Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: _Even    24/06/2013    5 recensioni
Sei lune piene.
Sei mesi passati in una tomba per una shinigami che non è mai stata tale.
Sei mesi per trasformare una grande tristezza in un'inesorabile follia.
Sei mesi per dimenticare sé stessa e per fare suo un nome.
Grell Sutcliff.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Six Fool Moons

 

 

-Dunque non puoi ucciderla e non sai come impedirle di scappare, esatto?- chiese Undertaker.

William rabbrividì, annuendo appena.

Dopo un breve resoconto dell’intera vicenda, sperava in un consiglio che fosse semplice e di rapida esecuzione. 

Tuttavia, non si sentiva affatto ottimista. 

La situazione era di per sé delicata, e la presenza dello shinigami leggendario lo rendeva inquieto.

-C’è una cosa che ancora non mi è chiara.- disse infine Undertaker. –Perché il tuo collega vuole aiutarla se lei è pazza?

William sospirò profondamente e, quasi mortificato, ammise:- Non ne ho la più pallida idea. Capire cosa gli passa per la testa è praticamente impossibile.

-Posso parlare sinceramente?- sghignazzò il becchino. –Il tuo collega ha tutta l’aria di essere un folle.

-A volte penso che lo sia.- confessò.

-Allora non dovrebbe stare rinchiuso anche lui?

Inaccettabile.

La sua domanda era talmente fuori luogo che per un attimo William parve non avere intenzione di rispondere. Ma il rispetto e il senso del dovere ebbero la meglio su quel guizzo d’impertinenza, pertanto si ritrovò costretto a dire:

-Grell sarà anche bizzarro e... stravagante. Ma non ha un vero e proprio disturbo mentale, a differenza di Grace.- concluse, esitando sull’ultima parola. Non si sarebbe mai abituato a chiamarla in quel modo.

Undertaker non fece comunque caso al disagio di William.

-Io non vedo poi tanta differenza tra loro due. Stando a ciò che mi dici, hanno le stesse manie, gli stessi obiettivi, le stesse perversioni... Dici che lei è pazza perché ha commesso degli omicidi brutali a discapito di umani innocenti, ma anche lui ha fatto lo stesso. Pensa anche che per questo motivo entrambi hanno rischiato di essere uccisi da un demone.

-Come se non sapessi che siete stato voi a consegnarli entrambi a quella sporca creatura.- lo accusò William, senza riuscire a nascondere lo sdegno.

Undertaker sorrise, colpito da tanta audacia. Decise comunque di passare sopra alle –peraltro corrette– deduzioni di William e proseguì.

-Mi sto solo chiedendo perché concediate a lui le stesse possibilità che a lei negate.

-Forse voi dimenticate i vuoti di memoria e le allucinazioni a cui lei è soggetta.- ribadì. –Non capite? È instabile.

-Sì, me lo hai già spiegato.- disse, rivolgendosi a lui come a un ragazzino cocciuto. –Ciò che non mi hai spiegato, invece, è il vero motivo per cui tu le impedisci di lavorare al vostro fianco. La pazzia non è una ragione valida. Se ogni shinigami folle dovesse vedersi privato del proprio lavoro, a questo mondo non morirebbe più nessuno.

-Cosa intendete dire?

Undertaker posò affabilmente una mano scheletrica sulla spalla di William. –Decidere la sorte di anime mortali, giorno dopo giorno per tutta l’eternità, senza alcuna possibilità di ravvedimento, logora la mente e devia il cuore. Solo un pazzo riuscirebbe a fare questo lavoro senza battere ciglio, William.

Quest’ultimo si irrigidì. Non si aspettava, e non accettava, che qualcuno potesse dargli del pazzo.

-Lei, che ha già la mente logorata e il cuore deviato, non dovrebbe avere problemi nel nostro mestiere. Sbaglio?

Aveva sentito abbastanza. William si divincolò dalla presa di Undertaker e, pur mantenendo la propria reverenza e il proprio contegno, gli parlò in modo decisamente più distaccato.
-Non farò mai di lei una shinigami, questo è sicuro.

-Chi ha mai parlato di fare di lei una shinigami?

Quella situazione assurda non faceva che peggiorare. William, confuso e spiazzato da quella risposta, si ritrovò a pensare che, se non fosse pazzo come Undertaker predicava, lo sarebbe diventato molto presto.

-C’è soltanto una cosa che puoi fare.

 

Rimasto solo, Undertaker raggiunse il carro funebre, dove una donna in nero lo aspettava. Il velo, la veste e i guanti scuri coprivano ogni centimetro della sua pelle, eccetto il mento candido e le labbra piene.

