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Autore: _echo of lost voices    23/06/2013    6 recensioni
Un nuovo messaggio. Da: Anonimo.
“Ciao, ragazza lego.”
Risposta.
Legogirl: “Ciao, Anon.”
Un nuovo messaggio. Da: Anonimo.
“Chiamami pure Solitudine.”
Legogirl: “Come stai, Solitudine?”
Anonimo: “Come se non mi fosse rimasto più niente. Tu, ragazza lego?”
Legogirl: “Persa, credo.”
Anonimo: “Persa dove?”
Legogirl: “Dentro te.”
Anonimo: “Dentro me?”
Legogirl: “Si, dentro te.”
Anonimo: “Cosa intendi?”
Legogirl: “Sono persa nella solitudine, Anon.”
Anonimo: “Posso aiutarti?”
Legogirl: “Aiutarmi a fare cosa?”
Anonimo: “Aiutarti a ritrovare la strada.”
Legogirl: “Sei una specie di angelo custode?”
Anonimo: “Una specie, si.”
Legogirl: “Hai le ali e tutte quelle cose da angelo custode?”
Anonimo: “No, non ho le ali. Ho un cuore.”
Legogirl: “Un cuore?”
Anonimo: “Si, un cuore.”
Legogirl: “E a cosa ti serve, un cuore?”
Anonimo: “Ad amare, è ovvio no?”
Legogirl: “Amare chi?”
Anonimo: “Qualcuno.”
Legogirl: “Tu non puoi amare qualcuno.”
Anonimo: “Perché non posso?”
Legogirl: “Perché tu sei la Solitudine, e nessuno può amare se è solo.”
Anonimo: “Qualcuno da amare io ce l’ho.”
Legogirl: “Si?”
Anonimo: “Si.”
Legogirl: “E chi è?”
Anonimo: “La ragazza lego.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tumblr Love.


Chapter three.
(Capitolo di passaggio)

 
 
«Jane!» Sento sbraitare mio padre, e scatto in piedi, spegnendo il mio pc. Corro al piano di sotto, mentre la paura di essere picchiata di nuovo nasce dentro di me.
«Jane, cazzo, spezzati quelle tue belle manine e preparami qualcosa da mangiare.» Mi ordina con tono strascicato. Serro gli occhi, respirando profondamente. E’ di nuovo ubriaco.
Mi avvicino ai fornelli e comincio a cucinare qualcosa, mentre mio padre finisce la sua ennesima birra, guardando fisso la partita che danno in tv questa sera.
All’improvviso sentiamo delle urla provenire dal giardino accanto al nostro, e ci affacciamo entrambi alla finestra, curiosi di vedere cosa sta accadendo.
Il ragazzo Solitudine della porta accanto è appena uscito da casa sua sbattendosi la porta alle spalle, e sta camminando con fare incazzato verso il lato opposto della strada, mentre sua madre gli urla di tornare indietro dalla finestra della cucina –suppongo-.
«Harold Edward Styles, torna immediatamente dentro!» Urla la donna, scuotendo le braccia in aria, e il ragazzo le mostra amorevolmente il dito medio.
«Fottiti, stronza.» Gli risponde a tono, prima di voltarsi e sparire nello stradone buio. La donna rientra in casa sbattendo le ante della finestra, e mio padre torna a sedersi davanti alla sua tv come se niente fosse.
Io, invece, sono ancora un po’ scossa da ciò che ho visto. Quel ragazzo, il ragazzo Solitudine, mi ha lasciata completamente spiazzata. Il suo comportamento era stato decisamente diverso da quando ci avevo “parlato” io con il nostro gioco dei fogli. Voglio dire, lì mi era sembrato così insicuro e vulnerabile, mentre poco prima avevo visto un ragazzo completamente diverso: forte e ribelle, come se non temesse nulla e nessuno.
Sbatto velocemente le palpebre riscuotendomi dai miei pensieri e torno ai fornelli. Quando è tutto pronto, servo la cena a mio padre e faccio per andarmene ma lui mi blocca richiamandomi.
Torno da lui con passo tremante.
«Jane Audrey Hood, innamorati di quel ragazzo e ritieniti morta.» Mi minaccia guardandomi serio, prima di farmi cenno di andarmene. Me ne scappo in camera mia con il fiato corto, la paura scatenata dalle parole di mio padre.
So che non stava scherzando, so che lo farebbe davvero. Lui mi ucciderebbe senza nemmeno un minimo di rimorso.
Dovevo assolutamente stare lontana da quel ragazzo, mi stavo incuriosendo fin troppo. Se davvero ci tenevo alla mia (sopravvivenza) vita, dovevo lasciarlo stare.
Il ragazzo Solitudine, doveva scomparire completamente dalla mia vita.
 
