NOTE
DELL’AUTRICE:
Non aggiorno questa storia da
più di sei mesi quindi capirò se non
riceverò lo stesso seguito di prima.
A mia discolpa posso dire,
però, che ora aggiornerò regolarmente
finchè la storia non sarà finita. Ho
intenzione di pubblicare un sequel dopo questa quindi non abbiate paura
di una
mia ulteriore scomparsa.
Vi chiedo scusa di nuovo e vi
auguro una buona lettura.
Baci
Sundayrose. ( Sundayrose
Efp)
Tra
sabbia e onde
-
Che cosa hai visto? -
Greta lo guardava
intensamente. Le mani che stringevano quelle di Draco durante la
connessione si
chiusero in una morsa dolorosa.
- Perché hai visto qualcosa,
vero? Non avresti questa faccia altrimenti-
L’espressione di Draco
rivelava appieno la disperazione di quanto stava provando: gli occhi
sbarrati,
la mascella semi-aperta, la piccola ruga che diventava sempre
più marcata sulla
sua fronte e il pallore, ancora più etereo sul suo corpo da
morto.
La voce, di contro, era di
una calma glaciale, tanto che anche la sua espressione, alla fine, si
adeguò ad
essa.
- Niente. Anche Hermione è in
mezzo a una specie di mare impetuoso. Dobbiamo andare nella stessa
direzione -
Riuscire ad attraversare il
Deserto dei Golosi senza essere divorati era un altro paio di maniche.
Greta gli aveva detto che non
era così immenso come si poteva immaginare. Era solo
un’illusione, un’altra per
impedire alle anime di quel girone di provare ad uscirne.
Il trucco era semplicemente
proseguire sempre nella stessa direzione. Mai voltarsi, mai deviare e
con un
po’ di fortuna avrebbero avvistato un altro paesaggio nel
giro di due giorni.
Per quanto valesse il tempo in un luogo dove non faceva mai notte e in
cui il
sole brillava imperterrito sempre nello stesso punto.
- Come facciamo a scendere di
qui senza venire attaccati di nuovo da quella banda di ingordi?- Chiese
Draco
con una punta di frustrazione nella voce.
Non aveva detto a Greta
quello che aveva visto e non aveva intenzione di farlo. Voleva tenersi
per sé
quel dolore straziante perché se lo avesse raccontato
l’avrebbe reso
inesorabilmente più vero.
Non aveva abbandonato l’idea
di ritrovarla. Questo mai. Solo si chiedeva che cosa le avrebbe detto
quando
l’avrebbe rivista, che cosa gli avrebbe detto lei, come si
sarebbe giustificata
del fatto che avesse dimenticato così facilmente quello che
provava per lui.
Con quale espressione
l’avrebbe guardato una volta scoperto che era giunto
lì solo per lei, mentre
lei lo aveva già dimenticato buttandosi tra le braccia di un
altro?
Non riusciva ad
immaginarselo. Ora, reale e presente, c’era solo il desiderio
di superare
quell’ulteriore prova. Almeno per non pensare
finchè non ci fosse stato
costretto.
- Dobbiamo correre - Fu la
risposta semplice di Greta tanto che Draco alzò un
sopracciglio.
- Correre?! Ti rendi conto
che stiamo parlando di chilometri?-
- Hai un’idea migliore?-
Ribattè lei dura. Quando vide Draco abbassare gli occhi
continuò – Questo è
l’unico punto di salvezza presente in questo deserto, non ne
troveremo altri e
non troveremo altre anime disposte ad aiutarci. Dobbiamo contare solo
su noi
stessi e sulle nostre forze. Se non ci fermiamo, se non ci facciamo
distrarre
dal loro inseguimento e continuiamo a correre probabilmente
raggiungeremo il
prossimo girone più presto del previsto. –
- Chi ti dice che, invece,
non ci raggiungeranno prima loro per divorarci?- Chiese Draco brusco.
Il suo malumore stava
diventando irritante e Greta represse, a stento, una risposta piccata.
- Ne dubito – Rispose alla
fine – Le anime di questo girone non sono così
forti come pensi. Il fatto che
stiano soffrendo la fame, insieme ad un’altra decina di
tormenti umani, li
rende immensamente deboli. Quello che li muove è solo la
forza della loro
disperazione, ma anche quella ha un limite -
Draco pensò per un attimo
alla possibilità che potessero davvero farcela. Dove
sarebbero giunti poi? In
un altro girone peggiore di questo o più vicini alla meta?
