Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Sam Lackheart    22/06/2013    1 recensioni
Commedie romantiche poco divertenti (e decisamente poco romantiche) in tre atti, sulle dichiarazioni d' amore (ma anche no) delle nostre nazioni preferite (?)
Si prevedono precipitazioni di no sense miste a melassa appiccicosa!
Coppie: UsUk, Spamano, RuPru.
P.S: il titolo è di derivazione dantesca, ovvero deriva dal fatto che dovrei studiare Dante, adesso.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Russia/Ivan Braginski, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1.3 "Forse non è stata una grande idea" disse, per la centesima volta, Alfred, osservando il bicchiere mezzo vuoto di milkshake alla fragola - il decimo che buttava giù, sotto lo sguardo allibito e lievemente disgustato di Francis, che ormai si era autoeletto a Cupido, in quella storia.
"Perchè dici così? Insomma, non pensavi mica che si sarebbe gettato alle tue braccia, dopo quello che hai fatto"
"A dire il vero una piccola parte di me lo sperava, ma in effetti era poco probabile. Forse non avrei dovuto attentare alla sua sensibilità in questo modo"
"Si chiama terapia d' urto per un motivo ... e non preoccuparti, cosa credi che possa fare Arthur? Ti terrà il broncio per un pò ... ma non succederà niente di grave, non temere"
"Già, forse hai ragione. Non ho motivo di preoccuparmi, giusto?"
Sbagliato.

