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Autore: Ely_fly    23/06/2013    4 recensioni
Dunque, salve a tutti :)
Sono tornata, stavolta con una song-fic ambientata al liceo.
Garfield e Rachel fanno parte del club di canto e il ragazzo cerca di sfruttare l'occasione per esprimere i suoi sentimenti, con una canzone, appunto. Anzi, più di una. Ma saranno sufficienti ad aprire gli occhi alla ragazza?
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Garfield uscì lentamente dall’aula dove si riuniva il club di coro e si imbatté in Jessica e Tara.

«Ehi, Gar, tutto a posto?» gli domandò Tara, la sua migliore amica.

«Hai davvero una brutta cera, Logan» gli disse Jessica, squadrandolo.

«Grazie, Jessica. Sto uno straccio» rispose il ragazzo, in tono depresso.

«Che è successo? Ti va di parlarne?» gli chiese la biondina, guardandolo con un filo di apprensione. Non capitava spesso che Garfield si trovasse in quella situazione, e quelle rare volte che capitava era sempre per colpa di quella ragazza, quella Rachel. Cosa ci trovasse il suo amico in lei, doveva ancora capirlo. Non le sembrava nulla di che, anzi, la trovava un pochino strana, sempre nascosta da felpe gigantesche fregate dall’armadio del cugino e jeans di due taglie di più, con i capelli sempre legati e scontrosa peggio di una biscia arrabbiata. No, decisamente non riusciva a capire cosa ci fosse di attraente in lei. Ma Garfield era cotto di lei ed era suo dovere aiutarlo.

«Mi servirebbe… Possiamo parlarne da soli, per favore?» chiese il ragazzo, sbirciando Jessica.

«Ma certo. Jess, ti spiace…?» domandò Tara alla sua amica, che semplicemente annuì.

«Ci vediamo dopo, ragazzi. Ciao!» esclamò lei, allontanandosi discretamente.

 

«Avanti, sputa il rospo. Cosa ha combinato, stavolta?» disse Tara, guardando il suo migliore amico.

«Cosa? Cosa ti fa pensare che c’entri Rachel?» sussultò il ragazzo, colpevole.

«Gar, tutte le volte la stessa scena. Avanti, che è successo?» gli disse lei severamente, costringendolo a guardarla negli occhi.

«Ma niente, solo che… Come al solito, non ha capito quello che volevo dirle» si lamentò il ragazzo.

«Ti spiacerebbe essere più chiaro?»

«Oggi abbiamo fatto le colonne sonore e a me è capitata “Pretty woman”, la conosci, no?» iniziò a raccontare Garfield.

«Come potrei non conoscerla, mi hai costretto a vedere quel film e a sentire quella canzone infinite volte, ormai potrei recitarti tutte le battute a memoria!» sorrise la ragazza, invitandolo a continuare.

«E Rachel era davanti a me, mentre cantavo e io ho cercato di metterci tutti i miei sentimenti in quella canzone, ma lei non ha capito. Mi ha soltanto detto che sono bravo a cantare e quando io ho iniziato a spiegarle come sentivo quella canzone… Il professore ci ha detto che avevamo finito e lei è scomparsa. Ero a tanto così dal dirglielo, Tara!» concluse il ragazzo, guardandola con i suoi stupefacenti occhi verdi.

«Dai, Gar, non ti abbattere. Sono sicura che la prossima volta andrà meglio» tentò di consolarlo la ragazza, abbracciandolo.

«Oh, Tara, perché sono così impedito?» mormorò Garfield, quasi in lacrime.

«Non sei impedito tu, Gar, è lei che non riesce a capirti. Lei non ti merita, non devi fare tutto questo per lei» rispose lei, lasciandolo andare e baciandolo lievemente sulla guancia.

«Tara, io… Io voglio fare tutto questo. Sono sicuro che lei lo meriti, lei è una ragazza speciale» ribatté il ragazzo, incupendosi leggermente.

«Davvero, Gar, non capisco cosa ci trovi in lei. È così… Strana» commentò la bionda.

«Tara, non ricominciare. Rachel è fantastica. Non posso fare altro che ammirarla, mi dispiace» replicò Garfield, in tono amaro.

«Qualcuno dovrebbe aprirti gli occhi, allora…» mormorò lei, badando bene che lui non la sentisse.

In quel momento, una ragazza li superò di corsa, urtando Garfield, che la riconobbe all’istante.

«Rachel!» esclamò, correndole dietro.

«Gar!» tentò di richiamarlo Tara, ma inutilmente.

 

Rachel corse a perdifiato per tutti i corridoi della scuola, fermandosi soltanto quando raggiunse il limite del cortile della scuola, dove si accasciò su una panchina.

Garfield le tenne dietro, ma quando la vide tutta sola, rimase in disparte, chiedendosi cosa dovesse fare. Fu in quel momento che sentì la voce della ragazza. Stava cantando.

