Six Fool Moons
-Dunque non puoi ucciderla e non sai come impedirle di scappare, esatto?- chiese Undertaker.
William rabbrividì, annuendo appena.
Dopo un breve resoconto dell’intera vicenda, sperava in un consiglio che fosse semplice e di rapida esecuzione.
Tuttavia,
non si sentiva affatto ottimista.
La situazione era di per sé delicata, e la presenza dello shinigami leggendario lo rendeva inquieto.
-C’è una cosa che ancora non mi è chiara.- disse infine Undertaker. –Perché il tuo collega vuole aiutarla se lei è pazza?
William sospirò profondamente e, quasi mortificato, ammise:- Non ne ho la più pallida idea. Capire cosa gli passa per la testa è praticamente impossibile.
-Posso parlare sinceramente?- sghignazzò il becchino. –Il tuo collega ha tutta l’aria di essere un folle.
-A volte penso che lo sia.- confessò.
-Allora
non dovrebbe stare rinchiuso anche lui?
Inaccettabile.
La sua domanda era talmente fuori luogo che per un attimo William parve non avere intenzione di rispondere. Ma il rispetto e il senso del dovere ebbero la meglio su quel guizzo d’impertinenza, pertanto si ritrovò costretto a dire:
-Grell sarà anche bizzarro e... stravagante. Ma non ha un vero e proprio disturbo mentale, a differenza di Grace.- concluse, esitando sull’ultima parola. Non si sarebbe mai abituato a chiamarla in quel modo.
Undertaker non fece comunque caso al disagio di William.
-Io non vedo poi tanta differenza tra loro due. Stando a ciò che mi dici, hanno le stesse manie, gli stessi obiettivi, le stesse perversioni... Dici che lei è pazza perché ha commesso degli omicidi brutali a discapito di umani innocenti, ma anche lui ha fatto lo stesso. Pensa anche che per questo motivo entrambi hanno rischiato di essere uccisi da un demone.
-Come se non sapessi che siete stato voi a consegnarli entrambi a quella sporca creatura.- lo accusò William, senza riuscire a nascondere lo sdegno.
Undertaker sorrise, colpito da tanta audacia. Decise comunque di passare sopra alle –peraltro corrette– deduzioni di William e proseguì.
-Mi sto solo chiedendo perché concediate a lui le stesse possibilità che a lei negate.
-Forse voi dimenticate i vuoti di memoria e le allucinazioni a cui lei è soggetta.- ribadì. –Non capite? È instabile.
-Sì,
me lo hai già spiegato.- disse, rivolgendosi a lui come a un
ragazzino
cocciuto. –Ciò che non mi hai spiegato, invece,
è il vero motivo per cui tu le
impedisci di lavorare al vostro fianco. La pazzia non è una
ragione valida. Se
ogni shinigami folle dovesse vedersi privato del proprio lavoro, a
questo mondo
non morirebbe più nessuno.
-Cosa intendete dire?
Undertaker posò affabilmente una mano scheletrica sulla spalla di William. –Decidere la sorte di anime mortali, giorno dopo giorno per tutta l’eternità, senza alcuna possibilità di ravvedimento, logora la mente e devia il cuore. Solo un pazzo riuscirebbe a fare questo lavoro senza battere ciglio, William.
Quest’ultimo si irrigidì. Non si aspettava, e non accettava, che qualcuno potesse dargli del pazzo.
-Lei, che ha già la mente logorata e il cuore deviato, non dovrebbe avere problemi nel nostro mestiere. Sbaglio?
Aveva
sentito abbastanza. William si divincolò dalla presa di
Undertaker e, pur
mantenendo la propria reverenza e il proprio contegno, gli
parlò in modo
decisamente più distaccato.
-Non farò mai di lei una shinigami, questo è
sicuro.
-Chi ha mai parlato di fare di lei una shinigami?
Quella situazione assurda non faceva che peggiorare. William, confuso e spiazzato da quella risposta, si ritrovò a pensare che, se non fosse pazzo come Undertaker predicava, lo sarebbe diventato molto presto.
-C’è
soltanto una cosa che puoi fare.
Rimasto
solo, Undertaker raggiunse il carro funebre, dove una donna in
nero lo aspettava. Il velo, la veste e i guanti scuri coprivano ogni
centimetro
della sua pelle, eccetto il mento candido e le labbra piene.
-Non
credo che la tua sia una buona idea.- affermò.
Il
becchino si lasciò sfuggire uno sospiro di disappunto.
-William
voleva una soluzione, e io gliel’ho data. Non ho mai detto
che
fosse anche buona.- riprese a sorridere. –I suoi sottoposti
sono, come dire...
vivaci, e quel Grell lo è più di tutti. Ha dei
piani che solo lui conosce, Claudia,
e non vedo motivo per cui non dovrei dare a entrambi ciò che
vogliono.- scoppiò
a ridere.
