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Autore: Raven_Phoenix    24/06/2013    1 recensioni
"Il meccanico aggiusta tutto. Il meccanico sa tutto. Ma soprattutto, il meccanico CREA tutto."
E se il meccanico, dopo mille disavventure, si ritrovasse con quello che é comunemente chiamato "blocco dell'artista?"
Chi potrebbe mai aiutarlo?
E cosa succederebbe se qualcuno stesse tentando di soffiargli il lavoro?
"-Tony… non sei tu, vero?- chiese Pepper anche se dentro di lei sperava vivamente ci fosse riuscito ma avesse voluto tenere tutto nascosto.
-Ti pare che possa essere io quel rottame ambulante?- urlò lui stizzito saltando fuori dalla vasca di colpo ed avvicinandosi allo schermo per osservare meglio –Jarvis, torna indietro e stoppa sull’immagine.- ordinò sentendo il cuore battergli a mille.
Quello che si vedeva pareva quasi ai livelli del Mark 1, era lampante che fosse stato costruito alla buona. Eppure quel coso riusciva a volare e a muoversi in qualche modo."
SPOILER SU IRON MAN 3
Questa storia é ideata come un sequel che non segue in nessun modo il fumetto o qualsiasi altro possibile seguito decideranno di creare in futuro!
Hope you like it ^^
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark, Un po' tutti, Virginia 'Pepper' Potts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi quiiiii! >____< lo so, scusate! Rispetto ai primi capitoli ci ho messo molto di più a pubblicare questo! Purtroppo il lavoro mi sta abbastanza uccidendo e quando tornavo a casa la sera preferivo larvare invece di dare una controllatina al 4° capitolo e pubblicarlo ^___^'''' Ma ora sono quiiii u.u
Vedremo se in questo capitolo riusciremo a fare un po' più di luce su un paio di msteri u___u
Chiedo umilmente scusa se troverete errori di distrazione o qualunque altra cosa strana. Ho riletto velocemente e distrattamente quindi potrebbe essere che io abbia tralasciato qualche strafalcione XD pardon!
Bene, non mi resta che augurarvi una buona letturaaaa ^^


Capitolo 4:
 
 
Era appena l’alba, la luce filtrava dolcemente dalle finestre, e una fine nebbiolina tipica delle zone vicino al mare stava dando gli ultimi timidi saluti prima di dissolversi e lasciare spazio alla giornata che si presentava limpida con un cielo da cartolina. Dalle vaporose coperte del letto rotondo, situato al centro in una camera spaziosa con tappezzeria moderna e arredamento semplice, emerse un cespuglio di capelli scuri accompagnato da un sonoro sbadiglio. La figura che emerse dalla coltre di lenzuola in un primo momento si guardò intorno piuttosto spaesata, come se per un attimo non riconoscesse il posto in cui fosse.
-Oh… già.- mugugnò Lauren non appena riuscì a connettere di nuovo il cervello, ricordandosi gli avvenimenti degli scorsi giorni.
La decisione, il viaggio in aereo (lei DETESTAVA volare), la prima disperazione sul non sapere dove andare… successivamente quello che le era sembrata pura follia, a partire dalla ricerca dei materiali che le servivano per costruire quell’aggeggio che avrebbe potuto ammazzarla, e tutta l’adrenalina di quando si era resa conto che il suo piano stava funzionando a meraviglia, anche fin troppo bene.
Scese dal letto, godendosi per un attimo quell’atmosfera quasi da vacanza, compreso il rumore delle onde che si sentiva fino a lì. In preda agli sbadigli iniziò a vagare per la casa, che aveva visto di sfuggita la sera prima quando si era vista consegnare le chiavi. Aveva soltanto lanciato una breve occhiata, dopodiché si era concentrata a conoscere a doccia da urlo con mille getti d’acqua, e il letto comodo come non mai.
-Oddio.- disse a bassa voce quando si rese conto del soggiorno che le si presentava davanti, con uno di quei divani che urlavano “sdraiati!”, lo schermo TV che occupava praticamente tutta la parete, subito accanto la meravigliosa cucina a pianta aperta.
Non era mai stata in una casa così lussuosa, e la cosa straordinaria era che a rigor di logica ora avrebbe dovuto viverci!
