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Autore: distantmemory    23/06/2013    11 recensioni
Heather e Courtney si conoscono da quando sono bambine e odiano i maschi per questioni amorose passate. Cominciano a frequentare le scuole superiori, ma riusciranno a stare alla larga dai ragazzi? E inoltre, qual è il segreto dei loro genitori?
Dal capitolo 20 (Parte III):
«Bè, mi amor, adesso sai che se ti dico qualcosa è solo per avvertirti, perché non vorrei mai che ti succedesse qualcosa. Se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai,» avvicinò le sue labbra al mio orecchio ed abbassò il volume della voce, in modo da non far udire le sue parole al fratello. «perché tu sei la cosa più importante che ho.»
***
E in quel momento l’unica cosa che volevo era Duncan, l’unica persona di cui mi fidassi era Duncan. In quel momento mi dissi che se mi avessero privato di lui, sarebbe stato peggio della mancanza d’ossigeno. Duncan era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather, Nuovo Personaggio | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Passai la notte da Duncan. Fu bello dormire di nuovo lì, nel suo letto, nella sua camera, nella sua casa, ma soprattutto fu bello dormire accanto a lui, abbracciati. Con il viso nascosto da un ciuffo di capelli e dal suo petto e il suo braccio che mi circondava la schiena, ripensai ai momenti trascorsi in quel posto. Sembravano ricordi di un anno precedente, invece erano passate solo settimane. L’unica differenza era la mancanza di Heather. Potrei sembrare egoista, ma in quel momento Heather era uno dei miei ultimi pensieri. Sempre se in quel momento ne avessi, di pensieri per la testa. Era come se la mia mente fosse vuota, senza alcun problema su cui tormentarsi. E fu la prima volta che mi sentii così. Probabilmente perché mi ero sfogata piangendo, molto più probabilmente per la presenza di Duncan. Ed ero felice, con un ragazzo…
Già, un ragazzo. Ma era il mio ragazzo? Questo non lo sapevo nemmeno io, in quel momento. Ci eravamo baciati, certo, ma ci eravamo baciati anche prima, ma non eravamo fidanzati. Quante persone si baciano ma non hanno nessuna relazione? Le percentuali sono basse ma ci sono! E solo quando, il giorno dopo, a scuola incontrai Heather capii che era un problema, per me. Non sapevo che fare, non sapevo che cosa raccontarle. Non volevo farmi idee strane per poi rimanere fregata come in passato. E nel dubbio non le raccontai quasi nulla, limitandomi a dirle che mamma mi aveva detto tutta la verità, che ero finita a casa di Duncan a piangere e che ci eravamo baciati.
«Quale storia è così tragica da far piangere te, che non piangi da quasi un secolo?» chiese Heather durante l’ora di ricreazione. Duncan ed Alejandro erano finiti chissà dove ed ebbi paura che stessero flirtando con qualcuna. La mia storia con il punk non era nulla di serio. Risposi alla domanda della mia amica, nonostante fossi io quella in vena di fare domande. Aveva un viso strano, misto a tristezza e a felicità.
«Bè… io…» feci una pausa, guardando il pavimento, insicura su che cosa dire. Non potevo di certo annunciarle tutt’ad un tratto che eravamo cugine. «Le bugie mi fanno sempre piangere, lo sai. Non ho sopportato il fatto che mamma mi avesse mentito.»
«Su Duncan.» sottolineò Heather. Bè, non aveva mentito solo su quello… «Non ti ha detto che Duncan non è tuo fratello. Se fosse stata un’altra bugia, avresti anche…»
«Non mi ha mentito solo su Duncan!» urlai, forse anche un po’ troppo forte. L’asiatica si guardò intorno, imbarazzata, perché probabilmente tutti si erano girati a fissarci. Non che mi importasse, e quando Heather lo capì, torno a guardare me. I suoi occhi dicevano ‘E allora su che cosa?’ e forse l’avrebbe detto se non ci avessero interrotto.
«Mi hai nominato, principessa?» Ecco, quella voce fastidiosa! La voce proveniente dalla stessa bocca che avevo baciato la sera prima, ma pur sempre irritante.
«Stiamo parlando, Duncan, e per favore, smettila di chiamarmi…»
«Ieri non ti dava fastidio che ti chiamassi così.» Ero di spalle, ma avrei giurato che Duncan stesse ghignando. Ormai lo conoscevo troppo bene. Mi girai nel momento in cui lui e il messicano si diedero il pugno. Te lo do io il pugno, idiota!, pensai.
«Potresti non urlare, idiota? Non solo per evitare che gli altri sentano, ma anche perché la tua voce mi urta il sistema nervoso.» sputai.
«Le mie labbra però non ti urtano il sistema nervoso.» Ecco, ennesimo ghigno. Mi alzai e gli lanciai un pugno, sul serio questa volta, ma lui mi bloccò prendendomi per il polso e tirò verso di sé il mio braccio, e finii addosso a lui.
«Prova a farlo di nuovo in pubblico, e sarà l’ultima volta che potrai usufruire dei tuoi muscoli!» sussurrai e mi strattonai dalla presa. Mentre mi dirigevo al bagno – a quanto pare Duncan aveva davvero minacciato i prof e li aveva costretti a darmi la libera iniziativa di uscire dalla classe – guardai Heather, speranzosa che lei stesse facendo la stessa cosa, per farmi seguire, ma lei era intenta a guardare un’altra persona, molto più interessante di me. Alejandro.
Non sei l’unica a voler fare delle domande, Heather.

