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Autore: OneWingedAngel    05/01/2008    1 recensioni
Per cosa è stato veramente edificato il Castello dell'Oblio dall'Organizzaione XIII? Grazie al potere di Naminè e del Castello è possibile recuperare i ricordi perduti della vita passata dei Nessuno. Rivedremo Xemnas Zexion e Vexen quando ancora erano chiamati Xehanort Ienzo ed Even e non erano altri che i tre assistenti più geniali di Ansem il saggio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vexen, Xemnas, Zexyon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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capitolo 3

CAPITOLO 3:Quando le Stelle si spengono.

 

L’anno era quasi finito. Xehanort si era subito distinto fra tutti gli altri alunni, non solo perché era uno dei pochi che si  era iscritto a tutte le classi, di tutte le materie, ma soprattutto perché aveva ottenuto il massimo dei voti in tutte le materie. Xehanort era letteralmente l’orgoglio di ogni professore, era visto da tutti con ammirazione e un po’ di invidia, e non solo da parte degli studenti.

Dal canto suo anche Xehanort era molto felice della scuola. Ogni cosa che Ansem il saggio aveva pronunciata nel suo discorso era diventata realtà. Per lui studiare in quella scuola non era solo stare seduto in un banco ad ascoltare attento, ma prendeva parte, partecipava, si impegnava insieme agli altri e ai professori per imparare e far fruttare le sue conoscenze. Questa era la cosa che più lo emozionava, dire la sua dopo anni di “Taci tu, cosa vuoi saperne!”. Ora invece la sua opinione contava ed era tenuta in gran conto dai professori.

Tra tutti quanti il suo preferito era certamente Even. La differenza d’età era davvero poca, in fondo se non fosse stato per le sue doti eccezionali ora sarebbe stato anche lui uno studente. Era davvero geniale, anche Xehanort era costretto ad ammetterlo, e tra tutti era quello che impegnava di più gli alunni. Tra fumi, liquidi, acidi e qualche esplosione, gli esperimenti con lui non finivano mai.

In breve erano diventati amici. Uno dei pochi che Xehanort potesse davvero considerare amico. Non che non fosse popolare, anzi, il suo era diventato in breve tempo un caso nella scuola, ed era arrivato addirittura a suscitare la curiosità di Ansem, ma molti erano solo amici per opportunità, per sfruttare il suo cervello, o semplicemente la sua popolarità.Lui non reagiva mai con rabbia, impulsività o cose del genere, ma con garbo e cortesia faceva sempre comprendere a tutti che non era in vendita. Beh, quasi tutti. Taddeus Narcisius non la smetteva di ronzargli attorno. Per qualche strano motivo, nella sua testolina, si era convinto che tra lui e Xehanort ci fosse grande feeling, l’alba di una grande amicizia. Xehanort d’altro canto non sapeva se o faceva perché anche lui cercava di usarlo o, molto più probabilmente, perché era un deficiente. Comunque era sicuramente quello che sopportava con più facilità, strano a dirsi, ma almeno permetteva a lui e a Even di farsi quattro risate, senza mai accorgersi minimamente degli sfottò.

 

Anche quella sera Xehanort ed Even erano rimasti in laboratorio più a lungo di tutti.

“Allora, Xehanort, sei pronto per gli esami?”

“Se saranno come quelli dello scorso trimestre, allora anche per quelli di fine anno non credo ci saranno problemi. Diciamo che studio con costanza.”

“Sicuro?” Si informò Even.

“Al cento per cento.”

“Guarda che se ti servono ripetizioni puoi chiedermi senza problemi.”

“Tranquillo non ne ho bisogno. E tu dovresti saperlo, prof. E poi se si sapesse che mi aiuti tutti direbbero che i mie voti dipendono solo dalle tue simpatie, sempre che queste voci non girino già.”

“Beh, si a dire la verità.” Rispose Even con un sorriso a mezza bocca “Ma tranquillo, è solo invidia, e lo capiscono tutti.”

“Meglio così. Comunque più che a me, dovresti dare una mano a Taddeus, lui si che è un caso disperato.”

Il rampollo dei Narcisius aveva infatti scelto tutte le materie, esattamente come Xehanort (“Spero che tu riesca a tenermi testa, o almeno a rimanere nella mia scia” gli aveva detto Taddeus il giorno della scelta delle materie) e alla fine del primo trimestre era stato costretto ad abbandonarne più della metà, e ancora arrancava per arrivare alla sufficienza.

“Io a quello non gliele do ripetizioni – sbottò Even – Gliele avevo offerte già a inizio trimestre, ma quello ha rifiutato, quasi lo avessi insultato. Ora invece, siccome non prende mai più di cinque con me, salta fuori che ce l’ho con lui. Si cerchi qualcun altro tra i prof che gli lecchi i piedi!”

