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Autore: Desperate Housewriter    24/06/2013    3 recensioni
Prova ad immaginarti la scena. Trovi una lettera molto lunga, c'è scritto sopra che è vietato leggerla. Con la coda dell'occhio riesci a leggere questa frase:
"Nascondo un segreto che non ho mai detto a nessuno, ma finchè non lo svelerò sarò rinchiusa qui dentro. Tutti nella vita abbiamo un piano A, come uno B, uno C e come ultimo uno D. Ecco, io sono stata costretta a portare a termine l'ultimo. Ho esagerato. Capisco che è giunto il momento di confessare. Ecco perchè ti sto raccontando tutto questo."
Continueresti a leggerla?
Se decidi di farlo, pian piano scoprirai il motivo per cui Sisi è andata in prigione, o, meglio, perchè ha voluto andare in prigione. Sí, perchè per una serie di problemi ha dovuto cercare di farsi beccare dalla polizia.
Perchè mai avrebbe voluto?
E tu, caro intruso, sei pronto a scioccarti?
"Un giorno tutti mi ameranno. Un giorno tutti verranno da lontano per sentire la mia voce. Un giorno tutti faranno a gara per starmi accanto. Ma non oggi."
Oh, dimenticavo, È ASSOLUTAMENTE VIETATO LEGGERE QUESTA LETTERA.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'analisi è talvolta un modo di disgustarsi nei particolari di ciò che era sopportabile nell'insieme. E vivere con qualcuno è un modo di analisi che ottiene gli stessi effetti.
Paul Valéry, Cattivi pensieri, 1942



100 MODI PER FARSI BECCARE
Capitolo 8-


- Hey, hey, hey - mi bloccò Arkiel con la mano impedendomi di aprire la porta di casa sua.

Era al quinto piano di un appartamento di sei. Era abbastanza vecchio e sporco, ma mi andava bene qualsiasi luogo oltre alla strada.
Tutto l'appartamento in sè dava l'idea di appartenere ad un insieme di "cattivi ragazzi". Quest ultimi si riconoscono subito.
Sono quelli che camminano per strada con un passo che si pavoneggia da solo, che masticano la chewing gum talmente rumorosamente e fortemente da toglierle ogni minimo sapere che racchiude per poi sputarla, che appena vedono un amico invece di salutarlo si limitano a schiacciarli il pugno, che sono sempre in mezzo a qualcosa che porterà guai, che hanno la faccia di chi non gli importa nulla.
O, almeno, questo è solo quello che ci limitiamo a guardare. Perchè i nostri occhi si limitano a guardare la superficie, si basano sull'aspetto pregiudicando questo tipo di persone. Non sanno chi sono veramente, da che famiglia provengano, che tipo di problemi loro abbiano. Una persona non fa qualcosa giusto così, semplicemente perchè ne sente la voglia, c'è sempre un motivo, conscio o incoscio.
E la risposta non te la darò subito, Mr. Absolute. Dovrai aspettare. Perchè ora non potresti capire, come nessuno al di fuori di queste porte. Neanche io avrei capito. Ora sono totalmente cambiata. Sono diventata una di loro. E vorrei tanto che tu facessi parte di questo grande club.
La persona che per te è semplicemente un carcerato colpevole, per me è un fiore sbocciato oscurato da un albero più alto di esso.

- Prima di entrare devo stabilire delle regole con te, Hulk - continuò lui, con un atteggiamento superiore.

- Quando la finirai di chiamarmi così? Il mio nome è Sisi, se non ricordo male. -

- Non trovo che sia un nome che ti rispecchi. - rispose lui di botto, riprendendo la sua monetina e giocherellando con quella.

- La vedi questa?- mi chiese mostrandomi quel misero spicciolo ormai arrugginito dopo una lunga pausa.
Io annuii il capo.

- Beh, non la devi mai toccare, intesi? È come una figlia per me. - Ed era proprio vero.

- Intesi. - risposi a tono io con un sorriso.