-Non credo che la tua sia una buona idea.- affermò.

Il becchino si lasciò sfuggire uno sospiro di disappunto.

-William voleva una soluzione, e io gliel’ho data. Non ho mai detto che fosse anche buona.- riprese a sorridere. –I suoi sottoposti sono, come dire... vivaci, e quel Grell lo è più di tutti. Ha dei piani che solo lui conosce, Claudia, e non vedo motivo per cui non dovrei dare a entrambi ciò che vogliono.- scoppiò a ridere.

 

In una stanza di sole pareti, Grace si dibatteva.

Né porte né finestre in quella prigione segreta.

Si gettava addosso ai muri, urlando fino a farsi mancare il respiro.

A nulla sarebbero valsi i suoi sforzi, poiché nessuno avrebbe mai potuto sentirla.

La dea era stata murata viva.

 

Grell si affrettò a raggiungere William, il quale l’aveva convocato con urgenza. Stava lì, nel bel mezzo di un corridoio vuoto e solitario, ad aspettarlo.

-Will, perché mi hai fatta chiamare così, all’improvviso?- chiese, raggiungendolo di corsa. –Cos’è successo?

-Si tratta di lei.

Nel sentire queste parole, Grell si arrestò. L’altro sollevò le nocche e bussò lievemente sulla parete liscia dietro di lui. –Come potrai immaginare, sono stato costretto a chiuderla qui dentro.

Di fronte al volto turbato di Grell, si sentì in dovere di spiegare:- Ho capito subito che il mio errore era stato cercare di rinchiuderla in una comune stanza provvista di vie d’uscita. Per questo l’ho trascinata qui e ho fatto immediatamente murare ogni accesso.

Grell si avvicinò alla parete, dove riuscì a scorgere i segni ancora visibili della porta, ora inesistente. Ne seguì i contorni con le dita.

-Oh, Will, come sei crudele.- sorrise amaramente. –Immagino che lei abbia dimenticato come smaterializzarsi.

-Se così non fosse sarebbe già venuta a cercarti, non credi?

Grell si voltò di nuovo verso William. Notò solo allora che il moro stringeva tra le sue mani delle cesoie dai manici rosso cremisi. Era evidentemente una Death Scythe, ma non era la sua.

Il suo volto si distese e sorrise ampiamente. –Allora, immagino che la nostra chiacchierata non sia proprio finita, non è così?

William contrasse la mascella. Gli lanciò le cesoie e il rosso le afferrò prontamente, esaminandole con lo sguardo.

-Come hai fatto a prenderne una senza autorizzazione?

-Questi non sono affari che ti riguardano.- dichiarò, fermamente.   

Posò una mano sulla parete chiusa. –Ti ho chiamato qui per comunicarti che il mio lavoro circa il caso di Alice McKenzie finisce qui. Ho fatto in modo che non facesse più del male a nessuno. Da qui in poi, lei è un tuo problema.

Gli occhi di Grell si accesero, luccicando di curiosità. -Che significa?

-Puoi lasciarla intrappolata qui per sempre, visto che difficilmente riuscirebbe a disfarsi del cemento.- ritrasse la mano. -Oppure puoi darle queste.

-Per quale motivo dovrei consegnarle una Death Scythe?- si avvicinò di più a William.

-Sai anche tu che gli shinigami possono morire solo se vengono colpiti da una falce della morte.

-Mi stai autorizzando a ucciderla?- si esaltò.

Sdegnoso, William si scostò repentinamente. –Certo che no, Sutcliff. Nessuno di noi dovrà sporcarsi le mani del suo sangue.

Grell sorrise, capendo al volo ciò che stava cercando di dirgli.

Il moro fece per allontanarsi lungo il corridoio. –Non voglio più sapere nulla di quella donna. Per me è morta quando tu l’hai uccisa sotto le mentite spoglie di Jack lo Squartatore.

Detto questo se ne andò, tutt’altro che rasserenato. Pur avendo seguito alla lettera il consiglio dello shinigami leggendario, e pur fidandosi di lui, era convinto di commettere l’errore più grave della sua vita.

 

Grell attese che William fosse ormai lontano per materializzarsi nell’angusta cella di Grace. La stanza era pervasa da un tenue bagliore che le conferiva una penombra quasi spettrale.

Lei lo fissava, le lacrime le rigavano il volto e i suoi denti acuminati erano conficcati nel polso sottile. Lungo le braccia, altri segni di morsi e macchie di sangue.

Si dilaniava come un cane rabbioso.

-Grell Sutcliff!