 
 

***

Un rumore improvviso mi fa svegliare di soprassalto, guardo l’orologio: sono le tre di notte. Mi guardo attorno spaventata quando sento di nuovo quel rumore.
All’improvviso la porta della mia stanza si spalanca, mostrando la figura di mio padre più ubriaca di quanto lo avessi mai visto. Si avvicina velocemente al mio letto e mi prende per i capelli, facendomi urlare di dolore.
Sono confusa, non riesco a capire. Non gli ho fatto nulla, non riesco a trovare il motivo di quel suo comportamento.
Mi lascia uno schiaffo sulla guancia destra, giusto dove c’era il livido provocatomi dalle sue stesse mani qualche giorno prima.
Urlo di dolore, lasciando uscire qualche lacrima. Mi schiaffeggia l’altro lato del viso sorridendomi strafottente.
Mi tira verso di sé, facendomi alzare dal letto, e mi spinge contro il muro. Continua a schiaffeggiarmi senza pudore, e mi sento umiliata, sporca.
Nessun uomo dovrebbe alzare le mani su una donna, in special modo un padre sulla propria figlia. E’ una cosa impensabile, eppure è successa, proprio a me.
Improvvisamente sento la pressione delle mani di mio padre diminuire, e nel giro di qualche minuto mi ritrovo sdraiata per terra, senza forze, sola nella mia stanza. Passa qualche attimo di silenzio, un silenzio impregnato del mio dolore e della mia vergogna. E poi comincio a piangere, comincio a far fuoriuscire quella sostanza salata che molti chiamano lacrime, ma che per me è puro dolore liquido. Mi alzo tremante, mentre le lacrime continuano a scendere sul mio viso e i singhiozzi a scuotere il mio corpo. Apro tremante le ante della mia porta finestra ed esco sul balcone, prendo una pietrolina dal vaso di fiori che aveva posizionato lì anni prima mia madre, e la lancio contro la porta finestra della casa di fronte. Silenzio. Riprovo con un'altra pietrolina, e finalmente una luce si accende nella stanza di fronte. La finestra si apre, mostrandomi il volto assonnato del ragazzo riccio, che ora mi guarda confuso. Poi si accorge del mio viso martoriato, delle macchie violacee sugli zigomi e dei piccoli tagli sul mento e appena sopra le tempie.
«Salvami, ti prego.» Sussurro fra i singhiozzi, prima di cadere sulle mie ginocchia. In un attimo mi ritrovo avvolta nelle sue braccia, il capo nell’incavo del suo collo e le mani strette al suo caldo maglione, mentre le mie lacrime bagnano il suo collo e il colletto del maglione blu scuro. Aveva scavalcato i due balconcini quasi comunicanti ed era venuto a salvarmi, proprio come gli avevo chiesto.
«Shh, ora ci sono io, stai tranquilla.» Mi sussurra continuando ad accarezzare i miei capelli, ed io lo stringo più forte al mio corpo.
Ci addormentiamo così, l’uno nelle braccia dell’altra, in una fredda notte di Febbraio sul balconcino della mia camera.
L’uno immerso nel dolore dell’altra, e la speranza di una vita migliore molto lontana.
 
 
Quella notte, la ragazza lego e Solitudine non si sentirono.
Quella notte, Jane ed Harry, si salvarono a vicenda.
Quella notte, Tumblr restò privo dell’amore dei due utenti.
Quella notte, le stelle vegliarono sull’amore più puro che si fosse mai visto, un amore basato sul dolore e sulla vergogna, sulla rabbia e sul rancore.
Un amore strano, che però salvò la vita di quei due ragazzi, o almeno, ci riuscì per quella notte speciale, in cui due cuori impararono a piangere all’unisono.



 

Ciao a tutte! :3
Sono tornata con un altro capitolo, anche se un po' corto,
ma è pur sempre un capitolo. lol
E poi, come ho scritto sopra, è solo di passaggio. c:
Spero che sia stato di vostro gradimento, anche se a me non piace molto :/
Anyway, finalmente ho finito tutte le prove scritte, mercoledì ho l'orale e poi posso
dire addio alla scuola! ** lollino
Ringrazio chi mi ha dato la buona fortuna prima degli scritti,
vi ho pensato mentre li facevo :3
Ah,  quasi dimenticavo, ho iniziato a scrivere una ff
con la mia migliore amica, si chiama "Crimina Lost Twins" e 
la trovate nel mio profilo :)
E' sui ragazzi, ma ci sono anche Justin e i 5SOS c:
Ora devo lasciarvi!
A presto,
-zia rob. xx

  
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