- Poi, niente domande sul mio passato o su qualcosa che abbia a che fare con me. Fatti i cavoli tuoi. - mi ordinò in modo estremamente serio ed arrabbiato.

- Certamente. -

- In più, non lamentarti e non voglio che parli con i miei amici che vivono qui con me. - Dal suo tono di voce poteva benissimo essere preso da qualcun altro come mio padre.

- Hai dei coinquilini? - gli chiesi stupita. Perchè non vuoi che parli con loro? -
Da quando eravamo entrati in quella stanza si era fatto più severo, come se fosse allergico a quell'aria.
Mi nascondeva qualcosa, questo era sicuro.
- Già iniziamo con le domande? Ma come credi che riesca a pagare le bollette a fine mese da solo, aspettando l'illuminazione di Dio? - Non sapevo che cosa fossero le bollette ma non volevo peggiorare la situazione. - Comunque si, ne ho quattro per la precisione e... Diciamo che non sono della tua specie.. Sta alla larga da loro. -

- Ultima cosa, non toccare il frigo, non è roba tua. -

- Va bene, ora possiamo entrare perfavore Arkiel? - Chiesi quasi supplicandolo. Non ce la facevo più, avevo voglio di sdraiarmi in un morbido materasso, di coprire me stessa insieme a tutti i miei confusi pensieri, problemi di quella lunga giornata.

- Non chiamarmi così. Detesto quel nome. -

- E come dovrei chiamarti, allora? -

- Chiamami "Il Sultano". - D'un tratto si fece più allegro ed ironico.
- Contaci. - gli risposi a tono ridendo.

- Sei pronta ad incontrare il lusso in persona?-

- Prontissima. -

- Bene allora. - La chiave era già inserita, gli bastò aprire la porta per farmi vedere il suo interno.

- E questa chi è? Ehi.. - un ragazzo diede una gomitata all'altro e gli disse - Il Thermos non ha speranze e va con le più piccole! Bel colpo! -

Thermos? È così che lo chiamavano? Un soprannome che gli stava a pennello considerati i suoi continui sbalzi d'umore.

- Ma di che diavolo state parlando? Questa non mi interessa. - rispose secco Arkiel, inorridito da quello che aveva appena detto l'amico.

Da una stanza ne sbucarono fuori altri due. Tutti mi stavano scrutando apparte uno, che sembrava interessato a qualcos'altro.

- E allora perchè ce l'hai portata qui? - rispose sempre lo stesso con un'occhiata furba. Era l'unico non intimidito da me, sembrava che facessi paura a certi di loro perchè non aprivano bocca neanche per fiatare. Aveva dei capelli neri, molto scuri, gli occhi marroni piccolini e un naso minuscolo, che lo rendeva buffo, si, ma simpatico e più giovane. Non si può dire che fosse stato brutto, però, anzi. Aveva solo un dettaglio che lo rendeva ridicolo, ovvero una forcina alquanto femminile che gli toglieva i capelli dagli occhi.

- L'ho aiutata, ha una storia complicata. È stata abbandonata, Blake. -

Blake, già, aveva un suono adorabile. Le parole di Arkiel mi apparivano molto esagerate. Sembrava che quella storia non mi appartenesse. È buffo pensare che ancora adesso la pensi così. Penso che tutto quello che ho passato sia solo la storia di un romanzo di qualcun'altro. Invece no.

Non ti capita mai, Mr. Absolute? Non ti capita mai di consegnare i tuoi meriti e le tue colpe alla vita di un tuo personaggio immaginario e poi scoprire che quello è soltanto il tuo riflesso?

In ogni caso, Blake si zittì. Come se dopo aver sentito questa motivazione Arkiel fosse stato automaticamente distolto dalle sue colpe.
Una nuova voce si cominció a sentire.

- Beh, non ce la presenti? - quella frase ruppe il ghiaccio. Era di un ragazzino che sembrava quasi un avvoltoio. Era magrissimo ed aveva una faccia lunga ma minuscola. Gli occhi erano sparati fuori dalle orbite. I capelli erano pochi, praticamente rasati. Le sue espressioni mi hanno sempre fatto ridere. Non c'erano espressioni che mi rallegrassero più di quelle.

