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Autore: Ika    05/01/2008    11 recensioni
Ecco la mia terza storia, questa volta incentrata sulla meravigliosa e fantastica serie di "Harry Potter": un giovanissimo Severus Piton - personaggio che tutti gli appassionati di questa saga conoscono, e che io, personalmente, preferisco in gran lunga allo stesso Harry Potter -, coinvolto in una situazione curiosa ed intricata, che lo sconvolgerà, affiancato da una dolcissima Lily Evans, colei che gli insegnerà ad amare... Provando a ripercorrere un passato ancora a noi sconosciuto, forse tenebroso, intricato e misterioso come lo stesso protagonista, vi auguro buona lettura... -Ika-
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 3

Ragione e Sentimento

Severus rimase per qualche istante, fermo e interdetto, a fissare l’interno della cosiddetta Stanza delle Necessità, come un bambino che rimane incantato davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli, con la bocca semiaperta e gli occhi spalancati in un’espressione di muta sorpresa e meraviglia, attratto dalla molteplicità della merce nuova e fiammante, che aspetta solo di essere sperimentata da mani curiose…

E per lui, quella stanza, era letteralmente il Paese dei Balocchi.

La mano di Lily Evans stringeva ancora cautamente la sua, più fredda e rigida, ma anche più grande e robusta: lui e lei erano veramente uno l’opposto dell’altra. Lei era dolce, energica, calda… mentre lui, ragazzo stravagante e poco amato, era acido, lugubre e freddo.

Un senso di amarezza e di profonda tristezza gli strinse la gola all’altezza del pomo d’Adamo, e con essa anche la consapevolezza che sarebbe stato veramente impossibile che tra loro due potesse nascere qualcosa di profondo…

Se lei si comportava in modo gentile, era perché gli faceva pena. Se lei gli sorrideva e lo aiutava, era perché provava compassione. Severus era sicuro che Lily lo vedeva così: un povero sfortunato, un cane randagio senza una casa, un disgraziato che annegava i propri dispiaceri nello studio... un ragazzo che preferiva la fredda compagnia dei libri e delle Arti Oscure, piuttosto che quella viva e pulsante degli esseri umani.

Forse, in parte, non era del tutto errato… lui era un misantropo, e poi non si trovava a suo agio in mezzo alla gente. Anche se, a dire la verità, l’unica persona che non lo infastidiva con la propria presenza, era proprio la bella ragazza di Grifondoro che gli stava accanto in quel momento…

Solo per questo, rimpiangeva di essere un Serpeverde: sarebbe stato bellissimo condividere lo stesso dormitorio, la stessa Sala Comune… Fortuna che si poteva permettere Potter, quel bastardo che aveva la possibilità di stare con Lily praticamente sempre, perché in classe insieme…

Invece, Severus Piton? No, lui doveva marcire da solo, nel freddo dormitorio di un sotterraneo, senza di lei, che sarebbe stata in grado di riscaldare quell’ambiente angusto e privo di calore con un solo sorriso…

Un flash gli attraversò la testa, facendogli battere le palpebre. Ma cosa stava dicendo? Come poteva rimpiangere di essere un Serpeverde? A lui piaceva essere della sua Casa! Non avrebbe cambiato per nulla al mondo di farci parte!

Oddio… sto proprio degenerando! Maledizione, Severus, recupera un po’ di lucidità!

Fu così che staccò di botto la sua mano da quella di lei, come se quella di quest’ultima scottasse troppo per lui… Lily Evans sobbalzò sorpresa, e lo guardò con gli occhi sgranati. Severus incrociò il suo sguardo un secondo, e poi la sorpassò a grandi passi, stando curvo e muovendosi a scatti.

«Brava, hai trovato un posto perfetto. Era quello che ci serviva. Ora, non perdiamo tempo, Evans, e mettiamoci subito al lavoro!» disse, catatonico, ed entrò per primo; dietro di lui, Lily lo seguì dopo qualche secondo d'interdizione, senza dire una parola, stringendo la borsa a tracolla con ambo le mani. Il volto era chino e lui non riuscì a identificare con esattezza la sua espressione.

Severus si sedette al grande tavolo in mezzo alla stanza e vi appoggiò sopra la borsa; vide Lily chiudere la porta e raggiungerlo subito dopo: la rossa si sedette di fianco a lui, e anche lei posò la borsa sul tavolo, il tutto in silenzio, come se avesse paura di dire qualcosa di sbagliato che potesse far innervosire Piton.

«Prendi il libro» ordinò, Severus, senza guardarla. Lei obbedì, ed estrasse velocemente il volume di Pozioni, notevolmente più curato rispetto a quello del ragazzo, anche se – Severus se ne accorse – la copertina dell’altro volume di Pozioni Avanzate aveva uno strano colore sbiadito.

Nel frattempo, Severus si guardò intorno, per osservare la stanza e tutto ciò che metteva loro a disposizione: era più grande dell’aula dove facevano Pozioni, nei sotterranei, e alle pareti c’erano dispense di legno contenenti tutti gli ingredienti possibili. Da un’altra parte, invece, stavano gli strumenti adatti per preparare le misture, tutti disposti in ordine perfetto… poi, c’era una libreria enorme alta almeno tre metri e larga quanto tutta la parete, e Severus si accorse – con sublime meraviglia – che conteneva solo ed esclusivamente libri sulle pozioni; infine, avevano a disposizione almeno dieci paioli di diverse dimensioni, posti in fila davanti al loro piano di lavoro.

Quello era il posto ideale per ogni pozionista. Intanto, aveva anche lui preso il suo testo e, dopo aver osservato in silenzio ogni centimetro di quella stanza favolosa, lo aprì, rivolgendosi a Lily in tono piatto: «Allora cos’è che non hai capito?»

Lily tossicchiò un po’ nervosamente e aprì il grosso volume: «Ecco… mi dà dei grossi problemi il Distillato della Morte Vivente… Non capisco perché, ma ogni volta la pozione mi diventa di uno strano colore grigio topo. Il libro invece dice che dovrebbe diventare chiara e trasparente come acqua. Non capisco proprio… l’avrò rifatta almeno dieci volte, ma il risultato è sempre stato lo stesso… una vera schifezza» sbottò, visibilmente contrariata. Severus la fissò impassibile… poi, il colpo di grazia.

«Strano… non è poi così difficile» asserì, quieto. Lily lo guardò con un mezzo sorriso e un’espressione alquanto sarcastica, aggrottando appena la fronte.

«Per forza, Piton… non sei forse il più bravo della classe, in Pozioni? Superi perfino Potter e Black».

