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Autore: lamialadradilibri    22/06/2013    7 recensioni
Primo: io andrò in C.
È la classe più disastrata dell’intera scuola.
È terribile.
Lì è pieno di ragazzi e ... Sì, sono fighi in modo assurdo, ma fanno paura.
Secondo – perché non è finita così.
Dovrò aiutare uno di loro in latino, greco, matematica e storia.
Lui è Andrea. Lo conosco già – di “fama”.
E già lo odio.
(...)
Non so qual è la punizione peggiore.
Per lei è la mia anche se – parole sue! – “Andrea è figo”.
Poi però aggiunge una cosa che mi fa turbare. — Però c’è chi dice che non è esattamente normale ...
Le chiedo più spiegazioni, che non mi sa fornire.
Ottimo!
(...)
CRAC!
Sbarro gli occhi, portandomi una mano alle labbra per soffocare l’urlo, che resta imprigionato tra i miei denti.
O
Mio
Dio
Sara ha tirato un destro dall’aria molto potente – troppo potente – in piena mandibola a Amelia, che ha lasciato cadere la testa di lato, senza più muoverla.
Il cuore mi batte a mille.
No, no!
(...)
“Milady, ce la farò da sola.”
“Non ne dubito. Ma dubito che lei (...) sopravvivrà.”
“Non sono un’assassina.”
(...)
Serro i pugni
Deluso.
Amareggiato.
Solo.
Rinchiuso in una prigione
Odio
Amore
Come posso provarli entrambi?
*
L'amore cambia le persone, la vita cambia le persone
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Guerra e Pace.
“Dentro noi... Dentro noi... Non c’è buio senza luce...”  - Fabri Fibra.
1.
È il primo giorno di scuola, oggi. Ed io andrò lì, fingerò sorrisi e d’essere felice. La verità è una ed una resterà sempre: odio la scuola. L’essere lì, seduta ad un banco, obbligata a stare vicino a qualcuno che magari odio, dopo un’estate da urlo, è orribile.
Solo la mia amica Nella lo sa. Lei è una ragazza di cui mi fido cecamente. Sa ogni cosa di me: dal mio primo bacio – un bacio infelice, dato per obbligo ad un gioco, ad un ragazzo che non mi piaceva – alla prima volta che mi sono ubriacata – in prima superiore, con un ragazzo più grande di me. Lui voleva farlo, ma quella fu una sbronza “triste”, così passò la notte a consolarmi, mentre frignavo perché lo scotch era finito.
In bagno mi do un’occhiata veloce. Sono alta, bionda e magra. Beh, sì, se non fosse per i miei fianchi un po’ troppo larghetti e le caviglie non esattamente fine, sarei anche bellissima.
Ovviamente mi vado bene così. Ora, a sedici anni, dopo svariate crisi di pianto perché “quel figo non mi caga!”, avevo aperto gli occhi: ognuno andava bene così com’era, con pregi e difetti, paure e difficoltà, perché era la sua storia ad averlo reso tale.
Non mi sono truccata per oggi. Gli altri anni lo facevo, ma ora non più: perché mai farlo? È una fottuta maschera, per nascondersi appunto, che di sera però dovrai togliere, e i difetti saranno lì, a farsi vedere più che mai. E sarai sola ad affrontarli.
Io non voglio essere sola. Così condivido ciò che sono col mondo, anche se non è sempre facile.
Esco di casa che sono le 7.40. Per puro culo, vivo accanto al mio liceo. Assolutamente non l’ho scelto per questo motivo: fin da piccola volevo frequentare il classico, non l’ho fatto sicuramente per comodità – anche perché andare al classico non è ‘comodo’. Andare al classico è una battaglia.
Il mio cellulare squilla. Different, di Robbie Williams, colora la stanza di note magiche. Quasi quasi, lascerei finire la suoneria, ma mi obbligo a rispondere. È Nella.
— Ehi, bellissima! Com’è?
La sua voce è ancora assonnata. Arriverà sicuramente tardi a scuola, oggi. Accidenti, non è che ora mi costringerà ad aspettarla fuori per “condividere ogni cosa, anche le brutte!”.
E la cosa brutta in questo caso è: un giretto dalla preside il primo giorno, tanto per salutare...
Sbuffo. — Dimmi che sei sotto scuola — le dico. Questa è una supplica quasi.
— ... No.
Okay.
Devo star calma.
Sssh.
Non fare né dire cose che non vuoi.
— Dove sei Nel? — mormoro.
— Non odiarmi Cate ... Sono a casa! — esclama in velocità. Perché? Pensa che così non capisca che siamo nella merda?
— Nel, io oggi entro. Scusa. È il primo giorno!
— Ma... E la storia di “condividere tutto”?
Mi sento in colpa per ciò che le ho detto. È vero, noi condividiamo ogni cosa. Quando sono stata male lei c’era.
Ci sarò anch’io, per l’ennesima volta, allora. Con lei, assieme.
— Okay, vieni a casa mia. Tanto la preside sa.
La sento ridere, ed è così coinvolgente, che rido anch’io.
In ogni caso la preside è davvero abituata. Dal primo anno arriviamo tardi il primo giorno.
Spero solo che quest’anno non s’arrabbi troppo, perché l’ultima volta, esattamente un anno fa, non era esattamente contenta di vederci.
 