Come ebbe urlato il suo nome, Grace si scagliò su di lui, ma Grell la prese prontamente per il collo e la mise con le spalle al muro. Più facile del previsto.

Ridacchiò. –Via, Gracie, non sono qui per litigare. Anzi, tutto il contrario.

-Che altro vuoi da me?- strepitò, la voce arrochita come mai prima.

Grell tentò di sfiorarle una guancia umida, ma lei lo allontanò, graffiandogli la mano con unghie che somigliavano ad artigli. Questo riuscì a irritarlo e divertirlo al tempo stesso.

-Su, calma, calma. Voglio solo offrirti il mio aiuto.- le prese le braccia e gliele sollevò sopra la testa, tenendola ferma. –Sempre se tu vorrai ascoltarmi.

Lei si dimenò freneticamente e cercò di divincolarsi, ovviamente senza successo.

-Lo prendo per un sì.- ghignò Grell. La lasciò andare e soltanto allora le mostrò le cesoie. –Sai cos’è questa?

Il respiro smorzato di Grace si trasformò presto in un gemito speranzoso e, per un momento, la sua ira parve placarsi. Allungò esitante la mano per toccarle e, al contatto col metallo freddo, la sua pelle ebbe un sussulto.

-È una falce della morte, non è così?- ringhiò, seppur con un vago sentore di titubanza.

-Sì, ed è tua se la vuoi.- la invitò, con tono mellifluo.

Grace afferrò immediatamente le cesoie, e se le strinse gelosamente al petto quasi per impedir loro di scappare.

-Presumo che questo piccolo dono sia di tuo gradimento.- batté le mani. –Ma di certo non te le ho date per caso.

Lei cercò di colpirlo con la falce, ma Grell si spostò appena in tempo e Grace finì per fendere l’aria.

-Sto per offrirti una scelta, Gracie.- proseguì, continuando a schivare i suoi colpi. –Puoi scegliere di restare qui per tutta l’eternità insieme a quel banale attrezzo da giardino che è utile solo se conficcato nel corpo di qualcuno e, dopo un paio di secoli da sola qui dentro, non mi riesce difficile immaginare nel corpo di chi.

Grace si fermò un secondo, ansimando. –Vuoi dire che... mi serviranno a togliermi la vita? È per questo che me le hai date?

-Sei tanto brava a rompere il legno e a scavare nella terra per liberarti, ma dubito che tu sia in grado di frantumare il cemento, e dopo averci provato invano per qualche decennio, presumo, avrai voglia di farla finita.- la prese per i capelli e le tirò la testa indietro, osservando il suo volto contratto dall’ira. –Ma io ho un’idea migliore.

Lei lo aggredì di nuovo, ma lui afferrò la punta delle cesoie poco prima che questa raggiungesse la sua gola.

-Se io ti dicessi che tu puoi uscire da qui, tornare a vedere il mondo e... mietere tutte le anime che vuoi?- sussurrò, persuasivo. –Se io ti dicessi che tu puoi essere tale e quale a una shinigami, senza che nessuno lo sappia?

Grace spinse di nuovo la falce verso Grell, ma lui riuscì a tenerla ferma senza sforzo.

-Io so come portarti via di qua. Se collaborerai con me, potrai finalmente affondare quella bella Death Scythe tutta tua in qualche misero cadavere umano, vedere il suo sangue scorrere tra le tue dita. Avere tutto ciò che hai sempre desiderato.

Tirando via le cesoie, Grace lo guardò rabbiosa. –Perché lo stai facendo?

-È da tanto tempo che gioco da sola, Gracie, e mi annoio a morte.- Grell evocò la sua falce e, ancora inattiva, la usò per sollevarle il mento. –In due è più divertente. Inoltre tu non sei come gli umani, pieni di scrupoli e sensi di colpa. Certo, non sei poi così brillante, ma potremmo ovviare a questa tua piccola mancanza.

-Dopo tutto quello che mi hai fatto, hai anche il coraggio di avanzare simili proposte?!- strillò, spalancando le cesoie.

-Non è ciò che hai sempre desiderato?- la spronò.

Grace gli si avvicinò e, benché lui la sovrastasse fisicamente, lei non si fece intimorire. Ormai aveva dimenticato da tempo cosa fosse il timore.

-Tu non vuoi che io sia la tua complice.- affermò, disgustata. –Tu vuoi che io sia il tuo intrattenimento.