L’altro arricciò il naso sentendo quei nomi, ma allo stesso tempo si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto: «Hai ragione, Evans… non ci avevo pensato» si fermò di colpo, perché si accorse che Lily lo stava fissando con un po’ troppa insistenza. Evidentemente, non l’aveva mai visto così allegro da quando l’aveva conosciuto… tornò inespressivo e arrossì in modo impercettibile. «Sei sicura di aver fatto tutti i passaggi correttamente?»

Lei sospirò…

«Sì, sicurissima ho seguito pari pari le parole del libro…» lo disse con un soffio di fiato, mentre sfogliava le pagine ruvide di Pozioni Avanzate, cercando quella che illustrava il Distillato della Morte Vivente. Piton la osservava muto e sottecchi, con le mani congiunte davanti alla bocca, senza perdere d’occhio le belle mani della ragazza. Lily trovò la pagina e gliela mostrò: «Guarda: ho segnato anche i punti dove la pozione inizia a difettare. Per esempio, qui dice che la pozione dovrebbe assumere una sfumatura lilla… ecco, a me questa sfumatura non viene. Diventa di un lilla deciso. Dopo, quando dice di mescolare, la pozione diventa di quel brutto grigio che ti ho detto prima» infierì, e guardò il Serpeverde seduto vicino a lei, in attesa di una sua risposta.

Severus, dal canto suo, sembrava molto concentrato. Teneva ancora le mani conserte davanti al viso e le sue sopracciglia scure erano leggermente corrucciate.

Strano. Evans non è così incapace da sbagliare una pozione… evidentemente, il libro si esprime male. O meglio, le istruzioni che illustra sono troppo grossolane. Io non ho avuto grossi problemi, ma se una come Evans ha delle difficoltà, vuol dire che bisogna intervenire… Bah. L’ho sempre detto che questi libri di testo fanno schifo, pensò.

«Ho capito… senti, facciamo così: preparami un Distillato della Morte Vivente adesso, così vediamo dov’è che ti inceppi. Magari fai un errore costante che ti sfugge e non te ne accorgi».

Si fermò un attimo e notò delle strane e grosse macchie lilla, come spruzzate, sulle pagine… guardò poi Lily, esterrefatto. La ragazza lo fissò con un’espressione interrogativa. Lui si leccò le labbra, scettico: «Evans… non dirmi che hai fatto esplodere la pozione!» era sconvolto. Quelle macchie erano tipiche di una mistura impazzita, non poteva sbagliarsi.

Aveva fatto centro. Lily arrossì violentemente sulle guance e voltò la testa, nascondendosi dietro ai capelli… lui si sentì la mascella staccarsi e scendere molto lentamente, incredulo.

«… M-mi è successo… le prime volte…» balbettò. Piton era scioccato. Aveva una faccia che non sembrava nemmeno sua. Lily iniziò a tirare fuori i suoi strumenti per Pozioni con fare frettoloso e parecchio nervoso, senza guardare Severus. Evidentemente, si vergognava dell’accaduto. «Mi confondevo sempre con un ingrediente… e così, quando ho mescolato… BOM! È esploso tutto… sapessi che casino! Ho avuto i capelli lilla per tre giorni! Il libro, invece, sono riuscita subito a pulirlo… almeno, la copertina… anche se è leggermente scolorita…» tacque, e poi si voltò verso Severus: lui notò che aveva il viso totalmente rosso. Sembrava che faccia e capelli fossero una cosa sola. «Che non ti scappi con nessuno, eh!» sorrise imbarazzata. Severus trattenne con tutte le sue forze una risata, però annuì col capo.

«Non c’è pericolo… anche perché con chi ne potrei parlare? Con i libri, forse...» fece, ironico e con un mezzo sorriso sulle labbra sottili… un sorriso privo di allegria.

Quella frase fece calare un silenzio molto imbarazzante, soprattutto da parte della ragazza, che s’immobilizzò di botto, fissando il suo spigoloso interlocutore, che se ne stava seduto di fianco a lei, con i suoi occhi neri come pece che la scrutavano, come a volerle perforare lo sguardo, mentre i capelli gli incorniciavano il volto pallido e magro… il tutto avvolto da un infinito alone di tristezza.

Si diede della stupida mentalmente, mordendosi un labbro… per un attimo, si era dimenticata della fama di Severus Piton, ma soprattutto delle sue condizioni in campo affettivo… Si era totalmente scordata che non aveva neanche un amico, lui. Diventò bordeaux dalla vergogna, e poi pensò alla frase del ragazzo. Aggrottò le sopracciglia…

«Non è divertente, Piton… Non mi è piaciuta, questa battuta» rispose, con tono greve. Severus fece una risata rauca, anch’essa priva di allegria, ma carica di sarcasmo… Lily si sentì ancora più a disagio.

«Però è vero, Evans… Questo non puoi negarlo: sono la persona più odiata di tutta Hogwarts! E non lo dico per auto-compatirmi, credimi… Lo dico perché è vero!» e rise ancora di quel riso triste, che riempiva la stanza in modo alquanto tetro… Lily strinse i pugni.

«E invece non è vero! Io non ti odio e non ti ho mai odiato!» esclamò con veemenza, e Severus s’ammutolì tutto d’un colpo. Guardò di nuovo la rossa, che fremeva di rabbia e imbarazzo come una bambina… Il suo sorriso sarcastico svanì e lui si sentì le sue guance accalorarsi lentamente.

Le viscere gli si contorsero orribilmente.

«S… Smettila di compatirmi, Evans!» fece, spazientito, impappinandosi appena, non sapendo più che pensare… «Non c’è bisogno che tu mi dica certe cose per fami sentire meglio!» terminò, alzandosi bruscamente dalla sedia, dirigendosi velocemente ad una delle tante dispense con gli ingredienti; prese tutto l’occorrente e lo depose con impazienza davanti a Lily, che lo fissava con gli occhi smeraldini, lucenti di una strana luce. Lui ricambiò quello sguardo ostinato e sbottò: «Cosa c’è da guardare? M’innervosisci!» e lo pensava davvero.

La Grifondoro distolse lo sguardo con non curanza…

«Niente. Dico solo che sei strano, tu» sussurrò, sintetica e impassibile, afferrando le redici di valeriana e iniziando a tagliuzzarle con un po’ troppa energia. Severus sbuffò infastidito…

«Sai che novità. Come se non me lo dicesse nessu… ehi, piano con quel coltello!» esclamò, allarmato, vedendo la foga con cui Evans triturava quella povera valeriana, neanche fosse uno scarafaggio schifoso che veniva brutalmente ammazzato a colpi di mannaia.

