Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: Emily27    24/06/2013    5 recensioni
Le cose si sono fatte complicate per Castle e Beckett, riusciranno i loro amici a risolvere la situazione nel giro di una notte?
(Spoiler 5x24)
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Lanie Parish, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Secondo capitolo -


Il principe delle favole



 

Esposito stava appoggiato all'auto con le mani dentro alle tasche del giubbotto di pelle, quando vide arrivare Lanie. Si staccò dalla macchina e domandò: “Allora? Credevo che Castle scendesse.”
“Castle non c'è, è negli Hamptons.”
“Negli Hamptons?!”
“Voleva restare da solo, è comprensibile.”
Javier pronunciò un'imprecazione, poi disse: “E ora?”
“Secondo te?” fece lei lanciandogli uno sguardo eloquente.
Esposito non ebbe bisogno di pensarci. “Tutti a bordo, si parte per il mare!”
Montarono nuovamente in auto e Lanie sorrise. Si rendeva conto di quanto quella situazione, al di là di tutto, risultasse bizzarra: lei e Javier stavano partendo a notte fonda per gli Hamptons con Beckett nel sedile posteriore, incapace di intendere e di volere. E lo slancio di Esposito stava accrescendo anche il suo entusiasmo.
Non fecero in tempo ad allacciarsi la cintura che Kate si fece sentire con un mugolio. Si voltarono contemporaneamente a guardala, mentre la detective si alzava a sedere con gli occhi appena socchiusi.
“No Beckett, non adesso...” mormorò Javier.
Lanie restò zitta ad osservare l'amica che si passava una mano fra i capelli e pregando che l'effetto dell'alcol non stesse già per svanire. Le serviva che restasse fra le braccia di Morfeo almeno ancora per due ore, il tempo necessario a portare a termine la loro missione.
Kate farfugliò qualcosa.
“Cos'ha detto?” domandò Javier sempre a voce bassa, come se temesse di svegliare completamente la detective.
“Mi è sembrato di sentire Castle...” rispose Lanie. In realtà non ne era sicura, forse era solo l'interpretazione che aveva voluto dare al mormorio incomprensibile dell'amica.
“Hmm... Magari lo stava sognando. E' un buon segnale.”
“Dipende dal sogno.”
“Speriamo lo continui...”
“Dormi, Kate...” disse Lanie con il tono che si riserva ai bambini piccoli. “Adesso ti portiamo a casa.” Non le stava dicendo una bugia: dove c'era Rick, lì era casa sua.
“Hai intenzione di cantarle una ninna nanna?” chiese Javier sorridendo.
“Shh...” fece lei con l'indice sulle labbra.
Pochi attimi dopo, Beckett cadde nuovamente distesa sul sedile e in breve ripiombò addormentata. Lanie ed Esposito restarono in attesa che il suo respiro si facesse pesante, indice che stava di nuovo dormendo profondamente, poi si rigirarono davanti e tirarono un sospiro di sollievo.
Armati di entusiasmo, partirono infine alla volta degli Hamptons.

Il viaggio si svolse all'insegna dell'allegria, senza traffico e con Beckett sempre nel mondo dei sogni.
Lanie mise un cd del “Boss”, tenendo il volume basso per non correre il rischio di svegliare la detective. A metà strada si fermarono per fare benzina ad una stazione di servizio, dove Esposito acquistò un pacchetto di noccioline e una lattina di birra. Mentre consumava il suo spuntino notturno canticchiando American Land, Lanie, con la coda dell'occhio, lo sorprese più di una volta a guardarle le gambe, lasciate scoperte dal vestitino corto, e la cosa non le dispiacque per nulla.
Quando arrivarono nei pressi della località indicata da Martha, si presentò loro la bella visuale di un tratto di lungomare illuminato dai lampioni e abbellito con palme e aiuole fiorite. Scherzarono fingendo di essere in vacanza, finchè si resero conto di aver sbagliato strada, e a quel punto Esposito iniziò ad elencare le utilità del navigatore, che Lanie non possedeva. Lei ovviamente sostenne di non averne bisogno, e lo dimostrò fermandosi al primo bar, dove, alla sola parola Castle, le diedero indicazioni precise per raggiungere la dimora dello scrittore.
Vi arrivarono in dieci minuti, e quando videro la villa restarono a bocca aperta. L'abitazione era enorme, elegante ed illuminata ad effetto da luci posizionate a terra.
“Accidenti! Se rinasco divento scrittore!” commentò lui scendendo dalla macchina.
“Forza, andiamo a svegliare il principe del castello” disse Lanie incamminandosi verso l'ingresso.
Suonò il campanello e restò in attesa, mentre  Esposito assumeva un'espressione divertita.
“Chissà che faccia farà Castle!”
“Stiamo per scoprirlo” fece lei vedendo accendersi una luce ad una finestra.
Poco dopo la porta si aprì e apparve Rick, meravigliato e perplesso, in pigiama e ciabatte.
“Esposito, Lanie...” disse corrugando la fronte.
“Ciao Castle, c'è una consegna per te” gli comunicò Javier indicando col pollice l'auto alle sue spalle.


