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Autore: topstiel    24/06/2013    1 recensioni
[ZombieApocalypse!AU, Destiel.]
«Samandriel è stato il primo a morire. E' successo perché un qualche pazzo squilibrato l'ha morso.
Ed ecco quindi che accade, che tutto questo incubo diventa reale, ed è proprio in certe situazioni che sei fottuto. Mio caro amico nulla, cos'ho da perdere?
Le mie pistole? Questi disgustosi fagioli in scatola? Il terrore di essere sbranato nella notte? O, forse, la pazzia che si sta lentamente insinuando in me, costringendomi a monologare la mia vita con un ponte? No grazie, ma io non me ne faccio nulla di tutto ciò. E allora mi butto».
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessuna stagione
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Note d'autrice ed alcuni informazioni. 
Grazie mille per tutte le visualizzazioni, le recensioni e per aver aggiunto questa fanfic tra le seguite! 
Allora, prima della lettura, vorrei che capiate il modo in cui vedo gli zombie: mi sono basata molto sul videogioco The Last Of Us, sia per le ambientazioni che per le tipologie di zombie; infatti, in questo mondo apocalittico, vi sono vaganti normali, e cioè i classici visti e rivisti dappertutto, ma poi vi sono anche quelli che sono stati trasformati da molto più tempo, ed essi sono ridotti ad una specie di mix tra funghi e muffa ed altre schifezze. E' un parassita che prende possesso del tuo corpo, insomma. 
Le ambientazioni saranno tipo questaquesta e questa, per farci intendere. I Castiel e Dean di questa storia sono abbastanza giovincelli, mettiamo all'incirca sulla ventina d'anni, ma non credo lo specificherò mai, quindi potete vederla come volete. 
Vi lascio alla lettura, anche se questo capitolo è tutto fumo e niente arrosto, in quanto vi sono quasi solo discorsi e la storia di Dean.


Quando Dean allenta la presa dal braccio di Castiel, sono ormai ben lontani dalla folla di vaganti affamati. Il minore dei due si guarda intorno con fare sorpreso, non riuscendo ancora a credere a cosa diavolo sia successo. Apre la boccca e fa per parlare, ma le parole gli muoiono sul nascere, quindi si limita a mettersi a sedere su un malcapitato pneumatico trovato a terra. Il fango li avvolge fino le caviglie, ma nessuno dei due vi fa caso più di tanto, in quanto è già un miracolo il fatto che non hanno dovuto farsi strada in una delle numerose paludi situate nel bel mezzo delle rovine di quella che doveva essere una bella e tranquilla città. 
Il luogo è accerchiato da palazzi, tutti ricoperti da muschio o con piante incolte che vi crescono attorno. Castiel si porta una mano sul naso, ancora non abituato al tanfo causato dai morti viventi, e velocemente analizza il luogo: una banca, quello che doveva essere un locale carino dove vi avrebbe felicemente fatto pranzo e uno-- due-- tre, tre palazzi. Dietro di lui sono presenti solo macerie, piante ed una sostanza rossastra ricoperta da funghi, nessuno vuole sapere se è uno zombie oppure no. 
"Ciò che è morto deve restare morto" vi è scritto su un muro disastrato, ma Cas non lo vede, in quanto gli dà le spalle. E' Dean a notare quella ed altre scritte e, silenziosamente e con aria concentrata e seria, fa scorrere gli occhi su quei graffiti disperati; "Il cibo è finito, il governo dov'è?", "Siamo diventati noi i morti viventi" e "E' questo ciò che Dio vuole?". La sua lettura però viene interrotta da Castiel che finalmente si è deciso a parlare. «Be'?» fa con tono irritato, impuntandosi nel leggere e rileggere un cartello poco più distante. Il ponte veglia in lontananza sulle loro figure. 