Per un attimo, Severus s’immaginò al posto di quelle radici e rabbrividì.

«Io sto andando piano» affermò, Lily, con tono lugubre, senza staccare gli occhi dal piano di lavoro; Severus deglutì. Cominciava a temerla, con quel coltellaccio in mano… E comunque, anche se lei diceva di andare piano, il Serpeverde vedeva chiaramente i pezzetti triturati di valeriana saltellare di qua e di là a ogni colpo. Esasperato, espirò profondamente: si rimboccò le maniche e si avvicinò a quella rossa dal caratterino impossibile…

«Ascoltami bene, Evans… questo non è il modo giusto per preparare una pozione. Ci vuole calma, pazienza e soprattutto una grande concentrazione. Se continui a triturare la valeriana in questo modo, finirai col ridurla in poltiglia, e la pozione verrà uno schifo totale» spiegò, lui, con tono calmo e razionale, trattenendo i fremiti mentre sfilava il coltello di mano a Lily, che al contatto parve irrigidirsi e sobbalzare, poiché le dita di Severus si rivelarono stranamente gentili… Lui prese un’altra radice e buttò via quella maciullata di Evans. «Quando tagli, devi dare colpi decisi e leggeri, e il polso deve fare un movimento fluido e sciolto, stando attenta a tagliare i pezzi in misure uguali… Non sminuzzare e triturare a destra e a manca, come se stessi tagliando la testa ad una gallina! Quel lavoro lascialo ai macellai!» commentò, e imitò in maniera perfetta il modo in cui Lily utilizzava il coltello prima di lui. Le strappò una risata cristallina, che rimbalzò per i muri della stanza…

Lui s’immobilizzò di colpo, colto da un tuffo al cuore.

«Sì, scusami, hai ragione! Ho esagerato» rise, con le gote purpuree e gli occhi che brillavano nell’osservare il ragazzo di fianco a lei, che la guardava con la coda dell’occhio, con la mano che impugnava il coltello alzata a mezz’aria…

Lui trattenne un sorriso, ma si sentì scoppiare il cuore di gioia non appena la vide ridere… che poi, era stato lui a farla reagire in quel modo! Incredibile… Era la prima volta che capitava una cosa così. Ma non doveva distrarsi, altrimenti anche a lui la pozione sarebbe esplosa: non voleva ritrovarsi coi capelli lilla per tre giorni.

Sospirò, ritrovando la calma.

«Tranquilla… Comunque, non penso proprio che questo sia il tuo problema. Avanti, continua tu» le passò il coltello senza guardarla. Lily lo riprese e, sorridendo silenziosamente, cominciò a tagliare le radici nello stesso identico modo che le aveva fatto vedere Severus. «Bene, così».

Il lavoro stava andando per il meglio e Severus non si era mai sentito così compiaciuto: Lily seguiva attentamente tutte le sue indicazioni senza fiatare o protestare, mentre lui si stava dimostrando un insegnante saggio e valido… Anche Evans era brava, e anche molto. Severus non capiva, infatti, com’era possibile che una studentessa modello come lei facesse fatica nel preparare un semplice Distillato della Morte Vivente…

Scosse il capo, preferendo lasciar stare. L’importante, in quel momento, era che lui e lei erano da soli e indisturbati… Severus si ripeté almeno una cinquantina di volte di mantenere l’autocontrollo, in quei lunghissimi minuti; Lily sembrava ancora più bella e lui sentiva l’attrazione nei suoi confronti più forte che mai… Inoltre, non sapevo che accidenti di profumo avesse messo, quella ragazza: l’intera stanza aveva preso il suo paradisiaco odore, e nemmeno i vapori della pozione riuscivano a coprirlo. Stava diventando letteralmente pazzo.

Quanti pizzicotti nella carne doveva ancora darsi, per non cedere al brutale istinto naturale che lo assaliva a ondate bollenti tutte le volte che si sfioravano appena?

«Piton, questo Fagiolo Sopoforoso non si riesce a tagliare bene…» disse Lily a Severus. Lui si avvicinò e osservò attentamente: in effetti, non era facile da tagliare, quel Fagiolo… lui stesso l’aveva trovato faticoso, la prima volta che Lumacorno aveva fatto far loro il Distillato della Morte Vivente in classe.

«Sì, lo so. Cerca di fare il possibile, anche se è faticoso» rispose pacato, il Serpeverde.

«Più di così non riesco a fare… secondo te, va bene?» gli chiese, mostrandogli la piccola quantità di succo che era riuscita a procurare tritando il Fagiolo Sopoforoso. Il ragazzo osservò per qualche secondo: socchiuse gli occhi riducendoli a due fessure, arricciò il naso e infine annuì.

«Può bastare. Mettilo nel calderone, adesso, e vediamo come diventa…»

«D’accordo» fece, Lily, e versò tutto il succo nel paiolo, stando attenta a non lasciare nemmeno una goccia.

La pozione, al posto di diventare di una sfumatura lilla, diventò di un lilla acceso. Sia lei che Piton sgranarono gli occhi. Poi, Lily emise un lungo sospiro rassegnato, come se si fosse aspettata quella reazione…

Severus aggrottò le sopracciglia e scattò in piedi, per scrutare meglio la mistura lilla dentro il calderone.

«Anche le altre volte ti diventava così, Evans?» chiese, serio, immergendo il mestolo dentro la mistura per tirarne fuori una piccola quantità, che poi rovesciò nuovamente nel calderone.

«Esatto… se ora inizio a mescolare in senso antiorario, come dice il libro, diventa di un grigio topo».

Il ragazzo tacque. Fece cenno a Lily, passandole il mestolo, e le disse: «Vediamo».

Lily non se lo fece ripetere. Prese il mestolo e, una volta immerso nel liquido, iniziò a girare in senso antiorario, proprio come diceva di fare il libro… dopo tre giri, il forte color lilla di cui si era tinta la mistura, cangiò in un grigio leggermente violaceo, e pian piano diventò sempre più chiaro, fino a diventare di un brutto grigio né troppo chiaro né troppo scuro.

Il ragazzo era allibito.

«Visto? È di nuovo color grigio topo!» esclamò, esasperata, Lily, accasciandosi nuovamente sulla sedia.

«Allora il motivo può essere dovuto al fatto che il Fagiolo Sopoforoso non viene tritato bene, non facendo scaturire abbastanza succo. Le radici erano tagliate bene e la pozione è stata mescolata in senso antiorario… secondo me, il problema sta proprio nel Fagiolo» disse fra sé e sé, Severus, anche se ancora non capiva com’era possibile che a lui quel problema non venisse…

Era anche vero, però, che lui aveva un talento naturale, per Pozioni.

