“ Il Signore ti ha fatto dono di una bellezza fuori dal comune anche per un angelo, Altair. Non puoi seriamente chiedermi di non annegare nel tuo sguardo.”
Malik
glielo ripeteva spesso, anche dopo aver fatto l’amore
nascosti in una grotta
tra le alte cime della Terra. Gli animali non salivano mai fino a
quelle
altezze, e Dio fingeva di non conoscere il motivo di quelle fughe dal
Paradiso.
Altair era molto amato dal Signore e dalle schiere celesti. Anche i
Troni e gli
Arcangeli pendevano dalle sue labbra, avrebbero fatto qualunque cosa
per
ottenere una briciola della sua attenzione, uno sguardo, un suo
sorriso. Ma gli
occhi di Altair, il suo amore, andavano solo al Signore, e a Malik. Il
Signore
ricambiava il suo amore, lasciando che Altair, il suo serafino
preferito,
sedesse accanto a Lui, affondasse nella Sua luce e ascoltasse le Sue
parole.
Non esisteva creatura celeste più amata dal Signore di
Altair, a eccezione di…lui,
Lucifero. La stella del mattino.
Altair
non provava gelosia nei suoi confronti, al contrario. Sapeva che Dio lo
amava,
e gli era sufficiente. Ma non poteva sopportare lo sguardo adorante di
Malik
quando si posava su Lucifero.
Lucifero
era bellissimo, amato, ascoltato, ma gli mancava il carisma che aveva
Altair.
Sarebbe bastata una parola, al serafino, per sconvolgere le schiere
celesti. Ma
il suo infinito amore per Dio non glielo permetteva.
Malik
passava sempre più tempo con Lucifero e questo, Altair, non
poteva sopportarlo.
Bruciava di insoddisfazione, e il Signore lo sapeva. Lo sapeva e gliene
parlava, gli chiedeva di liberare il proprio animo da simili
sentimenti, di
contemplare invece la Terra, con le sue creature vive, e la Sua nuova
creazione: l’uomo.
Gli
angeli erano rimasti sconvolti di quella nuova creatura di Dio, che si
era
evoluta rapidamente dalla scimmia, ed era divenuta sempre
più…simile a loro. Non
solo nell’aspetto, ma anche nei sentimenti,
nell’immaginare Dio, gli uomini
erano straordinariamente simili agli angeli. E molti di loro non
riuscivano a
capacitarsene, non comprendevano.
Altair
era preoccupato, non tanto dalla creazione degli uomini, ma dalla
situazione
che si stava generando in Paradiso. Molti angeli iniziavano a provare
dei dubbi
nei confronti delle decisioni del Signore, e nel momento in cui un
angelo perde
la sicurezza, prova dei dubbi, la sua totale devozione per Dio, suo
creatore,
svanisce. Gli angeli erano stati creati per servire incondizionatamente
il
Signore. Ribelli, non erano più nulla.
Lucifero
era stato il primo ad esprimere i propri dubbi. Lui, il figlio
prediletto dal
Signore, osava provare dei dubbi, osava sollevare delle questioni sul
Suo
operato. Raccoglieva sempre più seguaci, sempre
più angeli che la pensavano
come lui. Malik era tra loro.
Invano,
Altair aveva cercato di fargli cambiare idea. Vani erano stati i baci,
le
parole accorate, i gemiti disperati, per riportarlo sulla retta via.
Malik era
caduto nella rete di Lucifero.
Lo scontro divenne inevitabile, ma inizialmente non coinvolse tutto il Regno di Dio. Furono i due prediletti, i due serafini più amati, a scontrarsi. Altair e Lucifero intrapresero una guerra sotterranea e logorante, a colpi di estenuanti litigi e di gelide occhiate. Lucifero odiava Altair, perché era consapevole del suo immenso potere: una sola parola di Altair avrebbe riportato in riga tutti gli angeli. Altair, dal canto suo, provava odio nei confronti di Lucifero perché gli aveva portato via l’unico che a lui interessasse. Accecato dal suo amore per Malik, dalla paura di perderlo, Altair non si era reso conto della forza che avrebbe potuto esercitare sulle schiere. Voleva solo riportare la pace, senza doversi schierare. Non poteva volgere le spalle a Dio, perché lo amava. Non poteva volgere le spalle a Malik, perché amava anche lui, anche se significava non contrastare Lucifero. Ma, soprattutto, gli umani non valevano di certo una simile guerra; non ne erano degni, erano ancora selvaggi, rozzi eppure … Dio vedeva in loro qualcosa di più, così come Lucifero. Lucifero aveva capito che l’uomo era il peso sulla bilancia che avrebbe fatto vincere uno dei due schieramenti.