Arthur si fermò per un attimo ad osservare lo strapiombo che dominava il piccolo lago. Da lì, pensò immediatamente, avrebbe potuto gettare Alfred senza problemi, e vederlo spappolato sulle rocce.
Nah, troppo poco british. La sua doveva essere una vendetta di classe. Ecco perchè aveva deciso di rivolgersi alla persona più vendicativa e crudele che conoscesse. Suonò il campanello, e un' inquietante melodia funebre risuonò per il castello imponente e massiccio.
"Tu. Vendetta. Ora" disse, appena la porta si aprì e ne uscì un ragazzo che non dimostrava più di vent' anni, con una camicia bianca sbottonata e un kilt.
"Ho sempre amato il tuo dono di sintesi, fratellino" disse Ian, per niente sorpreso "Ma vedi, sarei impegnato ... ti dispiace?"
Arthur stava quasi per arrischiarsi a chiedere in cosa esattamente fosse impegnato, ma un "Ian" miagolato da dentro la stanza gli fece capire tutto. Non aveva mai avuto dei costumi sobri, dai tempi di James I.
"Veramente sì, mi dispiace per circa venti motivi diversi ... puoi liberarti?"
"Non è se posso, ma se voglio"
"Onestamente, pensi davvero che non abbia la faccia tosta di entrare e sedermi commodamente nella stanza accanto in attesa che finiate tutto?" lo sfidò l' inglese, con la mani sui fianchi. Certo, Ian era un dannato genio del male, ma neanche lui scherzava.
"Ok, non ti scaldare ... ragazze, la festa è finita!" urlò il rosso, spalancando di più la porta.
"Ragazze?" pensò inorridito l' inglese, mentre tre corpi mezzi nudi gli passavano davanti e, ignorandolo palesemente, entrarono in una limousine che ripartì subito, segiute a ruota da un cane con uno strano collare di pelle.
"Giuro che non so neanche io da dove venga quel cane" si affrettò a dire, alzando le mani
"Sei disgustoso" sentenziò, entrando.
"Oh, risparmiami la paternale e parliamo di cose più serie ... chi è? Lo conosco?" nonostante non lo desse molto a vedere, il cervello di Ian era già entrato all' opera. Adorava fare quel tipo di cose, ne ricavava un piacere quasi perverso. 
"Non ti riguarda"
"Allora lo conosco"
"Mi aiuterai?"
"Cosa avrò in cambio?"
"Tutto quello che vuoi"
"Ah, e dire che avevo una lista sempre pronta da qualche parte per queste evenienze ... forse l' ho lasciata nel kilt con le tasche. Quindi ho paura che dovrai darmi carta bianca, per la ricompensa"
"Credi davvero che sia così disperato?"
"Vediamo un pò ..." disse, accarezzandosi il mento con un lieve accenno di peluria "Sei venuto fin qui, sopportando di stare nella stessa stanza nella quale fino a dieci minuti fa ... beh, non c'è certo bisogno di dirti cosa stava succedendo, a chiedermi aiuto. Quindi sì, sei molto disperato"
"E va bene, tutto quello che vuoi"
"Allora direi che abbiamo un accordo" concluse soddisfatto Ian, porgendo la mano ad Arthur.
"Credi davvero che ti tocchi dopo quello che stavi facendo?" chiese inorridito l' inglese.
"Ho capito, vado a farmi una doccia e arrivo, moralista puritano"
Ignorando l' insulto, Arthur si accomodò meglio sullo sgabello della cucina e iniziò a riflettere, cosa che in realtà non aveva mai smesso di fare da quel maledetto giorno.
Era arrabbiato con Alfred? Come non lo era mai stato con nessuno, certo. Si era chiuso in casa per cercare di far sparire l' imbarazzo, ma ogni volta che si guardava allo specchio si sentiva morire. Ma era davvero la vendetta quella che cercava? Per forza! Cosa avrebbe dovuto fare? Perdonarlo, magari dopo qualche ora di insulti vari? Ma se non lo ascoltava neanche! Aveva bisogno di qualcosa di eclatante.
Sì, era la cosa più giusta da fare, al diavolo i detti pacifisti: con la vendetta, pensò, avrebbe forse trovato quella tranquillità interiore che in fondo non gli era mai appartenuta davvero, una sorta di grottesca pacificazione con il karma.
"Avevi qualcosa in mente?" chiese Ian, sedendosi di fronte al biondo che scosse lentamente la testa.
"Beh, direi niente di fisico - sei mingherlino rapportato a qualsiasi essere umano, e non penso tu ti voglia vendicare di uno gnomo, anche perchè sai che non ci riusciresti ... c'è bisogno di qualcosa di sottile"
"Non è tipo da cose sottili"
"Un video? Con la cosa che lo spaventa di più ... insomma, sembra che tu lo conosca bene, quindi dovresti saperlo. E' un classico, e potrebbe essere banale, ma al momento ..."
"Non so, non mi convince ..."
"Ci sono!" esclamò di colpo il rosso, battendo il pugno sul tavolo "Lo conosci, no? Allora vai a casa sua, iniziate a parlare e fai finta di perdonarlo, poi arrivo io e consegno il video, tu lo convinci a vederlo subito e filmi la sua reazione, poi la carichi su internet o cose del genere!"
Gli occhi verdi dell' inglese si illuminarono.
"Sei un genio!"
"Già, direi che mi sono meritato la mia ricompensa ..."
"Quanti soldi mi toccherà sborsare questa volta?" chiese sconsolato Arthur, passandosi una mano tra i capelli.
"Neanche una sterlina, my dear"
"Non so se esserne felice o preoccupato"
"Pensaci dopo, adesso dobbiamo montare il video" disse sbrigativo Ian, senza nascondere un sorriso sornione, al solo pensiero.