Evans lo fissò in silenzio per qualche secondo, indecisa. Poi osservò la mistura grigiastra che ribolliva nel paiolo. Severus la sentì sospirare ancora, ma era troppo concentrato sui suoi ragionamenti per chiedersi il perché di tutti quei sospiri immotivati di Lily.

«Severus?»

Lui trasalii tutto a un tratto e gli venne la pelle d’oca, e per poco non cadde su se stesso: Lily Evans l’aveva di nuovo chiamato per nome? Che strana sensazione, pensò… non era abituato a non sentirsi chiamare per cognome, sempre che non fosse da parte di un professore. Il cuore gli batteva a mille… per così poco, poi!

Tremolante, ma mantenendo la sua lucidità, fece scivolare lo sguardo dalla pozione alla meravigliosa creatura che gli stava affianco… deglutì, prima di riassumere la solita espressione imperscrutabile.

«Cosa… cosa c’è?» mormorò, non riuscendo a parlare più forte, dall’emozione. Si faceva pena. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo… ma i suoi occhi e quelli di verdi di Evans erano come incatenati, legati da una forza invisibile.

Si sentiva le mani sudate.

«Credi di riuscire davvero a trovare il problema?» chiese, avvicinandosi al ragazzo, mentre osservava sia lui sia la pozione; Severus, però, istintivamente fece uno scatto e sobbalzò molto visibilmente, come se si fosse spaventato a vederla così vicina a lui senza preavviso. Questa volta, arrossì vistosamente, e Lily non poté fare a meno di non notarlo. «… Sei diventato tutto rosso» gli fece notare, in un sussurro impercettibile, indicandogli le guance con un sorrisino divertito.

Piton aprì la bocca e spalancò gli occhi, non sapendo come reagire, e per poco non inciampò contro la sedia, nell’arretrare… Lily cominciò a ridere, e lui diventò ancora più rosso di quanto non lo fosse già.

«C’è caldo!! Non posso sentire caldo?» s’infervorò, alzando la voce, con i capelli sottili e corvini che esaltavano il contrasto con il suo volto così insolitamente arrossato e imbarazzato…

No! No! Avrà capito tutto, maledizione!!

«Oh, no, non fraintendere! Rido perché è la prima volta che ti vedo così… colorato!» si portò una mano davanti alla bocca, cercando di trattenere una risata. «Scusami, scusami!» e tacque, ma con un sorrisone sulle labbra che non era facile da non notare.

Lui parve calmarsi, rincuorato dal fatto che Lily non aveva capito niente. Si tirò su una manica che gli stava scendendo e, senza pensare, prese il coltello d’argento che si era portato dietro per quella lezione di recupero: lo impugnò con la mano destra e lo sventolò davanti alla faccia ancora ridente di Lily.

«Sai come avrei voluto ridere, io, quando non sapevi tagliare le radici di valeriana, Evans? Tanto valeva che le schiacciassi come un…»

Severus si bloccò all’improvviso, colto da una rivelazione. La ragazza si accigliò perplessa e gli scosse una spalla, senza capire cosa gli fosse preso. Piton aveva lo sguardo lievemente sorpreso, e i suoi occhi sgranati erano fissi sul coltello che teneva in mano.

«Piton? Piton?» lo chiamò, seriamente preoccupata nel vederlo incantato.

Poi, senza preavviso, lui riprese nuovamente vita con un ‘Ah!’, e Lily si spaventò a tal punto che ritirò immediatamente la mano. Lei dovette sedersi, ma intanto non staccava lo sguardo spaventato e allibito da quel ragazzo magro e così strano che adesso afferrava un altro Fagiolo Sopoforoso e lo metteva sul tavolo davanti a sé.

«Guarda attentamente, Evans!» esclamò entusiasta e, impugnato il coltello d’argento, schiacciò il Fagiolo con il piatto di quest’ultimo…

Il succo scaturì da esso quasi immediatamente, in grande quantità. Lily spalancò occhi e bocca e osservò più da vicino il lavoro del giovane Serpeverde, che se ne stava con aria trionfante in piedi e con il coltello sporco in una mano, e con il Fagiolo Sopoforoso schiacciato nell’altra. Li mostrò a Lily, soddisfatto.

Lei rimase interdetta per qualche secondo, come Severus prevedeva… poi, esplose in un boato di gioia.

«Accidenti, Piton! Ah, ah, ah! Sei un genio!»

«In questo modo, non farai fatica nemmeno tu » cominciò a spiegarle, pacato, mentre si puliva le mani con uno straccio. «Se non riesci a tagliare, schiacci. Utilizza il piatto di un coltello d’argento come ho fatto io, e avrai tutto il succo che vorrai!»

Lily era entusiasta e sbalordita al contempo.

«Lo sapevo che potevo fidarmi di te! Lo sapevo!» cantilenò, gioiosa. Piton la guardò sottecchi in modo severo…

«Avresti potuto arrivarci anche tu, Evans. Un bravo pozionista deve avere inventiva, fantasia… a me non sembra che a te manchi nessuna delle due» fece.

L’altra scosse il capo in senso di diniego.

«Ti assicuro che non ci sarei mai arrivata, Piton…»

Lui la interruppe.

«‘Severus’».

Accortosi di ciò che aveva detto, si morse la lingua… Osservò Evans: lo guardava perplessa, con gli occhi appena spalancati.

«… Eh?» disse, inclinando la testa di lato, non capendo.

Lui avvertì nuovamente le viscere attorcigliarsi su se stesse in modo orribile.

«No, niente, niente… parlavo da solo» si affrettò a dire, e le diede le spalle per non farsi cogliere arrossito una seconda volta...

Doveva riuscire a controllarsi. Assolutamente. Ne andava del suo orgoglio.

«Vuoi che ti chiami per nome? È questo che intendevi, o mi sbaglio?»

Centro.

Severus stette qualche secondo senza dire una sola parola e senza nemmeno respirare. Evans aveva capito, purtroppo… come poteva rimediare? Doveva risponderle in modo vago. Come se la cosa non gli importasse più di tanto.

Tossì.

«Se vuoi. Non sei obbligata» e si zittì, pregando dentro di sé di aver detto le parole giuste… Merlino, come aveva potuto dire una cosa talmente imprudente e sciocca? Si stava rendendo sempre più conto di come potesse essere pericoloso e devastante un sentimento come l’amore, e la cosa non gli piaceva per niente…!

