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Autore: _fighter    24/06/2013    3 recensioni
Venezia, Italia.
Lei è una bellissima ragazza di vent'anni, dolce e gentile con tutti che dopo il liceo si trasferisce a Venezia, per andare all'Università.
Lui è un ragazzo di quasi ventidue anni, dolce e sicuro di se stesso ma irritante e irrimediabilmente bello, che a volte gira su Chatroulette.
"Se la prima è stata un caso, la seconda una coincidenza, la terza sarà destino?" scoppiammo entrambi a ridere.
 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Saaaaaaaaaaaaalve.
Non ho avuto molte recensioni al primo capitolo, spero che a questo ci siano.
È più piccolo questo capitolo, ma il terzo è già pronto, aspetto solo le vostre recensioni.
Lo posterò domani o dopodomani, dipende dalle vostre recensioni cwc
RECENSIIIIIIIIIIIIIITE, VI PREEEEGO CWC.

Alla prossima, 
Anna x

ps: ho fatto un video di Azzurra con l'altro personaggio, però lo posterò nel terzo capitolo.



                                                                    2.Fidanzata.



Ricominciava un'altra settimana, un altro lunedì noioso e angosciante.
Avevamo passato la sera precedente al 'Nowhere', un locale in centro, con le nostre compagne di Università.
Ed eravamo tornate alle due consapevoli che il giorno successivo saremmo dovute andare all'Università. Che geni.
Oltretutto avevamo anche un po' bevuto per cui mi svegliai con un mal di testa tremendo.
Avevo un cerchio alla testa, metaforicamente parlando.
Mi alzai barcollando per arrivare in cucina e vi trovai una Anya tutta sorridente.
"Buongiorno cucciola" si avvicinò scoccandomi un bacio sulla guancia, poi mi passò la tazza di caffè.
Ma quanto era grande quella tazza?
"Come fai ad essere... così?" chiesi scettica indicandola.
Era vestita, truccata, tranquilla e non aveva di certo il mal di testa.
"Io non ho bevuto cinque Martini di domenica sera" rispose.
Cinque? Ne avevo mandati giù cinque? Oddio.
"Dimmi che non ho fatto nulla di strano" piagnucolai.
"No, niente di che, nel locale sei stata tranquilla, poi quando stavamo ritornando col taxi sei uscita con la testa fuori e urlavi "VOLA FARFALLA, VOLA FARFALLINA", niente di che." fece un immenso sforzo per non scoppiare a ridere... inutilmente.
Arrossii di botto e iniziava anche a tremarmi la palpebra destra. Una pazza. Sembravo una pazza.
"Dai, bevi il caffè, vado a prepararmi la borsa" continuò a ridere dandomi dei colpetti sulla spalla.
Quando finii il caffè presi qualcosa per il mal di testa, non ne potevo più.
Andai a farmi una doccia e poi a vestirmi.
Indossai un paio di jeans chiari e comodi una maglietta di cotone bianca a maniche lunghe, le converse nere e il giubbetto di jeans, poi lasciai i capelli lunghi sciolti. Faceva freddo ad Ottobre.
Ero stata almeno un po' intelligente preparandomi la tracolla il pomeriggio precedente così da non perdere tempo la mattina.
Misi la tracolla e mi avvicinai alla porta aspettando Anya.
Ed arrivò con uno dei suoi tanti vestitini colorati con tanto di giubbetto nero.
Mi sorrise e scendemmo insieme il palazzo.
"A che ora devi uscire oggi?" mi chiese.
"All'una finisco, mangio qualcosa a casa e poi alle tre devo andare in caffetteria. Giorgio mi ha chiamata per un doppio turno perché Melania non c'è. Perciò sarò a casa per le otto e sarò distrutta" dissi immaginando come sarei stata la sera. "tu?"
"Almeno te lo paga il turno di Melania?" chiese prima.
"Sì, ovvio" risposi subito.
"Ah ecco, comunque finisco alle due... e anche Gianluca... e quindi... mi ha... ehm..." cercava di dire qualcosa.
E chi era Gianluca? Il tizio dell'altra sera? Allora la cosa era seria.
"Quello di sabato? Ehy, voglio sapere tutto. E comunque sì, pranza con lui, vai tranquilla Anya" dissi sorridendo.
"Davvero? Sicura? Non vuoi compagnia a casa?" chiese timorosa. 
"Ma ti pare? Anzi divertiti anche per me" dissi ridendo "Però ad una condizione" dissi poi.
