Hyuga. Sono piene di progetti per migliorare la casa, anche se, da parte mia, credo che sia perfetta così com’è. Vi rattristerà certamente l’idea di andarvene.»

«Si, è vero» confermò lei. «Ho vissuto qui tutta la mia vita e qualunque altro luogo mi parrà estraneo, almeno all’inizio.»

A quel punto intervenne Hinaka Hyuga. «Tutta la vostra vita? Sareste almeno stata a Konoha!»

«No, non mi sono mai allontanata da Villa Hyuga.»

«Volete dire che vostro padre non vi ha mai introdotta in società?» notò scandalizzata la zia Kami.

«Credo che ci abbia pensato prima di ammalarsi. Poi, però non si è presentata l’occasione» rispose rigida lei, offesa per la critica rivolta all’amato padre.

«Che peccato! Guardate come siete ridotta! A diciotto anni, in quanto miss Hyuga, avreste trovato certamente un buon partito, ma ormai...Quanti anni avete? Ventitré?»

«Ventuno, signora.»

«Davvero? Comunque, adesso che siete più vecchia e non possedete nulla, non vi sarà facile trovare marito. E spero che non contiate sul mio aiuto: l’anno prossimo abbiamo già intenzione di presentare Hinaka a Konoha e impegnerò per questo tutte le mie energie. Coltiviamo ottime speranze per lei, non è vero tesoro? Non credo che si veda spesso una bellezza simile. Avremo anche parecchie spese da sostenere.»

Hinaka si toccò compiaciuta i riccioli dorati. «Quando papà ci ha riferito che avremmo ereditato villa Hyuga, ci siamo lanciati su grandi piani. Prenderemo una casa in città per la stagione delle feste e io avrò bisogno di un nuovo guardaroba per il debutto. Non vedo l’ora!»

Sussultò allorché il pugno di suo padre si abbatté sul tavolo. Finalmente la tempesta stava per scoppiare.

«Tieni a freno la lingua, non sai cosa stai dicendo!»

Offesa e stupita, la ragazza fissò il padre. Poi, con gli occhi pieni di lacrime, domandò alla madre: «Cosa ho fatto di male? Papà aveva promesso che saremmo andati a Konoha, no?»

La signora Hyuga non si scompose: «Non preoccuparti, cara. Puoi stare sicura che manterrà la parola.» Quindi si rivolse al marito: «Cosa c’è che non va, amore mio?»

Ignorandola, lui guardò accigliato Hinata. «La scena vi diverte?» le chiese brusco.

«Come, zio?»

Ko si alzò e la squadrò da capo a piedi. «Non fingetevi innocente! Avete ascoltato impassabile mia moglie che progettava innovazioni di ogni sorta e mia figlia che raccontava i suoi sogni per il debutto, pur conoscendo che non abbiamo neanche metà della cifra necessaria! Chissà quanto ve la ridete sotto i baffi!»

«Cosa?» gridò Kami Hyuga. «Che stai dicendo, Ko?»

Hinata rimase un istante senza fiato, poi rispose con fermezza: «Sir, vi state sbagliando. Naturalmente conoscevo i termini dell’eredità, ma non era compito mio informarvene. E vi assicuro che non ho affatto riso. Non ho nessuna voglia di ridere da quando mi è giunta notizia della morte del mio amato cugino...e della perdita di casa mia».

Incapace di continuare, si alzò e se andò dalla finestra. I campi e i giardini erano imersi nella dolce luce del tramonto: Villa Hyuga non le era mai parsa tanto bella. Si disse che sarebbe sopravvissuta a quell’incubo, ma che se ne doveva andare al più presto.

«Ko, ci vuoi per favore spiegare cos’è questa faccenda?» lo interrogò la moglie.

«La casa e i terreni sono miei, così come le rendite che producono» rispose infine «Gli avvocati, però, mi hanno appena comunicato che il patrimonio appartiene a un altro ramo della famiglia. La nonna materna di vostra cugina era una ricca erede e i suoi soldi spettano a Hina-chan».

«A lei!» Zia Kami la fissò sbalordita. «Non ci posso credere! Ci deve essere un errore!»

«Temo che non ci siano errori. Mio padre era libero di lasciare il denaro del nostro ramo a chi desiderava» spiegò Hinata.

«Ma allora di che cosa vivremo?»

Tokuma, che era rimasto zitto e immobile durante l’intera conversazione, lanciò al padre uno sguardo d’intesa, poi si alzò e raggiunse la cugina alla finestra. «Dobbiamo sembrarvi tanto gretti! Ci dovere scusare: abbiamo subito un duro colpo. Immagino comunque che i terreni forniscano rendite più che sufficienti per vivere.»

«Ma non nel lusso» Protestò sua madre.

Dopo una rapida occhiata dell’espressione chiusa di Hinata, Tokuma aggrottò la fronte e disse alla madre: «Sono sicuro che la situazione non è disperata come sembra, madre. Ora, però, tempo che mia cugina ne abbia avuto abbastanza di simili discorsi. È diventata pallida... Mi vorreste mostrare il giardino, Hina- chan?».

La prese a braccetto e la condusse fuori. Lei, troppo abbattuta per protestare, lo segui senza obiezioni.

 

Fine del secondo capitolo.

 

 

 

Ciaoo, ecco il secondo capitolo.

Forse vi aspettavate la guerra e quindi la morte di Neji. Ma no. Ci sarà il momento in cui spiegherò la guerra ma non adesso. Spero che non vi abbia deluso.

Qui vediamo Hinata alle prese con la sua nuova "famiglia". Nel prossimo vedremo come si comporterà, cosa deciderà, e immagino che sperate che incontri Naruto, immagino. Beh, vedremo.

Volevo, inoltre, fare alcuni ringraziamenti:

A coloro che l'hanno aggiunto ai preferiti, leggendo solo il primo capitolo. Mi avete scaldato il cuore.

A coloro che l'hanno messa nelle seguite, che mi fate venire voglia di continuare.

A Vaius, per il tuo commento, mi ha commosso. Scusa, non ho potuto mettere scene di sangue in questo capitolo, forse ci saranno più in là. Grazie per il tuo entusiasmo e supporto.

A Sky_Storm, che spero di averti incuriosito ancora di più, e aver esaudito il tuo desiderio di leggere il continuo tanto presto. Voglio sapere il titolo del film, che adesso sono curiosa xD !

A iaele santin, mi dispiace per il problemi che ti ho causato leggere il primo capitolo. Spero che adesso riesca a leggere meglio.

 

E infine..

A chi solamente abbia letto la mia storia.

 

Grazie a tutti di cuore. Un Bacio e alla prossima!

 

 

 

 

 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Beby_Be