Lily, dietro di lui, rimuginò fra sé e sé… Severus era troppo tentato di girarsi per guardarla, ma sapeva fin troppo bene di avere ancora la faccia in fiamme.

«Ho capito… Però anche a me piacerebbe che tu mi chiamassi per nome, qualche volta!» esclamò, allegramente. Piton si voltò, torvo e meravigliato…

«Io non chiamo mai nessuno per nome, lo sai benissimo anche tu. Perché dovrei avere un occhio di riguardo per te?» ghignò, sarcastico e crudele. Doveva assolutamente apparire il più freddo possibile, sennò Evans avrebbe capito immediatamente cosa provava per lei… O, comunque, che per lei provava qualcosa di diverso. Aveva già lasciato intravedere troppe cose.

Come una carezza, il sorriso angelico di Lily Evans gli toccò il cuore…

«Perché siamo amici, no?»

… e un battito gli mancò.

Nemmeno lui sapeva come fosse stato possibile… ma la maschera di ghiaccio che gli copriva il volto riuscì a rimanere intatta, nonostante si fosse leggermente incrinata a quelle parole innocenti; sentiva la pozione nel calderone gorgogliare, dimenticata sul fuoco acceso; sentiva le urla provenienti dal campo da Quiddich boato dopo boato; sentiva il silenzio assordante che si era creato tra lui e la ragazza di fronte…

Amici. Era la prima volta che qualcuno lo definiva tale. Nessuno, prima di quel momento, aveva mai detto una cosa tanto azzardata nei suoi confronti…

Nessuno, tranne lei.

Deglutì aria, scostandosi una ciocca dalla fronte, e distolse il suo sguardo quasi spaventato da quello pieno di vita che gli stava davanti, incapace di reggere il confronto.

«… Non credi di essere un po’ troppo presuntuosa? Sei troppo ingenua, Evans» sussurrò, con le sopracciglia aggrottate, mentre ripuliva il piano di lavoro a colpi isterici di bacchetta. «Cosa ti fa credere che anch’io la pensi come te, eh?» disse, in tono pungente, accompagnando il tutto con una risata nervosa che celava il tremore.

Non doveva cedere… non doveva perdere il lume della ragione, o sarebbe finito.

Il volto sereno di Lily si scompose giusto una frazione di secondo per poi ricomporsi più dolce e allegro di prima, a quelle parole dure del Serpeverde.

Prese il suo volume di Pozioni Avanzate e una penna, segnandosi l’appunto per il Fagiolo Sopoforoso…

«Non ci vuole un contratto, per legarsi con una persona… e non servono nemmeno le parole» Finì di scrivere e depose la penna. «… A volte, basta uno sguardo per capirsi, Severus» aggiunse, lievemente, ed entrambi si voltarono uno verso l’altra.

I loro occhi s’incontrarono: quello fu il K.O. definitivo per lui. Fu come se per un brevissimo istante il suo corpo perdesse consistenza e peso, e nuovamente avvertì sulla punta delle dita quel formicolio ormai familiare.

Non volle cedere per l’ennesima volta. Anche se Lily lo stava guardando in quel modo, anche se gli aveva detto cose che nessuno gli aveva mai detto in tutta la sua vita, anche se in quel momento era il ragazzo più felice del mondo, lui preferì affidarsi alla sua fidata ragionevolezza e fredda – falsa – indifferenza.

Contò fino a venti prima di aprire bocca…

«… Evans, io…»

«… e Potter afferra il boccino d’oro! I Grifondoro si aggiudicano l’incontro! Grande partita, grandi giocatori, e come sempre grande esibizione di James Potter! Che classe, che stile! Ho ancora il batticuore dall’emozione! »

L’atmosfera si sciupò immediatamente, disfatta miseramente dalle parole del cronista, la quale voce, insieme alle urla di gioia dei tifosi di Grifondoro, giungeva chiara e distinta fino alle loro orecchie. Solo sentendo il nome ‘Potter’, Severus avvertì un leggero conato di vomito salirgli su per l’esofago…

Era una persecuzione. In un modo o nell’altro, quell’odioso ragazzo interferiva sempre nella sua vita. Non si ricordava nemmeno più quello che voleva dire a Evans, qualunque cosa fosse… La guardò in viso, e notò con una capriola al cuore che sorrideva radiosa, tendendo l’orecchio verso la parete.

«Abbiamo vinto!» esultò, lei.

«Ho sentito» mormorò Piton, cupo.

«Andando avanti così, vinceremo sicuramente il Campionato!»

«Mi fa piacere» rispose, atono.

Lily lo fissò per qualche istante e il suo sorriso si attenuò gradualmente. Parve riflettere, e poi un sorriso sarcastico incurvò le sue labbra.

«Almeno sul campo da Quiddich, Potter sa rendersi utile… per fortuna!» scherzò; ma a Severus non piacque quella battuta. Fu come tirargli un pugno nella bocca dello stomaco.

Potter, Potter, Potter… sempre Potter. Anche Evans ci si metteva, ricordandogli di come lui fosse assolutamente incapace a giocare a Quiddich… ricordandogli che nessuno l’avrebbe mai stimato, come invece accadeva per quell’arrogante con gli occhiali.

«Sì» biascicò tra i denti, aprendo con forza il suo volume di Pozioni. «Una vera fortuna».

Afferrò la penna d’aquila e scribacchiò le seguenti parole vicino alle istruzioni del Distillato della Morte Vivente: 'Schiacciare con il piatto di un pugnale d’argento: il succo scaturisce in modo migliore'.

In questo modo se lo sarebbe sempre ricordato. Era una sua fissazione annotare soluzioni alternative sui suoi libri, soprattutto su quello di Pozioni. Avrebbe dovuto fare il professore… glielo dicevano in molti. Però quella vita non lo allettava poi un granché.

Lily gli si avvicinò in silenzio e lo osservò scrivere quasi con ferocia, immerso in chissà quali pensieri. Lui si sentì osservato: la vide scostarsi una ciocca di capelli e poi aprire la bocca, incerta.

Si era accorta di aver toccato un tasto dolente, finalmente.

«… Scusa, la mia era una battuta sarcastica».

«Lo so» abbreviò lui, massaggiandosi una tempia stancamente. «Evans, è tutto chiaro per la pozione?» domandò, cambiando discorso. Non gli andava di parlare di Potter o dei suoi problemi con Evans…

Lei rimase un secondo interdetta, come se non si aspettasse quella domanda. Poi si scosse e rise appena, distogliendo lo sguardo.