"Quale?" le si illuminarono gli occhi.
"Stasera devi raccontarmi tutto, anche se sarò stanca morta, okay?"
"Io ti amo da morire, per questo sei la mia migliore amica, sei la migliore!" mi abbracciò di slancio saltellando.
Scoppiammo a ridere perché stavamo per cadere.
Dopo cinque minuti di camminata eravamo davanti all'Università.
"Ci vediamo stasera cucciola" disse abbracciandomi ancora.
Se ne andò saltellando con il sorriso stampato in viso.
Ahhhh, quel Gianluca mi piaceva anche se non lo conoscevo.
Ed eccoci entrare nella mia amata scuola.
Entrai e controllai il mio orario per quella giornata, cinque ore.
Cinque ore passavano velocissime all'Università, niente a che vedere con le medie o le superiori.
Prima ora: Inglese. Professor Micheloni, io lo adoravo.
Le sue lezioni erano semplici e chiare, riusciva anche a coinvolgerci tutti, anche se eravamo numerosi.
Inviava spesso email diverse agli alunni per dare dei compiti da fare a casa.
Era abbastanza giovane, aveva quasi quarant'anni, quindi era anche più semplice divertirsi nelle sue lezioni.
Quell'anno la classe era numerosissima, tutti sapevano quanto fosse bravo quel professore e tutti volevano partecipare alle sue lezioni.
L'Università pullulava di matricole che ancora non avevano imparato le loro classi e quindi per arrivarci impiegavano su per giù venti minuti. 
O almeno, io ero una matricola del genere una volta.
Le cinque ore passarono velocemente e subito ne uscii tornando a casa a piedi.
Non era stata poi così pesante la giornata.
Attraversai la strada e salutai Giovanni, il nostro portiere, poi salii.
Non avevo alcuna voglia di cucinare chissà cosa quindi misi il pentolino e gettai la pastina.
Sì, potevo essere infantile a vent'anni con la pastina con tanto di brodo, ma non avevo voglia di cucinare e poi faceva freddo.
Dopo pranzo mi gettai sul letto per un'oretta, infatti alle due mi svegliai grazie ad un messaggio di Anya.
"Sono uscita, vado con Gianluca, augurami buona fortuna, a stasera cucciola" che tenera che era.
Decisi di studiare qualcosa per il giorno seguente e poi verso le quattro meno dieci mi buttai sotto la doccia.
Mi vestii e mi avviai alla caffetteria per iniziare il mio doppio turno.
"Ciao Azzurra, scusami tantissimo ma avevo bisogno di te oggi, Melania è dovuta andare di corsa all'ospedale per la madre, non sta bene, di nuovo." disse frettoloso, i clienti iniziavano ad entrare.
"Ma figurati, anzi l'hai sentita per vedere come sta la madre?" chiesi dispiaciuta iniziando a preparare dei caffè ai clienti al bancone.
"Sì, sta bene, ma ha sempre lo stesso problema" fece dispiaciuto.
"Mi dispiace.." dissi più tra me che a lui.
La madre di Melania aveva un cancro al seno e a volte capitava che si sentisse così male da dover correre in ospedale.
"Già" disse spostandosi con i caffè sul vassoio per portarli ad un tavolo.
I clienti erano tanti, così presi un lungo respiro e iniziai ad andare verso diversi tavoli e prendere ordinazioni.
"Tre caffè, grazie" "Due cornetti" "Un cappuccino" "Una cioccolata calda" "Due ciambelle glassate" "Un bicchiere di coca cola, grazie".
Di solito quando faceva freddo la caffetteria era strapiena.
Mi avvicinai ad un tavolo e c'era un ragazzo impegnato a leggere il menù e controllare il telefono di tanto in tanto.
"Cosa posso portarti?" sorrisi dandogli del tu. Davo quasi sempre del tu ai clienti perché la maggior parte di loro erano giovani dell'Università.
"Una cialda con cioccolata, grazie" si voltò per sorridermi.
"Subito! Vuoi qualcosa da bere?" chiesi mentre annotavo.
"Dell'acqua" rispose ancora.
"Va benissimo, cinque minuti e sono da te" sorrisi.
Preparai la cialda e l'acqua poi la portai al tavolo dal ragazzo che non mi staccava gli occhi di dosso.
Solo in quel momento me ne ero resa conto, ma da quando era arrivato mi osservava andare tra i tavoli.
