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Autore: bik90    24/06/2013    6 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Dopo qualche titubanza iniziale, Eleonora aveva accettato la proposta di Martina sull’andare al cinema. In fondo quante possibilità c’erano che di domenica pomeriggio ci fosse qualcuno al multisala che la conoscesse? Subito dopo quel pensiero si diede della stupida ma dopo i discorsi esposti a pranzo con la sua famiglia, la paura che qualcuno potesse scoprire quello che le stava succedendo era diventata ancora più forte. Aveva sentito Davide tramite alcuni sms nel primo pomeriggio in cui gli aveva comunicato dell’arrivo del fratellastro e lui era parso sorpreso quanto la ragazza. Federico raramente era salito da Taranto di sua spontanea volontà, soprattutto da quando il loro padre aveva lasciato la madre di Eleonora. Da allora i contatti si erano fatti sempre più sporadici. Per questo mal sopportava la sua presenza lì, sicuramente c’era un motivo che il ragazzo ancora non aveva esposto. Decise di chiamare l’amico per essere sicura dei suoi progetti pomeridiani, non voleva che le riservasse qualche spiacevole sorpresa.
<< Ehi, finita la grande abbuffata? >> domandò giocosamente Davide sapendo che la nonna della ragazza cucinava ogni domenica per un esercito.
<< Sì, stavolta ti sarebbe davvero piaciuta. Mia nonna ha fatto la tiella di zucchine e di spinaci e poi c’era la frittura di calamari e le triglie fritte! >>.
<< E per primo? >>.
<< Gnocchetti ai frutti di mare e linguine all’astice! >>.
<< Fantastico, perché non mi hai invitato? >> fece l’amico mettendo un finto broncio.
<< La prossima volta, promesso >> rispose Eleonora evitando di raccontargli il disagio che aveva provato quando la discussione era caduta sugli omosessuali << Oggi pomeriggio che programmi hai? >>.
<< Lavinia mi ha chiesto di andare a studiare da lei, vuoi venire anche tu? >>.
Eleonora scosse il capo prima di parlare e pensò che il fatto che i due stessero trascorrendo tutto quel tempo insieme stava diventando per lei una gran cosa. Non provava nessun genere di fastidio.
<< No, preferisco stare qui e cercare di capire che vuole quello >> mentì con disinvoltura. Era abituata a farlo ormai.
<< Okay, allora ci vediamo domani a scuola >>.
<< A domani >>.
Riagganciò e inviò un messaggio a Martina dicendole di farsi trovare pronta tra mezz’ora.
 
<< Mi hai fatto venire a prendere i biglietti mezz’ora prima dell’inizio del film, bimba! >>.
Martina rise nel vederla mettere il muso. Era adorabile.
<< Dai, Ele! Ero preoccupata di non riuscire a trovarli. Guarda quanta gente sta arrivando! >>.
In effetti Eleonora dovette costatare che l’altra stava avendo ragione. Man mano che il tempo passava, c’erano sempre più persone nei corridoio ad attendere l’inizio delle proiezioni.
<< Ti va qualcosa? Non so, una coca-cola? >> domandò la più grande avvicinandosi al bancone.
<< Hai già preso i biglietti, al massimo offro io! Che vuoi? >>.
Eleonora scosse il capo.
<< Ho mangiato tanto a pranzo >>.
<< Nemmeno qualcosa da bere? >> insistette Martina che voleva in qualche modo sdebitarsi.
L’altra ci pensò per un solo istante prima di chiedere una lattina di tè al limone >>.
La più piccola sorrise voltandosi verso il cassiere e ordinò la stessa cosa per entrambe. Eleonora controllò l’ora e, mancando ancora un quarto d’ora, le chiese se l’accompagnasse fuori a fumare.
<< Dovresti smettere >> l’ammonì la ragazza coi capelli rossi.
L’altra rise ma non rispose.