Xehanort rise di gusto.

“Già di quelli ce ne sono già fin troppi” Xehanort aveva il sospetto che Taddeus avesse scelto solo le materie in cui pensava di avere qualche favoritismo.

“Non credere, oggi per esempio ho sentito che ha mandato in bestia il prof Darius,quello di psicologia.”

“Perché cos’ha fatto?” Chiese Xehanort curioso.

“Gli ha consegnato un tema in cui diceva che chi è di sangue nobile è più psicologicamente dotato dei plebei.”

“Ah, davvero? Non avrei mai immaginato che fosse COSI’ stupido. Cos’ha risposto Darius?”

“Mmmh vediamo, quali erano le parole esatte? – cercò di ricordarsi Even alzando il sopracciglio e guardando in alto il tutto e il niente – Ah ecco”Non ho mai sentito un tale mucchio di scemenza in trent’anni di insegnamento. Mi chiedo come faccia lei a calpestare questo suolo senza provare vergogna!” L’ ho sempre detto che quell’uomo ha stile.”

“Già è vero – convenne Xehanort – Vuoi che ti aiuti a riordinare i documenti?”

“Va bene, questi li dobbiamo portare nell’aula di biologia.”

“Ci conviene fare il giro dall’esterno, tanto ormai non fa più ferddo.”

Fuori era notte ormai da un po’e mancava poco alla fine della cena, ma per loro non era un problema. Gli assistenti avevano il permesso di ordinare in camera all’orario che preferivano ed Even avrebbe sicuramente ordinato anche per Xehanort, giusto per ripagarlo del disturbo.

 Ormai non c’era più pericolo nell’uscire fuori con addosso soltanto la divisa scolastica, c’era abbastanza caldo da stare all’aperto di sera senza problemi.

Quella notte era stranamente scura, osservò Xehanort, e un brezza di cambiamento gli spirava tra i lunghi capelli bianchi. Accarezzato da quel vento non potè fare a meno di pensare che purtroppo era vicina, la fine dell’anno. Forse con l’aiuto di Even e in virtù delle sue doti di studente provetto avrebbe potuto strappare ad Ansem il permesso per alloggiare a scuola anche durante l’estate. Lui nell’orfanotrofio non aveva intenzione di tornarci.

“Stai pensando che l’anno sta per finire non è vero?” disse Even quasi gli leggesse nel pensiero.

“Già” rispose cupamente l’altro.

“Tranquillo, posso farti rimanere per uno stage estivo. Non sono l’unico che pensa che al tuo livello potresti diventare già assistente.”

A Xehanort si illuminò il viso.

“Dici davvero?”

“Certo, è stato così anche per me. Non credo che nessuno avrà nulla da ridire, anche Ansem è incuriosito dal tuo talento sovrumano.”

Detto questo Xehanort salì la grande di scale all’aperto con il cuore decisamente più leggero, e sempre con la stessa allegria uscì dopo una dolorosa mezz’ora passata a riordinare noiosi documenti nell’aula di biologia.

Stava all’aperto sul balcone a prendere l’aria fresca sulla faccia, sorridendo beato.

“Hai intenzione di scendere si o no?” urlò Even che aveva già sceso quasi tutta la rampa.

“Si arrivo!” disse lui col cuore ancora a mille.

E fu allora che la notò.

Stava guardando quel cielo, così grande e misterioso, quando accadde. Una stella sparì, davanti ai suoi occhi. Si fece dapprima sempre più luminosa e poi….nulla. Fu risucchiata nel nero del cielo.

“Ma cosa diavolo…?” si chiese Xehanort stropicciandosi gli occhi. Ma quando li riaprì al posto della stella c’era ancora un buco di nero, vuoto, inespressivo, nero.

“Vuoi deciderti a scendere!” urlò Even seccato.

“Even!EVEN! Vieni qui presto!”Urlò Xehanort ancora fissando il punto in qui la stella era svanita.

“Cosa succede?” Domandò Even preoccupato e col fiatone, dopo essersi fatto di corsa tutta la lunga rampa di scale.

“Lì! Guarda! Una stella è appena scomparsa!”

Ora Even era davvero preoccupato. Preoccupato per la salute mentale del suo amico.

“Ma questo è impossibile.”

“E invece ti dico che l’ ho appena visto! Guarda, là in quel settore!” Disse Xehanort indicando lo spicchio di cielo in cui era scomparso l’astro.

Even rispolverò le sue conoscenze di astronomia, deciso a dimostrare in fretta all’amico che aveva avuto soltanto un abbaglio….e a portarlo in fretta dal professor Darius.

“Guarda, ci sono tutte. Vuoi che controlliamo? – disse come ad un bambino – Ecco, guarda, Antares c’è, Graffias anche, ci sono pure Shaula e Sargas e…..OH MIO DIO! Sargas è scomparsa!”