«Prego» risponde Dean, piegando appena le ginocchia e togliendosi lo zaino dalle spalle. L'altro lo guarda accigliato e Dean gli porge indietro le sue armi: due pistole, la doppietta, un vecchio fucile, un machete e un tubo sporco di sangue su una estremità. Assieme a questi oggetti, gli restituisce la sacca contenente il resto delle munizioni e il cibo. «Ti ho salvato la vita» aggiunge quindi rimettendosi lo zaino sulle spalle. «Quindi prego, non c'è nulla di che»
«Non ho capito bene» replica all'istante Castiel ed abbandona tutto a terra, alzandosi per fronteggiare il maggiore. «Pretendi che io ti ringrazi perché hai evitato che mi suicidassi? Svegliati, mi hai reso la vita ancora più difficile!» detto questo, afferra da terra da una delle due pistole. E' una calibro quarantacinque e la sua mano trema mentre si porta la canna sotto il mento. «Allora- Allora adesso la faccio finita qui».
Il Winchester lo osserva mentre svolge la sfrontata azione e si porta una mano su un fianco, guardandolo con un sopracciglio inarcato. «Raccontami la tua storia» gli chiede, utilizzando un tono diverso da quelli precedenti e l'altro scuote lentamente il capo, facendo un passo indietro per allontanarsi da lui e rischiando così di inciampare sul pneumatico di prima. Ma i riflessi di Dean sono più veloci e, in un istante, lo afferra per la mano destra e lo disarma, facendo cadere la pistola a terra. «Immagina se fossi caduto: avresti sparato a vuoto e magari avresti risvegliato qualche amichetto che si trova nei dintorni. Nel fare ciò, avresti sbattuto la testa a terra e probabilmente avresti perso i sensi». Tenendolo saldamente per un polso fa rimettere a sedere sulla vecchia ruota d'auto, quindi si china sulle ginocchia e lo guarda con un sorriso accennato. «A quanto pare è sempre mio compito salvarti la vita, Castiel»
«Smettila di darti tante arie e lasciami morire» sbotta l'altro, guardandolo con le sopracciglia aggrottate e i lati delle labbra piegati verso il basso in una smorfia che rispecchia solo tristezza e frustrazione. «Io voglio morire». 
Per tutta risposta, Dean si siede accanto a lui, noncurante della melma. Guarda il cielo scuro e si passa una mano tra i capelli biondicci. Appena sopra la fronte ha piazzati ha un paio di occhialini da aviatore e Castiel nota questo dettaglio solo ora. Le lenti sono leggermente sporche e riesce a stento a trattenere la voglia di pulirgliele e, mentalmente, si chiede cosa se ne fa. 
«Sai, io ho perso una persona. Probabilmente l'unica che avevo accanto sin da prima di tutta questa merda» Dean socchiude gli occhi e Castiel capisce in un istante che sta cercando di ricordare e che nella mente dell'altro in quel momento sono proiettati i momenti felici con la sua persona, chiunque sia. 
«Quando dico perso, intendo perso. Voglio dire, sono certo che lui non è morto... Sammy-- be', Sammy ha le ossa dure e sicuramente lo ritroverò»
«Mi stai raccontando la tua storia» afferma il moro dopo essere stato a lungo in silenzio, quindi Dean annuisce, evitando di fare un sarcastico commento sulle sue brillanti deduzioni. 
 
«Sam è mio fratello minore. Hai mai fatto il fratello maggiore? Perché è una dele cose più belle rimaste al mondo, credimi. Io e Sammy abbiamo passato un bel po' di schifo anche prima dell'apocalisse, e nostro padre, da bravo coglione che era, trattava entrambi come soldatini sin da tenera età. Mamma diceva che si comportava così per colpa della Guerra, e forse aveva ragione, sta di fatto che è toccato a me prendermi cura di Sam. 
Be', una volta divenuto maggiorenne, non potevo di certo tenermelo al guinzaglio, quindi l'ho lasciato andare. Sai--» e a quelle parole, Cas nota subito come nei suoi occhi e nella sua espressione c'è lo stesso orgoglio che aveva provato quando aveva visto Samandriel ottenere la patente. «Ecco, Sammy è andato a Stanford. 
