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Autore: Kokky    05/01/2008    3 recensioni
Un mondo parallelo e antico, popolato da vampiri che si muovono nell'ombra e umani troppo ciechi sui nemici succhiasangue. L'esercito, i positivi e gli alchimisti sono gli unici che possono proteggere l'umanità da ciò che stanno bramando i vampiri...
Un'umana insicura. Due piccoli gemelli. Un vampiro infiltrato. Una squadra di soldati. Una signora gentile e un professore lunatico. Una bella vampira e il capo. Due Dannati. L'Imperatore e i suoi figli. Una dura vampira. E chi più ne ha più ne metta!
Di carne sul fuoco ce n'è abbastanza :)
Provare per credere!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Positive Blood' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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19 – Sogno

 

Sofia si accoccolò accanto a un albero frondoso, mentre osservava Elisabeth e i gemelli rincorrersi. Erano così veloci che sembrava quasi una danza dai movimenti sfocati.

Dopo un po’ Sofi si addormentò, perdendosi in sogni colorati e non molto piacevoli, sogni di madri sorridenti e vampiri ghignanti.

Era tutto confuso e sbiadito, scolorito, come un pezzo di carta troppo vecchio e che troppo a lungo era stato al sole.

Ma fra tante immagini sovrapposte e indistinte si delineò un volto. Sentì che era familiare, eppure non riuscì a riconoscerlo.

Poi scomparve. Provò a cercarlo... girò nel buio che la circondava.

Quel volto l’aveva già visto... ma dove?

Chi era?

Vide una donna di spalle, luminosa nel buio del sogno. Sofia la afferrò per il braccio e la fece voltare.

Il volto era vuoto.

Aveva i capelli castani, un po’ più scuri di Sofi, lunghi e mossi. Ma la sua faccia era vuota. Una distesa di carne rosa. Niente occhi, naso, bocca.

Sofia ammutolì.

Eppure, senza neanche poter vedere il volto, quella donna le era familiare.

Sofia si mise a piangere, capendo l’identità della sconosciuta.

« Ma... mamma. » sussurrò piano.

Le toccò il volto. Appena ci fu il contatto, un grande vortice sotto di lei la risucchiò.

 

Sofi cadde in una radura verde. Anche questo era familiare.

Solo che non venne Ginger a prenderla, ma qualcun’altro.

« Ciao, Sofia. »

Lei si girò in direzione della voce. Adam era tranquillamente seduto su una sedia pieghevole.

Aveva i capelli sciolti e neri, gli occhi rossi dalle pupille sottili, le unghia nere e affilate.

Anche se trasformato era calmissimo. Si alzò e le porse una mano.

Sofia si rialzò da sola.

« Che ci fai tu qui? » gli chiese brusca.

Lui ghignò piano, si passò una mano fra i capelli scuri e poi la guardò ironico.

« Mi tratti male anche nei sogni? E io che ero venuto qui per farti divertire... » le disse sardonico.

« Immagino. » gli rispose Sofi, poi si voltò e se ne andò. “Meglio andarmene da qui e allontanarmi da lui.”

Purtroppo per lei, Adam fulmineo le si parò davanti.

« Oggi sarò la tua guida nel Sogno. » sussurrò con finta dolcezza.

« Non ci tengo. » ribatté lei.

Lui per risposta la prese sottobraccio e canticchiò qualcosa.

La guidò in un’altra radura, dove sorgeva una scuola. Eppure Sofia era certa che in quel luogo non ce n’erano, di radure e di scuole.

« Ti ricordi? » le chiese Adam piano.

Lei alzò lo sguardo cercando i suoi occhi rossi. Quando li trovò per un attimo rimase in silenzio, poi annuì leggermente.

« Qui... questa è la mia scuola elementare, Adam. » rispose lei, con la voce flebile.

« Te lo ricordi il suo viso? » le domandò il biondo, ora nero per dir la verità.

« Non più. » sussurrò lei mesta.

« E di lei, Sofia? » le sussurrò all’orecchio « Di lei ti ricordi il viso? »

Sofia piegò le sopracciglia, lo guardò per un attimo con occhi tristi, poi abbassò la testa.