Anche lui si stropicciò gli occhi, si diede in pizzicotto è diverse sberle ma l’unico risultato che ottenne fu molto male alle guance, la stella invece non aveva intenzione di ricomparire.

“Ma…insomma è assurdo! Se una stella scomparisse allora…allora.”

I due amici si guardarono e in un attimo si capirono.

Dopo un istante stavano già correndo a perdifiato verso la torre più alta del castello, che ospitava l’osservatorio e l’aula di Astronomia.

Una volta arrivati squadernarono su un tavolo tutte le mappe stellari che avevano a disposizione.

“Allora, cerchiamo di immaginare tutto quanto in tre dimensioni – disse Even – Tutte le stelle formano un’ipotetica sfera attorno al nostro mondo.” Disse tracciando uno schizzo su un foglio.

“E tutti i flussi di energia elettromagnetica dovrebbero formare dei legami tra di esse – continuò Xehanort tracciando delle linee da una stella tutte quelle che la circondavano entro un certo raggio – Così, in modo da formare una specie di reticolo attorno al mondo. Però se una di queste scompare – continuò cancellando una delle stelle dal disegno e i suoi relativi legami – si apre un buco.”

“Ma questo permetterebbe l’ingresso di forze esterne.” Esclamò Even.

“Già – convenne Xehanort – ma la cosa più spaventosa è: cos’è tanto potente da far sparire una stella? E soprattutto, quel “qualcosa” ora dove è diretto?”

I due si scambiarono uno sguardo allarmato.

Scesero le scale di corsa facendo ipotesi una meno credibile dell’altra. Erano ormai scesi e camminavano spaventati lungo un buio corridoio.

“Ma allora secondo te cosa significa tutto ciò?” chiese Even.

“Non lo so. Per una volta non so proprio cosa dire.” Disse Xehanort scrollando le spalle, arreso.

Il loro dialogo si interruppe improvvisamente quando udirono un rumore cupo alle loro spalle.

“L’hai sentito anche tu?” chiese Even. Xehanort annui in silenzio.

Il rumore si ripetè  più intensamente. Sembrava che qualcosa si stesse movendo nel buio corridoio.

I due amici si guardarono atterriti. Ancora e ancora il suono si ripetè. Stavolta a Xehanort parve di sentire una specie di respiro affannoso.Come di un segugio che annusa l’odore della preda.

Xehanort cominciò a muoversi in direzione del rumore.

“Ma che..” esordì Even ma l’amico lo zittì portandosi un dito alle labbra.

Even seguì l’amico, con il cuore in gola e con la faccia di uno che fa qualcosa, molto, molto controvoglia. Tuttavia, chissà per quale motivo, sentiva anche lui che seguendo quel rantolio sommesso sarebbero giunti a qualche conclusione.  Il rumore aumentò d’intensità ma si fece più distante.

Si stava movendo.

Xehanort accelerò il passo. Era difficile orientarsi tra i corridoi bui del castello. Non conosceva quella zona. Strano, in quei mesi pensava di conoscere abbastanza bene i meandri della costruzione ma in quell’oscurità si sentiva perso. Seguiva ciecamente i movimenti della creatura, che si facevano sempre più distanti. Qualunque cosa fosse, perché sicuramente non era umano,si muoveva con sicurezza nel castello, come se seguisse una pista. Quel suo “Fiutare” non cessava mai, e la creatura acquistava sicurezza. Era sempre più distante.

Una svolta a destra. Una a sinistra. Ancora a sinistra.

Xehanort stava cominciando a sentirsi perso. Qualcosa nel suo cuore si lamentava e si contorceva, cercando di fermarlo.

“Non seguire l’oscurità” sembrava sussurragli.

Ma qualcosa di più profondo e più istintuale chiuse la bocca a quella voce e spronò Xehanort a correre.

Sbucò in un vicolo cieco fiocamente illuminato da una torcia. Giusto in tempo per vedere una macchia scura scomparire sul muro di fronte a lui.

Sembrava una macchia di fumo oscuro. In qualche maniera sembrava viva, e questo lo spaventò.

Alle sue spalle arrivò ansante Even.

“L’ hai visto?” chiese.

“Cosa?” disse Even riprendendo fiato.

“Quella specie di – cercò la parola giusta – portale.”

Even scosse la testa preoccupato.

Xehanort avanzò verso il muro.

“Era qui ne sono certo.” Disse tastando il muro nel quale si era aperto il portale.

Even avrebbe volto dirgli che li non c’era nulla e che tutto quello che stavano facendo era assurdo, ma si rendeva conto che in quella notte niente sembrava più assurdo.

Alla fine le dita di Xehanort trovarono qualcosa di strano in quel muro. Uno dei mattoni sotto la leggera spinta delle sue dita andò all’interno. Si udì uno scatto, e nel muro si aprì un passaggio.