In una stanza di sole pareti, Grace si dibatteva.
Né porte né finestre in quella prigione segreta.
Si
gettava addosso ai muri, urlando fino a farsi mancare il respiro.
A
nulla sarebbero valsi i suoi sforzi, poiché nessuno avrebbe
mai potuto
sentirla.
La
dea era stata murata viva.
Grell
si affrettò a raggiungere William, il quale
l’aveva convocato con
urgenza. Stava lì, nel bel mezzo di un corridoio vuoto e
solitario, ad
aspettarlo.
-Will,
perché mi hai fatta chiamare così,
all’improvviso?- chiese,
raggiungendolo di corsa. –Cos’è successo?
-Si
tratta di lei.
Nel
sentire queste parole, Grell si arrestò. L’altro
sollevò le nocche e
bussò lievemente sulla parete liscia dietro di lui.
–Come potrai immaginare, sono
stato costretto a chiuderla qui dentro.
Di
fronte al volto turbato di Grell, si sentì in dovere di
spiegare:- Ho
capito subito che il mio errore era stato cercare di rinchiuderla in
una comune
stanza provvista di vie d’uscita. Per questo l’ho
trascinata qui e ho fatto
immediatamente murare ogni accesso.
Grell
si avvicinò alla parete, dove riuscì a scorgere i
segni ancora
visibili della porta, ora inesistente. Ne seguì i contorni
con le dita.
-Oh,
Will, come sei crudele.- sorrise amaramente. –Immagino che
lei
abbia dimenticato come smaterializzarsi.
-Se
così non fosse sarebbe già venuta a cercarti, non
credi?
Grell
si voltò di nuovo verso William. Notò solo allora
che il moro
stringeva tra le sue mani delle cesoie dai manici rosso cremisi. Era
evidentemente una Death Scythe, ma non era la sua.
Il
suo volto si distese e sorrise ampiamente. –Allora, immagino
che la
nostra chiacchierata non sia proprio finita, non è
così?
William
contrasse la mascella. Gli lanciò le cesoie e il rosso le
afferrò prontamente, esaminandole con lo sguardo.
-Come
hai fatto a prenderne una senza autorizzazione?
-Questi
non sono affari che ti riguardano.- dichiarò, fermamente.
Posò
una mano sulla parete chiusa. –Ti ho chiamato qui per
comunicarti
che il mio lavoro circa il caso di Alice McKenzie finisce qui. Ho fatto
in modo
che non facesse più del male a nessuno. Da qui in poi, lei
è un tuo problema.
Gli
occhi di Grell si accesero, luccicando di curiosità. -Che
significa?
-Puoi
lasciarla intrappolata qui per sempre, visto che difficilmente
riuscirebbe a disfarsi del cemento.- ritrasse la mano. -Oppure puoi
darle
queste.
-Per
quale motivo dovrei consegnarle una Death Scythe?- si
avvicinò di
più a William.
-Sai
anche tu che gli shinigami possono morire solo se vengono colpiti
da una falce della morte.
-Mi
stai autorizzando a ucciderla?- si esaltò.
Sdegnoso,
William si scostò repentinamente. –Certo che no,
Sutcliff.
Nessuno di noi dovrà sporcarsi le mani del suo sangue.
Grell
sorrise, capendo al volo ciò che stava cercando di dirgli.
Il
moro fece per allontanarsi lungo il corridoio. –Non voglio
più sapere
nulla di quella donna. Per me è morta quando tu
l’hai uccisa sotto le mentite spoglie di Jack lo Squartatore.
Detto
questo se ne andò, tutt’altro che rasserenato. Pur
avendo seguito
alla lettera il consiglio dello shinigami leggendario, e pur fidandosi
di lui,
era convinto di commettere l’errore più grave
della sua vita.
Grell
attese che William fosse ormai lontano per materializzarsi
nell’angusta cella di Grace. La stanza era pervasa da un
tenue bagliore che le
conferiva una penombra quasi spettrale.
Lei
lo fissava, le lacrime le rigavano il volto e i suoi denti acuminati
erano conficcati nel polso sottile. Lungo le braccia, altri segni di
morsi e
macchie di sangue.
Si
dilaniava come un cane rabbioso.
-Grell
Sutcliff!
Come
ebbe urlato il suo nome, Grace si scagliò su di lui, ma
Grell la
prese prontamente per il collo e la mise con le spalle al muro.
Più facile del
previsto.
Ridacchiò.
–Via, Gracie, non sono qui per litigare. Anzi, tutto il
contrario.
