Garfield
uscì lentamente dall’aula dove si riuniva il club
di coro
e si imbatté in Jessica e Tara.
«Ehi,
Gar, tutto a posto?» gli domandò Tara, la sua
migliore
amica.
«Hai
davvero una brutta cera, Logan» gli disse Jessica,
squadrandolo.
«Grazie,
Jessica. Sto uno straccio» rispose il ragazzo, in tono
depresso.
«Che
è successo? Ti va di parlarne?» gli chiese la
biondina,
guardandolo con un filo di apprensione. Non capitava spesso che
Garfield si
trovasse in quella situazione, e quelle rare volte che capitava era
sempre per
colpa di quella ragazza, quella Rachel. Cosa ci trovasse il suo amico
in lei,
doveva ancora capirlo. Non le sembrava nulla di che, anzi, la trovava
un
pochino strana, sempre nascosta da felpe gigantesche fregate
dall’armadio del
cugino e jeans di due taglie di più, con i capelli sempre
legati e scontrosa
peggio di una biscia arrabbiata. No, decisamente non riusciva a capire
cosa ci
fosse di attraente in lei. Ma Garfield era cotto di lei ed era suo
dovere
aiutarlo.
«Mi
servirebbe… Possiamo parlarne da soli, per
favore?» chiese il
ragazzo, sbirciando Jessica.
«Ma
certo. Jess, ti spiace…?» domandò Tara
alla sua amica, che
semplicemente annuì.
«Ci
vediamo dopo, ragazzi. Ciao!» esclamò lei,
allontanandosi
discretamente.
«Avanti,
sputa il rospo. Cosa ha combinato, stavolta?» disse Tara,
guardando il suo migliore amico.
«Cosa?
Cosa ti fa pensare che c’entri Rachel?»
sussultò il
ragazzo, colpevole.
«Gar,
tutte le volte la stessa scena. Avanti, che è
successo?» gli
disse lei severamente, costringendolo a guardarla negli occhi.
«Ma
niente, solo che… Come al solito, non ha capito quello che
volevo dirle» si lamentò il ragazzo.
«Ti
spiacerebbe essere più chiaro?»
«Oggi
abbiamo fatto le colonne sonore e a me è capitata
“Pretty
woman”, la conosci, no?» iniziò a
raccontare Garfield.
«Come
potrei non conoscerla, mi hai costretto a vedere quel film e
a sentire quella canzone infinite volte, ormai potrei recitarti tutte
le
battute a memoria!» sorrise la ragazza, invitandolo a
continuare.
«E
Rachel era davanti a me, mentre cantavo e io ho cercato di
metterci tutti i miei sentimenti in quella canzone, ma lei non ha
capito. Mi ha
soltanto detto che sono bravo a cantare e quando io ho iniziato a
spiegarle
come sentivo quella canzone… Il professore ci ha detto che
avevamo finito e lei
è scomparsa. Ero a tanto così dal dirglielo,
Tara!» concluse il ragazzo,
guardandola con i suoi stupefacenti occhi verdi.
«Dai,
Gar, non ti abbattere. Sono sicura che la prossima volta
andrà meglio» tentò di consolarlo la
ragazza, abbracciandolo.
«Oh,
Tara, perché sono così impedito?»
mormorò Garfield, quasi in
lacrime.
«Non
sei impedito tu, Gar, è lei che non riesce a capirti. Lei
non
ti merita, non devi fare tutto questo per lei» rispose lei,
lasciandolo andare
e baciandolo lievemente sulla guancia.
«Tara,
io… Io voglio fare tutto questo. Sono sicuro che lei lo
meriti, lei è una ragazza speciale»
ribatté il ragazzo, incupendosi
leggermente.
«Davvero,
Gar, non capisco cosa ci trovi in lei. È
così… Strana»
commentò la bionda.
«Tara,
non ricominciare. Rachel è fantastica. Non posso fare altro
che ammirarla, mi dispiace» replicò Garfield, in
tono amaro.
«Qualcuno
dovrebbe aprirti gli occhi, allora…»
mormorò lei,
badando bene che lui non la sentisse.
In
quel momento, una ragazza li superò di corsa, urtando
Garfield,
che la riconobbe all’istante.
«Rachel!»
esclamò, correndole dietro.
«Gar!»
tentò di richiamarlo Tara, ma inutilmente.
Rachel
corse a perdifiato per tutti i corridoi della scuola,
fermandosi soltanto quando raggiunse il limite del cortile della
scuola, dove
si accasciò su una panchina.
Garfield
le tenne dietro, ma quando la vide tutta sola, rimase in
disparte, chiedendosi cosa dovesse fare. Fu in quel momento che
sentì la voce
della ragazza. Stava
cantando.
Let's talk this over
It's not like we're dead
Was it something I did?
Was it something you said?