Le tende tirate riparavano la stanza dalla luce mattutina, lasciandola immersa nella penombra. Regnava il silenzio, rotto soltanto dal verso di qualche gabbiano in lontananza.
Su di una sedia in un angolo c'erano i vestiti e il giubbotto di Kate, dove Rick li aveva lasciati quando glieli aveva tolti per metterla a letto, facendola restare con l'intimo e la canottiera.
Lo scrittore sedeva in fondo al letto e osservava Beckett: il petto che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro, i capelli sparsi sul cuscino, le labbra appena socchiuse, il corpo immobile sotto la coperta di cotone.
Era partito per gli Hamptons per stare lontano da tutto e da Kate, e adesso se la ritrovava lì, su quel letto in cui avevano fatto tante volte l'amore, si erano scambiati pensieri e avevano assaporato la felicità.
Avrebbe dovuto avercela con lei, essere arrabbiato, e subito era stato così, ma ora tutto ciò che riusciva a sentire erano i lamenti del suo cuore ferito che batteva incessantemente per Kate, la donna che non avrebbe mai smesso di amare.

“Rick, io...”
“Rispondimi, Kate.”
“Devo riflettere... Prendiamoci una pausa, andrò a Washington e poi vedremo.”
“Ti sto chiedendo di sposarmi, ti sto donando tutto me stesso e tu cosa mi dici.. Che vuoi una pausa?! Dopo tutto quello che abbiamo vissuto?”
“Castle...servirà a fare chiarezza...”
“Forse a te, perchè per me è già tutto fin troppo chiaro.”
“Ascoltami, io...”
“Basta, Kate. Se è questo che desideri, fai pure, getta via ciò che siamo diventati!”
“Castle... Aspetta, Castle!”


L'aveva lasciata sull'altalena e se n'era andato, senza voltarsi indietro.
Kate non era mai guarita dalle sue paure, non aveva ancora imparato a lasciarsi andare completamente e a spalancargli la porta della sua vita. Il suo comportamento ne era stata la dimostrazione.
Beckett si mosse e lentamente aprì gli occhi. Le ci volle qualche istante, poi incrociò lo sguardo di Rick e realizzò dove si trovasse.
“Castle...? Cosa ci faccio qui?” mugolò sollevandosi su un gomito. Una smorfia di dolore rivelò i postumi della bevuta: un gran mal di testa.
“Buongiorno” la salutò lui, con il volto inespressivo.
“Perchè sono qui?” domandò ancora Kate passandosi entrambe la mani fra i capelli, arruffandoli più di quanto già non lo fossero.
“Ieri sera hai bevuto troppo, e Lanie ed Esposito invece di portarti a casa hanno pensato bene di consegnarti a me.”
“Sì, siamo andati al pub...” ricordò Beckett, poi sollevò di nuovo lo sguardo su Rick, il quale si mostrava impassibile e distaccato, in tutti i sensi, dato che non accennava a muoversi dal fondo del letto. “Castle...” sussurrò, abbassando gli occhi e serrandoli forte.
“Come ti senti?” Il tono di Rick risuonò privo di calore, duro.
“Male... ” rispose Kate con la voce che le tremava. “Sono una stupida, non mi merito niente...” A quel punto i singhiozzi le impedirono di continuare e le lacrime le rigarono le guance. Pianse, sotto allo sguardo severo di Castle, il quale non rispose in alcun modo alla sua muta supplica.
Quando Beckett smise di piangere e si asciugò il viso con le mani, lui le disse: “Parlami, adesso.” Gliele doveva quelle parole, voleva sentirsele dire.
Kate appoggiò la schiena alla testiera del letto abbracciandosi le ginocchia, restando in silenzio con la testa bassa, come riordinando le idee, poi alzò gli occhi ad incontrare l'azzurro di quelli di Rick.
“Mi hai spiazzata, presa alla sprovvista, e mi sono fatta cogliere dal panico. L'ho deciso in quel momento andare a Washington. Poi, quando sei fuggito via in quel modo, ho temuto di averti perso, mi sono sentita in colpa, sciocca, insensibile... Ti avevo ferito facendo male anche a me stessa...” Si fermò per ricacciare indietro le lacrime che le erano di nuovo salite agli occhi. Con la silenziosa attenzione di Castle, riprese: “Avrei dovuto alzarmi da quell'altalena e rincorrerti, fermarti, invece no, hanno vinto le mie stupide paure! C'è una parte di me che fa ancora resistenza alla felicità, perchè la felicità può esserti strappata in ogni momento. Una parte di me deve imparare a vivere il presente e che non bisogna avere timore di dividere la propria vita con un'altra persona. Se tu lo desideri ancora, vorrei impararlo con te, Rick, questa volta sul serio.” Kate tacque e restò in attesa, senza staccare gli occhi da lui.
“Vorrei che mi dicessi ancora una cosa. A Washington, a New York, o in qualunque altro posto tu fossi stata, saresti venuta a dirmi queste parole, un giorno?” domandò lui, anche se conosceva già la risposta e sapeva che avrebbe atteso quel giorno. Senza mai cercare Kate.
Lei annuì e con sicurezza rispose: “Lo avrei fatto.”
Forse a quel punto Beckett si aspettava che Castle si addolcisse e le andasse vicino, invece lo scrittore si alzò dal letto e uscì dalla stanza.
Mentre si dirigeva in cucina gli spuntò un sorriso: l'aveva lasciata ad arrovellarsi nell'incertezza, un po' di suspance non le avrebbe fatto male.
Il tempo di preparare il caffè e tornò da Kate con una tazza fumante.
“Bevi, ti farà bene” disse sedendosi sulla sponda del letto accanto a lei.
“Grazie.” Beckett prese la tazza e iniziò a sorseggiare il caffè. Sembrava tranquilla, ora.
“La prossima volta che decidi di prendere una sbronza avvisami, così resto a Manhattan. Lanie ed Esposito si sono fatti un bel viaggetto questa notte.”
Lei nascose il volto in una mano. “Che vergogna...”
“Questa ancora mi mancava” considerò Rick con lo sguardo dolce. Aveva davanti una Kate arruffata, pallida e con gli occhi arrossati, ma trovava che fosse bellissima.
La detective finì il caffè e lanciò un'occhiata alla radiosveglia: segnava le nove e zero quattro.
“Forse ho perso l'aereo” ironizzò, dopodichè disse seriamente: “Non so se andrò a Washington...”
“Pensaci con calma, fai ciò che senti. Io ci sarò sempre, noi ci saremo” disse lui rassicurante.
Beckett gli sorrise, serena, posò la tazza vuota sul comodino e si mise seduta più vicino a lui. C'era ancora una cosa che doveva dirgli.
“Credo di doverti una risposta...”
“Aspetta!” fece Rick. Si alzò e andò a prendere qualcosa dal cassetto del comodino: l'anello. Quando tornò a sedersi sul letto, lesse nell'espressione di Kate un'emozione autentica e genuina. Era quella la luce che voleva vedere nei suoi occhi.
Le prese la mano sinistra e le infilò l'anello, poi la tenne stretta fra le sue, mentre Beckett seguiva i suoi movimenti con lo sguardo, che dopo sollevò su di lui.
“Katherine Houghton Beckett, vuoi sposarmi?”
“Sì.”
Una semplice parola, in cui erano racchiusi presente, passato e futuro, un nuovo inizio e un sentimento che andava oltre ogni difficoltà.
Rick le accarezzò delicatamente il viso, avvicinò piano le labbra alle sue e la baciò, felice come il principe delle favole. Felice di avere Kate.