"Eccoti, se ti serve qualcosa, sono al bancone" sorrisi ancora. Ero sempre gentile con i clienti e sorridevo sempre tanto che la mascella faceva male quando tornavo a casa. Non che mi dispiacesse, anzi.
"Grazie mille..." voleva sapere il mio nome.
"Azzurra" gli feci notare la targhetta piccolina sul grembiule.
Lui annuì e io me ne andai al bancone.
La gente stava diminuendo ed erano le cinque e mezza, verso le sei ci sarebbe stata un'altra ondata di clienti.
Notai che dopo 15 minuti buoni, il tavolo del ragazzo era vuoto. Era meglio pulire, dovevano arrivare altri clienti.
Mi allungai sul tavolo e notai che nel piatto il ragazzo aveva scritto in piccolo qualcosa con la cioccolata.
"Azzurra sei bellissima" avvampai all'istante. 
Come aveva fatto a scrivere con la cioccolata? Io non ci riuscivo mai.
Il punto non era questo ma il complimento. Nessuno mi aveva fatto un complimento con la cioccolata.
Sorrisi, amavo la cioccolata. E poi iniziai a ridere perché pensavo alla cioccolata e non al ragazzo.
Mi ricomposi per ritornare al bancone e sperai tanto che quel ragazzo gentile sarebbe tornato, non era nemmeno brutto.
Passai le altre due ore con altri clienti da servire.
Io e Giorgio eravamo sfiniti. Non avevamo nemmeno cinque minuti di pausa.
L'ultimo cliente era il nostro "nonno di caffetteria".
Il signor Claudio, veniva ogni giorno sempre verso di sera per prendere un dolcetto mentre raccontava di venire in quella caffetteria da una vita insieme alla moglie, morta da qualche anno per un cancro allo stomaco.
Ogni volta che parlava delle loro avventure mi incantavo e Giorgio doveva sempre richiamarmi.
Ma ero una tipa romantica, che potevo farci? E poi il signor Claudio era un ottantenne di buona compagnia, lo conoscevo da due anni ormai.
All'inizio non pensavo che davvero lui e la moglie passassero del tempo in caffetteria, Giorgio era giovane non poteva aver avuto la caffetteria sin da quando era nei pannolini. Per cui pensavo che il signor Claudio diceva delle stupidate.
Ma Giorgio poi mi disse che la caffetteria era del padre e che le storie che raccontata il signor Claudio erano vere.
Allora mi innamorai ancora di più di quelle storie.
"Signor Claudio, stasera non ne posso proprio più, mi piacerebbe parlare con lei, ma sono qui dalle quattro e sono distrutta, ci si vede domani" lo salutai con un sorriso a 32 denti.
"Oh figliola, non preoccuparti, vai a casa, parliamo domani" mi sorrise di rimando.
"Buona notte, Azzurra" mi salutò Giorgio.
"Ciao Giorgio, a domani" urlai quando ero fuori la caffetteria.
Una folata di vento mi fece rabbrividire, dovevo arrivare subito a casa. Cercai di allungare il passo, le strade sembravano deserte tanto da farmi paura.
Per fortuna però arrivai a casa subito e mi buttai nel portone al caldo. Giovanni era già rientrato, alle otto finiva il suo orario.
Salii nell'appartamento e quando entrai caddi spalmata sul pavimento.
"GIANLUCA. IO. OH MIO DIO. AIUTAMI" Anya si mise a cavalcioni su di me urlando come una matta.
"Cosa è successo? Ti ha fatto male?" riaprii gli occhi, che fino a quel momento erano chiusi dallo spavento, alzandomi con i gomiti.
E Anya rideva e urlava. Mi accasciai di nuovo a terra, che sciocca, non le era successo nulla.
"MI HA CHIESTO DI METTERCI INSIEME, TI RENDI CONTO?" urlò ancora felice e sorridente.
"Se mi fai alzare e mi racconti tutto dall'inizio forse saltello e urlo dalla felicità anche io, ma così non posso" indicai la nostra posizione sorridendo.
Mormorò uno scusa sottovoce e saltellò fino alla cucina. Io mi alzai e andai in camera a cambiarmi.
"Ho preparato già la cena, pollo con insalata e una torta al cioccolato.. che ho fatto io!" specificò quando entrai in cucina.
"Chi te l'ha data la ricetta e la forza per farla?" chiesi un po' stanca. Anya faceva le torte o i dolci solo se era felice davvero.
E non faceva torte dal suo compleanno, a inizio Aprile. Al sol pensiero sorrisi di gusto, era felice.
