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Autore: Louisseyes    23/06/2013    6 recensioni
“Vedo che non sono l’unica ad essere triste, qui!”- esclama una ragazza in inglese avvicinandosi a me.
Dopo poco una risata arriva ovattata alle mie orecchie, proviene dall’interno.
è una risata inconfondibile, la sua.
Potrei benissimo confonderla per un angelo, dal suono della sua risata.
Abbasso lo sguardo di scatto serrando le palpebre per proibire alle lacrime di scendere.
“La ami?”- mi chiede quella ragazza
“Più di quanto credessi.”- sussurro ma so che mi ha sentito....
“....Se potessi ora sarei dentro senza fregarmene di nulla!”-
“Perché? Non puoi?”-
“Senti ma tu i fatti tuoi no?”-
“......Sai, amare è la cosa più bella e più difficile e complicata che l’uomo possa fare.
E’ l’unico sentimento capace di farti andare in pappa il cervello, capace di farti impazzire positivamente. E’ una sensazione indescrivibile, che impari a conoscere solo se la provi davvero, solo se ci sei dentro veramente.
Cioè, dico. Tu sei Harry Styles, non credo ti faccia mettere i piedi in testa da un sentimento così semplice e complicato allo stesso tempo.”-
“Mai come in questo momento vorrei non essere quello che sono.”-
“Davvero rinunceresti al tuo sogno per lei?”-
“Ora come ora, il mio sogno più grande è lei.”-
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*sinascondedietrounpilastro*
Scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi,
scusatemi.....ed altre mille volte SCUSATEMI.

Siete autorizzati dalla sottoscritta a lanciarmi tutte le parolacce possibili sulla faccia della terra.
Me le merito tutte.
Non ho scusanti e non merito affatto di essere perdonata ma vi dico davvero che l'ispirazione mi ha praticamente lasciato a piedi.
In questi mesi non ho fatto altro che pensare a come continuare questa storia.

Perchè, si, quello che avevo in mente quando ho iniziato a scriverla iniziava a sembrarmi un po' banale.
Mi sono messa nei panni del lettore e ho capito che se averi letto la storia che avevo in mente mi sarei annoiata a morte e avrei immediatamente cambiato ff.
Perciò ho cominciato a pensare di nuovo a tutto rendendola il meno banale possibile.
Ed eccomi qua.  

Ho deciso di cambiare il ruolo del personaggio della mamma.
Prima era un antagonista, ora, con la lettera, è diventato un personaggio buono e caratterizzante della storia.
Per quanto riguarda la relazione tra Harry e Pula continuerò su quello che avevo in mente.
Anche se sarà molto ardua la cosa.

Insomma ho deciso di dedicarmi di più  a questa storia e metterci tutto l'impegno possibile per portarla a termine nel migliore dei modi.
Poi ho deciso di mettere l'angolo autrice all'inizio in modo tale da farvi rimanere un po' con il fiato sospeso verso la fine.
Certo non è uno di quei capitoli bchbdbg ma è molto importante per la storia.
Da un po' una svolta a tutto, dai.

Ringrazio le persone che recensirono l'ultimo capitolo che pubblicai.
Grazie a chi ha tra le preferite/ricordate/seguite la mia storia...

Spero mi perdoniate per tutto il tempo che vi ho fatto aspettare.
Eh... niente.
Il prossimo capitolo lo sto scrivendo e credo lo pubblicherò durante questa settimana.
Ma, come al solito, non prometto nulla.


Ora vado... Vi lascio al capitolo!

Grazie in anticipo per aver letto.
Mi farebbe molto piacere se lasciaste una recensione anche per prendermi a parole, come ho detto prima! LOL
Ok, mi dileguo!

hllzn4ever


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Io già l'ho perdonata, papà!
Capitolo 19



“Pula!”- sento qualcuno chiamarmi interrompendo il mio sonno.
“Pula?”- quella voce ritenta questa volta scuotendomi.
Grugnisco lievemente muovendomi infastidita.

“Pula, svegliati!”- socchiudo gli occhi trovandomi il viso di Niall davanti.
La luce mattutina del sole mi fa chiudere di nuovo gli occhi infastidendomi.
Mi porto le mani chiuse a pugno agli occhi strofinandoli ripetutamente.

“Buongiono Niall!”- biascico con la voce impastata dal sonno, eppure ieri sono andata a letto molto prima delle altre volte.

“Buongiorno, alzati che stamattina hai il turno in reception.”- afferma.
"E poi oggi pomeriggio arriva Luna e dobbiamo andare a prenderla..."- continua entusiasta scuotendomi per il fianco.
Sorrido immaginando la sua faccia da bambino in questo momento.