«Oh, sì, sì… poi mi eserciterò e ti saprò dire se ho avuto nuovamente problemi» proferì, velocemente.

«Quindi non ti servono più le mie lezioni?» chiese, gelido, ma anche con un piccolo nodo alla gola causato dal timore. Lei non rispose subito.

«Non lo so…» sussurrò, pensierosa, con una mano sul mento. Severus si sentì afferrare da una morsa invisibile alla pancia. «Però so con certezza da chi andare, se avrò nuovamente bisogno» aggiunse, squillante, muovendo la folta e fulva chioma di capelli rossi.

La morsa si allentò un poco e Piton sospirò piano, sollevato e lusingato. Dovette lottare contro la sua volontà per non sorridere.

«Come vuoi» rispose, tranquillo. «Attenta a non farti diventare i capelli viola. Staresti malissimo» sottolineò.

La ragazza rise imbarazzata e sistemò le sue cose nella borsa con fare nervoso… Severus non la perdeva d’occhio: seguiva ogni suo gesto con morbosa attenzione, come se volesse accarezzarla con lo sguardo. Notò, trattenendo l’ennesimo sorriso divertito, che Evans aveva una leggera peluria biondissima sulle braccia che quasi non si vedeva. Però avrebbe scommesso che alla luce del sole doveva avere dei leggeri riflessi dorati.

«Be’, è meglio che vada… si è fatto tardi. Come vola il tempo quando si studia, vero?» fece, sorridendogli, mentre si metteva la borsa a tracolla.

Severus si disincantò e sbatté le palpebre, tornando in sé. La vide già pronta per andarsene e gli pianse il cuore…

«Sì, vola».

Purtroppo, avrebbe voluto aggiungere. Ci fu qualche istante di silenzio, quello tipico che scende quando due persone non sanno cosa dirsi. Evans ebbe la buona idea di smettere di dondolarsi sui piedi e strinse maggiormente la borsa sul fianco.

«Allora ci vediamo» disse piano, alzando le spalle.

«Sì… ci vediamo» fece eco, catatonico e inespressivo. Il pensiero che quella giornata stesse già finendo, gli faceva male. Tanto. Questo lo rendeva addirittura apatico…

Lily Evans mosse le labbra, come se volesse aggiungere qualcosa che però non gli veniva più in mente. Abbassò il capo, con le sopracciglia aggrottate, e si diresse verso l’uscita con andamento lento e ciondolante. Severus si passò una mano sul volto umido e ancora segnato a causa dell’insonnia e per poco non se la morse, dandosi del cretino.

«Ah, Piton!» lo chiamò, rigirandosi all’improvviso. Lui si ficcò la mano in tasca e nel farlo così all’improvviso colpì col gomito la sedia: avendo centrato il nervo, si sentì un fastidiosissimo formicolio lungo tutto l’avambraccio per un periodo indeterminato. Imprecò mentalmente, stringendo i denti e facendo finta di niente.

«Cosa c’è?»

«Se ti va, qualche volta, potremmo… non so, trovarci per studiare insieme in biblioteca».

Lui avvampò.

«Ehm» avvertì immediatamente il cervello sconnettersi una buona manciata di secondi e le guance scarne riscaldarsi lentamente. «Mi spiace, Evans, ma mi piace studiare da solo».

Severus, sei un completo idiota.

In quel momento avrebbe voluto sbattere la testa contro il muro. Si era talmente emozionato da rifiutare un invito di Evans! Ma aveva i Vermicoli al posto del cervello?

La ragazza mostrò un’evidente delusione, a costatare l’espressione che aveva assunto il suo bel volto gentile.

«Ah… capisco» abbassò lo sguardo e lo rialzò poco dopo: i suoi occhi verdi non demordevano e ora lo guardavano speranzosi, di nuovo. «Allora, se ti va, facciamo un giro a Hogsmead il prossimo fine settimana!»

Questa volta, Severus fu sicuro di sentirsi prendere fuoco da capo a piedi. S’irrigidì di colpo e sgranò gli occhi, incredulo a ciò che aveva sentito. Per la barba di Merlino, ma era Lily Evans, l’estranea davanti a lui?

«E-ehm… vuoi dire… uscire insieme? Io e… te?» domandò, scioccato e purpureo in faccia, indicandosi per primo con l’indice e di seguito indicando la rossa Grifondoro, che sorrideva raggiante, bella e luminosa come una stella.

«Sì! Io e… te!» rispose Evans di rimando, scandendo le parole.

Severus dovette reggersi allo schienale della sedia, perché per poco non cascò.

«Ah!» commentò, evidentemente senza parole. Aveva il cuore che gli pulsava in gola e sentiva di poter spiccare il volo da un momento all’altro… Non ci poteva credere! Evans gli stava chiedendo di uscire! A lui, a Severus Piton!

«… Era un no? Devi studiare?» chiese lei, mentre il tono della sua voce decresceva e le mani bianche si muovevano frenetiche su una ciocca di capelli, mentre i suoi occhi non si schiodavano da quelli allibiti, sorpresi, stupiti, meravigliati e per la prima volta lucenti di Piton, incollato alla sedia e apparentemente sconvolto…

Anzi, sconvolto e basta.

«… Sì. Cioè, no! Insomma, volevo dire… posso venire Hogsmead con te e studiare. No, scusa, ho sbagliato! Volevo dire che devo studiare ma posso… No, no! Quello che sto cercando di dirti è che io in teoria ci sono ma non ci sono!»

«Piton!» lo chiamò, scrollandolo per una spalla, vedendolo chiaramente in crisi. Severus si scosse e smise di parlare; la fissò, ancora agitato, i capelli scompigliati davanti al viso. Lily lo guardò intensamente, seria. « o no?»

Trattenne il fiato, riordinò il cervello e tutti i suoi pensieri e poi inspirò ed espirò profondamente…

«Sì».

Lui non ricordò mai di aver fatto tanta fatica per un’affermazione. Dopo un momento di panico totale, in cui non sapeva cosa dire, cosa pensare, come ragionare, Severus sentì quelle due semplici lettere uscirgli dalle labbra con innaturale spontaneità e scioltezza. Da sole, con volontà propria. Forse perché, per la prima volta, erano stati i sentimenti a dettare parola, e non la sua razionalità. Brutto segno, si ritrovò a pensare inconsciamente, mentre i secondi che seguirono alla sua risposta parvero i più lunghi ed estenuanti della sua misera vita.