<< Marty? >> domandò improvvisamente Simona accorgendosi dell’amica mentre erano ancora all’interno del multisala.
<< Ehi, Simo ciao! >> esclamò Martina agitando una mano << Ciao Michi >> aggiunse notando anche l’altra ragazza.
Eleonora le guardò entrambe mentre il suo cuore perdeva un colpo. Si affrettò ad allontanarsi con la scusa dell’impellente bisogno di una sigaretta e le lasciò sole.
<< Oh, ma allora le cose vanno proprio bene! >> le strizzò l’occhio l’amica rivolta facendo avvampare all’istante Martina.
<< Smettila, dobbiamo solo vedere un film! >>.
<< Sì, certo. Dicono tutti così >> fece Simona << Che film andate a vedete? >> aggiunse notando il biglietto stretto nella mano sinistra << Peccato, non è lo stesso che andiamo a vedere noi. Altrimenti io mi sedevo tra voi due per sicurezza! >> disse dopo aver letto il titolo.
<< Scema! >> quasi urlò la ragazza presa in giro << Siete solo voi? >>.
Michela scosse il capo.
<< Giulia e Consuelo sono andate in bagno >> disse prima di salutarsi.
Martina si affrettò a raggiungere Eleonora intimandola di sbrigarsi.
<< Non ti piace proprio, eh? >> domandò la ragazza dai lunghi capelli biondi riferendosi al suo vizio mentre calpestava la cicca con la punta della scarpa.
<< No, per nulla >> affermò risolutamente l’altra.
Eleonora scoppiò a ridere prima di mettersi a fissarla in silenzio per un secondo. Era bellissima e stava facendo appello a tutto il suo autocontrollo per non baciarla di nuovo. La sua famiglia non capiva; a lei non importava se avesse la barba o meno, quella sensazione di appagamento la sentiva solo con Martina. Ai suoi occhi, tutti i discorsi fatti durante il pranzo, apparvero privi di senso. Come potevano sputare sentenze senza sapere nulla a riguardo?
<< Io non ho sentito lo stimolo di iniziare a fumare >> le confessò abbassando gli occhi << Ma sai com’è, Davide aveva preso questa abitudine e alla fine mi sono fatta prendere anch’io >>.
Si guardò la punta delle scarpe sapendo che quella non era una buona motivazione. La ragazza dai capelli rossi lasciati sciolti sulle spalle alzò lo sguardo al cielo. Perché si lasciava soggiogare così facilmente da quel ragazzo?
<< Dovresti pensare di smettere indipendentemente da quel che fa l’id… >> si morse la lingua capendo che stava per dire idiota << …indipendentemente da quel che fa il tuo amico >> concluse.
Eleonora si limitò ad annuire porgendole un leggero sorriso.
<< Che ne pensi di andare adesso? >> continuò Martina porgendole la mano.
L’altra la guardò interdetta per qualche istante prima di stringergliela. Immediatamente un senso di calore la avvolse facendola sentire bene. Le sorrise mentre rientravano ma appena incontrarono le prime persone, anche se non le stavano guardando, Eleonora gliela lasciò di scatto. Lo sguardo dispiaciuto che le lanciò Martina le fece provare una punta di senso di colpa che tuttavia non bastò a fargliela riprendere né a chiedere scusa. La più piccola scosse impercettibilmente il capo riflettendo sul fatto che per l’altra era ancora troppo presto. Il giorno prima l’aveva baciata e subito dopo aveva chiesto di non dirlo a nessuno, doveva procedere lentamente con lei. Presero posto più o meno centralmente, ad una fila in cui non c’era nessuno e le luci si spensero.
<< Mi dispiace >> disse improvvisamente la ragazza dai capelli chiari mentre il film iniziava senza, però, osare guardarla.
Martina abbassò quel tanto che bastava lo sguardo per cercare la sua mano. Gliela prese e gliela strinse sorridendole appena per farle capire che andava tutto bene. Non voleva spaventarla, sapeva che era un cammino arduo quello che si stava profilando di fronte a lei.
