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Autore: asyphx    24/06/2013    2 recensioni
Joanne Straits era la tipica ragazza studiosa, che principalmente pensava ad andare bene a scuola e che aveva paura di deludere i suoi genitori o i suoi professori, specialmente quello che aveva davanti.
Era quella ragazza che preferiva andare bene a scuola al posto di divertirsi, perché riteneva che quegli anni, quelli che stava vivendo, fossero quelli che le avrebbero dato la possibilità di avere un buon futuro, senza inconvenienti, perché per lei la vera vita sarebbe arrivata dopo.
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«Ma alla fine come dice Socrate 'Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendolo.', quindi va bene, non c'è nessun problema...» rispose Louis, mentre entrava insieme al proprietario del locale in cui si trovava.
«In realtà lo ha detto Aristotele» ribattè una ragazza che si trovava vicino all'entrata
Louis si volse verso il punto in cui proveniva la voce ed provò un misto di rabbia e curiosità e rimase colpito nel vedere che la padrona di quella voce fosse una giovane fanciulla, forse neanche maggiorenne.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo quattro - Pochi neuroni nel cervello

 


"Chiediti ogni giorno: "oggi ho fatto qualcosa di gentile?"
Fai della gentilezza un'abitudine e cambierai il tuo mondo."









Louis stava correndo disperato alla ricerca di una farmacia aperta, era tutto chiuso, forse perché era l’una di notte e forse perché in pieno dicembre, la notte della vigilia di natale, nessuno aveva voglia di stare a lavoro, ma lui ne aveva bisogno.
Sua madre era tornata da lui e l’aveva trovata con il solito taglio sul labbro ed alcuni graffi sulle braccia per colpa di suo padre, uomo robusto, violento e senza cuore.
Perché la conciava così ogni volta, lui non lo sapeva, aveva capito che a sua madre non doveva fare domande, infatti nel caso avesse voluto parlare, l’avrebbe fatto.
Il giovane ragazzo si accorse di una giovane seduta davanti alla farmacia, la quale sembrava che anche lei stesse aspettando l’apertura di quel negozio.
«Scusi signorina» sussurrò Louis avvicinandosi lentamente, accorgendosi che la sconosciuta era appoggiata al muro con gli occhi chiusi, ma che appena sentì il suono della sua voce aprì subito.
«Non la voleva disturbare, ma mi chiedevo se fosse a conoscenza di qualche farmacia nelle vicinanze, vivo qui da due anni, ma di quei posti non so dove trovarli» continuò, sperando che quella ragazza sapesse qualcosa.
La giovane fissò lo sconosciuto che stava davanti a lei.
Doveva avere circa venticinque anni, aveva un’aria molto autoritaria, ma si notava che era agitato, sembrava che fosse successo qualcosa di grave, qualcosa di importante e per questo continuava a battere il piede per terra nervosamente, facendole saltare i nervi.
Gli lanciò un’occhiataccia, odiava la gente nervosa, perché in quel modo anche lei si agitava e l’agitazione era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
«Smettetela di battere quel piede! » esclamò portandomi le mani fra i capelli, mordendosi forte il labbro, cercando di trattenere le lacrime.
Era fatta così, per qualsiasi cosa rischiava di scoppiare o a ridere o a piangere, senza alcun motivo, come una piccola bambina indifesa.
Lei si riteneva in questo modo, si riteneva una persona indifesa, nonostante avesse tutto dalla vita.
Aveva una casa bellissima, due genitori che facevano di tutto per renderla felice, amici che le giravano continuamente intorno, ma le sembrava che nel caso fosse successo qualcosa, lei sarebbe rimasta sola.
Non sapeva il perché di questi pensieri, sapeva semplicemente che non era la prima volta che tornava su questa idea e ciò la preoccupava.
Da quando suo nonno era morto, aveva cominciato a fare questi pensieri, più volte nella notte si era svegliata, completamente sudata, spaventata dall’incubo appena fatto, in cui spesso si ritrovava sola in una stanza piena di gente che non la considerava, mentre lei si sentiva morire.
«Comunque deve andare sempre dritto ed al primo semaforo girare a sinistra, lì troverà una farmacia, credo aperta, ma non saprei dirle, di solito non stanno mai aperte di notte» continuò tenendo la testa bassa, fissando le strane scarpe- dovevano essere mocassini- che il ragazzo portava.
«E nel caso non fosse aperta quella? » chiese Louis, cercando di vedere il volto di quella giovane, avendo la strana idea che fosse in difficoltà, ma che stesse cercando di nascondersi.
La sconosciuta alzò il volto e fissò il ragazzo che stava davanti a lei, si sentiva presa in giro da quella domanda, era forse una specie di hostess che al posto di stare sull’aereo, stava sulla terra?
Non capiva cosa volesse, voleva semplicemente rimanere sola, in mezzo ai suoi pensieri con la sua buona amica sigaretta.
«Per caso ho scritto in fronte ‘centro informazioni per persone smarrite e con pochi neuroni nel cervello?’ » chiese tirando fuori dalla giacca il suo pacchetto di blue light.
Louis rimase a bocca aperta, rimaneva stupito da quando la nuova generazione fosse maleducata e senza rispetto verso il prossimo e se c’era una cosa proprio che non sopportava, era quando qualcuno lo insultava senza conoscerlo a fondo.
Non rispose, strinse solamente i pugni e se ne andò via, cercando di controllare la rabbia.
 
