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Autore: girlsgowild8    21/06/2013    15 recensioni
"Devi innamorarti. Io ti aiuterò, ma sappi che hai poco tempo”
“Mh, cioè?”
“50 giorni”
Fu lì che scoppiai a ridere. “50 giorni? Tesoro bello, sai che nessuna può resistere al mio charme?”
“Ever sì” tossicchiò lui mentre cercava di non ridere.
“Ever? Cosa centra lei?”
“Dovrai conquistare lei” esclamò cominciando a ridere a crepapelle.
*******************************
Una cosa che proprio non sapevo fare era dire bugie del genere, soprattutto quando le mie guance si facevano rosse come in quel momento.
Ecco perché Kate scoppiò a ridere. “Sei tutta rossa!” rise “Se non vuoi dirmelo non fa niente ma non negare l’evidenza”
“Ok, mi ha baciato e gli ho mollato uno schiaffo” sorrisi ricordandolo.
Lei rise ancora di più. “Carino da parte tua, e poi?”
“E poi l’ho baciato io”
“E lui ti ha dato uno schiaffo?” domandò mentre posava il cellulare sul bancone.
“Mi ha ribaciato” scrollai le spalle.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Harry's home.

Ever's POV

 

Stavo davvero male.
Senza di Louis era come se una parte di me mancasse. No, era proprio così.
Mi guardavo intorno e non pensavo ad altro che Louis, Louis, Louis.
Louis che mi aveva lasciata sola, Louis che mi aveva abbandonato, Louis che mi aveva uccisa. Io ero più morta di lui e, anche se scherzando, me lo avevano fatto notare in molti.
Erano passati meno di sette giorni e non studiavo, non parlavo, non mangiavo. Mi limitavo a sopravvivere. Uscivo di casa solo per andare a scuola, e scendevo dal divano-letto solo per andare in bagno. Dormivo, cercando di scacciare il dolore e non pensarci. O meglio, chiudevo gli occhi e pensavo. Quando la notte cercavo di addormentarmi sognavo lui, facevo incubi e mi svegliavo sudata e con l’affanno, prendevo un bicchiere d’acqua e ricominciavo a dormire, senza sognare.
E ricominciava un’altra giornata.
Sbuffavo, guardavo il vuoto, non ascoltavo nessuno, non parlavo con nessuno … la mia vita non aveva più senso.
Avevo solo voglia di farmi abbracciare da Louis.
 