Nemmeno Lily Evans si aspettava una risposta schietta da parte di Piton. La ragazza rimase, infatti, incredula all’inizio, ma il suo scetticismo si sciolse in men che non si dica, sostituito da un’espressione di pura gioia e fermento, che il Serpeverde percepì solo esteticamente…

Chissà se la felicità di Evans era paragonabile a quella che stava provando lui in quel preciso momento?

«Oh» disse soltanto, lei, e questa risposta lasciò un po’ perplesso il ragazzo, che inarcò impercettibilmente il sopracciglio destro. Lei teneva ancora la sua mano sulla sua spalla. Probabilmente era solo un’impressione, ma a Severus parve che lei facesse apposta a prolungare quel contatto.

Sospirò, sperando intimamente che fosse così…

Tossicchiò leggermente, sentendosi le guance calde e la testa leggerissima. «A che ora ci vediamo?» domandò lui, ormai completamente andato, nonostante il suo tono apparisse stranamente tranquillo e rilassato.

«Pensavo alle dieci, per te va bene?» chiese, cortese e con voce delicata.

«Va benissimo» rispose, annuendo.

«Ci troviamo fuori dal portone principale, in cortile?»

«D’accordo».

«Allora è deciso: questo sabato alle dieci, fuori dal portone principale».

«Perfetto».

Si guardarono ancora, e ancora vi fu un momento interminabile di dolce silenzio… Sembrava che nessuna parola fosse adatta o corretta da dire, in quell’istante, perché avrebbe sicuramente rovinato quell’atmosfera insolita e neanche da definire romantica, bensì piacevole, leggera, riposante…

Purtroppo, come ben si sa, nessuna cosa bella dura a lungo. Ben presto il silenzio fu interrotto quasi con arroganza dalle grida e dal fragore provocato dai Grifondoro in festa che, dal campo di Quiddich, tornavano trionfanti e gonfi di esuberanza. Questa fu l’unica cosa che permise a Severus e a Lily di svegliarsi da quello stato d’ipnosi che si era creato fra loro, portandoli nuovamente e brutalmente alla realtà.

Lily si accorse solo allora di avere ancora la mano sulla spalla del ragazzo e, intimidita e mortificata, l’allontanò velocemente, rimettendola lungo i fianchi. Al che i due distolsero imbarazzati lo sguardo reciprocamente, vergognosi…

Fu la ragazza a proferire per prima, dopo aver fatto qualche passo verso la porta, con la borsa a tracollo indosso e la chioma di capelli rossi danzante sulle sue belle e delicate spalle.

«Ci vediamo sabato, allora» disse, afferrando il pomello della porta, senza però aprirla, voltandosi di tre quarti per guardare un’ultima volta il sedicenne, rimasto lì, impalato, vicino al piano di lavoro con un’aria indecifrabile, estraneo a quel mondo che ora non gli sembrava poi così brutto. «E grazie ancora».

«Figurati. Ci vediamo» mormorò, inespressivo, spigoloso e scuro come sempre… Lily Evans rimase qualche istante sulla porta, prima di decidersi a girarsi, aprirla e sparire per i corridoi del settimo piano.

Solo quando l’entrata si richiuse, Severus raccolse tutto il fiato che aveva in corpo, gonfiando il petto, usandolo per dare sfogo ad un urlo liberatorio che mai si sarebbe detto suo, tanta era la potenza e l’esuberanza di quel grido di vittoria che lo fece diventare paonazzo dallo sforzo inusuale, con i pugni trionfanti rivolti verso l’alto e un sorriso esteso su tutto il suo volto solitamente così pallido e filaccioso e triste, ora così colorito, vivo e felice. Si accasciò infine sulla sedia, e rimase in quella posizione per così tanto tempo che nemmeno Severus poté definirlo con certezza, solo, perdendosi nella dolce e accomodante euforia del momento...

La razionalità e la ragione, per adesso, aveva preferito dimenticarli.

*

Mancava giusto una settimana all’inizio delle vacanze di Natale. Ovvero, le vacanze sarebbero iniziate esattamente il giorno dell’appuntamento dei due ragazzi; inutile descrivere l’ansia e la trepidazione di Severus, oramai combattuto e confuso da tutti quegli avvenimenti che si stavano susseguendo in rapida sequenza nella sua vita, prima così vuota e inutile, ora così improvvisamente movimentata e travagliata – positivamente.

Da un certo punto di vista, si chiedeva se tutti questi improvvisi cambiamenti fossero buoni, per lui. Infondo, cosa ne sapeva, di vita sociale? L’unica compagnia che aveva, era quella dei libri, e solo qualche rara volta si fermava a parlare vagamente con Rosier e gli altri ragazzi della sua Casa. Ridacchiava malevolo di tanto in tanto quando questi parlavano male dei professori o perfino degli stessi compagni di stanza, stando ovviamente in disparte e mai al centro di una conversazione. Non metteva assolutamente in dubbio il fatto che i suoi compagni di Serpeverde lo deridessero o lo canzonassero in sua assenza… Ogni cattiveria era buona e giustificata, se c’era da divertirsi. Questo Piton lo sapeva, essendo lui stesso, a volte, a commentare quello studente del quinto anno che non sapeva fare un incantesimo corretto senza l’aiuto di qualcuno più bravo, o quella ragazzina di Tassorosso che cercava disperatamente un ragazzo con cui stare, con scarsi risultati.

Certo, era divertente fare certi discorsi, quando non si era il loro protagonista. Ad ogni modo, Severus, nel suo piccolo, non amava poi un granché quel tipo di vita… finiva con l’annoiarsi, ed era spesso turbato dalla spiacevole sensazione di somigliare, così facendo, a Potter e Black e compagnia bella. Questo pensiero l’aveva fatto più volte rabbrividire, disgustato.

Come un lampo, gli venne in mente l’anno prima quello che disse Lily Evans al Lago Nero, a lui e a Potter, cioè che erano uguali. La cosa aveva indignato sia lui sia il suo acerrimo rivale, come se la rossa li avesse paragonati entrambi a qualcosa di estremamente ripugnante.

Scosse il capo corvino, massaggiandosi la fronte unticcia. Se ne stava disteso sul suo letto a pancia in su a rimuginare. Si prese una ciocca di capelli filacciosi e l’osservò nella semioscurità della stanza, riducendo appena gli occhi a due fessure e corrucciando le sopracciglia in un atto di concentrazione… Per la prima volta, ebbe come l’impressione di voler dare una svolta al suo aspetto. L’idea all’inizio lo faceva ribellare interiormente, quasi come se la cosa andasse contro i propri principi; però, dopo quell’incontro con Evans, aveva riflettuto. Se fosse dovuto andare in giro per Hogsmead con lei, be’… allora, doveva essere alla sua altezza. Sapeva che quei ragionamenti erano estranei alla sua solita personalità scurrile e menefreghista; ma quella ragazza lo aveva toccato dentro, dove nessuno si era mai inoltrato prima. E poi, c’era una parola che gli rimbombava nella testa…

Amici. Per lei erano amici. E lui cominciava a sentire un barlume di speranza, anche se assai lontana… Non era solito essere ottimista, ma c’era un qualcosa di strano, d’insolito e d’ignoto che aveva smosso qualcosa nel suo spirito freddo e sempre così distaccato dagli altri.