<< Non fa niente >> le sussurrò per non infastidire gli altri << Lo so che per te è difficile tutto questo >>.
Eleonora si voltò incontrando i suoi occhi e si rese conto che il film non era più così importante come credeva.
<< Ma io ti piaccio almeno un po’? >> continuò la più piccola alla ricerca di conferme.
Sapeva che l’altra provava qualcosa per lei che ancora non aveva definito, ma aveva lo stesso bisogno di sentirselo dire.
<< Non lo so >> ammise la più grande << So solo che con te sto bene e mi piace tanto tutto questo >>.
<< Anche a me >>.
<< Ma tu vorresti di più da me? >>.
Martina le accarezzò il viso scostandole una ciocca di capelli. Quanto le piaceva quando esibiva quello sguardo da cucciolo spaventato! Era così che vedeva Eleonora in quei momenti, così dolce da stringere a sé e baciare ininterrottamente.
<< Io voglio ciò che vuoi darmi, senza fretta >> le rispose in modo maturo.
Come le aveva detto Valentina, se l’avesse forzata troppo l’avrebbe persa per sempre. Eleonora si sentì felice per quelle parole, non le stava mettendo fretta come di solito faceva Davide. Anche se le aveva detto di sapere se le piacesse o meno, lei poteva rispondere a quella domanda a occhi chiusi solo che aveva paura di ammetterlo ad alta voce. Martina era entrata nella sua vita in modo delicato e ora pensarla senza era impossibile. Persino l’arrivo improvviso di Federico passò in secondo piano rispetto a lei.
<< Resta con me >> bisbigliò appena Eleonora come se temesse di dirlo più forte.
Martina avvicinò il volto al suo e le sfiorò la punta del naso col suo con un mezzo sorriso.
<< Non ho intenzione di andare da nessuna parte! >>.
<< Ehi, voi due! Potete fare un po’ di silenzio? >> esclamò una voce sconosciuta che proveniva da qualche fila dietro di loro.
Eleonora alzò la mano in segno di scusa e subito dopo tornò a guardare la sedicenne. Risero sottovoce mentre faceva scivolare lentamente la sua mano su quella di Martina. Se era amore quello che provava in quel momento, era bellissimo.
 
Greta uscì dalla vasca da e aprì la finestra per permettere al vapore di dissiparsi. Passò l’asciugamano sul vetro sopra il lavandino affinché potesse tornare a specchiarsi per poi sospirare. Quanto tempo era trascorso da quando si era sentita veramente felice? Aveva perso il conto dei giorni ormai, sapeva solo che risaliva a quando Martina era ancora a Genova. Chiuse gli occhi per un istante inclinando leggermente la testa. I lunghi capelli biondi le cadevano confusamente sulle spalle nude e i grandi occhi azzurri avevano un’espressione triste. Mai si sarebbe aspettata di provare qualcosa di veramente profondo per una ragazzina sedici anni più piccola di lei, per una sua alunna che era riuscita a rubarle il cuore con i suoi semplici e genuini modi di fare. L’aveva conosciuta durante il suo secondo anno al liceo scientifico; all’epoca aveva trentuno anni, lei quindici ed aveva ottenuto la supplenza di un anno in quella scuola poiché la loro professoressa era andata in maternità. Nonostante fossero trascorsi mesi, ancora non riusciva a dimenticarla.
 
<< Martina Capasti >>.
La ragazza si era alzata dal suo posto diretta alla cattedra per visionare il suo compito in classe. Greta aveva notato distintamente la delusione dipingersi sui suoi lineamenti quando aveva visto il voto e le venne da sorridere per un solo attimo.
<< Oh, no! >> aveva esclamato l’alunna tristemente che aveva appena collezionato il suo ennesimo quattro in matematica.