Non ricordavo nemmeno che materia avevo in quell’ora, eppure ero lì, a fissare l’armadietto, magari sperando che il libro giusto mi cadesse dal cielo.
Cielo. Paradiso. Louis.
Cazzo, non dovevo pensarci.
“Ehi bellissima” una voce interruppe i miei pensieri.
Mi affacciai dall’altro lato dell’armadietto e notai Harry che mi sorrideva amichevolmente.
Era strano; intendo, era strano che le parole ‘Harry’ e ‘amichevolmente’ potessero stare nella stessa frase. Ciò nonostante era lì, a dondolarsi da un piede all’altro e ad aspettare una mia risposta.
“Cosa?” domandai solo alzando un sopracciglio, “Come mi hai chiamato?”
“Bellissima …” mi rammentò scandendo bene le lettere.
“Non sono andicappata. Da dove arriva questa dolcezza?” domandai acida.
No, non ero acida, ero neutra. Ma nella mia testa ero acida come ogni volta che io ed Harry ci rivolgevamo la parola. Non riuscivo ad essere acida, non riuscivo ad essere allegra e a stento riuscivo a enfatizzare il punto interrogativo alla fine delle frasi, quindi …
Lui sospirò e guardò dietro di me per qualche secondo. Mi girai anche io ma non notai nulla, eccetto una mandria imbestialita di studenti.
“Sai cos’ho a quest’ora?” gli chiesi.
“Ever, dobbiamo uscire” mi ricordò lui, ancora più preoccupato di prima.
“Oh, sì. Giusto, giusto. Ok, ciao”  tagliai corto.
“Aspetta” mi fermò afferrandomi per il braccio.
“Che c’è?”
“Che fai oggi?”
“Non stare con Harry Styles” lo liquidai prima di andarmene verso casa.
Arrivata dentro continuò la mia solita routine: letto, letto e ancora letto.
Sbuffai lasciando cadere lo zaino per terra.
Prima però presi un bicchiere d’acqua e lo riempii fino all’orlo, poggiandolo poi sul comodino in caso di emergenza sete.
Passai chissà quanti minuti a osservare il soffitto, a riflettere mentre giocherellavo con una ciocca di capelli, quando qualcuno cominciò a sbattere le nocche sulla porta.
Non avevo un campanello.
Mi alzai istintivamente di scatto, prima di arrivare furtivamente alla porta e aprirla quanto bastava per osservare la figura possente di Harry che sorrideva.
Non volevo vedesse casa mia, nessuno poteva vederla perché era un casino! Cioè, la mia non si poteva nemmeno definire una casa perché non potevo permettermi altro e solo Louis e le mie migliori amiche erano a conoscenza di quell’orrore.
Styles non doveva intromettersi e non doveva vedere niente.
“Harry, che cosa ci fai qui?” chiesi cercando di non far vedere niente dentro la mia abitazione.
“Ciao, sono venuto a trovarti. Ho portato anche lo spuntino” indicò la busta con il logo di  Sturbucks alzandola di poco e mostrando ancora di più le sue fossette.
Irritante.
“Mh, mi dispiace ma ho da fare” mentii
“Davvero? E che devi fare?” incrociò le braccia al petto fingendosi interessato e posando il peso sulla gamba destra, in attesa di una risposta.
“Devo … devo studiare. Domani ho un’interrogazione importante” mentii ancora.
Forse l’avevo pure un’interrogazione, magari importante per davvero, ma non avrei studiato.
“Posso darti una mano io” propose, ma non avrei mai accettato.
“Ci penso io, grazie” dissi prima di cercare di richiudere la porta, ma lui fu più veloce e infilò il piede dentro la piccola fessura.
“Harry, ti schiaccio il piede” lo minacciai, senza avere l’effetto che speravo.
“Dai Ever, abbiamo bisogno entrambi di distrarci, lo sai … vieni a casa mia, vediamo un film e chiacchieriamo come si deve” cercò di persuadermi, ma non demorsi.
“Mi dispiace ma voglio stare sola; ora, se non ti dispiace, io …”
“Louis non vorrebbe questo” mi interruppe.
“In che senso?”
“Louis non vorrebbe vederti chiusa in casa tutto il giorno, senza mangiare, senza vivere. Lui vuole solo vederti felice” mi spiegò.
“Non puoi saperlo …”
Non rispose, si limitò a guardarmi con quell’aria antipatica e saccente, per poco non gli risi in faccia, prima di sbuffare e annuire.
“Ok, a casa tua. Vado a prendere la borsa” dissi prima di chiudergli la porta in faccia.
Corsi verso i chiodini all’angolo della stanza, dove avevo appeso diverse borse di poco valore; ne presi una capiente a tracolla e ci infilai dentro chiavi di casa (anche se inutili perché la porta si apriva semplicemente con tre calcetti in un punto preciso che avevo segnato con il pennarello blu), un po’ di soldi e il mio cellulare. Infilai delle Levi’s rosse velocemente, ma qualcosa mi distrasse prima di aprire la porta: Harry stava … parlando?
Da solo?
Non riuscii a capire molto, così riaprii la porta e lo notai girato verso sinistra. Si ricompose subito e si grattò la nuca sorridendo imbarazzato.
“Che stai facendo?” gli domandai.
“Niente, parlavo a telefono” si giustificò.
“Non hai un telefono”
“Perché ho l’auricolare” scrollò le spalle.
“E perché non lo vedo?”
“Perché l’ho posato subito … andiamo su!” cambiò discorso trascinandomi verso la sua macchina parcheggiata poco più in là.
 