- No, adesso deve andare a dormire perchè è stanca, vero? - mi disse lanciandomi un'occhiata complice.

Io feci per annuire ma poi mi fermai.

- Sono Sisi. -

Mi sembrava corretto almeno dir loro il mio nome, in caso Arkiel svelasse ai suoi amici un altro fastidioso soprannome per me che tutti avrebbero usato, considrato che invetar nomignoli era il suo passatempo preferito.

- Quanti anni hai, Sisi? - mi chiese il più vecchio. Aveva l'aspetto più saggio e maturo degli altri, non so proprio che cosa si facesse in quella mischia.

- Sedici. - risposi io sorridente.

- Oh, anche Dewey ne ha... Quanti hanni hai Dewey? Diciasette mi sembra...- disse Blake scuotendolo. - Oh, ne hai diciassette vero? - disse Blake scuotendolo. Dewey annuì. Aveva il capo chinato perchè era occupato a giocare con un aggeggio con quadrati di vari colori.

- Dewey quando la pianterai con quel coso? Saluta la ragazza, voi due potreste anche farvi una chiacchierata. -

- Ciao. - mi rispose secco per poi continuare a giocare.

- Ah, mai disturbare Dewey mentre gioca, ricordatelo. - sussurrò il più grande.

- Ha diciassette anni? - chiesi stupita - lo facevo più... -

- Grande? Per forza, si è fatto le ossa a stare qui con noi. -

Dewey era molto carino, era biondo e aveva gli occhi azzurri. Mi hanno sempre affascinato i principini, di aspetto, di carattere invece un po' meno.
Non è da negare che anche io a volte mi sento principessa. A volte me ne vergogno, ma d'altronde, ogni ragazza ha anche questo lato.

Era totalmente distaccato dal gruppo, come se non sentisse le nostre parole, come se non gli importasse di nulla. Forse perchè più giovane.
Si poteva vedere appena sotto i suoi capelli due ferite sul collo, la prima a forma di D, la seconda a forma di S. Era come se fossero state create apposta.

- Avrete molto da parlare voi due, ne sono sicura. - mi disse Blake facendo l'occhiolino.

- Non se ne parla, ora deve andare a dormire. - disse deciso Arkiel, il guastafeste.

- Eddai Thermos, non ha mica due anni! Credo che se sta qui un altro minuto non morirà mica! Facci almeno presentare. -

Arkiel sbuffò. Erano molto socievoli, in particolare Blake. Sarebbe stato divertente restare un po' con loro.

- Bene, allora, come avrai capito io sono Blake, il più simpatico, il più solare ed il più bello. Poi abbiamo questo - disse indicandomi il più cresciuto - che è Deryl, l'isterico. Quello magro come un chiodo è Clifford, l'idiota e poi c'è... Il giovanotto, Dewey, il tuo possibile futuro fidanzato. -

A quelle ultime parole io arrossii, Dewey sembrò fregarsene. Ho sempre saputo controllarmi ma per me le paroline come "fidanzato", "moroso" "innamorato" o qualsiasi aggettivo che rispecchi l'amore mi ha sempre fatta irriggidire, è qualcosa di troppo vasto, complicato, intenso e forse anche senza senso, qualcosa che non mi appartiene. Era un buco nero e non avevo intenzione di essere risucchiata da questo. Non volevo fare lo stesso errore di mia madre, non so se riesci a capire, finire come lei. Ritrovarsi da sola a badare ad una bambina e essere ingannata dal padre per ben due volte ed avere il coraggio poi di abbandonare la figlia in una grande città per poi pentirsene e affidarla nelle mani della Polizia, per lasciare poi che lei se ne vada in prigione. Eh si, è dura da dire ma l'amore porta solo a questo.

- Ok, avete avuto la vostra chiacchierata, ora vieni che ti faccio vedere la tua stanza da letto. - mi disse Arkiel trascinandomi per un braccio.