Grell sorrise ammiccante. – Ma tu lo sei già, Gracie. Come quando hai ucciso tutti quei sudici umani pur di trovarmi. Chiedevi loro se credevano negli shinigami. Se rispondevano di no, gli strappavi gli occhi. Se rispondevano di sì, gli strappavi la lingua. Li lasciavi a un’agonia lenta e sofferta.- si morse le labbra, sospirando. –Sublime. Ma tu probabilmente non te ne ricordi.

-No, non ricordo nulla del genere.- affermò, con convinzione. –Come faccio a sapere che non mi stai manipolando per i tuoi scopi?

-Ti sei già manipolata abbastanza da sola, mia cara Alice, non ti servo io.- lui le tese la mano. –Ma se tu accetterai di seguirmi, potrò darti finalmente la vita che meriti. Cosa ne dici?

-Cosa ne dico?

Grace sorrise dolcemente, afferrandogli la mano.

Ma, invece di stringerla, lo attirò verso di sé e cominciò a baciarlo voracemente.

Grell prese quel gesto come una risposta affermativa e rispose al bacio, che Grace intensificava sempre di più. Impetuosa, veemente.

Le lingue si intrecciarono in un turbinio di passione e di ferocia che lui decise di assecondare.

Poi, accadde.

Grell la afferrò per i capelli e la strattonò via.

Il sangue gli schiumò in gola.

Il dolore pervase la sua bocca.

Si premette una mano sulle labbra e tossì forte.

Quando la allontanò, scorse con orrore delle macchie di sangue imbrattare la stoffa scura del guanto.

Gli aveva morso la lingua talmente forte che gliel’aveva quasi staccata.

-Ma che ti è preso?- gracchiò, con voce smorzata.

Grace lo guardò, sorridendo.

Aveva gli occhi lucidi e sgranati, il sangue di Grell le colava sul mento.

Lui si fermò, a contemplarla.

Grace non era affatto come lui. La sua mente era ormai talmente corrotta da risultare insanabile ed impenetrabile perfino per se stessa.

Grell non sapeva se lei avrebbe accettato o meno le sue condizioni. Ciononostante, non riuscì a staccarle gli occhi di dosso, terrorizzato ed eccitato di fronte alla sua follia.

La follia di una shinigami che mai fu tale, che venne creduta morta, che impazzì diventando il calco perfetto di colui che più odiava al mondo.

Il buio, il sangue e le lacrime completarono una cornice pressoché perfetta. Per la prima volta Grace sembrò una vera dea della morte.

-E tu, Grell? Tu credi negli shinigami?

 

Fine

 

 

Ultimo angolo dell’autrice:

Non posso crederci.

Mi sembra assurdo, eppure ce l’ho fatta.

Ce l’ho fatta a cominciare, proseguire e terminare questa storia assurda. Non so come, ma ci sono riuscita, e non so se scoppiare o a ridere o a piangere (probabilmente Grace farebbe entrambe le cose).

Six Fool Moons, e Grace in particolare, hanno subito tanti di quei cambiamenti in corso d’opera che, in pratica, mi sono ritrovata tra le mani qualcosa di completamente diverso da ciò che avevo immaginato.

Ma va bene così, perché anche se non è perfetto, è ciò che volevo che fosse.

Ringrazio per le recensioni:

Neliel2000

Sakura Suzaku

MisaMichaelis

Mikhael98

Mansy

ShinigamiGirl (sempre accanita e dolcissima)

BeaLovesOscarinobello (che, con le sue super recensioni, mi ha sempre spronata a fare del mio meglio, e che mi ha insegnato, indirettamente, che la credibilità è tutto in una storia)

E adesso, passiamo a ringraziare le persone che hanno reso questa storia ciò che è:

 
LittleBloodyGirl: ti ringrazio per aver recensito ogni singolo capitolo, per avermi sempre ascoltata e incoraggiata, con dolcezza e follia, nel corso di tutta questa storia assurda di cui tu conoscevi già il finale! (Muahahahahaha!) Seriamente, grazie di tutto cuore.

AmyFallen: tu, creatrice della mitica Claudia, hai seguito la storia dalle origini, conosci Grace meglio di quanto la conosca io stessa e hai ascoltato pazientemente ogni mio sproloquio sulle varie evoluzioni della trama... Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto ciò che hai fatto!

 
ScratchGlissando: per ultima, ma non ultima, tu che hai corretto ogni capitolo, che mi hai aiutata a eliminare alcuni dei miei peggiori difetti espressivi, con costanza e pazienza infinite, senza mai rifiutarti, lamentarti o ribattere. Non trovo altre parole se non: grazie mille, per tutto quanto.

Grazie a tutte e tre, questa storia non sarebbe stata la stessa senza di voi.

  
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