La sua casa era enorme. La conoscevo già perché mi era capitato di andare a feste organizzate da lui, con Louis.
Ma mai come quella volta mi sembrava così grande, forse per la mancanza di tantissime persone che dovevano fare a turno per respirare.
Sia fuori che dentro sembrava un centro commerciale, era semplicemente bellissima, soprattutto rispetto alla mia … stanza.
Mi portò nel salotto al piano di sotto, dove alloggiavano mobili perfetti. Mi sedetti comodamente su un divano in pelle, mentre osservavo la televisione a schermo piatto spenta davanti a me.
“Vuoi vedere un film?” chiese lui.
Si era tolto le scarpe e ovviamente camminava con dei calzini neri, come se non avesse i soldi per delle pantofole, tzè.
Annuii distrattamente mentre cercavo anche io di sfilarmi le scarpe per incrociare le gambe sulla pelle nera.
Harry sorrise ancora una volta prima di abbassarsi verso un cassetto di un mobile marrone, che circondata la tv, e cominciò a frugare fra le diverse custodie.
Forse aveva una paralisi facciale, e io non me n’ero mai accorta. Non mi sorrideva mai, se non per quelle frecciatine antipatiche, o per contornare una battutina squallida sul mio conto.
Non come Louis, che aveva quel viso perfetto, quegli occhi perfetti, quel naso perfetto, quella bocca perfetta, quelle mani perfette, quelle dita perfette. Anche le unghie erano perfette, e …
“Hai finito?” chiese in modo antipatico interrompendo i miei pensieri e girandosi verso di me.
“Di fare cosa?”
“Di pensare a Louis”
“Che ne sai che stavo pensando a Louis?”
“Perché fai una faccia da pesce lesso rincoglionito quando pensi a Louis” sorrise ancora una volta ridendo di sbieco.
“Ma come sei spiritoso! Dammi il tempo di rotolarmi per terra” lo risposi a modo.
Lui sbuffò scuotendo la testa, prima di tornare a cercare un film.
Quando finalmente infilò il dvd nel lettore e si sedette accanto a me riconobbi subito l’inizio di Twilight. Era il mio film preferito, ma lo sapeva solamente Louis perché era l’unico che ne aveva mostrato interesse.
Mi sentivo a disagio: io, lì a casa di Harry a guardare un film. Era strano.
"Non ti facevo fan della saga" lo presi in giro mentre si sedeva.
"Non lo sono infatti. Ma Louis mi ha detto che è il tuo film preferito" si giustificò con aria saccente.
Rimasi interdetta per un attimo."Quando te lo ha detto?"
"Oh ... un po' di tempo fa" rammentò “Ehm … preparo dei popcorn?” chiese girandosi a guardarmi.
“Non sei proprio abituato ad essere gentile, vero?”
“Sai com’è, con le ragazze parlo poco e agisco troppo” scherzò facendo stranamente sorridere anche me.
“Oh mio Dio! Mi hai degnato di una smorfia felice” esclamò fingendosi davvero entusiasta.

“Smettila di fare il coglione. Voglio i popcorn” interruppi la sua falsa euforia.
“Sbaglio o sei diventata più magra? Non stai mangiando?” chiese.
Abbassai lo sguardo evitando di rispondere, sapevo avrebbe capito.
Lui mi diede un pizzicotto sul fianco, come faceva di solito, e si alzò dal divano per recarsi in cucina. Lo guardai da dove ero seduta,
girandomi per osservarlo mentre entrava nella stanza. Ma, stranamente, il mio sguardo cadde sul suo fondoschiena.
No, Louis aveva un sedere diverso. Più bello, più alla Louis e più … con la forma di un sedere. Harry non aveva altro che mezzi boxerda fuori e le chiappe piatte. Louis le aveva più rotonde delle mie.
Un attimo, stavo pensando ai sederi?
Stare con Harry mi faceva male.