Diciamo che Arkiel non era stato molto specifico con la parola "stanza da letto". Mi aveva portato in bagno.

- E... Il letto? - gli chiesi stranita.

- Eccolo là - mi rispose, indicandomi una vasca da bagno a dir poco sporca, in certi punti anche arrugginita. Per di più sarà stata di circa un metro e mezzo, quindi ci sarei entrata solo piegandomi.

- Ma non ci sto nemmeno. - gli dissi ridendo, nella speranza che stesse scherzando.

- Non ti prendo per il culo. Già ti lamenti? O qui o fuori. - mi rispose freddo puntandomi la finestra - Cosa scegli? -

- Qui - risposi chinando il capo. Lui fece un cenno con la testa e se ne andò via. Io mi infilai dentro e mi sdraiai, tenendo le gambe piegate. Presi dalla tasca il mio notebook.

Credo di non aver mai scritto così tante volte in un solo giorno. Ma non riesco mai a finire, c'è sempre qualcosa che mi blocca, che mi costringe a smettere di scrivere. E se fosse un segnale, un avvertimento che mi dice che la scrittura non fa per me, che dovrei abbandonare quest'idea? Non riesco proprio a capire. D'altra parte la mia testardaggine sta superando tutto, se non fosse per quella ora non sarei qui.
Infatti oggi ho incontrato un poliziotto e gli ho mentito, dicendogli che Arkiel fosse mio padre. E sono stata brava. Ce l'ho


Un rumore di una porta mi bloccò. Ebbi l'istinto di nascondere il mio quaderno e la mia penna dietro la schiena.
Era Arkiel.

- Tieni il cuscino - mi disse lanciandomelo.
- 'Notte. - e richiuse la porta. Allora ripresi a scrivere.

fatta da sola. Tutto per un'idea folle.
Ho deciso, voglio andare in prigione.
Lì sarei cibata e potrei diventare acculturata allo stesso tempo. E tutto a nessun costo. Devo solo trovare il modo di entrarci. Ma sarà facile, ne sono sicura. Ho dimostrato a me stessa che posso far tutto. Allora di che mi preoccupo?
E anche se adesso mi ritrovo a dormire su una piccola vasca arrugginita senza neanche le lenzuola a guardare il soffitto, so che un giorno passerà tutto.
Magari con un po' di fatica avrò successo.
Un giorno tutti mi ameranno. Un giorno tutti verranno da lontano per sentire la mia voce. Un giorno tutti faranno a gara per starmi accanto. Ma non oggi.


Volevo continuare ancora, considerato che non avevo altro da fare, ma fui interrotta da delle urla oltre quella porta. Voci diverse, una dopo l'altra, che dicevano a toni elevati la loro opinione.
Sembrava proprio una discussione. Non riuscivo sempre a capire chi parlasse, sebbene avessi sentito la voce della maggior parte di loro per poco tempo.

- Te lo ripeto, dovresti unirti a noi, Arkiel. - disse uno, questa volta con tono calmo e deciso.

- No, non lo farò mai, Deryl! Tu e Blake avete avuto un'idea immatura e troppo pericolosa! - gli disse urlandogli contro. - E avete anche trascinato Clifford che è come Don Abbondio, cazzo, sta con i più forti. E anche Dewey vi aiuta, non vi rendete conto di quanto è pericoloso? -

- Non vogliamo continuare certo a fare quello che stai facendo tu. -

- Sta' zitto, Clifford. - lo sgridò Arkiel.

- No, Clifford ha ragione - disse Deryl - non riusciremo certo a pagare le tasse a fine mese, sennò, e non possiamo certo farci notare da chi ci sta cercando. -

- Con quello che state progettando, state sicuri che vi noterà anche mia nonna defunta, cazzo! -

- Non se siamo bravi abbastanza. - accennò Blake.

- Non riuscirete mai. - disse Arkiel scuotendo la testa.