Un
giorno, alcuni angeli discesero sulla Terra e presero sembianze umane,
e
apparvero agli uomini, e con essi si accoppiarono. Amarono, vissero tra
gli
uomini, insegnarono loro cose che avrebbero dovuto rimanere segrete.
Rivelarono
agli uomini le parole di Dio.
Altair
rimase sdegnato. Vide piangere molti dei suoi fratelli, vide Michael
farsi
prendere dalla rabbia, e Lucifero ridere soddisfatto. Il seme della
discordia
era stato gettato. Tra quegli angeli dissidenti, c’era anche
Malik. Quando
Lucifero vide il dolore e la delusione negli occhi di Altair, rise
ancora più
forte.
Uriel
e Raphael riportarono in Paradiso gli angeli che erano scesi sulla
Terra per congiungersi
agli uomini, per rimetterli al giudizio del Signore.
La
fiamma divina tremò di indignazione, per
quell’affronto al Proprio volere, e
gli angeli che avevano disubbidito tremarono di paura e di pentimento.
La voce
del Signore si innalzò potente, sovrastando i bisbigli delle
schiere. Lucifero
venne trascinato al cospetto di Dio, e costretto a inginocchiarsi.
“
Che tu sia maledetto, figlio mio, per aver tradito il Padre tuo e i
tuoi
fratelli. Eri la mia stella, Lucifero, la mia luce. Non voglio
più vederti, la
tua luce non sfiorerà mai più i nostri occhi
delusi. Sarai sprofondato negli
abissi, quello sarà il tuo nuovo regno! “
La
pesante condanna si abbatté sull’angelo, pieno di
sdegno e superbia, il
bellissimo serafino che aveva condotto la rivolta, il favorito del
Signore.
Altair
si sentì trionfante per aver perduto il suo unico avversario.
“
Gli angeli che hanno seguito Lucifero nelle sue scelleratezze, lo
seguiranno
anche nella caduta! Siete tutti condannati
all’eternità negli anfratti della
Terra!”
Il
sorriso morì immediatamente sulle labbra del serafino. Lo
sguardo passò in meno
di un battito di ciglia dalla soddisfazione alla disperazione
più cupa.
-
No, mio Signore! Ti prego, non farlo! È tutta colpa di
Lucifero, è lui che li
ha deviati! Dai loro una nuova possibilità, Padre, mostra
loro la tua pietà, il
tuo perdono. Non dividere così i tuoi figli! -
Altair
si gettò ai piedi del trono divino, i lunghi capelli
castani, lisci come fili
di seta, che gli cadevano sul volto di porcellana, lungo la schiena,
sfiorando
il suolo.
“
Sono traditori come Lucifero. E come lui affronteranno la mia ira!
Gabriel,
Michael, sprofondateli!”
-
Malik! -
Le
grida del serafino non servirono a nulla. La bionda chioma del
cherubino, i
suoi splendenti occhi verdi e il volto delicato, svanirono dal suo
sguardo
rapidamente. Non avrebbe mai più sospirato contro quelle
labbra rosee che
avevano esplorato il suo corpo con devozione e amore. Non avrebbe mai
più udito
la sua voce accarezzarlo e strappargli brividi lungo la schiena. Non
avrebbe
mai più giaciuto tra le sue braccia, premuto sotto il suo
corpo, non lo avrebbe
mai più sentito dentro e intorno a sé.
Poteva
esistere qualcosa di peggiore?
Pianse
lacrime amare, raccolto su se stesso, attorniato dai serafini che
invano
cercavano di consolarlo.
“
Figlio mio, mi hai deluso.”
La
voce di Dio lo raggiunse e lo spaventò. Mai aveva udito da
Lui simili parole.
“
Ti sei lasciato accecare da passioni terrene, e non sei stato capace di
prendere una posizione. La tua neutralità ha permesso che si
scatenasse una
simile guerra, la tua indifferenza ha condotto lontano dal Paradiso
molti tuoi
fratelli, che avresti potuto facilmente convincere a lasciare le truppe
di
Lucifero.”