Un insistente scampanellio improvviso le fece prendere un colpo che per poco non la fece ritrovare aggrappata sulle travi a vista del soffitto.
-Che cazzo…- cercando di frenare il cuore che le batteva a mille si avvicinò alla porta, trovandosi in difficoltà nel trovare lo spioncino.
-Se stai cercando di capire se sono un maniaco o qualche venditore ambulante, guarda nello schermo alla tua sinistra.- sentì una voce conosciuta provenire da fuori.
-Schermo?- guardò alla sua sinistra notando solo allora un piccolo riquadro lievemente illuminato che mostrava il logo delle Stark Industries.
Indecisa lo sfiorò con un dito, e immediatamente l’immagine cambiò mostrandole un faccione ingigantito che sorrideva proprio davanti all’obbiettivo della telecamera.
Piuttosto turbata aprì la porta trovandosi davanti al suo “primo ospite” nella sua nuova casa.
-Stark…- disse non appena lo vide in tutto il suo “splendore”, infagottato in una tuta da ginnastica blu, i-pod alla mano e gli immancabili occhiali da sole.
-Buongiorno, cara vicina! Come segno per rompere il ghiaccio sono passato per regalarle questi biscotti fatti in casa!- urlò lui compiendo qualche saltello sul posto.
Lauren rimase a fissarlo completamente esterrefatta.
E quello doveva essere il famoso genio incompreso nonché Iron Man, il salvatore del mondo?
-Dovevo immaginarmi che tu fossi un tossicodipendente come tutti i Vip eccentrici d’America, dannazione.- disse scuotendo la testa iniziando a sentire i primi dubbi sull’aver accettato quella assurda proposta la sera prima.
-Non prendermi per pazzo, ho preso come scusa una bella corsetta mattutina per venire a vedere se la mia apprendista è sopravvissuta e per avvertirti di alcune cose già che ci sono.-
-Alcune cose?- Lauren iniziò inspiegabilmente a sentire dei brividi freddi lungo la schiena.
-Non disperarti, non ho elaborato nessuna ridicola uniforme o qualcosa del genere, anche se la cosa sarebbe stata parecchio divertente.- fece una breve risata –Scherzi a parte, volevo avvisarti che la tua roba è stata prelevata un’ora fa da quella casa che avevi preso in “prestito”, e dovrebbero venire a consegnartele due addetti tra circa un quarto d’ora. Inoltre io ti aspetto tra due ore precise nel mio laboratorio per iniziare e capirci un po’ meglio su quello che dovremo fare, tutto chiaro?-
Lauren strabuzzò gli occhi.
-Piano, piano! Troppe informazioni in troppo poco tempo per essermi appena svegliata.- gesticolò energicamente mentre parlava –Pensavo di avere più tempo per organizzarmi.-
-Ragazzina, stai parlando con Tony Stark come ti ho detto anche ieri sera. Siamo più che organizzati in questo momento, non devi dubitare nelle mie capacità.- disse gongolando.
-Beh, in queste condizioni non faccio fatica a crederlo.- rispose ammiccando alla tuta da ginnastica.
Ci fu un momento di silenzio da parte di Tony.
-Questa è classe- si indicò - inizia a imparare da questo, apprendista.-
-Ma…- provò a ribattere.
-Shht! Non ti sento, non ti sento! Lalalalalalala! Tra due ore al laboratorio!- urlò mentre riprendeva a correre allontanandosi alla svelta, cercando di prendere la piega di uno che stava facendo jogging in modo serio.
Lauren rimase a fissarlo allontanarsi ammutolita con ancora un braccio alzato a mezz’aria. Sbuffò richiudendosi la porta alle spalle chiedendosi come diavolo avesse fatto a trovarsi in una situazione del genere. Da un lato era stata molto fortunata, aveva raggiunto il suo scopo ritrovandosi in una posizione davvero invidiabile, ma dall’altro lato non aveva mai calcolato di dover avere a che fare con il complicato carattere di Mr. Stark.
 
-Hai fatto quello che ti ho chiesto?- chiese Pepper non appena vide sbucare la figura sudata di Tony che rientrava dalla corsa mattutina.
-Sì, l’ho avvertita in modo tranquillo e ho già iniziato a scandalizzarla. Mi sto già divertendo un mondo.- rispose lui esibendo la sua tipica smorfia da ragazzino che aveva appena messo le puntine da sulla sedia della maestra.