« Non... non lo so, io... »

« Allora? » la incalzò il vampiro.

Lei rialzò la testa e vide il suo “nemico” ghignare sotto i baffi.

« Certo! » sbraitò Sofia, poi girò la testa di lato e...

 

Sofia si svegliò accanto all'albero. Non doveva essere passato troppo tempo; Rupert, Ryan ed Elisabeth stavano ancora rincorrendosi.

Tremante, si alzò veloce e scappò via correndo. Nemmeno si accorse di Logan, uscito a cercare Beth, che scontrò nel cortile davanti la villa. Continuò a correre noncurante.

Salì le scale a due a due, si precipitò nella sua camera e lì la vide: il suo quadro era appeso, come sempre, e la ritraeva sorridente.

“Di lei ti ricordi il viso?”

« Sì, per ora... »

Avvicinò le mani verso il volto della madre e accoccolò la testa sulla tela.

*

 

 

 

20 – Nuovi Amici

 

Logan scosse la testa, confuso, e cercò nel bosco Elisabeth, la “scomparsa”.

Alla fine, quasi arreso, tornò sui suoi passi e vide la rossa giocare con due bambini candidi. Si stavano rincorrendo.

“Rincorrendo!” pensò sbalordito Logan “Con tutto quello che c’è da fare, lei gioca con due bambini!”

« Beth » la chiamò lui, con voce da chi comanda. Lei si voltò e sorrise al suo capo.

« Ciao, Logan! Piacevole il riposino? » disse senza ironia.

« Sì, grazie... » rispose lui, incupito. « Vieni, abbiamo tante cose da fare! »

« Okay... ciao Ryan, ciao Rupert! » salutò lei.

« Ciao, Eli! » risposero i bimbi.

Lei, sempre sorridendo, si avviò con Logan verso l’entrata principale della villa.

« Possibile che tu sia così? » domandò lui, ma non con tono brusco, mancava solo un litigio.

« Così come? » ribatté lei, gelida.

« Giocare... giocare con dei positivi! Perdere tempo, quando siamo in un periodo così particolare. » cercò di spiegarle.

« Non vedo alcun problema nel giocare con due bambini, Logan! E poi voi stavate dormendo. Non ho saltato una riunione importante, un’esercitazione o qualcos’altro. Ho solo giocato con Rupert e Ryan. »

« Okay, okay... non ti scaldare, Beth. » disse lui con tono accondiscendente.

« E tu prova a capirmi, Logan. Sei il nostro capitano. » mormorò la rossa.

Lei, con i suoi centosessanta centimetri di dolcezza -appena scomparsa-, si allontanò nel corridoio, poi entrò nella sua camera e richiuse dietro di sé la porta, che sbatté molto, molto forte.

 

 

Adam doveva nutrirsi.

Aveva fame. Sentiva dei crampi alla pancia, una sete continua su per la gola, sopportava a malapena l’odore di un sangue negativo, a causa dei positivi stava impazzendo.

Erano passati tre lunghi giorni dalla promessa fatta a Sofia.

L’unico problema era che trovare positivi era quasi impossibile... avrebbe dovuto avere un colpo di fortuna sfacciata.

Vicino alla villa non c’erano città. Una fitta foresta di faggi, betulle e castagni ricopriva la penisola e la loro villa ne era proprio al centro.

Qualche villaggio sparuto resisteva sulla costa. Adam si diresse verso uno di essi.

Le case di legno avevano, all’esterno, dei pesci appesi ad essiccare, indice di un villaggio di pescatori.

Due bambini giocavano alla campana, tirando il sassolino sulla sabbia dorata.

Uno aveva i capelli neri e ricci, raccolti in treccioline sotto il collo, la pelle scura, le labbra carnose sempre sorridenti. Aveva addosso uno straccio a mo’ di vestito che copriva la sua nudità, i piedi scalzi che battevano la sabbia, lasciando impronte di piedini piccoli.

La bambina che gli stava accanto era simile a lui. Aveva un vestitino a fiori, un tempo doveva essere arancione, e due trecce lunghe sulle spalle; ciuffi ribelli e ricci le incorniciavano il viso tondo e paffuto, per quanto poteva esserlo nelle loro condizioni, dalle guance arrossate. Anche lei era scura.