“A quest'ora il principe avrà baciato la bella addormentata” considerò Esposito, mentre guardava Lanie con i capelli mossi dalla brezza proveniente dal mare.
“E lei si sarà svegliata, in tutti i sensi” disse la dottoressa sorridendo soddisfatta. Era certa che Castle e Beckett avessero avuto un chiarimento e che ora un matrimonio si profilasse all'orizzonte. La missione era stata condotta a termine, e aveva anche portato con sé un'inaspettata giornata di vacanza. Infatti lei e Javier avevano deciso di restare negli Hamptons fino a sera, concedendosi un giorno di libertà ed inventandosi un'improvvisa influenza intestinale come scusa per assentarsi dal lavoro.
Si trovavano seduti per terra sulle assi di un molo, con due caffè da asporto e una scatola di ciambelle posizionata fra di loro. Il sole splendeva nel cielo terso e l'aria profumava di mare, era tutto perfetto. Anche per la presenza di Javier, pensò Lanie.
Esposito addentò una ciambella, ne mangiò metà e poi disse: “Sai cosa pensavo... Gli abbiamo portato Beckett e, presumibilmente, fatto ottenere un sì, quindi Castle è in debito con noi.” Finì il dolce mentre Lanie lo osservava con sguardo interrogativo. “Quale modo migliore per ringraziarci che mettere a nostra disposizione la sua villa per... diciamo... due settimane?”
“Uhmm...” fece la dottoressa. Non era affatto un'idea malvagia. Dovevano soltanto chiedere due settimane di ferie, ma quello era un dettaglio.
Javier appoggiò una mano a terra sporgendosi verso di lei. “Allora, che ne dici?”
Lanie si avvicinò a lui fino a posare le labbra sulle sue.
“Devo prenderlo come un sì?” domandò Esposito.
Lei sorrise e lo baciò di nuovo.
Era un sì.




La storia si conclude qua, una mini mini long ;)
Adesso non mi resta che aspettare per vedere se il caro Marlowe ha avuto la mia stessa idea :D
Alla prossima, se l'ispirazione Casckettiana tornerà... :P




 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Emily27