“Oh, giusto me ne ero dimenticata!”- esclamo spalancando gli occhi e sedendomi sul letto per poi stiracchiarmi leggermente.
“Te ne eri dimenticata? Ma se ti sto assillando da quando sei qua?”- mi chiede divertito.
Già, me lo sto chiedendo anche io.

E’ una settimana che alloggio nella suite dei ragazzi, ho praticamente preso possesso della camera di Niall, Zayn ed Harry, obbligando Zayn a dormire in un'altra camera ed Harry nel lettino di Niall.
Dopo tutto ciò che è successo non potevo permettergli di dormire con me.
Nonostante le sue continue e inutili proteste sono riuscita ad evitarlo anche la sera.
Mi chiudevo in camera subito dopo cena con Niall o qualcuno dei ragazzi e mi distraevo per poi addormentarmi mentre lui veniva a coricarsi molto più tardi.
La stessa cosa la mattina.
Si alzava molto prima di me facendomi sospirare di sollievo ogni volta che aprivo gli occhi.
Anche in questo momento il suo letto è vuoto facendomi intendere che fosse già fuori.

“Lo so, scusa Niall. Ma sai, ultimamente ho tanti problemi per la testa!”- faccio una smorfia pensando a ciò che mi sta accadendo.
Se farei il resoconto di tutto ciò che mi passa per la testa ad uno sconosciuto mi prenderebbe sicuramente per pazza.
“Oh, scusami tu, Pula! Non volevo.”- afferma allarmato.
Non mi da nemmeno il tempo di ribattere che mi abbraccia di scatto, stupendomi.

“Ma dai Niall, non è nulla! Sono solo un po’ stanca!”- esclamo tranquillizzandolo mentre gli accarezzo la schiena appoggiando il mento sulla sua spalla.
“Scusa se ti ho assillato in questi giorni.”- afferma.
“Non dire sciocchezze!”- gli do uno scappellotto sulla nuca. – Lo sai che ho sempre desiderato un Horan’s hug?”- gli chiedo cambiando discorso.
Lui scoppia a ridere facendo vibrare il suo petto, la mia bocca si spalanca in un sorriso strabiliante.
La sua risata è un qualcosa di unico.

“E anche sentire la tua risata è sempre stata un mio sogno!”- esclamo allontanandomi per guardarlo.
Ha il viso completamente rilassato in un dolce sorriso lasciando vedere chiaramente i suoi denti incastrati in un apparecchio trasparente, i suoi occhi sono divertiti e velati di una luce di impazienza, come se non vedesse l’ora di fare qualcosa.

“Non dire sciocchezze!”- esclama imitandomi per le mie parole di poco fa dandomi una cuscinata.
Scoppio a ridere per la sua pessima, ma allo stesso tempo esilarante, imitazione.

“Lo sai che sei il mio idolo proprio per questo?”- gli chiedo guardandolo sorridente.
Lui mi guarda confuso.
“Sei il mio idolo perché sei un cretino biondo, irlandese e sexy!”- esclamo ammiccandogli fintamente, lui ridacchia arrossendo.
Che tenero!

“Ehi, io ho una ragazza che sta per arrivare per trasferirsi insieme a me a Londra. Non provocarmi!”- esclama guardandomi e portandosi due dita agli occhi, come a tenermi d’occhio.
Di colpo si alza aggiustandosi i pantaloni e la T-shirt bianca, con un cuore rosso sul lato destro del petto, per poi uscire dalla stanza ancheggiando come un incrocio tra un gay e un marciatore in gara alle olimpiadi.
Scoppio a ridere alzandomi seguendolo fuori dalla camera, arrivo in cucina sotto l’occhio sbalordito degli altri tenendomi la pancia.

“Oddio, tu sei un mito Niall!”- esclamo continuando a ridere, ho quasi le lacrime agli occhi.
Papà, Emma e i ragazzi mi guardano divertiti.
“Ok, ma ora calmati.”- afferma papà cercando di farmi calmare.
Prendo un profondo respiro sedendomi di fronte a Louis e Zayn, che mi guardano con sguardi tra il confuso e il divertito.

“Ma tu lo hai visto come stava camminando?”- chiedo a papà retoricamente per poi scoppiare di nuovo a ridere.
“Ragazzi state attenti quando fate certe cose, sta rischiando il soffocamento.”- afferma Liam a capotavola guardando gli altri divertito.
“Credo sia psicologicamente impossibile!”- esclama El guardandomi sorridente. Le sorrido anche io calmandomi e asciugandomi le lacrime che mi offuscano gli occhi.
Faccio un sospiro di sollievo per poi guardare tutti.