E anche se fossero arrivati
sulle rive di quel mare chi poteva garantirgli che avrebbero trovato
quello che
cercavano? Chi poteva dar loro la sicurezza che fossero davvero nel
posto
giusto, prima che altre anime non riuscissero finalmente a buttarli nel
Regno
di Lucifero?
Ecco che di nuovo il
pessimismo e l’insicurezza lo tormentavano, come potevano
tormentarlo i morsi
della fame: violenti ed implacabili.
Era quel maledetto luogo,
ormai l’aveva capito da tempo. Quel maledetto inferno che
faceva emergere la
parte peggiore di lui: quella vigliacca.
- E’ deciso allora? – Gli
chiese Greta, riscuotendolo dai suoi pensieri.
Lui annuì bruscamente, ma
sentiva lo stesso lo sguardo della ragazza bruna su di sé.
- Tu non me la racconti
giusta. Tu hai visto qualcosa di importante e non vuoi dirmelo -
Draco, messo a cavalcioni su
un ramo, sollevò
la gamba destra
portandola accanto all’altra – Pensala come ti pare
– Le rispose brusco, prima
di atterrare con un balzo sul terreno sabbioso del deserto.
Quando anche Greta lo
raggiunse passarono pochi secondi prima che le prime anime apparissero
alla
loro vista.
All’inizio non erano che una
manciata, ma non passò molto prima che raggiungessero le
diverse decine.
Probabilmente la voce che due
anime intruse e completamente commestibili li avessero raggiunti si era
sparsa
più velocemente del previsto.
Greta afferrò la mano di
Draco e lo trascinò nella direzione opposta dal quale
arrivavano.
- Corri!- Lo incitò e lui non
se lo fece ripetere due volte, mettendo un piede davanti
all’altro e lasciando
che i muscoli del suo corpo da morto si tendessero nella corsa.
Era incredibile come si
sentisse umano in quel momento e, inaspettatamente, si sentì
benissimo, mentre
anche i pensieri correvano via veloci come l’aria sabbiosa
che gli sfiorava il
viso e nella sua testa non rimaneva niente, se non la scossa
adrenalinica che
gli muoveva le gambe e la risata isterica che gli usciva dalla bocca,
la quale
stava ad indicare quanto avesse i nervi a pezzi in quel momento.
Di contro, la mano di Greta
lo teneva fermamente ancorato alla realtà, non facendogli
mai dimenticare, con
la sua stretta, che cosa stessero facendo e per chi.
La sabbia che si sollevava a
causa della loro corsa gli offuscava la vista e gli feriva gli occhi.
Più di
una volta Draco cercò di pulirsi il volto con il dorso della
mano, ma
l’inutilità di quel gesto lo persuase a
rinunciare, decidendo di correre con
gli occhi chiusi. Tanto non ci sarebbe stato niente ad ostacolare la
loro
corsa, se non il deserto incontaminato.
Perciò si sorprese quando anche
con gli occhi chiusi percepì l’aria diventare
densa attorno a loro, mentre la
sabbia rossa si alzava come una barriera.
Il deserto, come una creatura
viva e palpitante, si muoveva e si innalzava, rendendo l’aria
una sostanza
solida difficile da attraversare.
Draco si rese conto che, a
parte le anime ingorde alle loro calcagna, anche quello voleva impedire
la loro
fuga.
Mettere un piede davanti
all’altro stava diventando più difficile del
previsto e lui poteva sentire il
respiro di Greta diventare ansante mentre si dimenava e tossiva per
espellere
le particelle di sabbia che le erano penetrate in gola.
- Chiudi gli occhi! – Gli
gridò Draco, consapevole che la vista poteva distrarli e
spaventarli più che aiutarli
– E respira con la bocca chiusa! -
Anche quelle poche parole
bastarono per riempirgli la bocca di sabbia, ostruendogli le vie
respiratorie e
facendolo capitolare in un accesso di tosse convulsa.
Nonostante tutto continuò a
correre, trascinandosi dietro la mano di Greta stretta nella sua.
Sentiva i respiri e i lamenti
delle anime affamate sfiorare il suo collo e represse un conato di
vomito al
pensiero che potessero prenderlo per fare di lui la portata principale
del loro
banchetto.
Correvano, correvano veloci
quanto permettevano le loro gambe stanche ed intorpidite, arrancando
nell’aria
densa come fango e cercando di non farsi afferrare da quelle mani
sudice.
Il tempo sembrava essersi
dilatato all’infinito: potevano correrete da due minuti o da
due anni, nessuno
dei due avrebbe potuto dirlo con certezza.