***

Courtney ed io uscimmo da scuola quando la campanella suonò, con la nostra classe e tutti gli altri ragazzi. Bè, non proprio tutti, perché avevamo perso le tracce di Alejandro e Duncan. All’ultima ora erano usciti per andare al bagno e chissà dove erano finiti. E no, non ero affatto preoccupata! Non ero nervosa, non mi importava sapere che cosa fosse successo ad Alejandro, se avesse avuto un problema o se stesse flirtando con qualcuna. Per me lui poteva andare al diavolo, insieme a suo fratello!
Mentre io ero calma e tranquilla, Courtney era visibilmente preoccupata, con il viso paonazzo e gli occhi che scrutavano ogni angolo del giardino della scuola.
«Courtney, stai cercando qualcosa? Anzi, qualcuno chiesi maliziosa con una specie di ghigno stampato sul volto. La risposta la conoscevo già.
«No, no, affatto.» bisbigliò impercettibilmente, continuando comunque a guardare a destra e a sinistra. Poi si accorse che la stavo osservando irritata. «Sì, e va bene, sto cercando quell’idiota di Duncan. E tu potresti anche darmi una mano, sai? So che anche tu sei preoccupata per Alejandro!»
No, non ero preoccupata per Alejandro. Ero preoccupata per il mio stomaco, che non voleva finirla di brontolare. Le lanciai una stilettata e lei sorrise. Una mano mi prese un braccio e mi fece girare su me stessa. Una folta chioma castana, carnagione olivastra e sorriso fastidioso: se non li avessi conosciuti così bene, avrei scambiato Alejandro e Courtney per fratelli.
«Mi stavi cercando, mi amor?»
«No, mai stata più felice di così.» risposi e per un secondo il sorriso scomparve dal viso del messicano. Fece scivolare la mano più giù e la strinse nella mia, incastrando le dita e sempre mano nella mano uscimmo da quel cancello. Duncan e Courtney litigavano dietro di noi.
«Potresti lasciarmi, per favore? Noi non siamo fidanzati.» borbottai guardando male il ragazzo. Lui mi volse uno sguardo a sua volta e, invece, strinse ancora di più la presa e mi fece avvicinare a lui.
«Perché non ti stacchi da sola?»
«Perché non vorrei vederti piangere, mio caro.»
«Se ti lasciassi la mano, l’unica persona triste saresti tu.» Oh, quello non lo doveva dire. Gli conficcai le unghie nella pelle e mi allontanai da lui. Credeva davvero che fosse importante per me? L’unica persona importante nella mia vita era Courtney, e a quanto pare lui se ne fregava di me. Bene, anche io avrei potuto continuare la mia vita senza di lui.
Alejandro si avvicinò di nuovo a me, riducendo la nostra lontananza di due metri. Mi sfiorò le braccia con le sue dita ed un brivido mi percorse la schiena.
«Mi amor, stavo scherzando. Non volevo…»
«Stavi scherzando? No, tu non stavi scherzando! Tu sei solo uno stupido casanova ed io sono solo un’altra delle stupide ragazze che vuoi portarti a letto, vero? Ma purtroppo per te non sono come le altre, io sono…»
«Diversa, ed è questo che ti rende perfetta, ed è per questo che ti voglio bene. Heather, stavo scherzando, sul serio.» Ecco, ora si metteva anche a dire frasi sdolcinate e poetiche. Come se a me facessero effetto. Mi voleva bene oppure no, a me non interessava. E fu la rabbia a causarmi il rossore improvviso e il bruciore degli occhi, sia chiaro! «Credevi davvero che dicessi sul serio?» Una risata gli fece vibrare il petto.
«Avresti anche potuto essere serio, ma a me non…»
«Sì, lo so mi amor, a te non sarebbe importato comunque.» Mi fece girare verso di lui e mi abbracciò, inondandomi del suo profumo. Sarei voluta rimanere in quella posizione per sempre… no, ma che sto blaterando! Lo allontanai dandogli due schiaffi leggeri sul petto.
«A-andiamo a casa.» Corsi un po’ per arrivare fino a Duncan e Courtney che erano qualche metro più avanti. Probabilmente la mia amica mi avrebbe odiato per aver interrotto la sua discussione con il ragazzo, ma non me la sentivo di rimanere sola con il messicano. In quegli ultimi tempi mi causava una strana agitazione che mai avevo provato prima, nemmeno con Mark. Alejandro non ci raggiunse, restò dietro e sentivo i suoi occhi puntati su di me. Forse avevo sbagliato ad andarmene e me ne pentii, ma non tornai indietro.
Quando arrivammo davanti casa di Duncan ed Alejandro ci fermammo. Aggrottai le sopracciglia e guardai Courtney che mi dedicò un debole sorriso. Il nostro palazzo era molto più lontano, perché avevamo fatto una sosta?
«Courtney? Dobbiamo andare a casa.» dissi mettendomi a braccia conserte. Sbandai quando il messicano mi passò avanti e non mi rivolse nemmeno uno sguardo, andò invece diritto ed aprì la porta con le chiavi, poi entrò. Io guardai di nuovo la mia amica. «Allora, mi spieghi?»
«Io… io sto qui, questo pomeriggio. Avrei voluto dirtelo ma non ne ho avuto l’occasione.» balbettò l’ispanica, deglutì e spostò lo sguardo, quasi pentita.
«Se non vuoi rimanere ti accompagniamo in auto.» mi offrì Duncan. Non me la sentivo di lasciar lì la mia amica sola con due ragazzi, anche se uno di loro era il suo quasi ragazzo. Spostai lo sguardo da uno all’altro e alla fine sospirai.
«Credo che per questa volta farò un’eccezione.»