Avevano fatto un lavoro dannatamente perfetto: un pò di sana violenza di Kubrick e Stone, un pizzico di pulp da Tarantino, un tocco di sovrannaturale da Coppola e accenni sempre efficaci a King. Il risultato metteva i brividi anche a loro due.
Solo grazie a questa sicurezza Arthur si convinse a bussare alla villa dell' americano, sapendo che dopo esattamente due ore sarebbe arrivato Ian a consegnare il video. Aveva impiegato non poca fatica e ingegno per nascondere al rosso che fosse la "vittima": per qualche occulto motivo, non voleva che si sapesse in giro, forse per non mostrare il fatto che in fondo quello che Alfred aveva fatto non l' aveva solo fatto sentire in imbarazzo. Sapeva che Ian l' avrebbe capito subito, e non voleva cambiare idea, anche se una piccola vocina nella sua testa continuava a ripetergli che stava facendo un enorme, inutile errore.
"Damn, Arthur. Ce la puoi fare! Non era quello che volevi?" si chiese, mentre la porta veniva aperta.
Il volto dell' americano, dopo pochi momenti di puro sgomento, si illuminò di una felicità che all' inglese sembrò sproporzionata.
"Arthur!" esclamò, trattenedosi a fatica dal prenderlo e sollevarlo in aria.
"No, la fata turchina"
rispose irritato l' inglese, scostando velocemente la mole dell' americano ed entrando.
Sedettero uno di fronte all' altro, in un silenzio di tomba, l' americano troppo eccitato per parlare, l' inglese troppo irritato per mantenere il suo tanto celebre aplomb britannico. 
"Non pensi di dovermi delle scuse?" chiese alla fine, resistendo per la bellezza di quarantatrè secondi senza aprire bocca.
"Sinceramente no. Mi hai quasi costretto a farlo, ammettiamolo. E ne ho ricavato esattamente quello che volevo" rispose dopo un attimo di esitazione l' americano. Si era stufato di quel gioco, doveva ammetterlo, e voleva scoprire tutte le carte.
"E non capisci che ti sei reso ridicolo di fronte a tutti?" con un megalomane del genere, pensò l' inglese, conveniva spostare il discorso su di lui, per essere ascoltati.
"E tu non capisci che non mi interessa di tutti? Santo cielo, te l' avrò detto così tante volte da sentirmi male, io ti amo, e non mi interessa di nessun altro. Che pensassero quello che vogliono, sai che me ne faccio dei loro commenti! A me interessa solo di te, e dovresti averlo capito"
In quel preciso istante, Arthur capì Alfred lo amava davvero. Non seppe ami cosa scattò nel suo cervello - qualche strano meccanismo di autodifesa si ruppe. Sentiva cadere le sue mura come una grande cascata di occasioni perse. Sentiva che non poteva fare più nulla: era stato messo alle strette dal suo stesso subconscio, che lo aveva spinto a presentarsi a casa sua e a chiedere ad Ian di aspettare due intere ore.
Era tempo di agire.
Per prima cosa si diede dell' idiota, con un fervore che non aveva mai usato prima.
Come seconda, si avvicinò all' americano e si avvicinò al suo volto, che continuava a sorridere.
E come ultima cosa sussurrò, più a se stesso che ad altri, ancora incredulo "Ti amo anch' io" e si affrettò ad aggiungere "Adesso puoi toglierti dalla faccia quel sorrisetto del cazzo"
E il cuore dell' americano perse un battito, prima di riprendersi e, ignorando le ennesime proteste dell' inglese, lo sollevò di peso e lo port in camera da letto. Avrebbe anche potuto morderlo - cosa che, per inciso, una volta in camera fece, eccome - ma non l' avrebbe lasciato per niente al mondo.
Era suo, finalmente.

"Incredibile, ha funzionato, ranocchio" disse Ian, poggiando il binocolo. Certo si era stupito non poco all' arrivo del francese in casa sua, poche ore prima di quello del suo fratellino, e al suo piano: aveva acconsentito, perchè in fondo voleva solo il bene di Arthur, ma non senza una certa resistenza e, in un angolo remoto del suo cuore, pensava non avrebbe funzionato. Invece eccoli lì, quei due, mentre si toglievano i vestiti!
 "L' importante è non andare contro natura, mon cher. Qualcuno ti ricompenserà" rispose calmo il francese, senza però lasciare il suo telescopio, che Ian si adoperò per rompere - certo, anche lui era dotato di una certa dose di perversione, ma non fino a quel punto.
"Cavolo, il mio fratellino ... ha trovato l' amore"
"E tu invece?" chiese malizioso il francese, avvicinandosi lentamente allo scozzese.
"Non sono cose che fanno per me" disse semplicemente, alzando le spalle.
"Mh, dove ho già sentito queste parole ..?" chiese retorico Francis.
"La mia misantropia non è come quella del mio fratellino, un meccanismo di difesa. Ci sono davvero poche persone con cui riesco a relazionarmi, e non c'è niente di romantico in questo" concluse, con un sorriso.
"Quindi se ti invitassi a cena, tu diresti ..?"
"Oh, beh, se sei tu a chiedermelo ..." iniziò il rosso, avvicinandosi all' orecchio dell' altro "No" urlò deciso, prima di uscire dalla villa, trionfante.
Francis rimase per un attimo basito, poi sospirò, tentando inutilmente di aggiustare il telescopio. Aveva sempre avuto un debole per gli inglesi complicati.