Se continuava così, il debito in quella materia non glielo toglieva nessuno alla fine dell’anno. Eppure lei si impegnava; in vista di quel compito in classe, oltre a sbattere notte e giorno la testa sui libri, aveva anche studiato con la sua amica che era molto brava. Era convinta di essere almeno arrivata al sei e invece non era cambiato nulla.
<< Mi dispiace, Capasti >> aveva detto la professoressa sistemandosi gli occhiali sul naso e sentendo l’immane desiderio di chiamarla per nome.
<< Professoressa, le giuro che ho studiato! Mi sono impegnata tanto stavolta! >>.
Martina era sull’orlo delle lacrime.
<< Capasti, ti credo… >> aveva provato a dire Greta sentendosi triste per quella reazione che l’altra stava avendo.
Non era riuscita a terminare la frase, la ragazza si era girata ed era uscita dall’aula. Era rientrata diversi minuti dopo in compagnia di una sua amica che aveva tentato di confortarla e nel vederla tornare a sedersi con gli occhi rossi, l’adulta non aveva potuto fare a meno di pensare alla sgradevole sensazione che aveva provato. Quell’adolescente l’aveva colpita fin dal suo primo giorno di supplenza; lineamenti dolci, un sorriso gentile e quegli occhi così ridenti. In modo del tutto spontaneo e privo di malizia, aveva deciso di aiutarla.
 
<< Vieni, sistemiamoci nel salone >>.
Martina l’aveva seguita leggermente intimorita mentre si domandava come le fosse venuto in mente di accettare la proposta della donna sul farle ripetizioni private a casa sua. I suoi genitori, quando avevano parlato con la professoressa, erano stati entusiasti che qualcuno qualificato come lei si fosse offerto di aiutarla nella materia senza volere nessun pagamento.
<< La ringrazio molto per l’aiuto >> aveva detto la ragazza stringendo una delle due spalline del suo zaino.
Greta aveva esibito un sorriso mentre spostava il centrotavola. Era molto carina quando si sentiva intimorita.
<< Il pomeriggio ho sempre poche cose da fare, non è un disturbo per me. Dici di studiare molto ed io t credo, cerchiamo di comprendere qual è il problema? >>.
Martina aveva annuito contraccambiando il sorriso sentendosi leggermente più sollevata. Mentre veniva accompagnata da suo padre a casa della docente, non aveva smesso di pensare a come sarebbe stato frequentare la donna anche fuori dalle mura scolastiche. Ora stava comprendendo che non sarebbe stato male. La professoressa Greta Minuti era una persona molto bella che fin dal suo primo arrivo in classe aveva fatto sollevare molti commenti tra i suoi compagni. In classe vestiva sempre in modo impeccabile, elegante e mai volgare e vederla quel pomeriggio semplicemente in jeans e maglietta le aveva fatto uno strano effetto. La più grande l’aveva invitata a sedersi e avevano iniziato a svolgere gli esercizi che la donna aveva assegnato. Martina procedeva bene, anche abbastanza spedita, sui compiti più semplici mentre aveva iniziato a trovare difficoltà man mano che il grado di complessità aumentava. Greta le era seduta vicino, poteva sentire distintamente l’odore della sua pelle e il respiro più corto quando le faceva una domanda cui non sapeva rispondere. L’aveva trovata adorabile.
<< Ti insegno un trucco >> le aveva detto infine poggiando una mano sulla sua << Resta tranquilla, okay? >>.
L’adolescente aveva annuito senza rispondere e inghiottendo un groppo di saliva. Quel contatto le aveva provocato un leggero brivido e il profumo che emanava la sua insegnante era molto gradevole. Avevano continuato per un altro quarto d’ora prima di chiudere i libri e mettersi d’accordo per il prossimo appuntamento. Martina si era alzata in piedi e involontariamente aveva pestato il piede di Greta.
<< Mi scusi, non volevo! >> aveva mormorato dispiaciuta.
