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Autore: Give_me_only_kiss    21/06/2013    2 recensioni
Lui non era niente. Era nero. Questo pensava un piccolo Scorpius di appena undici anni, fissando le gocce di pioggia che bagnavano il vetro della finestra di camera sua. Si alzò sbuffando e si mise davanti allo specchio, scompigliandosi i capelli con la mano destra.
Tutto quello che vide fu la luce più assoluta: capelli biondi, quasi bianchi, da angelo e carnagione lattea, labbra sottili e lineamenti taglienti, occhi azzurro lucente eppure slavato, con picchiettature grigie.
Assomigliava ad un angelo.
Scorpius ghignò, ricordandosi un detto che aveva letto in un libro babbano.
L’apparenza inganna.
Perché per quanto Scorpius fosse bello fuori, dentro era marcio. Nero.
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 17

L’angelo delle nevi

-Rose, Rose, svegliati, dobbiamo andare! – Rose si destò stropicciandosi gli occhi, e subito se ne pentì. Il freddo la investì con una folata gelida che le congelò le ossa. Si strinse le braccia intorno al corpo, ma a parte un dolce tepore che le attraversò per un attimo le membra, l’azione non servì a nulla.

Si alzò e si infilò due maglioni di lana, pantaloni pesanti e un paio di stivali da montagna. Uscì dalla tenda.  Fuori c’erano Scorpius e Albus, intenti ad accendere un fuoco con la magia e a scaldare la colazione. 

-Ehi – la salutò Scorp, buio in volto. Rose sorrise amaramente. Il suo Angelo non aveva ancora digerito il torto subito da Al. Per questo erano partiti immediatamente per il Monte Bianco, in Italia, dove Fen aveva localizzato Diana. Fen non era potuto venire, era andato con gli Auror al fronte della guerra con i Demoni, che si stava trasformando in una vera e propria carneficina per i maghi.

Inoltre, i Demoni si stavano avvicinando sempre di più a Hogwarts. Per questo dovevano trovare Diana al più presto e convincerla ad aiutare Scorp nella guerra. Erano tre giorni che stavano cercando Diana su quella montagna, e dovevano sbrigarsi.

-Allora, ci siamo Al? – chiese Rose, avvicinandosi al fuoco per scaldarsi. Scorpius si voltò verso Albus e gli lanciò un’occhiataccia del tipo “vedi di non sbagliare oppure ti butto giù”. Albus deglutì rumorosamente e corse a prendere il suo ciondolo.

Rose guardò giù, fuori dallo spuntone di roccia dove si erano accampati. Quell’enorme distesa di roccia e gelo era al contempo spaventosa e affascinante. Ma l’idea di venir scaraventato di sotto da un Angelo in preda a un attacco d’ira… bè, doveva per di più essere spaventoso.

Intanto Al aveva incominciato la solita tiritera: prendeva il suo ciondolo (una specie di giglio che, da quanto Rose aveva capito, era il simbolo dei Venerabili) e lo impregnava della sua magia. Recitava un’antica formula in una lingua alla rossa incomprensibile e il ciondolo indicava la strada.

La magia di Albus era color nocciola, il colore degli occhi di Lily. Rose sorrideva ogni volta alla sua vista: sapeva che Albus avrebbe fatto di tutto per la sua sorellina.

Rose sapeva che saper fare magie senza bacchetta era una caratteristica degli Angeli, ma che potevano sviluppare anche Custodi e Venerabili. Poi, quando si assumeva una certa dimestichezza con la magia “manuale” (così definita da Domenique) questa assumeva il colore degli occhi della persona cui si teneva di più.

Per Scorpius era stato automatico, e la sua magia era color azzurro cielo (cosa per cui Rose arrossiva sempre). Per Albus era stata una passeggiata imparare, e la sua magia era color nocciola. Ma per lei no.

Se aveva un “talento naturale” per l’arte della guerra, era negata per la magia “manuale”. Era un disastro. Ma conosceva il colore della sua magia. Grigio. La sua magia era grigia, con screziature azzurre.

Gli occhi di Scorpius.

Ok, sapeva di essere come una specie di medicina per il biondo. Glielo aveva confessato lui stesso, una sera. “Davvero, Rose, tu sei la mia unica salvezza. Tutti mi disprezzano per il mio cognome, tu sei stata l’unica che, nonostante gli iniziali pregiudizi, ha saputo guardare oltre e ha trovato il vero me. Promettimi di non lasciarmi mai, Rosy.”

Anche per lei era lo stesso. Insomma, Scorpius era dolce, il suo migliore amico, il centro dell’universo per lei ma… negli ultimi tempi qualcosa era cambiato.

Ogni volta che lo vedeva sentiva il bisogno di sorridere e il clima farsi più tranquillo, come se la sua sola presenza le suscitasse una sorta di calma totale. Non capiva il perché di quelle sensazioni, miseriaccia!