“Ragazzi per favore non cambiate mai! Mi piace quando fate i cretini e lasciate da parte i problemi.”- dico loro.
Mi sorridono
“E perché mai dovremmo cambiare, Kevin!”- esclama Louis con quella sua voce facendomi scoppiare di nuovo a ridere.

“Oddio Louis, di nuovo. Perché non ti stai mai zitto?”- gli chiede retoricamente Emma.
“Ma come cavolo ridi?”- mi chiede Zayn guardandomi divertito.
“Sembri Niall quando è ubriaco, non la smette mai di ridere.”- afferma Louis facendo scoppiare a ridere Niall. Continuo a ridere senza fermarmi.

“Oddio vi prego, mi fa male la pancia!”- esclamo calmandomi per la terza volta stamattina.
“Ma è vero che Kevin è italiano?”- chiedo a Lou.
“Si, l’ha comprato a Milano…”- risponde Emma.
“Niall se la stava facendo sotto con tutti quei piccioni che ci volavano intorno così ho deciso di prenderne uno per fargli qualche scherzetto.”- Louis la interrompe guardandomi con uno sguardo finto malefico.
Non posso trattenermi e scoppio di nuovo.

“Lou…”- lo richiama Danielle.
“Che c’è? Questa volta non ho fatto nessuna battuta!”- esclama alzando le mani discolpandosi.
Ok, ha ragione, questa volta sono scoppiata a ridere di proposito ma le loro facce sono troppo esilaranti per smascherarmi.
Dopo un po’ di continue risate decido di ricompormi e iniziare a fare colazione. 
Improvvisamente vedo i ragazzi alzarsi.

"Dove andate?"- chiedo loro mentre mordo il mio muffin.
"Facciamo un giro per Napoli, non vogliamo distrurbarvi con l'incontro con il commissario."- afferma Zayn guardandomi facendo spallucce.
Lo guardo confusa per poi voltare lo sguardo verso papà al mio fianco.

“Si, tra poco arriverà il commissario, ha delle novità per noi!- mi dice – E poi hai anche il turno in reception.”- mi ricorda.
Annuisco lievemente.

"Ma comunque non c'è bisogno che usciate, vi non distrubate mai."- affermo guardando i ragazzi.
"Pula è una cosa di famiglia- dice Liam. -Noi non c'entriamo nulla." continua guardandomi.

"E poi volevo fargli vedere il Vomero e il Belvedere visto che manca poco alla partenza per Londra."- afferma Chiara sollevando le spalle e sorridendomi.
Ah già, tra cinque giorni partiremo per Londra.
Mi rabbuio di colpo.
Scuoto la testa cercando di non pensarci per poi alzarmi.

“Ok, allora ci vediamo più tardi in reception!”- esclamo salutandoli uno ad uno con un bacio sulla guancia.

"Papà, io vado a vestirmi!"- esclamo avvisandolo  per poi lasciare la cucina ed entrare in camera.

Afferro l’intimo dalla valigia dietro la porta e vado in bagno con l’intento di farmi una doccia.
Mi spazzolo i capelli facendo in modo che riesca a lavarmeli facilmente.
Tolgo i pantaloncini e la canotta del pigiama e l’intimo per poi immergermi sotto il getto tiepido della doccia.
Inizio ad insaponarmi tutto il corpo mentre penso a ciò che il commissario ha da dirci.

Da una settima la nostra casa è diventata inaccessibile.
E’ stato il luogo di un omicidio e la polizia ha dovuto mettere i sigilli per fare le dovute indagini e per fare in modo che le possibili prove, che certificano in qualche modo il possibile assassino di mia madre, al suo interno non spariscano improvvisamente.
Anche se nonostante avessero rovistato dappertutto non hanno trovato ben molto.
Quasi nulla, perciò mi stupisco del fatto che il commissario abbia qualche novità per noi.
Non vedevo l’ora.
Da quando ho visto ciò che ho visto la mia mente è in piena confusione, ho cercato di pensare a tutto e a niente.
La polizia ci ha fatto migliaia di domande su mia mamma e sui suoi parenti ma la realtà è che io non ho mai conosciuto nessuno della famiglia di mia mamma.
Non ho mai avuto zii, cugini o nonni che appartenessero alla sua famiglia, ed è alquanto strana come cosa.
Infatti io e mia sorella abbiamo cominciato a cercare qualcosa su di loro, ma non abbiamo trovato granchè.