Ad un certo punto le gambe di
entrambi erano diventate talmente pesanti e l’aria talmente
solida che solo la
forza della determinazione e della disperazione li incitava a
proseguire,
mentre sentivano sulla pelle il tocco disgustoso di quelle mani
fameliche che
tentavano di afferrarli.
Sembrava davvero finita.
Draco fu sul punto di cedere
e lasciarsi andare alle loro grinfie. Tanto a che sarebbe servito
continuare?
Hermione non lo voleva più.
L’aveva dimenticato. E lui, che aveva fatto tutto questo per
lei, non aveva più
alcun motivo per continuare a lottare.
Forse sarebbe stato meglio
arrendersi, perché anche l’Inferno non poteva
essere così terribile in
confronto ad una “vita” senza di lei.
E di nuovo, quasi
come se quel posto maledetto
non aspettasse altro che una sua resa o una sua vigliacca
capitolazione, la
sabbia fine del deserto sprofondò sotto i loro piedi e loro
precipitarono nel
vuoto assoluto.
I loro incontri nella grotta
sotto il Lago Nero erano diventati un appuntamento fisso ormai.
Draco aspettava Hermione
sulla soglia della Sala Comune dei Serpeverde ogni notte, quando tutti
erano a
letto ed i corridoi deserti.
La faceva entrare di nascosto,
attento che nessuno li scoprisse e che potesse denunciarli per
violazione delle
regole. Poi insieme varcavano il passaggio segreto dentro il camino e
raggiungevano quella grotta meravigliosa che era diventata il luogo
perfetto
per i loro incontri segreti.
Nessuno sapeva che stavano
insieme. Non ancora.
Gli altri non avrebbero
capito. Avrebbero storto il naso e si sarebbero insospettiti per quella
relazione assurda, forse incolpando Draco di manipolazione.
Avrebbero aspettato, non
c’era nessuna fretta. E nel frattempo avrebbero goduto dei
momenti di pace
riservati a loro due solo.
Fare il bagno nella piccola
piscina naturale, poi, era diventato un bisogno quasi fisico.
Aspettavano con trepidazione
il preciso momento in cui si spogliavano dei loro vestiti e delle loro
inibizioni, affondano in quelle acque come le loro unghie affondavano
nella
pelle dell’altro. Lasciandosi travolgere dalla corrente e
dalla passione.
Il
lieve sciabordio delle
onde sulla riva destò la sua attenzione, per un momento
dubbioso se si
trattasse del rumore dei suoi sogni o della realtà.
Aprì gli occhi a fatica,
scrostandoli dalla sabbia e dal sale che li tenevano incollati tra di
loro.
Già dal piccolo spicchio di
realtà che riuscì a percepire dalle palpebre
socchiuse capì immediatamente che
non si trovava più nel deserto: la sabbia, lì
rossa e ferrosa, aveva assunto il
colore dorato delle spiagge in riva al mare.
Draco alzò la testa di scatto
e, con una trepidazione e una speranza che non provava da tempo,
guardò dietro
di sé, oltre il suo corpo.
Il mare verde-azzurro
riluceva cupo alle pendici di un monte brullo e rossastro, la cui cima
era
completamente nascosta dalle nuvole.
Si alzò, incerto sulle gambe,
completamente rapito da quel paesaggio irreale che aveva potuto vedere
solo a
molti chilometri di distanza o nelle sue visioni.
Ora poteva vedere più
nitidamente il piccolo promontorio su cui aveva scorto Hermione la
prima volta,
quando lei, con le sue urla, l’aveva salvato dalla violenza
degli Iracondi.
Percorse con lo sguardo ogni
sporgenza, ogni pendio roccioso, fino a raggiungere le rocce sporgenti
su cui
si infrangevano, violente ed impetuose, le onde del mare che si
estendeva
immenso davanti a lui.
Quello stesso mare, tra le
cui correnti, aveva visto Hermione abbracciata ad un altro.
Non poteva crederci di
esserci arrivato davvero, di aver superato indenne ben tre gironi,
raggiungendo
quello che era il più vicino al motivo per cui aveva deciso
di affrontare la
morte e l’inferno. Non sapeva nemmeno come ci fosse riuscito:
non aveva varcato
nessun passaggio, non aveva attraversato nessun condotto, né
aveva preso un
ascensore. Si era solo sentito precipitare nel vuoto, tra la sabbia
fine,
mentre i Golosi li stavano raggiungendo.
Allora Greta aveva ragione,
il deserto non era così infinito come si poteva credere
osservandolo. E loro
avevano varcato, senza saperlo, il portale che li aveva condotti
così vicini
alla meta.