***

Alejandro ed io ci accomodammo sul divano con i piedi poggiati sul tavolino di vetro che ci era di fronte; accendemmo l’xbox e cominciammo a giocare a Tekken. Nel frattempo, Courtney ed Heather riordinavano la cucina, lavavano i piatti che avevamo utilizzato per mangiare. Io e il mio compagno ci divertimmo anche a guardarle lavorare, pensando che quella visione in futuro sarebbe potuta diventare quotidiana e monotona, in una casa in cui noi quattro avremmo convissuto felicemente sposati. Quando finalmente la tavola fu completamente sparecchiata, spegnemmo la console e andammo in cucina.
«Bè, e la nostra ricompensa qual è?» sbottò Heather a braccia conserte.
«Un bacio ti basta, mi amor?» rispose Alejandro malizioso. Ma a quanto pare all’asiatica non andava bene.
«Tu stai zitto, cascamuerto.»
«Oh, querida, sei ancora arrabbiata per…»
«Ho detto stai zitto!» urlò per l’ennesima volta Heather. Alejandro ammutolì e non riuscii a soffocare una risata. Courtney mi lanciò un’occhiataccia.
«Heather, calmati.» le consigliò l’amica. «Piuttosto, perché non ti siedi? Abbiamo bisogno di parlare.»
«Già, abbiamo bisogno di parlare.» sputò la giapponese guardando con la coda dell’occhio il messicano.
«Heather, non dobbiamo parlare di… Alejandro.» fece una pausa e finalmente l’asiatica la degnò di uno sguardo. «È una cosa seria.»
«Courtney, non dirmi che sei incinta!» Quasi mi strozzai con la saliva. E credo che se Courtney non fosse indaffarata in una questione più importante, mi avrebbe strozzato lei per le mie risate.
«No, non sono incinta. E per la cronaca, sono anche vergine!» enfatizzò sull’ultima frase guardandomi male. «Ieri sono andata da mia madre, ricordi? E ti ho detto che mi ha raccontato tutta la verità.» Heather annuì, turbata. «Ricordi quella foto che mi facesti vedere? Quella su cui erano scritti i nomi Cecily e Megan?» L’amica fece di nuovo sì con la testa. «Ecco, mamma mi ha detto che quelli erano il suo nome e quello di tua madre. Hanno cambiato nome perché la loro madre non voleva che sposassero papà, cioè, Roberto e Takashi» Alejandro sussultò a quel nome. «e ha ordinato loro di cambiare nome. E così l’hanno cambiato rispettivamente in un nome spagnolo e uno giapponese. Quindi, le nostre mamme erano inglesi.»
Heather annuì di nuovo, sorridente. «E allora? Non vedo quale sia il problema.»
Courtney mi lanciò un’occhiata, preoccupata e chiedente aiuto. Poi tornò a guardare l’amica. «Forse non hai capito. La loro mamma l’ha ordinato. La mamma è una sola, è singolare, è…»
«…la mamma di entrambe?» la anticipò Alejandro. L’ispanica deglutì, chiuse gli occhi e sospirò, aspettando una reazione da Heather.
«Quindi mamma e Carla sono sorelle?» sussurrò l’asiatica distogliendo lo sguardo.
Courtney annuì. «Sì, Heather. Siamo cugine.»





4 anni dopo…









Non voglio piangere, no, non voglio nè devo farlo...
Anche se la storia finirà tra pochi capitoli. Pensavo e speravo che durasse di più, invece le idee sono scarse, anzi ormai sono già state decise, e quindi tra due o massimo tre capitoli la storia finirà.
Ma come ho già detto, inizierò una nuova storia sempre basata su questi quattro personaggi, senza intrighi parenteli, piuttosto intrighi... magici.
Nel prossimo capitolo svelerò il nome della prossima long, forse.
Per ora ringrazio ancora chi mi supporta, mi recensisce e mi segue, o anche solo chi legge.
Ci sentiamo al prossimo capitolo!
pink hair, che vi ama e vi adora. :3 (?)

   
 
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