L'unica cosa strana è che nel cimitero, una paio di giorni fa, il giorno del funerale, vidi un uomo completamente vestito di nero, i capelli neri come la pece e il viso ricoperto da della barba molto folta e lunga, segno che non se la faceva da tanto.
Era stata una questione di pochi secondi.
Io ero appoggiata di spalle ad un pilastro, a pochi passi dal punto in cui stavano seppellendo il corpo di mamma.
La confusione era chiara in me e non mi andava di assistere al rito da vicino quindi mi ero messa in disparte.
Mentre cercavo di capirci qualcosa, dal lato opposto in cui mi trovavo io, di fronte a me, vidi la sagoma di quell'uomo sconosciuto che fissava attentamente la bara di mia madre che veniva calata sotto terra.
Nonostante la lontananza riuscì a percepire il suo sguardo, era uno sguardo pieno di sensi di colpa e tristezza.
Dopo qualche secondo si accorse che lo stavo guardando e scomparì dietro una cappellina facendo crescere a dismisura la mia confusione.
Quando fui raggiunta da tutti cercai di non pensarci anche se era molto strano.

Appena chiudo il getto d’acqua sento il campanello della suite suonare, il commissario sarà arrivato.
Mi asciugo il più velocemente possibile e asciugo i capelli lasciandoli al naturale.
Indosso la gonna, la camicia e la giacca della divisa e, dopo aver afferrato il foulard, metto i tacchi neri ed esco dalla camera entrando in cucina mentre mi allaccio il foulard al collo.
Appena entro nella stanza vedo papà, Emma ed un uomo sulla quarantina, il commissario, vestito in borghese, seduti intorno al tavolo che parlottano a bassa voce ma non ci faccio troppo caso perché il commissario subito si accorge di me alzandosi.

“Buongiorno Pula, come stai?”- mi saluta il commissario porgendomi la mano.
“Bene…- ricambio la stretta sorridendo lievemente. –So che ha delle notizie per noi!”- esclamo arrivando dritta al punto.

“Ecco…. Siediti!”- mi incita spostando lievemente la sedia su cui era seduto lui.
Dal suo tono non riesco a decifrare se siano belle notizie o meno, mi volto verso papà ed Emma che hanno un espressione tra il curioso e il confuso, non so davvero cosa pensare.
Mi siedo guardando il commissario in attesa.

“Allora….”- mi guarda senza spiccicare parola.
“Arriviamo subito al punto, per favore!”- esclamo.
Lui annuisce uscendo dalla tasca dei jeans un paio di fogli ripiegati tra di loro.

“Durante le indagini a casa vostra non abbiamo trovato molto se non per le macchie di sangue e una valigia stracolma di vestiti di tua madre. Ma nell’ultimo sopralluogo avuto ieri, in camera tua abbiamo trovato questa.- afferma appoggiando un foglio sul tavolo davanti a me. –E’ una lettera di tua madre, era molto nascosta per questo non l’abbiamo trovata prima.”- conclude anche se so che ha qualcos’altro da dire.

Confusa afferro il foglio di carta con l’intento di leggere il suo contenuto.
Guardo papà che annuisce infondendomi coraggio.
Tiro un respiro profondo e abbasso lo sguardo iniziando a leggere.




“Ciao piccola mia, so benissimo che non ho nessun diritto per chiamarti così ma credo sia arrivato il momento che tu venga a sapere di tutta la verità.
Non sono stata una mamma modello, anzi non lo sono stata per niente.
Ho fatto di tutto per farmi odiare, i rapporti che avevamo erano più che pessimi ma tu e tua sorella dovete sapere delle cose.
Non sono mai stata una che gira molto intorno alle cose quindi arrivo subito al punto.
Ho sempre mentito, tutto quello che facevo o dicevo non era vero.
Non sono mai stata malata, sono sempre stata sana di mente e consapevole delle mie azioni e credimi, non ne vado molto fiera.
Ho fatto delle cose orribili  e vi chiedo scusa.
Non sai quante volte mi sono odiata per avervi reso la vita impossibile, per avervi maltrattato o toccato, per aver distrutto i vostri sogni e per avervi indotto all’esasperazione.
Ma c’è un motivo per cui ho fatto tutto questo, anche contro la mia volontà.
Perché non volevo farlo.
Voglio che tu, Anna e papà sappiate che sono sempre stata contro tutto questo, ho sempre lottato per fare in modo che vi lasciassero in pace ma non ho potuto fare molto.
- qualche lacrima inizia a prendere forma nei miei occhi.-