Comunque, succede tutto questo casino, i morti tornano vivi ed affamati. Ed io che faccio? Prendo la mia auto e lascio il mio lavoro da meccanico per precipitarmi in California. E' stata una faticaccia, lasciamelo dire, ma riesco a mettermi in contatto con lui e cosa scopro? Non è più nella terra del mare e delle belle donne, ma saputa la notizia si è diretto subito nel Kansas! Roba da matti, dico io. Ed eccomi qui, nell'Illinois, dopo averlo cercato praticamente in tutto il Kansas e il Missouri. Ma io-- io so che è vivo» e con queste parole, Dean si volta a guardarlo. 
Castiel rimane muto. Non sa cosa dire di preciso, perché non è mai stato un granché nei rapporti umani, figuriamoci a consolare le persone. Con tutto ciò che c'è là fuori, però, si stupisce dell'ottimismo e la sicurezza del ragazzo, ed in parte si ricorda sè stesso alla ricerca dei suoi fratelli.
«Il mio fratello minore è stato il primo che ho visto morire» parla dopo quasi un'eternità passata a fissarlo nelle iridi verdi. «Ho visto come il parassita l'ha silenziosamente ucciso e ha preso il controllo del suo corpo. Ho visto mio fratello maggiore impugnare la pistola e colpirlo alla testa con sangue freddo. Ho visto i miei fratelli e le mie sorelle andarsene e lasciare me, il più piccolo, a preoccuparmi di loro finché non mi è rimasto nessuno; ed ora tu dimmi quale motivo ho di rimanere a respirare? Tutte le persone a cui tengo sono probabilmente morte e-» Dean interviene subito, facendolo zittire. «Probabilmente non è una certezza. Davvero sei così vigliacco da non continuare a cercarli?».
Castiel china il viso e prende la sacca, sbuffa ed inizia a riempirla roteando gli occhi al cielo. «Secondo me» dice mentre controlla i proiettili presenti dentro la pistola, accertando che sia messa la sicura. «Ti senti solo e vuoi qualcuno che ti tenga compagnia. Quindi il primo che hai trovato, ovvero me, l'hai fatto diventare ufficialmente il tuo compagno di apocalisse. 
Dean, non siamo in un videogioco, lo sai?».
Il Winchester fa per scoppiare a ridere, divertito dal suo senso dell'umorismo, ma uno sparo seguito da una voce e il suono di una macchina che si sta avvicinando, fa saltare in piedi entrambi.
«Cos'è stato?» domanda Castiel, ma Dean gli fa subito segno di stare zitto e di seguirlo, andando a nascondersi dietro la carrozzeria di un auto che ha sicuramente passato giorni migliori.
«Merda» sibila, sporgendosi per guardare una jeep guidare minacciosa. Alla guida c'è un uomo, accanto a lui ne è un altro e riesce a contarne altri tre, uno seduto sul tettuccio e gli altri due appostati sulla parte posteriore della macchina. Quelli che si trovano all'esterno hanno in mano dei fucili e, agguzzando bene l'udito, Dean può vagamente udire ciò di cui stanno parlando, ovvero una certa caccia avvenuta ad Alton.
Castiel è confuso, non capisce perché deve nascondersi da altri sopravvissuti. «Sono cacciatori» lo avverte l'altro, come se avesse capito i suoi pensieri, ma Cas è ancora più confuso. «Le prede siamo noi, Sherlock».
Deve averlo detto con voce troppo alta, perché uno degli uomini, ovvero quello appostato sul tetto, chiama subito i suoi amici con un sonoro "Hey! Avete sentito?" ed il Winchester porta subito una mano ad afferrare il fucile, la cui canna usciva fuori dal suo zaino. «Pronto ad aprire le danze, Castiel?».
   
 
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