 
Avevamo scherzato e mi ero divertita, tanto.
Mi sbagliavo, stare con Harry mi faceva bene …? Non ridevo da quattro giorni circa e io e lui avevamo fatto una lotta di popcorn, preso in giro il film tutto il tempo e chiacchierato come due veri amici.
Tornata a casa mi ero stesa sul letto come al solito, a guardare il soffitto che mi sarebbe caduto in testa da un momento all’altro, e avevo cercato di riflettere.
E se avessi continuato a frequentare Harry? E se avessi continuato a scherzare con lui? E se fossimo diventati amici?
Insomma, cosa c’era di male, non stavo tradendo Louis.
Louis.
D’istinto mi girai verso il comodino e afferrai la videocamera, l’accesi rapidamente e feci partire il primo video sottomano.
C’era un prato, quello attorno alla casa di Louis e le riprese erano rivolte al tetto, dove Louis cercava di recuperare il gatto della migliore amica di una delle sue sorelle .
Ricordai subito quella scena e scoppiai a ridere ripensando al braccio tutto graffiato di Louis e alla sua faccia una volta sceso da lì.
Per un attimo le riprese si spostarono su Lottie e l’amica, poi si riconcentrarono su Louis.
“Lou sta cercando di prendere un gatto che si è arrampicato dall’albero al tetto” spiegavo come facevamo di solito io e lui quando riprendevamo qualcosa “Sinceramente sono preoccupata perché potrebbe cadere data la sua goffaggine” risi “Ma sono certa che porterà il gattino sano e salvo giù e quando tornerà da me gli farò le coccole”
Di sottofondo c’erano le voci di Lottie e l’amica che incitavano Louis ad avvicinarsi al gatto.
Senza farsi vedere troppo si scaraventò sull’animale che iniziò a divincolarsi fra le sue braccia, causandogli diversi graffi. Il prato si riempì degli applausi delle due ragazze e di un mio fiero “Lo dicevo io”.
Quando Louis scese giù lascio il gatto sull’erba e corse da me con una faccia da rincoglionito che inquadrai subito.
“Dovresti fare il pompiere” risi.
“Come sei spiritosa Ever. Sappi che io e te non compreremo mai un gattino quando vivremo insieme”
Dopo quel commento chiusi  la videocamera e la sbattei sul comodino.
Io e Louis non avremmo mai vissuto insieme.
 




I'm Here!
Eccomi di nuovo bel popolozzolo!
Vi chiedo scusa in ginocchio e baciandovi i piedi per non aver aggiornato, ma martedì devo fare l'esame orale, e solo oggi ho finito di scrivere le tesine.
Quindi vado molto di fretta.
Che dire? Beh, la storia diciamo che inizia proprio da questo capitolo, o meglio, iniziano i tentativi di Harry di far innamorare Ever. Ci sono dei momenti in cui Harry parla o guarda Louis, ma ovviamente Ever non può capirlo, ecco perché sente Harry che parla da solo fuori alla porta di casa, o nota che guarda da un'altra parte.
Faccio una premessa, prima di staccare: non ho dimenticato Haven e Kate e nemmeno i genitori di Ever, di Harry o di chiunque altro. Ogni cosa a suo tempo, perché i genitori ci saranno naturalmente, e le migliori amiche della protagonista saranno davvero importanti, soprattutto Haven, perché la storia è incentrata anche su di loro.
E vi dico anche che Niall, Zayn e Liam esistono anche qui, ma, come ho detto prima, ogni cosa a suo tempo.
Se questo capitolo riceverà abbastanza recensioni penso che aggiornerò proprio la settimana prossima :)
Ringrazio le 9 meraviglie che hanno recensito lo scorso capitolo, le 15 che mi hanno aggiunta agli autori preferiti, le 13 che hanno aggiunto la storia fra le preferite, le 7 che l'hanno aggiunta alle ricordate e le 32 che invece l'hanno aggiunta alle seguite.
Vi amo un sacco, siete la mia forza papaye <3
Scusatemi per eventuali errori, ma non ho riletto. 
Bene, detto questo vi saluto.
A presto papayette.

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