Pepper dal canto suo sbuffò mentre si apprestava a prendere e chiavi dell’auto.
-Per quanto non mi vada molto a genio che tu abbia deciso di prendere un’apprendista senza avermene prima parlato, mi sento responsabile per la sua incolumità. Perciò vedi di non uscirtene con una delle tue scene e costringerla ad andare da uno psicologo, sono stata chiara?- lo ammonì anche se sapeva che le sue parole sarebbero servite a poco.
-Posso almeno…-
-NO, non puoi farle lo scherzo dell’ologramma del carro armato.- lo bloccò prontamente.
-Ok, ok.- si arrese Tony sbuffando.
Pepper a quel punto sorrise soddisfatta e lo baciò velocemente.
-Buona giornata.- disse con voce cantilenante prima di dirigersi verso la porta nella sua camminata perfetta con i vertiginosi tacchi a spillo, pronta ad affrontare una nuova giornata di lavoro.
-Guida piano!- disse lui con voce stridula simile a quella di un transessuale.
Si ritrovò solo, con soltanto due misere ore di tempo per inventarsi l’intero piano di lavoro di quella giornata, o meglio, stava escogitando mille idee per capire se Lauren fosse davvero interessata e che si rendesse conto di cosa volesse dire lavorare con lui. Non aveva mai avuto un apprendista, anzi, non poteva nemmeno definirla tale. Si sarebbero dovuti aiutare a vicenda, e non era stato facile dover ammettere di aver bisogno d’aiuto, specialmente se con una sconosciuta arrivata praticamente dal nulla. Pepper gliel’aveva chiesto mille volte, ma nemmeno lui riusciva a capire come mai il suo istinto gli avesse detto di fidarsi e creare quella situazione.
 
-Signore, ho eseguito una ricerca globale come mi aveva chiesto.- disse Jarvis quando Tony si fu chiuso alle spalle le porte del laboratorio, fresco e profumato da una doccia fresca.
-Bene, sentiamo un po’.- disse allargando le braccia per attivare lo schermo 3D al centro della sala.
Immediatamente apparve una foto passaporto di Lauren con accanto i suoi dati essenziali.
-Lauren Gartner, ventinove anni, non si sa con precisione la data esatta di nascita siccome è stata riconosciuta come orfana dalla nascita. È stata adottata già dalle prime ore di vita da Mark e Letizia Gartner, originari entrambi del Minnesota. Dopo aver adottato Lauren la famiglia si è stabilita in pianta stabile a Seattle dove hanno vissuto una vita ordinaria senza nessun segno particolare. Ha ottenuto voti molto alti rispetto alla media quando era studente, ma non si è mai iscritta in nessuna scuola specializzata, le è stata negata una borsa di studio in seguito ad aver partecipato a parecchie risse coinvolgendo i figli del direttore delle sue scuole, prosegue quindi con normali studi diplomandosi in un liceo locale, e in seguito è stata assunta come dipendente fissa in un negozio di elettronica. Ha mantenuto una vita tranquilla, nessun collegamento con qualunque persona potenzialmente pericolosa, tranne che per un ex fidanzato arrestato per spaccio di cocaina, è stato denunciato da Lauren stessa.-
-Che noia.- commentò Tony mentre si buttava per terra e iniziava a fare qualche addominale.
-Veniamo dunque ad avvenimenti più recenti che saranno meno noiosi per i suoi gusti. Due anni fa Letizia Gartner è morta per un tumore al seno, e nello stesso anno è stato diagnosticato un cancro ai polmoni a Mark Gartner ad uno stadio avanzato. Pare che Lauren in quel periodo abbia iniziato a frequentare corsi serali di ingegneria meccanica e allo stesso tempo di anatomia umana.-
Tony annuì mentre continuava il suo esercizio fisico quotidiano mentre la sua mente andava a mille.