Mio padre è il più potente boss della malavita napoletana, un camorrista.
Eh già, io sono la figlia di un ricco e potente camorrista e non sai quanto me ne vergogno ancora oggi.
La mia vita è stata sempre orribile ed è colpa sua se ho fatto ciò che ho fatto.
Vent'anni fa io e tuo padre eravamo fidanzati, ma lui non mi amava, lo sapevo.
Sapevo che non era innamorato di me, non quanto lo amavo io e come lo amo ancora adesso.
Sapevo che era innamorato di Emma, la nostra, la sua migliore amica, ma fui costretta a fidanzarmi con lui.
Ero costretta a stare insieme ad un uomo che non mi amava, che amava una donna che non ero io solo per obbedire a mio padre.
Si, un giorno venni a scoprire che tuo padre ed Emma si vedevano di nascosto, che avevano una relazione in segreto.
Il mio cuore andò in frantumi, spezzato in mille pezzi.
Mi sentii vuota e buttata via come se fossi uno fazzoletto di carta usa e getta.
- una lacrima sfugge via dalla presa delle palpebre bagnandomi la guancia ma continuo a leggere.-

Iniziai a capire che non potevo fare altro che accettare la realtà e lasciarlo essere felice con l'amore della sua vita, nonostante facesse un male cane.
Ma quando mio padre venne a sapere delle mie intenzioni mi picchiò a morte, come mai vorresti essere picchiata.
Quello che facevo a te era nulla a quello che mi faceva lui, era un mostro intrappolato nel corpo di un uomo.
Voleva che costringessi tuo padre a sposarmi, anche contro la sua volontà.
Mi minacciò dicendo che se non facevo quello che diceva lo faceva ammazzare senza alcun pudore.
Non ebbi scelta, dovetti obbedirlo.
E l'unico modo era quello di rimanere incinta.
Una volta feci ubriacare tuo padre e quella sera stessa andammo a letto insieme concependo, così, tua sorella.
Raggirai tuo padre facendogli credere di essere una malata cronica di un'intensa depressione quando invece sapevo quello che facevo e ne ero responsabile. 
Appena gli dissi che ero incinta di lui, fu costretto a dirlo ad Emma e si lasciarono.
Non mi disse nulla di loro due, io dalla sua bocca non ho mai sentito una parola a riguardo, ma sapevo tutto.
Sapevo anche quanto stavano soffrendo entrambi ma quella era l'unica soluzione.
Non potevo lasciare che mio padre uccidesse l'uomo che amavo con tutta me stessa, non potevo permettere che la sua vita fosse troncata in quel modo per un suo solo e semplice capriccio.
Si, l'intento di mio padre era quello di avere un erede.
Qualcuno che avesse il suo stesso sangue e che un giorno prendesse le redini di tutto il suo enorme patrimonio.
Ma le sue speranze affondarono quando, da quello che lui credeva fosse un maschio, nacque una bambina meravigliosa: tua sorella.
Io ero la donna più felice di questa terra, avere un figlio era stato da sempre un mio sogno ed Anna fu il regalo più bello che Dio potesse donarmi.
Ma la sua nascita non cambiò per niente la mentalità di mio padre.
Continuava a pretendere un erede e qualche anno dopo riuscii incinta.
Di te.
Se tua sorella era il regalo più bello che Dio potesse farmi tu non eri da meno.
Eravate le mie piccoline, le mie bambine.
Vi ho amate fin dalla nascita, non ho mai voluto farvi del male.
Mi pentivo ogni giorno di più di aver obbedito a quell'uomo.
Mi pentivo ogni volta che vi picchiavo, che vi trattavo male, che vi stavo rovinando la vita, i vostri sogni, i vostri ideali.
Mi odiavo quando vedevo tua sorella mangiare e piangere, piangere e mangiare perchè non sapeva come badare a me e a te che eri piccola.
Mi odiai quando tua sorella finì in ospedale per sovrobbesità, quando fu operata d'urgenza per fermare l'arresto cardiaco che la fece svenire ai miei piedi.
Mi odiai quando feci in modo che arrivassi tardi al provino per entrare al San Carlo e non passasti.
- scattai in avanti leggendo quella frase. Era stata lei la causa di tutto, lo fece apposta. Fu costretta a farlo. Un'altra lacrima mi rigò la guancia mentre una morsa cominciava ad attanargliarmi lo stomaco.- 

Mi odiavo quando ti chiudevi in camera senza parlare con nessuno, quando ti chiudevi in te stessa, quando smettesti di ballare per colpa mia.
Un giorno, di nascosto, venni a vedere una tua esibizione.
Eri stupenda, bravissima, tutto il pubblico era ammaliato dalle tue movenze e dai tuoi sguardi ricchi di passione per la danza, ed io non ero da meno.
Eri perfetta su quel palco.
- altre lacrime mi bagnano il viso.-

Mi odiavo quando dicevo tutte quelle cattiverie sulle uniche persone che ti facevano sorridere solo cantando.