 

Let's talk this over
It's not like we're dead
Was it something I did?
Was it something you said?
Don't leave me hanging
In a city so dead
Held up so high
On such a breakable thread

La riconobbe all’istante e sentì anche la tristezza che venava la voce della ragazza. Doveva esserle successo qualcosa di grave e soltanto un ragazzo poteva esserne il responsabile. Jason.

 

You were all the things I thought I knew
And I thought we could be
You were everything, everything that I wanted
We were meant to be, supposed to be, but we lost it
All of the memories, so close to me, just fade away
All this time you were pretending
So much for my happy ending

 

Non poteva credere a quello che stava sentendo. Davvero aveva avuto il coraggio di rifiutarla? Anzi, di mollarla? Sentì montare la rabbia dentro di sé.

 

You've got your dumb friends
I know what they say
They tell you I'm difficult
But so are they
But they don't know me
Do they even know you?
All the things you hide from me
All the shit that you do

Stavolta percepì una variazione di sentimenti anche nella voce della ragazza. La tristezza era stata sostituita dalla rabbia. Gli venne ancor di più la voglia di prendere a pugni Jason. Se non fosse stato per il fatto che era almeno il doppio di lui.

 

You were all the things I thought I knew
And I thought we could be
You were everything, everything that I wanted
We were meant to be, supposed to be, but we lost it
All of the memories, so close to me, just fade away
All this time you were pretending
So much for my happy ending

 

Garfield strinse i pugni. L’aveva presa in giro fin dall’inizio.

 

It's nice to know that you were there
Thanks for acting like you cared
And making me feel like I was the only one
It's nice to know we had it all
Thanks for watching as I fall
And letting me know we were done

 

La ragazza concluse la canzone e fu in quel momento che Garfield la raggiunse.

Lei sentì dei passi avvicinarsi e si voltò di scatto, gli occhi che lanciavano fiamme. Quando lo riconobbe, sembrò calmarsi e tornò a guardare la valle davanti a lei.

«Non volevo disturbarti. Posso sedermi?» chiese con dolcezza il ragazzo, arrivandole davanti.

Lei si limitò a scrollare le spalle. Lo prese come un sì e si sedette accanto a lei sulla panchina.

I due rimasero in silenzio per un po’, entrambi fissando il panorama davanti a loro.

Dopo qualche minuto, Rachel si voltò verso Garfield e disse, con la voce ancora rotta dai singhiozzi: «Cosa vuoi, Garfield?»

«Niente. Ti ho visto passare di corsa e mi sono preoccupato. Così ti ho seguito e… Ho sentito la canzone. Mi dispiace» rispose a bassa voce il ragazzo, guardandola a sua volta. Vide lo stupore dipingersi sul volto della ragazza, seguito poi da un inaspettato rossore.

Rachel distolse lo sguardo, voltandosi di scatto. «A me no. Era un idiota.»

«Sicura che non ti dispiaccia? Da come stai piangendo sembra che tu ci sia rimasta male» azzardò Garfield, maledicendosi poi per essersi lasciato sfuggire una cosa del genere. Ma era idiota o che cosa?!?

Rachel si voltò di scatto, per fronteggiarlo, gli occhi che sprizzavano rabbia: «Chi ti credi di essere per dirmi una cosa del genere?»

«Nessuno. Solo un tuo amico. Ma la musica non mente e la tua scelta è ricaduta su una canzone davvero triste» rispose lui, semplicemente, stupendosi di se stesso.

La ragazza perse di colpo tutta la sua vena bellicosa e si accasciò di nuovo sulla panchina. «Hai ragione. Mi dispiace di averti aggredito. Ma non mi fa per nulla piacere sapere di essere così debole» sussurrò dopo un po’.

Garfield si appuntò in testa di segnarsi sull’agenda il secondo miracolo del giorno: Rachel Roth che si scusava con qualcuno. Dopodiché le posò un braccio sulla spalla, stupendo lei quasi quanto se stesso.

«Questa non è debolezza. È semplicemente essere una persona normale» le disse poi.

«Normale. Io non voglio essere normale. Devo essere forte» ribatté lei, dura, senza però liberarsi dal suo braccio.

«Perché?» chiese il ragazzo.

«Per mia madre» rispose lei, alzando su di lui i suoi particolari occhi blu-viola.

Garfield stava per chiederle chiarimenti, quando i due sentirono una voce maschile chiamare la ragazza: «Rachel! Rach! Dove sei?»

Era Richard, alla ricerca della cugina, allertato da Tara. La ragazza si tirò su e si alzò in piedi.

«Sono qui, Richard! Arrivo!» esclamò, sbracciandosi verso il cugino. Poi, prima di andarsene, si voltò verso Garfield e gli fece un sorriso. «Grazie mille, Garfield. Ci vediamo.»

Lui la guardò allontanarsi con un sorriso ebete stampato in faccia.

  
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