-Che
altro vuoi da me?- strepitò, la voce arrochita come mai
prima.
Grell
tentò di sfiorarle una guancia umida, ma lei lo
allontanò,
graffiandogli la mano con unghie che somigliavano ad artigli. Questo
riuscì a
irritarlo e divertirlo al tempo stesso.
-Su,
calma, calma. Voglio solo offrirti il mio aiuto.- le prese le
braccia e gliele sollevò sopra la testa, tenendola ferma.
–Sempre se tu vorrai
ascoltarmi.
Lei
si dimenò freneticamente e cercò di divincolarsi,
ovviamente senza
successo.
-Lo
prendo per un sì.- ghignò Grell. La
lasciò andare e soltanto allora le
mostrò le cesoie. –Sai cos’è
questa?
Il
respiro smorzato di Grace si trasformò presto in un gemito
speranzoso
e, per un momento, la sua ira parve placarsi. Allungò
esitante la mano per
toccarle e, al contatto col metallo freddo, la sua pelle ebbe un
sussulto.
-È
una falce della morte, non è così?-
ringhiò, seppur con un vago
sentore di titubanza.
-Sì,
ed è tua se la vuoi.- la invitò, con tono
mellifluo.
Grace
afferrò immediatamente le cesoie, e se le strinse
gelosamente al
petto quasi per impedir loro di scappare.
-Presumo
che questo piccolo dono sia di tuo gradimento.- batté le
mani.
–Ma di certo non te le ho date per caso.
Lei
cercò di colpirlo con la falce, ma Grell si
spostò appena in tempo e
Grace finì per fendere l’aria.
-Sto
per offrirti una scelta, Gracie.- proseguì, continuando a
schivare
i suoi colpi. –Puoi scegliere di restare qui per tutta
l’eternità insieme a
quel banale attrezzo da giardino che è utile solo se
conficcato nel corpo di
qualcuno e, dopo un paio di secoli da sola qui dentro, non mi riesce
difficile
immaginare nel corpo di chi.
Grace
si fermò un secondo, ansimando. –Vuoi dire che...
mi serviranno a togliermi
la vita? È per questo che me le hai date?
-Sei
tanto brava a rompere il legno e a scavare nella terra per
liberarti, ma dubito che tu sia in grado di frantumare il cemento, e
dopo
averci provato invano per qualche decennio, presumo, avrai voglia di
farla
finita.- la prese per i capelli e le tirò la testa indietro,
osservando il suo
volto contratto dall’ira. –Ma io ho
un’idea migliore.
Lei
lo aggredì di nuovo, ma lui afferrò la punta
delle cesoie poco prima
che questa raggiungesse la sua gola.
-Se
io ti dicessi che tu puoi uscire da qui, tornare a vedere il mondo e...
mietere tutte le anime che vuoi?-
sussurrò, persuasivo. –Se io ti dicessi che tu
puoi essere tale e quale a una
shinigami, senza che nessuno lo sappia?
Grace
spinse di nuovo la falce verso Grell, ma lui riuscì a
tenerla
ferma senza sforzo.
-Io
so come portarti via di qua. Se collaborerai con me, potrai
finalmente affondare quella bella Death Scythe tutta tua in qualche
misero
cadavere umano, vedere il suo sangue scorrere tra le tue dita. Avere
tutto ciò
che hai sempre desiderato.
Tirando
via le cesoie, Grace lo guardò rabbiosa.
–Perché lo stai facendo?
-È
da tanto tempo che gioco da sola, Gracie, e mi annoio a morte.- Grell
evocò la sua falce e, ancora inattiva, la usò per
sollevarle il mento. –In due
è più divertente. Inoltre tu non sei come gli
umani, pieni di scrupoli e sensi
di colpa. Certo, non sei poi così brillante, ma potremmo
ovviare a questa tua
piccola mancanza.
-Dopo
tutto quello che mi hai fatto, hai anche il coraggio di avanzare
simili proposte?!- strillò, spalancando le cesoie.
-Non
è ciò che hai sempre desiderato?- la
spronò.
Grace
gli si avvicinò e, benché lui la sovrastasse
fisicamente, lei non
si fece intimorire. Ormai aveva dimenticato da tempo cosa fosse il
timore.
-Tu
non vuoi che io sia la tua complice.- affermò, disgustata.
–Tu vuoi
che io sia il tuo intrattenimento.
Grell
sorrise ammiccante. –
Ma tu lo sei già, Gracie. Come quando
hai ucciso tutti quei sudici umani pur di trovarmi.