 
*
 
 
— Non è possibile.
Ecco ciò che esclama la preside non appena ci vede entrare nel suo ufficio. È come al solito ben vestita, e la sua espressione è severa ma dolce, nello stesso tempo. È una madre che vuole il tuo bene, non intralciarti.
— Salve pres!
Ecco, ci sono momenti nei quali adoro la mia migliore amica – ad esempio quando sa che sto male, ed arriva a casa mia con sigarette e birra – ed altri che la odio tremendamente.
Un esempio?
Ora!
Come cazzo le è venuto in mente d’iniziare già così male?
Stringo le mani a pugno, e quando la preside c’invita a sederci, sto già male. Di solito ci faceva star in piedi, perché la sua ramanzina era veloce.
Ma quest’anno no. Merda!
Nella sicuramente non la vede nel mio stesso modo perché si siede e, tranquillamente, inizia a parlare senza dare del lei alla preside, e chiamandola col suo nome.
— Marta, com’è andata l’estate?
Per me è stata da sogno.
Ora tutto è un incubo.
Mi siedo anch’io, raggiungendole.
“Marta” si rivolge a me, ignorando Nella. — Ditemi una cosa. Perché?
Non ci fa parlare, e prende a ipotizzare da sé. — Forse è una specie di protesta pacifica? Ogni anno qui, dio! Perché? È forse per mettervi in mostra? Vi assicuro che c’è modo e modo...  E poi andiamo, siete le più brave del vostro anno, perché rovinarvi così?
La guardo esitando.
Non le dirò mai la verità e Nella, che lo sa, è tranquilla.
Sa che affonderà – metaforicamente, ovvio – ma non sarà sola.
— Ci scusi — sussurro infine.
Non c’è altro che possa dire.
Abbasso la cresta insomma.
La preside guarda Nella che ora, seria – deve aver capito cos’ha combinato – mormora imbarazzata: — Preside è colpa mia. Sono arrivata tardi e l’ho costretta... Mi scusi e, se deve punire qualcuno ... Scelga me ...
— Ma dài Nel. Non fare la moralista è anche colpa mia... — Ah, davvero? Non è esattamente così ... ma l’adoro troppo e vederla così mal messa mi fa incazzare con la preside.
La guardo, cercando un qualche segno di resa.
Ma niente: ci osserva un secondo e poco dopo fa: — Bene. Bella scenetta davvero. Ma ognuna di voi avrà una punizione diversa e, quest’anno, sarete in sezioni separate. Da domani.
Poi, come un’ultima frecciatina, commenta: — Spiegatelo pure ai vostri genitori. Dite loro perché. Se vogliono parlare sono qui.
Puttana.
 
 
*
 
 
In separata sede la preside ci ha detto le nostre punizioni.
Primo: io andrò in C.
È la classe più disastrata dell’intera scuola.
È terribile.
Lì è pieno di ragazzi e ... Sì, sono fighi in modo assurdo, ma fanno paura.
Secondo – perché non è finita così.
Dovrò aiutare uno di loro in latino, greco, matematica e storia.
Lui è Andrea. Lo conosco già – di “fama”.
E già lo odio.
Complimenti a quella befana.
È riuscita a rovinarmi.
 
 
*
 
 
Subito dopo l’incontro separato sono uscita da scuola. ‘Fanculo mondo. Inutile dire che Nella è venuta con me.
Ha subito iniziato a urlare ciò che dovrà fare.
Resterà nella nostra sezione – quella dove c’è gente più stupida, alla fine.
E dovrà aiutare chi ha 4 e 5! Metà classe!
Non so qual è la punizione peggiore.
Per lei è la mia anche se – parole sue! – “Andrea è figo”.
Poi però aggiunge una cosa che mi fa turbare. — Però c’è chi dice che non è esattamente normale ...
Le chiedo più spiegazioni, che non mi sa fornire.
Ottimo!
Poteva stare zitta no?
Corro a casa. Non dico nulla ai miei.
Non ci sono comunque.
Voglio dormire.
No, non è vero: voglio morire.

Rieccomi con l'ennesima storia che m'ispira un botto :3 perciò aggiornerò in modo quasi assurdo ;)
Che ne dite voi? Spero v'ispiri ... :D
A preso!
  
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