Vedevo quanto erano e sono importanti per te e mi sentivo un mostro a parlare in quel modo nei loro confronti senza nemmeno conoscerli.
Dovevo ringraziarli per averti dato la forza di uscire da quel tuo guscio una volta per sempre, anche se qualche cenno di pessimismo in te c'era ancora.
- nonostante le lacrime sorrisi lievemente.-

Quando, poi, venni a sapere che erano qui, a Napoli, e che li avresti incontrati ero la donna più felice del mondo, anche se non lo davo a vedere.
Tu li amavi e li ami e so quanto ti fanno stare bene.
So che non vedi l'ora di andare via di qui, di liberarti di me e non hai torto.
Per questo ho deciso di andarmene, voglio che tu ti goda gli ultimi giorni a Napoli con i tuoi idoli prima di partire.
Quando tu avrai finito di leggere questa lettera io sarò già in qualche posto, molto lontano da qui.
Ho capito che ormai è il tempo di uscire di scena  e lasciare il posto a chi ne è più adatto.
Con l'arrivo dei tuoi idoli è ritornata anche Emma e papà, credo, ne sia più che felice.
So che si amano e non voglio mettere più i bastoni tra le ruote a nessuno.
Da ora in poi vivrete la via che avete sempre sognato, non quella orribile che vi stavo facendo vivere io.
Voglio che viviate tutti felici: tuo padre con Emma, tua sorella con Marco e tu con l'uomo che ami.
- spalanco gli occhi alle ultime parole, alzo lo sguardo verso papà ed Emma mentre sento il cuore perdere un battito, per poi continuare a leggere.-

Credi che non sappia quanto ami quel ragazzo?
E da come ti guarda lui ricambia pienamente.
Pula non voglio farti anche io la morale..
- sospiro rumorosamente.-

 ... so che molti te l'hanno fatta.

Ma non permettere che la tua felicità si dissolva per dei semplici pensieri pessimisti.
Vi amate e quando c'è l'amore c'è tutto.
Tutto il resto passa in secondo piano.
Non pensare al futuro, pensa che potresti vivere il presente con la persona che ti ama più qualsiasi altra.
Non sprecare un'occasione del genere.
Io non so cosa significhi essere amati da qualcuno..
- le lacrime non la smettono di scendere.-

...nessuno mi ha mai amata, ma credo sia una sensazione bellissima.
Tu hai papà, tua sorella, Chiara, i tuoi idoli... tante persone ti tengono a cuore, ma l'unica persona che desidera vivere per sempre la vita con te è quella persona che ti fa battere il cuore a mille, che ti farà piangere quando litigherete per gelosia o altri motivi da semplici innamorati, che ti farà ridere per le cose più stupide, che ti farà sentire importante, unica, amata.
E non è una cosa da poco.
Essere amati ed amare sono le cose più belle che una parsona può fare.
Ama quel ragazzo, non lasciartelo scappare.
Capita una sola volta nella vita e sarebbe un peccato sprecare un'occasione del genere...
- lancio questo maledetto foglio sul tavolo accasciandomici sopra continuando a piangere.




Non riesco a continuare, le lacrime coprono tutto e mi rendono impossibile continuare a leggere.

Non ci posso credere, non posso credere a tutte quelle parole.
Ho sempre odiato una persona che mi ha amato con tutta se stessa.
Ho sempre odiato una persona che soffriva per salvarci la vita.
Quella persona che ha rovinato la mia infanzia e la mia adolescenza, quella persona che era la causa della quasi morte di mia sorella, quella persona che fece in modo che i miei sogni s'infrangessero facendomi chiudere in me stessa stava combattendo di nascosto con suo padre per permettere che l'unico uomo che aveva sempre amato non venisse ammazzato senza alcuna colpa.

E' tutto così surreale.

I sensi di colpa stanno prendendo vita nel mio stomaco, facendomi stare quasi male.

"Pula!"- papà si avvicina iniziando ad accarezzarmi la schiena per farmi calmare.
Continuo a piangere con la testa appoggiata al tavolo davanti a me.
"P-papà!"- singhiozzo.
Lui mi solleva la testa facendomela voltare verso di lui.
Mi sento un mostro orribile.

"Piccola mia!"- esclama guardandomi, non vedo nulla.
Le lacrime mi offuscano la vista.
Mi attira di scatto a se avvolgendomi le spalle, tenendomi stretta al suo petto.
Avvolgo la sua maglia in un pugno come a tenerlo stretto a me.

"St-tavo odiando una p-persona che c-ci ha salvato la vita, papà!"- esclamo singhiozzando.
"Lo so piccola, lo so!"- esclama papà.
Alzo lo sguardo stranita.
A stento vedo una lacrima solcare la sua guancia.
Mi asciugo gli occhi con le mani per vedere meglio e lo vedo con gli occhi lucidi.