- Per questo stiamo chiedendo il tuo aiuto, Arkiel. Ne abbiamo bisogno. Tu sei stato istruito più di noi anche per questo. Non ti ricordi? Eri il preferito di Feedback, tanto che ti aveva mandato nel "IJKL", il più determinato. Ma tu, nonostante ti avessero inculcato che la violenza fosse positiva, quel giorno hai deciso di stare dalla nostra parte. Perfavore, fallo per la seconda volta. - Le parole di Deryl erano sempre state persuasive, ma questo ad Arkiel non bastò.

- Io non ci riesco. Mi blocco solo all'idea di tornare in quel posto. Non ci lasceranno scappare per la seconda volta, anche perchè questa volta Dewey non ci potrà aiutare. -

- Se succedesse potrebbe aiutarci la tua nuova amica, come si chiama... Sisi. - propose Blake.

Solo al sentire quel nome mi pietrificai. Mi ero totalmente persa dalle loro parole. Mi avevano impedito di pensare. Non riuscivo a capire di che cosa stessero parlando. L'unica cosa che sapevo è che non si stessero di certo scambiando barzellette.

- No, lei non si tocca. - rispose di botto Arkiel - Non deve finire in mezzo a questa storia. -

- Perchè non ce ne torniamo in Kenya? -

- Certo che sei rincoglionito, Clifford. Quante volte te lo devo ripetere, cazzo?! - gli urlò contro Deryl - come facciamo ad andare via da questo stato con Dewey? Non credi si insospettiranno? -

A quelle parole avevo subito pensato ad una rapina. Ma non mi era proprio sembrata che Dewey fosse trattato come un ostaggio. Forse solo perchè erano in mia presenza. Quella risposta avrebbe risolto gran parte del rompicapo.

- Posso restare qui, me la caverò. -

- No, non te la caverai un bel niente, Dew' - gli rispose Deryl - che senso avrebbe prenderti per poi lasciarti? Siamo una squadra, restiamo uniti. -

- E poi comunque ci bloccherebbero in ogni caso, con te o senza di te. Non ce ne possiamo andare, siamo rinchiusi qui. E l'unico modo per continuare a vivere decentemente è questo, Arkiel. -

- No, un altro ci sarebbe. Andare a raccontare tutto alla polizia, la verità. - propose Arkiel.

- Ci abbiamo già pensato mille volte, Arkiel. Ma comunque ci faremmo qualche anno di carcere. E Dewey non starebbe più con noi. -

- Cazzo, Deryl, non riesci proprio a capirlo?! Un anno di carcere non è niente in confronto ad una vita. - Arkiel riprese ad urlare. - Dewey starebbe con qualcuno che sa prendersi cura di lui più di noi. -

- Lo troverebbe, questo lo sai meglio di noi. - rispose Deryl.

- E come?- chiese confuso Clifford.

- Vuoi che la notizia non si sparga nei telegiornali? - chiese sarcastico Arkiel.

- Ma perchè dovrebbe continuare a cercarlo? A che scopo? - chiese di nuovo Clifford.

- Il Thermos ci deve ancora questa spiegazione. - Blake rispose guardando Arkiel in modo sospettoso, quasi come minaccia.

- Sentite, ve l'ho già detto. Quel che so devo tenermelo per me. - rispose Arkiel scocciato - non voglio disagi in questa casa. -

- Rispettiamo il tuo silenzio, ma almeno ci devi ascoltare. - rispose Deryl. - Il tuo metodo non funziona, forse il nostro non è così giusto, hai ragione, ma se hai altre idee siamo tutti pronti ad ascoltarci. Ho bisogno di te, ho bisogno di tutti voi.

Arkiel sospirò. - Se mi unisco a voi mi dovrete aiutare senza commenti... -

- Che diavolo hai fatto? - chiese Blake.

- Beh.. Diciamo che.. Per sbaglio ho detto alla Polizia come mi chiamo. -

- Tu che cosa? Perchè diavolo avresti dovut - gli urlò contro Deryl.