Un passaggio decisamente diverso.Un passaggio segreto.

Dallo spiraglio si poteva intravedere una ripida scala che portava fin su, nell’oscurità.

I due salirono, ormai senza indugio e quello che trovarono fu l’ennesima sorpresa in quella straordinaria giornata.

Una camera enorme, piena di ogni sorta di volumi. Certo non era grande come l’immensa biblioteca di Ansem, ma comunque enorme.

Xehanort esaminò i volumi. Benché fossero tantissimi tutti avevano un denominatore in comune: erano antichissimi. Una collezione spaventosa. Erano tutti rilegati in pelle, grossi e pesanti. In molti la rilegatura era posteriore e contenevano papiri e pergamene in linguaggi che Xehanort non comprendeva.

“Guarda questi” disse Even tirando giù alcuni tomi e posizionandoli sul grande tavolo al centro della stanza.

“Alchimia, stregoneria, magia nera, leggende antiche….sembrano tutti originali. Devono avere un valore inestimabile.”

“Già” concordò Xehanort “Molti non riuscirei nemmeno a datarli. Ci sono cose di culture che nemmeno conosco.”

“Credi che Ansem conosca questa stanza.”

“Beh, credo sia ovvio. Il castello è suo.” Fece notare Xehanort.

“Questo castello è stato solo ristrutturato da Ansem. In origine apparteneva ad una eccentrica famiglia nobilissima, di cui si è perso tutto. Persino il nome. Ansem era affascinato dal mistero che aleggiava attorno a questo edificio. Pare infatti che la stramba famiglia che lo abitava fosse nota, almeno stando a varie dicerie, per indagare sui mondi e collezionare strani reperti. Alcuni dicono che possedessero anche oggetti di altri mondi.” Nel pronunciare l’ultima frase Even ebbe un luccichio negli occhi.

Dopo un po’ di esplorazione Xehanort chiamò l’amico.

“Osserva – disse mostrando una piantina recuperata tra le scartoffie – questa deve essere una cartina del castello, quello originale. Prima che arrivasse Ansem. Dovremmo essere qui guarda” disse indicando un punto segnato sulla mappa.

“Ma allora qui, dovrebbe esserci la grande effige della torre centrale? Ma qui non dovrebbe nemmeno esserci la possibilità di costruire una stanza!”

“Lo so – disse Xehanort con un brillio negli occhi – lo so.”

Even sembrò spaventato dal comportamento dell’amico e uscì dalla stanza correndo giù per le scale adombrate.

“Even aspetta” urlò Xehanort correndogli dietro.

Una volta raggiunto l’amico lo afferrò per il braccio e lo costrinse a voltarsi.

“Even, ma che ti prende? Lo capisci che questa può essere una scoperta rivoluzionaria dovremmo assolutamente riferirla a…”

“A chi Xehanort!? A chi? Ad Ansem? Dovremmo dirgli che abbiamo scoperto una stanza che non conosce nel suo castello? E che abbiamo visto pure un essere oscuro che apre varchi chissà dove e chissà come. E pure una stella venire ingoiata da qualche forza sovrumana.”

“Ma è la verità!” Urlò Xehanort in risposta ai toni accesi dell’altro.

“Ma è una follia! Io stesso se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Ci prenderebbero per pazzi….il che non è da escludere, credo.”

“Hai ragione, non diremo niente a nessuno. Ma come mai vuoi gettare la spugna?”

“Non ho detto questo. – lo corresse Even – ho solo detto che finchè non abbiamo le prove che quello che diciamo non sono solo follie allora non si fa nulla.”

“E va bene – disse Xehanort – Allora vorrà dire che noi due da oggi cercheremo prove sulla scomparsa delle stelle, varchi oscuri, e questa strana famiglia che ci ha regalato questo castello! Va bene?”

Even ci pensò un po’.

“Va bene ci sto.”

“Siamo una squadra?”

“Siamo una squadra!”

E i due se ne andarono lungo i bui corridoi che avevano scoperto poco prima. Da quel giorno i loro destini furono segnati. Segnati sotto il segno dell’oscurità!

 

Messaggio dell’autore.

Evvai! Speravo di arrivare prima a questo punto della storia. Le cose si complicano ragazzi! Come promesso nel prossimo capitolo (che sarà ambientato due anni più tardi) comparirà anche Zexion completando così i capitoli che servono solo a inquadrare i personaggi e dal 5 in poi inizia la storia vera e propria.

Fra l’altro, i nomi che ho usato per le stelle, sono nomi veri (non arriverei mai a tanta fantasia, per inventare nomi così assurdi) ma voi sapete da che costellazione le ho prese? Se siete appassionati di manga dovreste saperlo! Ciao e alla prossima.

  
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