"Lei ti amava papà. Ha fatto tutto quello per salvarti, per salvarci!"- esclamo con la voce tremate.
"Si..."- abbassa il capo non sapendo che dire.
"Se solo lo avessimo saputo prima!"- ritorno con la testa appoggiata sul suo petto continuando  a stringere la sua maglia.

"Dobbiamo perdonarla piccola mia. Ormai non possiamo più ritornare indietro..."- afferma.
"Io già l'ho perdonata papà!- rialzo lo sguardo. - E non  sai come mi sento in questo momento."- continuo.

"Ti capisco, invece. Non è una bellissima sensazione, ma dobbiamo andare avanti, dobbiamo continuare a vivere la nostra vita. Ce lo ha chiesto lei. La nostra vita da oggi in poi cambierà in tutto. Nonostante non abbiamo nessun ricordo positivo di lei dobbiamo ricordare il motivo per cui faceva quel che faceva. Non dobbiamo dimenticarla..."- mi dice guardandomi.

"Glielo dobbiamo, papà!"- esclamo interrompendolo.
"Esatto!"- esclama continuando ad accarezzarmi la testa.

"Commissario... -dice Emma sottovoce rivolgendosi all'uomo con il capo chino al mio fianco, ma riusciamo a sentirla lo stesso.
Alzo la testa dal petto di papà cercando di ricompormi mentre i singhiozzi cessano.
Il commissario alza lo sguardo guardandola. -Qui c'è scritto che ha lasciato loro dei beni in eredità..."- afferma Emma stranita leggendo la lettera tra le sue mani.
La parte finale credo, quella che stavo per leggere prima d'interropermi.
Il mio sguardo si  fa confuso di botto.
Guardo papà ma è più confuso di me.

"Si- la interrompe l'uomo. -Questa è un'altra delle cose che abbiamo scoperto! Tua madre- mi indica. - Ha lasciato l'incarico ad un notaio di farvi sapere dell'esistenza dei beni di sua proprietà e che ad una sua eventuale morte sarebbero diventati di vostra proprietà!"- continua, ma la confusione regna ancora in me.

"Pula tua madre era figlia di un ricco camorrista, si potrebbe dire che quasi mezza Napoli fosse di sua proprietà."- afferma guardandomi.
Lo incito con lo sguardo a continuare.

"Venticinque milioni di euro depositati in banca a vostro nome- afferma riferendosi a me, mia sorella e papà.  -...una villa sulla costiera sorrentina di 300 mq, uno yacht attraccato nel porto di Capri, e il famoso Hotel Romeo al porto."- esclama.
Io, Emma e papà spalanchiamo la bocca stupiti.

"Cosa?"- chiede papà come se non avesse capito.

"L'Hotel Romeo? Ma quello non è proprietà di un americano?"- chiedo stranita.
"In teoria si. - mi guarda sorridendo. - Abbiamo fatto delle ricerche e a quanto pare un nipote di tuo nonno, nato in america, lo fece costruire qualche anno fa. Poi, quello che dovrebbe essere tuo cugino di secondo grado, lasciò perdere i comandi interessandosi a qualcos'altro e tua madre, colta dall'occasione prese le redini dell'edificio facendolo diventare di sua proprietà. Ma questo è accaduto un paio di mesi fa, è recente la cosa..."- afferma.
Annuisco capendo qualcosa.

Quell'hotel faceva concorrenza all'Hotel Excelsior, dove lavoro io, e in hotel avevo sentito delle voci sulla perdita di clienti che stava affrontando.
Ora si spiega anche l'entusiasmo del direttore amministrativo dell'albergo.

"Cazzo...- afferma di colpo papà.
Mi volto verso di lui stranita, non ha mai parlato in questo modo. - Eravamo e siamo ricchi sfondati e non lo sapevamo!"- continua guardando Emma con un sorriso a 32 denti stampato in faccia.
Corre verso di lei, abbracciandola stretta per poi sollevarla in alto e facendola volteggiare.

Mi ritrovo a ridacchiare vedendolo così euforico.

"Pula, piccola mia!- esclama dopo aver dato un bacio alla rossa di fronte a me e averla messa a terra. - Ti rendi conto di cosa sta accadendo?- mi chiede avvicinandosi e guardandomi negli occhi. - Noi che non avevamo nulla, che a malapena arrivavamo a fine mese, che lavoravamo duro senza mai essere ricambiati a dovere, che ci accontentavamo anche se non era quello che volevamo adesso siamo completamente l'opposto. Abbiamo e stiamo realizzando i nostri sogni, oltre ad aver conosciuto la band più famosa del momento ed essere diventato un loro dipendente, oltre ad avere un conto in banca miliardario e una famiglia stupenda abbiamo sconfitto tutto ciò che ci ostacolava. La fortuna sta girando dalla nostra parte in questo momento ed io non ci posso ancora credere.- afferma facendomi venire gli occhi lucidi, diciamo che non tutti gli ostacoli sono superati. Abbasso lo sguardo di colpo. -Cioè io...- sospira bloccandosi. -.. cazzo...- di nuovo, alzo lo sguardo e o trovo con le mani nei capelli mentre si tira le punte. -... io ho sempre desiderato possedere uno yacht e una villa a Sorrento tutta per me!"- esclama alzando di poco la voce.
Io ed Emma ci guardiamo per poi ridacchiare, sembra me quando scleravo davanti al computer per i ragazzi.