Strinse forte la tracolla della borsa dove custodiva la rosa che le aveva regalato il biondo.

-Rose! Rose, attenta! Dietro di te! – l’urlo di Albus la riscosse dai suoi pensieri. Si voltò di scatto e rabbrividì. A circa una quindicina di metri da lei c’era un orso dagli occhi pieni d’ira, la bocca ringhiante e bavosa.

Ma cosa ci faceva lì? Quella era un’altitudine spropositata per un orso, era innaturale. E un’altra cosa innaturale era il colore della pelliccia dell’animale, di  un bianco panna-azzurro immacolato.

L’orso corse verso di lei. Rose cercò frenetica la bacchetta nelle pieghe della giacca, senza trovarla. In preda al terrore, tentò di evocare uno scudo con le mani, ma questi risultò debolissimo. La membrana grigio-azzurra tremolò, per poi svanire.

Rose gridò e Scorpius si parò davanti a lei, evocando uno scudo e contemporaneamente lanciando una fiammata azzurra contro il muso dell’orso, retto sulle zampe anteriori.

Inaspettatamente, l’orso agitò il muso, semplicemente infastidito, e scagliò una zampata contro lo scudo, che si increspò.

Rose e Scorpius imprecarono, mentre il Serpeverde biondo tentava di rafforzare lo scudo. Rose corse indietro verso il cugino, intento a lanciare sfere color nocciola contro l’orso, invano.

-Al! – gridò la rossa – ma cosa sta succedendo?! Perché l’orso è immune alla magia? – Albus alzò le spalle.

-Non ne ho la più pallida idea, Rose! Forse un incantesimo molto antico… - proprio in quel momento, l’orso spalancò la bocca, da cui fuoriuscì un fumo verde che investì i tre ragazzi.

Rose cominciò a sentirsi stordita, come se tutt’a un tratto avesse perso i cinque sensi. Cadde nella neve.        E poi, fu buio.

 

Scorpius vedeva nero. All’improvviso vide formarsi la figura di sua madre nella sua mente, circondata da un alone azzurro. Una luce in mezzo al buio. Le corse incontro.

-Mamma! Mamma! – la donna si voltò, sorridendo con dolcezza. Allargò le braccia e Scorpius la abbracciò forte, con le lacrime agli occhi, venendo inondato da un calma e da una pace mai provate prima, diverse da quelle che gli provocava Rose.

-Piccolo mio… - sussurrò Astoria, svanendo a poco a poco. Scorpius si ritrovò a piangere, in ginocchio e al buio, abbracciando il nulla. Urlò.

 

Albus si svegliò di botto, mettendosi a sedere e guardandosi intorno. Scorpius e Rose erano sdraiati accanto a lui, immersi in un sonno profondo.

Si trovavano in una grotta, agghindata come una casa. C’era di tutto: due letti, un divano, una tv, angolo cottura e un tavolo con un paio di sedie.

Là dentro faceva anche piuttosto caldo. Albus si sfilò il maglione che aveva e rimase con una semplice maglietta dei Tornados. Si alzò e cominciò a ispezionare la grotta, cercando di capire come diavolo erano finiti lì. All’improvviso un tintinnio a lui molto familiare lo fece voltare.

C’era una ragazza, a pochi passi da lui, con accanto l’orso che li aveva aggrediti. Era… bellissima, sì, ma strana.

Aveva lunghi capelli corvini che le arrivavano fino a metà schiena, incorniciandole il viso dai tratti delicati. Occhi che parevano macchie d’inchiostro spiccavano sul volto bianco e pallido. Quegli stessi occhi che lampeggiavano di dolore, frustrazione e desiderio mai appagato.

Indossava un corpetto di cuoio che lasciava scoperta la pancia piatta e un paio di pantaloni a tre quarti neri. Calzava stivali bassi neri.

Albus la riconobbe all’istante. O meglio, non l’aveva mai vista, ma sapeva, in qualche modo, che quella era Diana. Dopotutto, solo un Angelo avrebbe potuto quella bellezza mozzafiato. Ma c’era un'altra cosa.

Lui sentiva di conoscerla. Era come se la conoscesse da tanto tempo e quello fosse solo un incontro avvenuto dopo tanto tempo di distanza. E si sentiva a casa, davanti a quella ragazza che lo scrutava con occhi severi e avidi di vendetta.

Albus si inginocchiò, com’era da regola per i Venerabili davanti a un Angelo anziano. Diana sembrò riconoscere il gesto e sgranò gli occhi, mentre il sangue le coloriva le guance.

-Chi siete voi, e come avete osato profanare la mia casa? – il suo tono era severo e ghiacciava il sangue nelle vene. Albus deglutì rumorosamente e tenne lo sguardo fisso a terra.