 
 
«Si permettono di insultare senza conoscere, ti rendi conto? » esclamò Louis rivolto verso Harry, il quale stava seduto sul suo letto aspettando che arrivassero gli invitati della cena di natale.
Stavano seduti nella camera del professore, mentre nell’altra stanza vi erano i vari familiari che stavano finendo di preparare la tavola, sapendo che ben presto i restanti componenti sarebbe arrivati.
«Chiedi un’informazione e loro ti insultano senza motivo. ‘Pochi neuroni nel cervello? Se fosse mia figlia probabilmente non la farei uscire per il resto della sua vita, ma come si permette? Un po’ di rispetto! » continuò, poi sedendosi al fianco dell’amico, il quale lo guardava divertito dal modo in cui si stava comportando, arrabbiato per uno stupido avvenimento.
Non era la prima volta, più volte era tornato a casa arrabbiato per dei comportamenti di alcuni suoi alunni o di qualche ragazzo della scuola.
Questo lo divertiva di Louis, il fatto che avesse solo ventisette anni, ma che si comportasse come un adulto sui cinquanta anni autoritario.
Sembrava che non avesse mai avuto un’adolescenza, che non si fosse mai comportato in quella maniera, che non fosse mai stato maleducato, che non avesse mai portato poco rispetto a qualcuno.
«Vedi di calmarti mr.io-sono-gentile. Hai detto che era una ragazzina carina, quanto carina? » chiese il ricciolo, portando l’argomento su ciò che gli interessava.
Louis guardò il suo amico esterrefatto, di tutto quello che gli aveva detto, l’unica cosa che l’aveva colpito era stata la sua descrizione della giovane.
Era sempre così, lui parlava di cose serie e l’altro teneva a mente solo ciò che gli interessava, senza ascoltare il restante discorso.
«Bello essere ascoltato, veramente bello» esclamò in tono ironico, appoggiando le mani sulle ginocchia per far aiutarsi ad alzare dal letto, visto che voleva semplicemente mettere fine a quel discorso, ora che si stava parlando di ragazze e ne era veramente stufo.
Stava bene da solo, perché doveva pensare all’altro sesso? aveva un bel lavoro, amici fantastici e una famiglia unica, perché doveva ora anche avere nella sua vita la porta dell’amore?
L’amore gli avrebbe portato solamente un’altra scatola piena di problemi, di litigate e di dolore e sinceramente, ora che stava bene, non ne aveva voglia.
«Senti, sei single da chissà quanti mesi, allontani ogni singola ragazza che si avvicina a te, dovresti cominciare ad avere qualche avventura» rispose Harry, mettendosi velocemente davanti alla porta, cercando di bloccare il suo amico che aveva intenzione di uscire per mettere fine al discorso.
Louis fulminò con lo sguardo il ricciolo che gli stava davanti, mettendo in mostra la sua corporatura nettamente più robusta rispetto alla sua, dovuta a molte ore in palestra.
«Non ho voglia di parlare di questo e soprattutto non ho voglia di discutere su una ragazza che probabilmente aveva dieci anni in meno rispetto a me, ma tu quando parli ti ascolti? »  rispose l’amico alzando leggermente la voce, stringendo forte i pugni e cercando di trattenere la rabbia.
Harry gli lasciò il passaggio libero ed in quel momento capì che era successo qualcosa, che il continuo suo distaccarsi dalle ragazze era dovuto da qualcosa e non per puro caso.
Avrebbe voluto chiedergli il motivo di questa rabbia e di questo probabile dolore, ma lo conosceva e sapeva che non avrebbe parlato.
Perché non gli aveva detto nulla? Se lo avesse saputo, probabilmente non avrebbe detto nulla e avrebbe lasciato perdere.
Anche lui uscì dalla stanza e si diresse verso la stanza, dove oramai tutte e due le famiglie, Styles e Tomlinson, si erano riunite.
Cercò con lo sguardo Louis e lo trovò seduto vicino a sua madre, la quale era ancora tutta fasciata a causa della lite causata dal incosciente ex-marito che aveva ed allora capì che tutto, forse, doveva partire da lì.












Angolo Autrice:
Sono leggermente in ritardo.
Non avrei mai voluto aspettare così tanto, ma con l'inizio dell'estate, mi è venuto il blocco dello scrittore, se in tale moto posso definirmi.
Non vale molto questo capitolo, ma devo cominciare a scrivere il verso inizio della storia ed a passettini piccoli ci arriverò.
Ho visto che le recensioni stanno diminuendo, non vi piace più la storia?
Mi piacerebbe saperlo, almeno scoprirei gli errori che sto facendo.
Alla prossima.
Un bacio,
asyphx.
P.S. come al solito, se volete farmi leggere vostre storie, scrivetemi pure, ci passerò volentieri.

  
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