E' felice.

Finalmente è felice.
Non l'ho mai visto così.
I suoi occhi brillano di una luce sconosciuta, riesco a leggere in loro tutta la felicità che sta provando in questo momento.
Non ci sono pensieri negativi in lui.
Solo e soltanto ottimismo e felicità.
E' una visione stupenda.
Aspettavo questo momento da tanto tempo.
Vedere papà felice era uno dei miei più grandi sogni, ed ora sento il cuore in gola.
Vedere quegli occhi, che fino a qualche mese prima erano sofferenti, stanchi, tristi, arrabbiati, affamati di sogni realizzabili e felicità, ora colmi di felicità, gioia, orgoglio, amore, positività e chi più ne ha più ne metta.

Se prima piangevo perchè soffriva a stare con una donna che non amava, che odiava anche se non se lo meritava, ora piango perchè finalmente lo vedo felice e soddisfatto.
Una lacrima mi solca di nuovo il viso, ma questa volta non è per rabbia, non è per tristezza, non è per un amore non corrisposto, non è per i sensi di colpa.
Questa volta piango perchè sono felice, soddisfatta, orgogliosa di mio padre, di mia madre, e di tutto e tutti quelli che hanno contribuito a rendere mio padre l'uomo più felice su questa terra.
Il primo dei sei uomini che amo più di tutta me stessa.

Sono così felice che non m'importa più di nulla, neanche di me stessa.
Sarei capace di provare la sofferenza più grande del mondo per vederlo sorridere in questo modo.
Se soffrire significa vedere l'uomo della mia vita felice allora ne vale davvero la pena.

"Oh, papà!"- mi alzo di scatto dalla sedia e mi butto tra le sue braccia, abbracciandolo stretto a me.
Lui ricambia con piacere accarezzandomi la schiena mentre le lacrime continuano a scorrere bagnandogli tutta la spalla.

"Amore mio..- sussurra portandomi il capo all'altezza del suo per guardarmi bene negli occhi. -... non piangere! E' inutile piangere ora, dobbiamo ridere invece!"- esclama ridendo.
Gli sorrido mentre mi asciugo una guancia.

"Sei felice, papà?"- gli chiedo dopo qualche secondo.
Lui mi guarda e mi sorride, un sorriso stupendo.

"Si...- annuisce sussurrando. - SI!"- ripete a voce un po' più alta.
Gli sorrido contenta.

"E tu?"- mi chiede cogliendomi di sorpresa.
Il mio sorriso si spegne di botto perdendo di credibilità.
Lui s'irrigidisce vedendo il mio sguardo smarrito, in cerca di una risposta che non sia la verità.
Non posso dirgli la verità, non posso dirgli che non sono felice, che non lo sono completamente.
Io non ho mai provato una sensazione simile ma ho sempre creduto che quando sei felice ti senti completa, piena, come se fossi sazia.

Beh, io non lo sono.
Mi sento vuota, come se dentro me avessi un'enorme caverna dove se urli l'eco termina dopo dieci minuti, come se mi mancasse qualcosa, un qualcosa che non potrò mai avere, che non riuscirà mai a colmare quel vuoto.
Almeno credo.

Gli occhi pizzicano di nuovo, ma questa volta serro le palpebre.
Le riapro dopo qualche secondo e annuisco lievemente.

"Si!"- sussurro sorridendogli.
Ma un sorriso diverso da quello precedente, uno di quei sorrisi in qui non si vedono per nulla i denti, formato solo e soltanto da una falsa incurvatura verso l'alto delle labbra.
Lui corruccia le sopracciglia.
Non mi crede, lo so.

Sa che non sono felice, che non ho tutto ciò di cui ho bisogno per esserlo davvero.
Ma non posso farci nulla.
Non voglio distruggere tutti quei pensieri positivi, tutta quella felicità per colpa mia.
Non ce la farei a sopportare di nuovo quello sguardo.
Ma so che prima o poi dovrò riaffrontarlo.
Prima o poi dovrà sapere della decisione che ho preso qualche giorno fa.
Gli farà del male, ma dovrà saperlo.
Non posso non dirglielo.



   
 
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