Don't leave me hanging
In a city so dead
Held up so high
On such a breakable thread
La riconobbe all’istante e sentì anche la tristezza che venava la voce della ragazza. Doveva esserle successo qualcosa di grave e soltanto un ragazzo poteva esserne il responsabile. Jason.
You were all the
things I thought I knew
And I thought we could be
You were everything, everything that I wanted
We were meant to be, supposed to be, but we lost it
All of the memories, so close to me, just fade away
All this time you were pretending
So much for my happy ending
Non
poteva
credere a quello che stava sentendo. Davvero aveva avuto il coraggio di
rifiutarla? Anzi, di mollarla? Sentì montare la rabbia
dentro di sé.
You've got your dumb
friends
I know what they say
They tell you I'm difficult
But so are they
But they don't know me
Do they even know you?
All the things you hide from me
All the shit that you do
Stavolta percepì una variazione di sentimenti anche nella voce della ragazza. La tristezza era stata sostituita dalla rabbia. Gli venne ancor di più la voglia di prendere a pugni Jason. Se non fosse stato per il fatto che era almeno il doppio di lui.
You were all the
things I thought I knew
And I thought we could be
You were everything, everything that I wanted
We were meant to be, supposed to be, but we lost it
All of the memories, so close to me, just fade away
All this time you were pretending
So much for my happy ending
Garfield strinse i pugni. L’aveva presa in giro fin dall’inizio.
It's nice to know that
you were there
Thanks for acting like you cared
And making me feel like I was the only one
It's nice to know we had it all
Thanks for watching as I fall
And letting me know we were done
La ragazza concluse la canzone e fu in quel momento che Garfield la raggiunse.
Lei sentì dei passi avvicinarsi e si voltò di scatto, gli occhi che lanciavano fiamme. Quando lo riconobbe, sembrò calmarsi e tornò a guardare la valle davanti a lei.
«Non
volevo disturbarti. Posso sedermi?» chiese con dolcezza il
ragazzo, arrivandole davanti.
Lei si
limitò a scrollare le spalle. Lo prese come un sì
e si
sedette accanto a lei sulla panchina.
I due
rimasero in silenzio per un po’, entrambi fissando il
panorama davanti a loro.
Dopo
qualche minuto, Rachel si voltò verso Garfield e disse, con
la voce ancora rotta dai singhiozzi: «Cosa vuoi,
Garfield?»
«Niente.
Ti ho visto passare di corsa e mi sono preoccupato. Così
ti ho seguito e… Ho sentito la canzone. Mi
dispiace» rispose a bassa voce il
ragazzo, guardandola a sua volta. Vide lo stupore dipingersi sul volto
della
ragazza, seguito poi da un inaspettato rossore.
Rachel
distolse lo sguardo, voltandosi di scatto. «A me no. Era un
idiota.»
«Sicura
che non ti dispiaccia? Da come stai piangendo sembra che
tu ci sia rimasta male» azzardò Garfield,
maledicendosi poi per essersi
lasciato sfuggire una cosa del genere. Ma era idiota o che cosa?!?
Rachel
si voltò di scatto, per fronteggiarlo, gli occhi che
sprizzavano rabbia: «Chi ti credi di essere per dirmi una
cosa del genere?»
«Nessuno.
Solo un tuo amico. Ma la musica non mente e la tua
scelta è ricaduta su una canzone davvero triste»
rispose lui, semplicemente,
stupendosi di se stesso.
La
ragazza perse di colpo tutta la sua vena bellicosa e si
accasciò di nuovo sulla panchina. «Hai ragione. Mi
dispiace di averti
aggredito. Ma non mi fa per nulla piacere sapere di essere
così debole»
sussurrò dopo un po’.
Garfield
si appuntò in testa di segnarsi sull’agenda il
secondo
miracolo del giorno: Rachel Roth che si scusava con qualcuno.
Dopodiché le posò
un braccio sulla spalla, stupendo lei quasi quanto se stesso.
«Questa
non è debolezza. È semplicemente essere una
persona
normale» le disse poi.
«Normale.
Io non voglio essere normale. Devo essere forte»
ribatté
lei, dura, senza però liberarsi dal suo braccio.
«Perché?»
chiese il ragazzo.
«Per
mia madre» rispose lei, alzando su di lui i suoi particolari
occhi blu-viola.
Garfield
stava per chiederle chiarimenti, quando i due sentirono
una voce maschile chiamare la ragazza: «Rachel! Rach! Dove
sei?»
Era
Richard, alla ricerca della cugina, allertato da Tara. La
ragazza si tirò su e si alzò in piedi.
«Sono
qui, Richard! Arrivo!» esclamò, sbracciandosi
verso il
cugino. Poi, prima di andarsene, si voltò verso Garfield e
gli fece un sorriso.
«Grazie mille, Garfield. Ci vediamo.»
Lui la
guardò allontanarsi con un sorriso ebete stampato in
faccia.