"Ho cercato su internet" 
Correndo da una parte all'altra della cucina, posò la cena sul tavolo e iniziò a parlare.
"Allora, vuoi la versione breve o lunga?" mi chiese.
"Vorrei sapere tutto dall'inizio perché non mi hai detto nulla e questa me la segno" risposi fintamente offesa.
"Ma dai Azzurra, era un amico per me, mi piaceva ma non lo avevo mai visto in quel senso.." fece timida.
"In ogni caso l'ho conosciuto all'Università" e ti pareva "abbiamo un corso insieme e da lì è nato tutto, a Settembre diciamo, no? Quando è stata la prima volta che ci sono uscita insieme, te la ricordi?" mi chiese e cercai di fare mente locale.
"Ah, era il 7 Settembre, abbiamo iniziato i corsi il 5 quest'anno" risposi pronta e interessata alla storia.
"Esatto, siamo usciti il 7. Era una cena di corso, eravamo tipo in 20 però abbiamo parlato tutta la sera e siamo usciti più volte, lo sai..ma io non pensavo avesse intenzioni..cioè hai capito, pensavo volesse essere solo un mio amico, perciò non te ne ho mai parlato!" si fermò seria.
"Poi siamo usciti sabato e come già ti ho raccontato ieri mi ha chiesto della famiglia, se al momento mi sentivo con qualcuno e poi oggi a pranzo mi ha chiesto "vorresti essere la mia ragazza?" e tu non immagini lontanamente quanto alto io abbia saltato."
"Oh, lo immagino eccome" risposi eccitata all'idea di Anya fidanzata.
Rise e continuò "E insomma, ho iniziato a fare dei saltelli e lui mi ha abbracciata e ha fatto "è un sì?" e io facevo su e giù con la testa fortissimo, sai quando sono felice cosa sono capace di fare, sembro una bambina" sì, lo sapevo bene.
"E poi?" volevo sentire qualche altra cosa, ero troppo felice. Gli occhi mi luccicavano, ero felicissima per lei.
"E poi mi ha baciata, al ristorante, tutti battevano le mani, non sai che vergogna. Però non mi interessava molto, ero felice." finì con un sorriso.
Mi alzai dalla sedia per saltarle completamente addosso.
"Amore mio, non sai quanto sia felice per te e voglio conoscerlo presto." le dissi lasciandola respirare.
"Certo, qualche volta usciamo insieme oppure lo invitiamo a cena qui, che dici, è ancora presto?" disse poi paranoica.
Ecco che iniziava con le paranoie.
"Anya, sono solo io, non ci sono i tuoi genitori, non è presto. E poi comunque esci prima con lui qualche altra volta e poi lo invitiamo a cena" tornai a sedermi felice.
"D'accordo, bene, ora sono fidanzata, bene" continuò, forse ancora non realizzava.
"Sì, sei fidanzata" feci io.
"Oh mio dio, sono fidanzata" fece ancora, sorpresa stavolta.
"Anya smettila, sembra che tu non lo sia mai stata!" scoppiai a ridere.
"È che mi piace un sacco Azzu, non voglio che finisca come con..Daniele.." si rattristì.
Nel mio primo anno a Venezia, Anya era fidanzata con un tizio di Milano, ne era innamorata però poi per le troppe litigate, per la distanza e per il resto si lasciarono e Anya ci stava ancora male.
"Anya, ora hai un ragazzo, che ti vuole bene e ti corteggia da quasi due mesi, non pensare a quell'idiota, ora sei felice finalmente!" le dissi accarezzandole un braccio.
Il sorriso sulle sue labbra riapparve "Hai ragione e poi Gianluca non lo si può comparare a quell'idiota, sono completamente diversi. Daniele non mi ha mai trattata come mi tratta Gianluca, anche se fino a ieri eravamo solo amici." abbassò lo sguardo in imbarazzo.
Che carina, le piaceva davvero, dovevo conoscerlo e avvertirlo che gli avrei spezzato le gambe se avesse spezzato il cuore alla mia migliore amica.
"Appunto, dai mangiamo, dopo vediamo un film" le sorrisi.
Stava per aprire bocca ma la bloccai "Alt, ferma, ho affittato un film" dissi mangiando un pezzo di torta.
Non volevo vedere un film di Natale o Titanic.
Mi guardò e poi scoppiamo a ridere come delle bambine.
"Che film hai scelto?" si posizionò sul divano.
"The Wedding Party, stasera si
ride" urlai buttandomi di fianco alla mia migliore amica.
Ah, quanto le volevo bene.
  
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