Chiedevi loro se credevano negli shinigami. Se rispondevano di no, gli
strappavi gli occhi. Se rispondevano di sì, gli strappavi la
lingua. Li
lasciavi a un’agonia lenta e sofferta.- si morse le labbra,
sospirando. –Sublime.
Ma tu probabilmente non te ne ricordi.
-No,
non ricordo nulla del genere.- affermò, con convinzione.
–Come
faccio a sapere che non mi stai manipolando per i tuoi scopi?
-Ti
sei già manipolata abbastanza da sola, mia cara Alice, non ti servo io.- lui le tese la
mano. –Ma se tu accetterai
di seguirmi, potrò darti finalmente la vita che meriti. Cosa
ne dici?
-Cosa
ne dico?
Grace
sorrise dolcemente, afferrandogli la mano.
Ma,
invece di stringerla, lo attirò verso di sé e
cominciò a baciarlo voracemente.
Grell
prese quel gesto come una risposta affermativa e rispose al bacio,
che Grace intensificava sempre di più. Impetuosa, veemente.
Le
lingue si intrecciarono in un turbinio di passione e di ferocia che
lui decise di assecondare.
Poi,
accadde.
Grell
la afferrò per i capelli e la strattonò via.
Il
sangue gli schiumò in gola.
Il
dolore pervase la sua bocca.
Si
premette una mano sulle labbra e tossì forte.
Quando
la allontanò, scorse con orrore delle macchie di sangue
imbrattare la stoffa scura del guanto.
Gli
aveva morso la lingua talmente forte che gliel’aveva quasi
staccata.
-Ma
che ti è preso?- gracchiò, con voce smorzata.
Grace
lo guardò, sorridendo.
Aveva
gli occhi lucidi e sgranati, il sangue di Grell le colava sul
mento.
Lui
si fermò, a contemplarla.
Grace
non era affatto come lui. La sua mente era ormai talmente corrotta
da risultare insanabile ed impenetrabile perfino per se stessa.
Grell
non sapeva se lei avrebbe accettato o meno le sue condizioni.
Ciononostante, non riuscì a staccarle gli occhi di dosso,
terrorizzato ed
eccitato di fronte alla sua follia.
La follia di una shinigami che mai
fu tale, che venne creduta morta, che impazzì diventando il
calco perfetto di
colui che più odiava al mondo.
Il
buio, il sangue e le lacrime completarono una cornice
pressoché
perfetta. Per la prima volta Grace sembrò una vera dea della
morte.
-E tu, Grell? Tu credi
negli shinigami?
Fine
Ultimo
angolo dell’autrice:
Non
posso crederci.
Mi
sembra assurdo, eppure ce l’ho fatta.
Ce
l’ho fatta a cominciare, proseguire e
terminare questa storia assurda. Non so come, ma ci sono riuscita, e
non so se
scoppiare o a ridere o a piangere (probabilmente Grace farebbe entrambe
le
cose).
Six
Fool Moons, e Grace in particolare,
hanno subito tanti di quei cambiamenti in corso d’opera che,
in pratica, mi
sono ritrovata tra le mani qualcosa di completamente diverso da
ciò che avevo
immaginato.
Ma
va bene così, perché anche se non è
perfetto, è ciò che volevo che fosse.
Ringrazio
per le recensioni:
Neliel2000
Sakura
Suzaku
MisaMichaelis
Mikhael98
Mansy
ShinigamiGirl
(sempre accanita e dolcissima)
BeaLovesOscarinobello
(che, con le sue super recensioni, mi ha sempre spronata
a fare del mio meglio, e che mi ha insegnato, indirettamente, che la
credibilità è tutto in una storia)
E
adesso, passiamo a ringraziare le
persone che hanno reso questa storia ciò che è:
LittleBloodyGirl:
ti ringrazio per aver recensito ogni singolo capitolo,
per avermi sempre ascoltata e incoraggiata, con dolcezza e follia, nel
corso di
tutta questa storia assurda di cui tu conoscevi già il
finale! (Muahahahahaha!)
Seriamente, grazie di tutto cuore.
AmyFallen:
tu, creatrice della mitica Claudia, hai seguito la
storia dalle origini, conosci Grace meglio di quanto la conosca io
stessa e hai
ascoltato pazientemente ogni mio sproloquio sulle varie evoluzioni
della
trama... Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto
ciò che hai fatto!
ScratchGlissando:
per ultima, ma non ultima, tu
che hai corretto ogni capitolo, che mi hai aiutata a eliminare alcuni
dei miei
peggiori difetti espressivi, con costanza e pazienza infinite, senza
mai
rifiutarti, lamentarti o ribattere. Non trovo altre parole se non:
grazie
mille, per tutto quanto.
Grazie
a tutte e tre,
questa storia non sarebbe stata la stessa senza di voi.