- Ho detto zero commenti. - lo interruppe Arkiel - E zero domande. Volete che io accetti o no? -

Blake porse una mano ad Arkiel il quale, dopo un grande sospiro, strinse con insicurezza. Come se quell'ultima frase l'avesse convinto. Lo conoscevo solo da un giorno, ma sapevo che era testardo. A quanto pare, non più di Deryl.
Questo è quello che mi sono immaginata accadesse perchè poi, per tutto il resto della sera, non sentii nessun altro rumore oltre a quello della mia mente che cercava un punto fermo a cui aggrapparsi per scoprire tutto di loro e tutto di me.
Ormai l'aria era cambiata. Quelle persone che mi sembravano così allegre e simpatiche si erano trasformato in dei "cattivi ragazzi". L'aria in quella casa si era fatta ad un tratto nera.
E la mia unica possibilità per ottenere ciò che volevo era respirarla.


“Cos’è l’infedeltà?” chiesi mentre svoltavamo in un sentiero orlato di rose gialle. Elizabeth si fermò. La guardai e mi accorsi che aveva un’espressione triste. Per un momento pensai di aver detto qualcosa di sbagliato, ma poi vidi che il suo sguardo era posato sulle rose, non su di me. Mi chiesi chi le avesse piantate. “Significa avere amici.. segreti”, disse infine. “Amici che non si dovrebbero avere.”
Vanessa Diffenbaugh, Il linguaggio segreto dei fiori


Lo so.

Ora mi odierete. Non so quanto tempo è passato. E non ho mai aggiornato. Non vi ho neanche avvertito. E per di più, dopo tutto questo tempo, porto questo capitolo che sicuramente vi sembrerà orribile. Sono un mostro. Ma almeno lasciatemi spiegare.

Dovevo fare gli ESAMI di terza media. Ma Venerdì ho finalmente finito e ho iniziato subito a scrivere. Ora ho due interi mesi senza fare un cavolo di niente, apparte scrivere!
Quindi mi farò perdonare. Durante tutti questi mesi ho pensato molto alla storia. Ora di mezzo c'è tutta una trama intrigante di quei "cattivi ragazzi". Questo capitolo vi sembrerà orribile, lo so. È che dovevo metterlo. Non avrete capito niente. Ma questi indizi vi servono, fidatevi.
Parlando, per l'appunto, di questo capitolo.. Ho scelto di scrivere nel prossimo capitolo tutte le opinioni di Sisi su questa storia. In questo modo ho dato più spazio alla loro introduzione. Anche Dewey sarà più sviluppato nel prossimo capitolo, fidatevi! Ci sono poche descrizioni, lo so, ma a partire non dal prossimo ma dall'altro ne inizieranno molte.
Spero, almeno, di non essere stata noiosa, almeno in questo. Parlando delle vostre opinioni, vi faccio alcune domande perchè mi incurioscisce la vostra risposta.
So che sono poco introdotti.. Ma finora chi tra i "cattivi ragazzi" vi incurioscisce di più? C'è qualcuno che odiate, invece?
E.. per finire.. La domanda con il punteggio.. Che è molto difficile.
Che cosa sta succedendo nel dialogo tra i "cattivi ragazzi"?
Ah.. Ho dimenticato di dirvi due cose!
La prima è che amplierò i primi capitoli, di cui non sono molto orgogliosa perchè sono cresciuta e mi fanno letteralmente schifo. E considerato che i miei nuovi lettori si basano su quello per continuare a leggere, ho paura che non lo faranno. Non aggiungerò dettagli troppo importanti per rispettarvi in caso non abbiate voglia di rimettervi a leggere una storia che già conoscete.
La seconda è riguardo alle parolacce. Non sono una persona che adora sentirle o dirle. Anzi, a volte, in certi racconti qui su EFP mi fanno imbestialire perchè ci sono ogni tre per due. Qui, però, l'ho fatto per sottolineare il carattere dei ragazzi. Non per altro. Spero che non abbandoniate la storia per questa mia scelta. ;)

In attesa di un vostro perdono.. E se volete anche una review..

Bacioni,

Girl Dude
  
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