Niente da fare con loro, non erano cibo adatto a lui. Si era ridotto a considerare gli umani solo del cibo. Non che ne avesse una grande considerazione in generale, ma almeno di solito non desiderava azzannare chiunque.

Passò una mano bianca e pulita fra i lunghi capelli sciolti che svolazzavano al vento, coprendogli il viso.

Si avvicinò alle case del villaggio, cercando disperatamente qualcuno dalla pelle bianca e i capelli chiari, troppo povero ed ignorante per andare in una villa di protezione.

Niente di niente, ma poi notò un movimento.

Da una casa uscì una ragazza chiara, davvero chiara.

“Finalmente” pensò ghignando Adam.

Andò verso di lei, poi le poggiò una mano sulla spalla e lei si voltò, curiosa.

Aveva le lentiggini sul suo naso a patata, comunque piccolo, e gli occhi verde chiaro; i capelli erano biondo ramato e lisci, coperti da una bandana a fiori blu.

Era esile, dalle unghie spezzate e rovinate dai lavori di casa, e raggiungeva a stento le spalle di lui.

« Sì? » chiese lei vedendo quello sconosciuto bellissimo.

« Ecco, mi sono perso... vorrei dirigermi verso Leluar, la città a nord. Sono partito da un paesino più a sud, ma ora non so la strada per arrivare alla città. » spiegò lui con tono convincente.

« Non si preoccupi, le indico io la strada. Venga con me. » rispose lei, gentile.

« Dammi del tu. » disse sorridendo Adam. “Ormai è mia.”

« Certo... signor... »

« Adam, il mio nome è Adam. »

« Io sono Giselle. » disse lei con un sorriso dolce ad illuminarle il viso.

Superarono una collina dietro il villaggio di casupole, dove ricominciava la foresta. Per terra c’era un sentiero largo come una carrozza.

« Prosegui da qui! Questa è una strada diretta per la città, mi hanno detto i pochi che sono tornati. Stai attento, la foresta è pericolosa. » affermò lei, premurosa.

« Grazie. Prima però vorrei un assaggio... » sibilò lui.

« Cosa? »

Lui si chinò su di lei velocemente, e sporse i suoi denti bianchissimi che sfiorarono la sua pelle chiara.

I capelli di lui diventarono improvvisamente neri, i denti si allungarono e premettero sul collo fino a raggiungere la meta: il sangue incominciò a uscire e ne bevve un poco.

La ragazza cercò di allontanarlo, ma era impossibile sconfiggerlo in quel momento.

I positivi sono sempre più deboli, il loro sangue si è mischiato con quello dei negativi rendendoli più vulnerabili!”

« È di mio gradimento... mi sa che prenderò tutta la torta. »

 

« Chissà dov'è finito Adam... » chiese ingenuamente Rupert a suo fratello Ryan.

« Sarà uscito un po’, magari è nella foresta a divertirsi o è andato in città. » rispose il suo gemello.

« Adam? » domandò Elisabeth, che era seduta con loro a giocare a carte, visto che aveva un po’ di tempo libero.

« Sì, è un positivo arrivato qui tre anni fa. » rispose pronto Rupert, per poi prendere il sette bello e fare un gridolino di gioia.

« Capisco. Ora, purtroppo, devo andare, riunione col capo. » li informò lei, alzandosi. I tre la salutarono e la guardarono allontanarsi.

« Sofi… stai bene? » chiese Ryan, premuroso.

Lei non rispose, aveva lo sguardo vacuo che fissava un punto indefinito del bosco attorno alla villa.

“È andato a caccia... a bere il sangue di qualche innocente!”

Sofia rabbrividì al solo pensiero.

*

 

 





Ciao a tutti!!Questa volta solo due capitoli,perchè per ora ho fatto questi e sono anche abbastanza lunghi!!(soprattutto il 20,mi sono infervorata xDD)...spero vi piaccia,il carattere,la storia di Adam a poco a poco verranno svelati!(penso xD) un ringraziamento a owarinai  yume (sono contenta che Adam ti piaccia uhuhuhu)!!E ai preferiti^^

   
 
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