Sospirò, per poi trattenere un sorriso sarcastico, ironico, mentre il sonno cominciava a farsi sentire, benché non fosse ancora sera, poiché il giorno prima non aveva quasi chiuso occhio… Si udivano ancora i Grifondoro, di sopra, nella Sala Grande, che festeggiavano, e solo in quell’istante Severus si chiese che faccia avesse fatto James Potter nel notare che Lily non era presente alla partita, perché aveva scelto lui, Severus Piton. E chissà quali espressioni farà il suo volto, quando vedrà lui stesso con Evans in giro per Hogsmead, da soli…

Un senso d’infinita soddisfazione gli formicolò per tutto il corpo: quella era la sua seconda vittoria, in quel sabato che, alla fine, non era stato per niente brutto, e che, anzi, gli aveva donato molteplici sensazioni e gioie mai provate prima…

Continua…

Botta&Risposta

Ed eccoci finalmente col terzo capitolo!

Chiedo umilmente perdono a tutti coloro che hanno atteso per così tanto tempo il continuo di “The White Lily”, ma io l’avevo detto nel capitolo precedente che sono un’autrice disastrata e lenta… Quindi, se volete continuare a seguirmi, fate pure! ^^’ In effetti mi sento sempre di più un piccolo verme per aver pubblicato – anche questa volta – in ritardo, ma d’altronde me l’aspettavo, conoscendomi. Sigh! Possiate perdonarmi, cari lettori e lettrici? Ma certo che mi perdonate! XD

Volevo, inoltre, aprire una piccola parentesi prima di rispondere alle vostre bellissime recensioni (che ogni tanto mi rileggo per incentivarmi a scrivere ancora)…

E’ uscito il settimo libro della saga di Harry Potter. Oggi in Italia, ma già da un bel po’ in Inghilterra… So che molti di voi l’avranno già letto in inglese, e magari qualcuno anche in italiano dopo essersi accampati la notte coi sacchi a pelo davanti alla libreria della propria città per aspettare lo scoccare della mezzanotte al fine di accaparrarsi il fatidico volume per primi… Ecco, sappiate che io avevo intenzione di concludere la FF prima che uscisse il libro. Solo che ovviamente non sono riuscita a fare. Ad ogni modo, non cambierò la trama della storia – ovviamente mi sono fatta raccontare la trama del settimo libro da un’amica che l’ha letto in inglese –, ma ciò non influirà per niente con TWL, sia ben chiaro! >.<’

Bene! Ora posso rispondere alle recensioni!

A Lady: Oddio, qui si sta creando una coalizione contro la coppia James/Lily! Poveraccio, vabbè che è un po’ str… aziante, però…! Comunque, grazie mille per i complimenti, spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Aspetto la tua prossima recensione! Ciao! ^^

A kagome chan: Eh, già, non è una AU… Se vuoi ti presto i fazzoletti per le lacrime! Eh eh! No, dai, non esageriamo! ^^’’ Sì, quel povero studentello di Tassorosso in affetti ha fatto una gran pena anche a me, ma rendeva bene l’idea della scena, non so se mi spiego! XD Io Severus, più che tenero, lo trovo inquietante, da innamorato. O.o Però forse hai ragione, lo addolcisce perché lo rende meno ‘rigido’ rispetto a come siamo abituati a vederlo nei libri della Rowling… Devo ammettere che è divertente, però, anche se è una bella sfida, perché Piton innamorato non è una cosa facile da descrivere stando inerenti al libro… Ah! E per le seghe mentali… Tranquilla, ce ne saranno altre, ih ih! Mille grazie per i complimenti e per aver seguito la mia storia, nonostante il ritardo improponibile! ^^’

A Black Moon: SILVIAAAAAAAAAAA! Ma ciao! Quando ho letto la tua recensione, mi è preso un colpo! Hai visto che ho aggiornato? Però mi piacerebbe avere la stessa costanza che hai tu, nello scrivere, mannaggia… Leggi intanto questo capitolo, e poi mi saprai dire cosa ne pensi, se vuoi anche come recensione, per me è uguale! Ci si vede! Bye bye! XD

A black_kisses_: E chi l’ha detto che non la continuo? Hai visto, ho pubblicato, anche se in ritardo! ^^’ Quindi continua a seguirmi, visto che te l’ho fatto, il favore, aggiornando! XD Grazie anche a te per le belle parole e per gli elogi, sei troppo gentile! E non dire più che non voglio aggiornare, perché non è vero! >.<’

A Ashley Ketchum: Ciao! Ecco fatto, l’ho continuata! ^^ Sappimi dire cosa ne pensi di questo capitolo, mi raccomando, che ci tengo!! ^^ A prestissimo e grazie!

A lilica: Sigh… mi viene il magone, a leggere tutte le vostre richieste di continuare la FF! ;_; Veramente, scusatemi tanto, ma sono un disastro in fatto di puntualità! >.<, Grazie per la recensione, lilica, spero che questo capitolo ti sia piaciuto come i precedenti! Baci!

A Water Lily: Wela! So di averti già risposto per mail, ma lo faccio anche qui, mi pare giusto! ^^ Ovviamente non la lascio in sospeso, la storia, anche perché se decidessi di farlo la cancellerei, continuando a scriverla per proprio gusto personale, senza condividerla con voi… Noto comunque che a molti piace il modo in cui descrivo i personaggi. È una cosa molto buona, perché è esattamente quello che volevo trasmettere! Non mi piace stravolgere i personaggi di saghe o libri esistenti, anche se non è facile attenersi alla personalità esatta di quel dato soggetto… Bene! Sono soddisfatta! Mi raccomando, sappimi dire su questo terzo capitolo, ok? Bacioni e grazie mille!! ^.^

Perfetto! A questo punto, ci si vede al prossimo capitolo, sperando che questo venga scritto il più presto possibile… ma non ci giurerei. Quindi vi chiedo scusa in anticipo, cari lettori e lettrici! ^^’’

Un bacione!!

-Ika-

  
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