L’insegnante le aveva sorriso per farle capire che non era nulla e l’attimo dopo l’aveva spinta contro il tavolo bloccandola col suo corpo. Si era chinata senza curarsi dello sguardo interrogativo della più piccola e l’aveva baciata a fior di labbra.
<< Scusami, non volevo >> aveva sussurrato subito dopo poco convinta delle sue parole.
Martina era visibilmente arrossita per quel gesto ma, sorpresa, non aveva provato alcun genere di ribrezzo. Le labbra di Greta erano morbide, non come quelle dell’unico ragazzo che aveva baciato col quale poi non aveva funzionato. Aveva abbassato gli occhi fino a guardarsi la punta delle scarpe.
<< Non… >> aveva iniziato titubante << …non è stato brutto… >>.
Quello era stato l’inizio della loro storia.
 
<< Devi tornare a casa per cena? >> domandò Eleonora guardando il suo orologio da polso mentre uscivano dal cinema.
Martina annuì e vide l’altra ragazza assumere una leggera aria dispiaciuta.
<< Ehi >> le disse chiudendosi il giubbotto e avvolgendosi nella sciarpa con un sorriso << Ci vediamo domani a scuola, no? >>.
La più grande annuì.
<< Stasera… >> mormorò poco convinta e sentendo d’essere arrossita << …ti va se ci sentiamo? >>.
Il cuore di Martina perse un colpo. Era tutto vero o stava sognando? Non l’aveva mai sentita così vicina come quel giorno.
<< Certo >> rispose infine camminando verso la vespa bianca di Eleonora parcheggiata sul ciglio della strada.
<< Domenghi, sei una fottuta stronza! >>.
Entrambe alzarono lo sguardo in direzione della voce vedendo arrivare con grandi passi Veronica Suena. Involontariamente le labbra della ragazza dai capelli biondi si atteggiarono a un sorriso sarcastico mentre faceva scivolare le mani lungo i fianchi.
<< Modera i termini, Suena >> le disse semplicemente quando la ebbe vicina.
<< Veronica, è successo qualcosa? >> domandò cercando di far mantenere un tono pacato alla conversazione.
<< Hai una vaga idea di quanti sacrifici abbia fatto mio padre per regalarmi quell’auto? Sei solo una grandissima merda! Vissuta nel tuo bel mondo in cui tutto ti è stato dato con uno schiocco di dita >>.
A quella frase Eleonora si irrigidì non poco e serrò la mascella.
<< Ma di cosa stai parlando? >>.
<< La mia macchina ieri sera è andata a fuoco! >> esclamò Veronica sempre più adirata << Qualcuno l’ha incendiata e io so perfettamente chi è stato! >>.
Martina posò lentamente gli occhi sulla figura dell’amica sconvolta da quell’eventualità.
<< Mi stai accusando di qualcosa per caso? >>.
<< Lo so che sei stata tu! >>.
<< Hai delle prove? >> chiese Eleonora con una calma sorprendente.
<< Ti spacco la faccia, Domenghi! >>.
<< Ah sì? >> fece l’altra << Coraggio, fallo! Con tutta questa gente che ti guarderà, dai! Che aspetti? Sei avvezza a rompere nasi, non è vero? >>.
<< Tu non sai minimamente nulla di Sara, non permetterti >>.
La ragazza dai capelli chiari spostò il peso del corpo da una gamba all’altra.
<< So che sta ancora con Vittorio >> rispose con l’intento di ferirla << E penso che lo sappia anche tu >>.
Veronica fece un passo verso di lei afferrandola per il giubbotto che indossava, ma velocemente Martina si mise in mezzo.
<< Smettetela! >> urlò allontanando la più grande da Eleonora << Hai fatto davvero una cosa del genere? >> aggiunse subito dopo guardando la persona di cui era innamorata.
<< Certo che è stata lei! >>.
<< Non hai nessuna prova, Suena! >> rimbeccò la diciottenne << Solo chiacchiere! >>.