-Il mio nome è Albus Severus Potter, signorina. Il mio amico lì svenuto risponde al nome di Scorpius Malfoy, ed è un Angelo, proprio come lei, suppongo. Il suo nome è Diana, non è vero?

L’Angelo rimase un attimo immobile, poi creò una spada dal nulla e la puntò alla gola di Albus, mentre l’orso rimaneva in disparte.

-E cosa vuole un Angelo da me? E come mai tu e l’altra ragazza l’avete accompagnato? – chiese, mentre il suo tono si faceva via via sempre più irato e alto.

-C’è una guerra, e abbiamo bisogno del suo aiuto. In quanto a me e mia cugina Rose, siamo rispettivamente il Venerabile e la Custode di Scorpius – rispose Albus, con voce tremante.

Il moro avvertì la lama vibrare, mentre Diana scoppiava in una risata amara.

-E così i Demoni sono tornati eh? E da quanto ho capito e percepito dalle vostre aure – Diana ritirò la lama e incominciò a giocarci, rigirandosela tra le mani – il tuo amico è un Angelo potente, ma piuttosto giovane e inesperto. Lo stesso vale per la sua Custode, anche se sento che sarebbe disposta a fare di tutto per proteggere il suo Angelo. E a causa della vostra inesperienza volete il mio aiuto…

-Tu sai leggere le aure? – chiese Albus, alzando uno sguardo un attimo e guardando con ammirazione Diana. Quest’ultima ripuntò la spada contro di lui e il moro tornò con gli occhi smeraldo verso il pavimento.

-Certo. E so che tu sei un Venerabile, e che muoio dalla voglia di farti a pezzi! – urlò, disegnando un taglio superficiale ma doloroso sul petto di Albus, che gemette.

-Che… - ansimò il moro – che cosa ti ho fatto? – Diana ghignò amaramente.

-Fen non ti ha spiegato proprio nulla eh? I Venerabili nascono grazie alla rincarnazione degli spiriti dei loro predecessori. In passato, lo spirito di Simon e degli altri si poteva dividere al massimo in tre persone, e solo gli Angeli più potenti o importanti potevano contare sull’assistenza di un Venerabile. E oggi, che gli Angeli sono diventati sempre più rari, può esistere un solo Venerabile al mondo. E se tu sei qui… - Diana non completò la frase, ma Albus aveva capito benissimo.

-Se sono qui significa che il tuo Venerabile è morto – il viso di Diana si contrasse in una smorfia di puro dolore. Vedere quella creatura meravigliosa soffrire era quanto di più Albus potesse sopportare, perciò distolse lo sguardo.

-Per quanto l’accertamento della morte del mio Venerabile Luis, che credevo prigioniero dei Demoni ma ancora vivo, mi addolori, rifletterò sulla tua richiesta. Dammi solo un po’ di tempo.

-Ma non c’è tempo! – esclamò Albus – i Demoni… - si bloccò quando Diana gli scoccò un’occhiataccia – okay, va bene, prenditi tutto il tempo che vuoi – acconsentì.

Diana annuì e si allontanò, scomparendo nelle tenebre della grotta.

 

Diana era certa che li avrebbe aiutati. Come si fa a negare aiuto alla persona che si ama?

Sapeva di non amare Albus, ma di amare Luis. Purtroppo però, c’erano tanti attributi fisici che li accomunavano. Gli occhi verdi, i capelli neri, il fisico mingherlino.

Sicuramente Albus aveva anche lo stesso carattere di Luis: riservato, silenzioso, ma ambizioso e a volte un po’ maligno.

“Li aiuterò. Ma devo togliermelo dalla testa. Non è lui che amo, ma la spirito che si è rincarnato in lui.”  

 

Albus sbuffò sonoramente, mentre attendeva il risveglio di Scorpius e Rose e la risposta di Diana.

Oddio quell’Angelo… era talmente bella. Con quegli neri come la pece che nascondevano un passato inconfessabile.. ma dopotutto ad Albus l'ignoto era sempre piaciuto.

La ferita bruciò. Albus pronunciò un veloce incantesimo di guarigione e passò la mano sopra il taglio.

Sorrise quando, intorno alla sua mano, si formò un alone nero come la notte.

Allora, c’è da dire che Diana è il mio personaggio preferito. Basta sapere che le ho dato il nome che preferisco di più al mondo. Comunque, questo capitolo (recensite) è un piccolo regalo che vi faccio perché starò assente una settimana. Mare, aspettami!

Spero che vi sia piaciuto. Non l’ho riletto, mi scuso se ci sono errori.

Un bacio, Nihal Potter

P.S. un avviso anche a tutti quelli che seguono “Il giglio nero” che purtroppo non ho fatto in tempo ad aggiornare L

 

  
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