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Autore: emma_elisa    23/06/2013    0 recensioni
Questo racconto è per tutti gli appassionati di Once Upon A Time, conosciuto meglio come C'era Una Volta. Questo racconto, sarà un pò come il "prologo" della storia che tutti noi vediamo in televisione. Saranno delle puntate che seguirete durante la straziante attesa che ricomincia questo fanstastcio telefilm.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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*flashback*
Era la notte dopo di quando Baelfire sen’era andato sacrificandosi per me e i miei fratelli. Non sapevo se sentirmi responsabile di quello che era accaduto, sapevo solo che la sua assenza mi faceva stare male come non lo ero mai stata. Ero una bambina abituata ad avere tutto: se chiedevo una cosa, in qualche secondo sarebbe stata mia, e non avevo mai conosciuto la vera sofferenza.
 
In qualche modo una parte di me sapeva che l’ombra sarebbe tornata quella notte anche se non ne capivo il motivo. Quella notte salutai i miei fratelli senza dire loro niente.
Come immaginavo, l’ombra torno, nel momento in cui i miei fratelli si era appena addormentati.
Non riuscivo a capire cosa volesse fare ma poi capii: voleva prendere uno di loro. Non riuscivo a capire: Baelfire era andato con lui, per quale motivo gli sarebbe servuto un altro bambino?
 
“Voglio venire io con te!”
 
Dissi io con un tono deciso ma cercando di contenere tutta la paura cvhe avevo. Con tutta me stessa mi sforzai di parlare a bassa voce, quasi sussurrando, ma questo mi rendeva ancora più nervosa.
Inizialmente l’ombra mi ignorò completamente e continuò ad osservare i fratelli alle mie spalle.
 
“Resterò per sempre e i potrai usare come schiava, però non dovrai mai più tornare in questa casa.”
 
L’ombra non aveva un volto, ma in qualche modo riuscii a capire l’espressione inesistente, era titubante: credeva che ci fosse un tranello sotto. In realtà non c’era nessun tranello: volevo andare su quell’isola, anzi dovevo andare su quell’isola. Dovevo andare per salvare i miei fratelli e per ritrovare Baelfire.
Annuii leggermente con la testa e lui mi afferrò per un braccio e volammo insieme vero l’Isola Che Non C’è.
 
Ero già stata su quell’isola e non avrei voluto tornarci per nulla al mondo ma mi sentivo in dovere di farlo quindi semplicemente chiusi gli occhi per tutto il tragitto evitando di gurdare la meravigliosa citta di Londra, in cui era nata e cresciuta, e che, non avrei mai più rivisto.
*fine del flashback*
 
La mattina seguente quando mi svegliai, l’uomo ancora dormiva e per me era un bene perchè non avrei saputo come comportarmi con lui, come avrei potuto spiegargli che razza di posto era questo? Continuavo a pensare ad un modo carino per dirgli che la sua vita era praticamente finita ma i miei pensieri vennero interrotti quando al mio orizzonte comparve l’uomo che ieri aveva portato Henry tra gli altri bambini. Mi lzai velocemente per andare verso di lui ma mentre stavo per fargli la domanda che lui sapeva gli avrei chiesto mi anticipò.
 
“Chi è quell’uomo disteso a terra?”
 
“E’ stato trasportato dall’acqua ma è ancora vivo”
 
Credo che in quel momento quell’uomo abbia capito che gli stavo spudoratamente mentendo ma non fece nulla. La sua attenzione tornò di nuovo sul mio volto.
 
“Il bambino resterà con i bambini.”
 
Disse lui con un’espressione decisa.
 
“La prego, non può rimanere tra quei bambini, lui resterà con me, la prego.”
 
Nel mio viso comparvero segni di preoccupazione ed ero sul punto di far uscire fuori qualche lacrima.
 
“Le spiego una cosa. Se fosse stato un bambino come tutti gli altri, avrei anche potuto fare un’eccezione, ma lui è il bambino che il nostro capo cerca da secoli e secoli e ora che l’abbiamo trovato, se uno di noi dovesse lasciarlo ad una sconosciuta, ci ucciderebbe a tutti.”
 
Non riuscivo a pensare in fretta e non sapevo se controbbattere o se continuare ad avere la bocca aperta senza capire cosa stesse dicendo ma mi decisi a parlare. Fui subito interrotta dallo sguardo dell’uomo che continuava a fissare alla mie spalle.
 
Mi girai di scatto e vidi che l’uomo sulla riva si era appena svegliato e come avevo immaginato cominciò a guardarsi intorno per cercare di capire in che razza di luogo fosse.
 
Lasciai l’uomo con cui stavo parlando e mi diressi sulla riva dov’era l’uomo. Si girò di scatto a guardarmi, sembrava confuso e impaurito. Stava avendo proprio la stesa reazione dei bambini quando capiscono che non torneranno mai più a casa: sembrava un miscuglio di disperatezza e odio. Mi squadrò da capo a piedi ma il suo sguardo diventò più dolce, proprio come lo era il mio.
 