Era stato il mese più bello della sua vita. Sì, Arthur ne era convinto, mentre si vestiva di tutto punto per l' imminente meeting e ascoltava il rumore della doccia di Alfred. Sembrava una melodia. Tutto sembrava aver acquisito qualcosa di magico, e di incredibilmente sopportabile: le sue manie di eroismo sembravano non irritarlo più, e accettava di buon grado di vedere ogni tipo di film dell' orrore con lui - per inciso, quel famoso video fu poi distrutto dallo scozzese - e sentirsi tritolare dalle sue braccia, e magari lo faceva proprio per questo.
Così felice - quasi antitetico usare quell' aggettivo, non trovate? - non aveva più ripensato a Ian e alla sua ricompensa. Ma lo scozzese ci aveva pensato, eccome.
Quando suonò il campanello, Arthur era già pronto da un pezzo, e andò ad aprire sollevato, senza preoccuparsi del mostruoso ritardo in cui sarebbero stati per colpa dell' americano.
"Ma guarda quanto sei carino!" esclamò immediatamente Ian, poggiando teatralmente una mano sulla guancia.
"Ian?!" in quell' istante, Arthur ricordò tutto, e iniziò a sudare freddo.
"Già. Sei tanto carino con questo completino, davvero, ma ho qui qualcosa che ti starebbe meglio e, oh, anche se non fosse così, dovrai indossarlo per forza, per tutto il giorno" disse, estraendo da una busta il kilt più brutto che si fosse mai visto, a fantasia mimetica rosa schoking.
"Oh, non puoi farmi questo" lo supplicò l' inglese, trattenedo a stento un conato di vomito.
"Invece posso eccome"
Arthur sospirò: aveva ragione, e sapeva che sarebbe stato inutile contraddirlo.
"E va bene!" disse, afferrando quell' orribile pezzo di stoffa "Ma tu non puoi venire"
"Sarò felice di non farlo, non temere. Piuttosto, devi indossarlo alla scozzese, altrimenti non vale"
"Sei una lurida carogna"
"Anche io ti voglio bene"
"Arthur, chi era?" chiese Alfred, scendendo.
"E adesso come glielo spiego?" pensò disperato l' inglese.
"E QUESTO cos'è?" chiese, una volta arrivatogli accanto.
"E' una lunga storia"

"L- le chiedo scusa, Igrisu-san, ma non riesco a smettere!" esclamò profondamente dispiaciuto Kiku, con una macchina fotografica in mano.
"Non preoccuparti, vecchio mio" si limitò a dire l' inglese, senza osare alzare la testa, anche per proteggere gli occhi dai flash fotografici che lo inondavano. Aveva per fortuna convinto l' americano a non venire - e fortunatamente questi aveva accettato, "se è questo che il mio ragazzo vuole" aveva detto, non senza un moto di soddifazione - ma non poteva impedire a tutti gli altri di commentare.
Ma qui, accadde qualcosa che aveva dell' incredibile.
Arthur si rese conto che non gli interessava, degli altri.
Alzò la testa, orgoglioso di quella presa di coscienza, e interruppe garbatamente Ludwig.
Certo non poteva immaginare che Alfred aveva già ordinato al giapponese una gigantografia di tutte le fotografie che avrebbe fatto quel giorno.


***note***
Beh, incredibile ma vero, ce l' ho fatta!
Stanotte sognerò quel kilt, me lo sento.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, commentato, preferito, seguito, fatto il caffè, stirato i panni, preparato la cena.
Scusate, mi sono fatta prendere la mano.
Un ringraziamento quasi serio va a "Adam 96" che tacitamente approva - e che io non proprio tacitamente adoro, perchè sopporta tutti i miei scleri.
E scusate per la digressione cinematografica, ma ci voleva proprio u.u
Sam

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Sam Lackheart