La più piccola dovette fare ricorso a tutta la sua forza per dividerle nuovamente. Dire che Veronica era arrabbiata era un eufemismo.
<< Era la mia auto, ti rendi conto? Tutti i sacrifici di mio padre mandati a puttane per colpa tua! >> disse la ragazza dai corti capelli scuri con voce incrinata da un pianto imminente.
<< Dovevi pensarci prima di provare a fare quello che hai fatto! >>.
A quelle parole, Martina si voltò di scatto verso Eleonora comprendendo che i sospetti di Veronica erano fondati. Sentì una fitta dolorosa al cuore mentre chinava la testa.
<< Sei una fottuta bastarda! >>.
<< Vero, ti prego vattene >> bisbigliò Martina con una nota dolorosa nella voce.
Nel sentirla parlare in quel modo, Veronica si bloccò per fissarla e la sua rabbia parve sgonfiarsi un poco.
<< Bimba… >> mormorò Eleonora notando anche lei il suo cambiamento.
<< Per favore >> continuò la più piccola.
Veronica inghiottì un groppo di saliva nel vederla in quello stato e fece un leggero cenno d’assenso dopo averci riflettuto per qualche secondo. Lanciò uno sguardo carico d’ira ad Eleonora e si allontanò in silenzio.
<< Bimba… >> ripeté la ragazza dai capelli biondi allungando una mano verso Martina.
<< Non mi toccare! >> esclamò l’altra guardandola con gli occhi rossi << L’hai fatto davvero? Come hai potuto fare una cosa del genere? Come…come… >>.
Le mancavano le parole per proseguire. Eleonora la fissò senza sapere bene cosa ribattere. Perché la guardava in quel modo? Davide era rimasto alquanto compiaciuto dal suo gesto, da quello che avevano fatto insieme; perché invece Martina era…delusa? Triste? Amareggiata? Arrabbiata? Non riusciva a comprendere.
<< Era lei che non doveva permettersi! >> tentò di difendersi infine.
Sulle guance dell’altra apparvero due lacrime. La più grande si bloccò nel vederle guardandola confusa.
<< Ele…non…questo è vandalismo! >>.
<< Io… >>.
<< Non si reagisce così! Non siamo nel far west, cavolo! La legge del taglione non esiste più! È sbagliato! >>.
<< Io devo difendere le persone che sono importanti per me! >> esclamò Eleonora.
Martina si bloccò nell’ascoltare quella frase. Se si fossero trovate in un’altra situazione, probabilmente ne sarebbe stata lusingata ma non ora. Scosse il capo asciugandosi il viso.
<< Non così, Eleonora! Non in questo modo! >>.
<< Perché ti arrabbi? Lei ti ha fatto del male >>.
<< Perché non è normale fare una cosa del genere! Nella vita ci saranno tante persone che ti faranno del male, vuoi bruciare la macchina a tutti? Cavolo Eleonora, ma che discorsi fai? >>.
La più grande aveva abbassato lo sguardo sentendosi infinitamente sporca di fronte ai suoi occhi. Martina si passò una mano tra i capelli e fece un respiro profondo. Una bambina, ecco cosa le sembrava. Una bambina lasciata a crescere principalmente da sola, a fare scelte senza confrontarsi con nessuno, a reagire d’istinto.
<< Mi hai profondamente deluso >>.
Nel sentire quelle parole, Eleonora sgranò gli occhi.
No!, avrebbe voluto urlare, Non dire così!
La vide chinare il capo e sorridere con amarezza.
<< E’ meglio se torno a casa >>.
<< Ti… >>.
<< No >> la interruppe la più piccola comprendendo cosa le stesse per dire << Preferisco andare a piedi >>.
Eleonora la osservò immobile mentre si allontanava col cuore stretto in una morsa gelida.
Mi dispiace tanto, avrebbe voluto dirle.
  
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