Anche se non ci conoscevamo, c’era stata un’attrazione tra noi, non sapevo esattamente cos’era, ma io riuscivo a leggere nei suoi occhi che anche lui aveva sentito quest’attrazione che a me aveva fatto sentire le farfalle nell stomaco.
 
“Come ti chiami?”
 
Sapevo perfettamente che sarebbe potuto sembrare scortese accogliere una persona nel luogo della sua morte solamente chiedendogli qual’era il suo nome, ma proprio non sapevo cosa dire.
 
“Mi chiamo Neal”
 
Era molto teso, e questo era facile da vedere, però apparve un sorriso dolce sul suo volte guardandomi. Mi sedetti accanto a lui e spuntò un enorme sorriso sulle mie labbra quando anche lui mi sorrise.
 
“Questa è l’Isola in cui morirò non è così?”
 
Sembrava convinto di quello che aveva appena detto e io gliene detti la conferma mantenendo la mai bocca spalancata, come faceva a sapere che posto era questo? Evidentemente c’era già stato, ma come poteva esseci già stato?
Lui annuì leggermente la testa e scoppiò in una risatina forzata che stava per trasformarsi in un pianto.
Poggia la mia mano sulla sua spalla e a quel tocco entrambi sentimmo qualcosa e alzammo la sguardo incrociando i nostri occhi.
 
“Da...Da dove vieni?”
 
Lui sembrò rifletterci un attimo, non avevo mai visto nessuno riflettere sul posto in cui fosse nato ma lui ci restò a pensare per qualche secondo.
 
“Ecco... Sono nato nella Foresta Incantata e ne ho passate tante nella mia vita. Tu da dove vieni?”
 
La Foresta Incantata. Conoscevo quel posto, qualcuno me ne aveva già parlato. Era qualcosa che mi era rimasta impress, forse perchè me ne aveva parlato Baelfire.
 
“Sai, un mio amico mi disse di venire da un posto con la magia e forse era proprio la Foresta Incantana. Magari vi conoscevate anche no? Comunque io vengo da Londra.”
 
Sorrisi ma lui sembrò capire che sotto il mio sorriso si nascondeva la malinconia della mia casa che non vedevo da moltissimi anni ormai.
 
“Una mia carissima amica veniva da Londra.”
 
Ci guardammo un pò confusi e incuriositi con un pizzico di speranza negli occhi. Io riuscivo a vederla nei suoi occhi e lui la vedeva nei miei. La mia speranza dopo un pò però si spense ed abbassai lo sguardo verso la sabbia.
Mi ero solamente illusa, non poteva essere lui: lui era morto tanti anni fa, e poi lui si chiamava Neal. La tristezza si espanse su tutto il mio volto e lui sembrò accorgersene però comparve un piccolissimo sorriso sul suo volto.
 
“Devo cercare una persona!”
 
Si alzò velocemente e mi porse la mano facendo si che mi alzai insieme a lui.
 
“Se hai la mia stessa fortuna, non troverai la persona che cerchi su quest’isola credimi.”
 
Lui mi guardò incuriosito ma mi ignorò sapendo che stavo disintegrando tutte le spossibilità di trovare la persona che stava cercando.
 
Sembrò non farsi problemi aprendere la mano ad una piena sconosciuta che ero per lui, e mi trascino via dallaspiagga ma per passare al bosco incontrammo le guardie. Le guardie mi conoscevano ed ogni giorno facevo avanti e indietro quindi non avevano bisogno del mio nome ma volevano sapere il suo.
 
“Nome del ragazzo?”
 
Chiese la guardia brutalmente.
 
“Mi chiamo Neal.”
 
Aveva un tono deciso e molto arrabbiato, come se avesse appena trovato un ostacolo per arrivare alla persona che stava cercando.
 
“Nessun Neal su quest’isola mi dispiace, non può passare.”
 
Sbuffai e le guardie scosserò la testa. Lui sbuffò e si girò dietro, mi allontanai con lui verso la spiaggia ma mi girai di csatto quando una delle guardie mi chiamò.
 
“Wendy tu vuoi passare se vuoi.”
 
Alzai il braccio in segno di riconoscimento e sorrisi ma poi mi rigirai verso Neal che sembrava aver scoperto un mondo nel mio sguardo. Sorrisi senza capire esattamente cosa fosse successo e lui si buttò fra le mie braccia. Era di qualche centimetrò più alto e mi sentivo proetta tra le sue braccia, ma ancora non riuscivo a capire per quale motivo mi avesse abbracciato così intnsamente
 
“Wendy..”
 
Ripetè il mio nome diverse volte e le ultime volte riuscii a vedere delle lacrime sul suo volto. Cominciò a piangere e mi strinse più forte a lui, poi però mi staccai leggermente per capire cosa stesse succedendo.
Lui mi fissò e con il poco fiato che gli era rimasto formusò delle piccole frasi incomprensibili.
L’unica che riuscii a comprendere fu quella che mi fece piangere...
 
“Wendy... Sono Baelfire”
  
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