Si guardò intorno, Greta
giaceva incosciente a pochi metri da lui.
Draco le si avvicinò,
svegliandola cautamente.
La prima cosa che fece, non
appena riuscì ad aprire gli occhi, fu di spalancarli per la
sorpresa.
- Ce l’abbiamo fatta!- Gridò
entusiasta rimettendosi in piedi – E’ qui che ho
visto Jace quando ho provato a
stabilire un contatto con lui. Anche tu hai visto questo luogo, vero?-
Draco annuì pensieroso.
Per la prima volta si rendeva
conto dell’importanza di quell’avvenimento.
Hermione si trovava davvero
in quel mare. Era davvero così vicina a lui e lui avrebbe
dovuto provare gioia,
trepidazione, invece sentiva solo un’angosciante paura. Paura
di poterla vedere
di nuovo tra le braccia di un altro, rendendosi conto di averla persa
per
sempre.
- Dobbiamo trovarli!- Lo
incitò lei, guardandolo euforica – Loro sono qui,
ci stanno aspettando.
Dobbiamo andare da loro!-
Fece per correre verso le
onde, attirata dal loro richiamo come i marinai erano attirati dal
canto delle
sirene.
- No!- Draco la trattenne per
un polso appena in tempo, prima che questa si tuffasse nella corrente.
- Cosa c’è?- Chiese lei
impaziente.
- Non sappiamo che cosa
potrebbe esserci tra quelle acque. Potrebbero esserci altre anime
disposte ad
aggredirci, a divorarci. Dobbiamo stare attenti, dobbiamo prima
valutare la
situazione –
- Che c’è da valutare? Jace
ed Hermione sono lì dentro e noi non dobbiamo far altro che
raggiungerli.
Riusciremo a scappare dalle altre anime, magari saremo così
fortunati da
trovare un punto di salvezza –
Draco valutò per un attimo la
situazione, ma poi scosse la testa – No, mi sembra troppo
azzardato. Fino ad
ora abbiamo avuto fortuna, ma chi ti dice che ne avremo ancora?-
Vedendo l’espressione
irrequieta di Greta, però, lui
l’afferrò per le braccia, costringendola a
guardarlo negli occhi – Senti, almeno assicuriamoci che loro
siano davvero lì
prima di tuffarci. Arrampichiamoci su quella roccia e cerchiamo di
scorgerli
tra le onde –
Greta ci pensò un po’, poi
annuì sconfitta.
La roccia di cui parlava
Draco era alta poco più di tre metri e si trovava in
corrispondenza di altre
rocce che, equamente distanti le une dalle altre, attraversavano il
mare
portando fino alle pendici del monte.
Draco aiutò Greta ad issarsi
sulla pietra appuntita e scivolosa e, una volta su, la tenne per un
braccio per
evitare che rotolasse di sotto.
Il mare che si estendeva di
fronte a loro era immenso ed impetuoso.
Non sembrava nemmeno fatto
d’acqua con i suoi sbuffi lievi e morbidi, simili ai pensieri
del Pensatoio.
Il suo colore blu cupo a
volte assumeva toni verdastri e l’odore che emanava non era
quello della
salsedine marina che si poteva percepire sulle spiagge terrestri, ma
più un
odore di pelle, di respiri, di lenzuola sfatte dopo aver fatto
l’amore.
Draco scrutò tra le onde,
bramoso, alla ricerca di qualcosa che potesse catturare la sua
attenzione e,
allo stesso tempo, impaurito da quello che avrebbe potuto vedere.
Ma fu Greta ad urlare per
prima – Jace… JACE! Eccolo, è proprio
lui! – Disse strattonando il braccio di
Draco ed indicandogli un ragazzo bruno che nuotava ad un centinaio di
metri da
loro – Jace, sono io, Greta. JACE!-
- Smettila, non può sentirti
da qui! – La ammonì Draco, osservando, con una
punta di invidia, il ragazzo che
si faceva trasportare dalle onde a molti metri da loro.
- Ma, chi c’è con lui?-
Se Greta non avesse posto
quella domanda, lui non si sarebbe nemmeno accorto del corpo esile
della
ragazza che gli nuotava affianco.
Avrebbe scambiato le curve
dei suoi ricci bruni per le onde cupe di quell’oceano malsano.
- Hermione…-
Ma
ora, ora sarebbe stato
impossibile non riconoscerla e il suo cuore ormai fermo
esalò un ulteriore
gemito, mentre guardava sua moglie gettarsi calorosamente tra le
braccia di
Jace.