Altair
si raddrizzò, seppur con lo sguardo ferito.
-
Padre, volevo solo la pace. -
Sussurrò,
la voce rotta dal dolore, mentre gli altri angeli rimanevano in
silenzio a
osservarlo, preoccupati per lui.
“
No, Altair. Tu volevi solo liberarti di Lucifero per avere Malik tutto
per te.”
Dio
aveva ragione, ovviamente, ma il serafino non era disposto a credere a
quelle
parole.
-
Non è vero! Padre, credi davvero che quelle creature, quegli
… uomini, valgano
tutti questi sacrifici, queste guerre? Valgono davvero il sacrificio
dei tuoi
stessi figli?!? -
Le
schiere sentirono il suolo tremare, e l’ira del Padre
innalzarsi.
“
Anche loro sono figli miei, come te, come Lucifero!”
Altair
non tremò, si erse anzi, nel pieno della propria bellezza, e
del proprio
coraggio.
-
Sono bestie! Non sono migliori delle scimmie dalle quali discendono.
Sono vili,
assassini, ladri e traditori! Si uccidono tra loro, e vuoi farmi
credere che
meritino tutto questo?!? -
Dal
trono giunse il silenzio. La quiete prima della tempesta.
“
Uriel, strappa le ali di Altair.”
Ci
fu un attimo di silenzio, di calma, prima che scoppiasse il dissenso
degli
angeli, la paura di Altair, l’incomprensione di Uriel.
--
Padre, non … non posso. Altair è mio fratello. --
“
Se non lo fai, ti scaraventerò insieme a lui sulla
terra!”
Il
Paradiso intero tremò, e Uriel, spaventato, si
avvicinò al serafino, con le
lacrime agli occhi.
--
Perdonami, fratello. --
Sussurrò,
piangendo mentre gli strappava le ali.
Il
dolore che provò Uriel in quel momento, fu nulla in
confronto a quello che
inflisse ad Altair, che serrava le labbra per non urlare.
“
La tua punizione sarà di restare per sempre sulla terra.
Senza ali per tornare
dai tuoi fratelli, incatenato alla Terra e agli uomini, privo dei tuoi
sentimenti, del tuo cuore! Ti condanno a vagare tra gli uomini
finché uno di
loro non riaccenderà in te l’amore che hai provato
in Paradiso. Sarai privato
del tuo aspetto da angelo, sarai un reietto, ispirerai terrore agli
uomini!
Nessuno ti amerà mai, Altair. Questa è la tua
punizione per aver mancato nei
tuoi doveri di serafino!”
Si
rialzò, a fatica, sostenendo il peso delle catene, fini e
indistruttibili, che
gli marchiavano a fuoco la pelle, trascinandosi fino a uno specchio
d’acqua lì
vicino.
L’orrore
di vedere il proprio riflesso fu enorme. La pelle era divenuta quasi
trasparente, tanto era chiara, gli occhi erano cerchiati da segni neri,
e le
labbra, esangui, si aprivano su…
Urlò,
quando vide quei canini lunghi e appuntiti, come quelli di un felino.
Le mani
erano sporche di sangue e terra, le unghie nere, le labbra del medesimo
colore.
Sul suo corpo, privato delle ali, le catene avevano già
prodotto orribili
bruciature spiraliformi. Non era più un angelo, era un mostro
Un
mostro condannato a vagare sulla terra per sempre. Paradiso e Inferno
gli erano
interdetti. Non poteva avere l’amore di Dio, né
l’amore di Malik, o dei suoi
simili. Dannato, tra quelle creature che detestava, che lo
disgustavano.
Avrebbe
fatto pagare a Dio quell’ingiusta punizione. Lo avrebbe
privato dell’amore
delle sue creature predilette, delle loro anime.
Si sarebbe rivalso di quelle creature
orribili almeno quanto lui, finché Dio non
l’avesse perdonato.
Ma
con questi pensieri, la sua natura angelica era definitivamente morta.
Era divenuto
il demonio che aveva visto negli occhi di Lucifero. Un demonio sulla
terra.
L’angelo caduto aveva perduto, nella caduta, anima e cuore.