-Coinciderebbe con quello che mi ha detto. Stava cercando un modo per riuscire a salvare il padre, ma con quei mezzi totalmente inutili e una paga da commessa non può aver fatto molta strada nonostante il suo intelletto dotato.- rifletté parlando ad alta voce come faceva sempre. –E poi?-
-Sfortunatamente Mark Gartner non ha resistito ai cicli di chemioterapia ed è morto sei mesi fa. Dopo quell’avvenimento Lauren ha svolto diversi straordinari che lasciano presagire il tentativo di risparmiare più soldi possibili, dopodiché ha lasciato il lavoro e la casa dei genitori, sparendo dalla circolazione circa due settimane fa. Il tutto sembra combaciare interamente con la sua versione.-
-Ci sono anche solo minimi cenni che qualcuno possa avere in qualche modo aver ripulito i suoi dati?- chiese Tony rialzandosi da terra.
-Nessuno, signore.-
-Bene, manda una copia di tutto il materiale trovato a Pepper, così potrà stare più tranquilla anche lei senza che passi le notti in bianco per paura di stare ospitando una terrorista o qualcosa di simile.-
-Subito, signore.-
-E fai sparire tutta questa roba in un archivio temporaneo, non voglio che per caso Lauren scopra queste ricerche e pensi che io sia un pettegolo.-
-Signore, lei potrebbe essere tranquillamente definito pettegolo.- obiettò Jarvis con la sua puntualità impeccabile.
-Chiudi il becco!- disse stizzito Tony guardando male l’unica parte visibile di Jarvis, l’ammasso di circuiti munito di telecamera visiva e bracci meccanici che stava accanto al tavolo da lavoro. –Sei solo invidioso perché non ti ho ancora dato una faccia.- disse additandolo.
 
Alle nove in punto Lauren si presentò bussando alle porte del laboratorio, giusto un pelo diversa da come si erano conosciuti.
-E io che credevo che quella mise da sopravvissuta della giungla fosse fatta apposta.- commentò quando la vide entrare.
Si era data notevolmente una ripulita e dopo un buon sonno in un letto comodo anche la sua espressione era cambiata. Sembrava più scura di sé, era sparito tutto quello smarrimento che la faceva sembrare la tipica ragazzina che prendeva per la prima volta l’autobus da sola. Aveva dei vestiti semplici e i capelli legati in una coda alta, e finalmente si potevano vedere bene i suoi occhi verde chiaro, contornati da un trucco abbastanza aggressivo.
La tipica rocker.
-Ti aspettavi che arrivassi in gonna e tacchi chilometrici?-  disse lei in risposta con un sorrisetto.
-No, quelle cose preferisco vederle addosso alla mia fidanzata.- disse mentre notava vederla compiere di nuovo il gesto di strofinarsi il polso sinistro dove ora stava il braccialetto ritrovato sulla spiaggia.
-Buongiorno, signorina Gartner.- disse Jarvis direzionando la sua telecamera verso di lei.
Lauren si esibì in quella espressione meravigliata che Tony le aveva visto fare la sera prima, e che probabilmente aveva influito parecchio sulle sue decisioni.
-Te lo lascio smontare se vuoi.- disse lanciando uno sguardo di sfida verso l’automa.
-Non rientra nei miei progetti al momento.- rispose Lauren per poi togliersi dalle spalle uno zaino viola parecchio consumato.
Ne estrasse un computer e un grosso plico di fogli che appoggiò sul tavolo da lavoro.
-Bene, ti dispiace appoggiare tutte quelle scartoffie in quel coso che agli occhi comuni può risultare un microonde? Jarvis potrà scansionarli tutti mentre noi discutiamo un po’.- disse indicando distrattamente il suo sofisticato scanner (by Stark ovviamente).
-O…ok.- mormorò Lauren con di nuovo quella espressione.
-Una comune ragazza della tua età farebbe quello sguardo soltanto dentro un negozio di vestiti griffati con sconti dell’80%.- non riuscì a trattenersi.
-Più o meno. Sai, non sono abituata a vedere dal vivo cose che ieri non sognavo nemmeno lontanamente di poter usare.
-Ti conviene farci l’abitudine, anzi, quello che hai visto è solo l’inizio.- gongolò.
Ci fu un momento dove Lauren girò su sé stessa per ammirare tutto il laboratorio, soffermandosi sulle teche di vetro vuote addossate alla parete.
-Non te ne è rimasta neanche una?- chiese fissando quel freddo vetro.
-No.- rispose Tony amaramente fissando quello che lui stesso definiva uno spettacolo desolante.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Sei almeno intenzionato a riempire di nuovo quei buchi per davvero?- chiese Lauren senza guardarlo.
-Che razza di domande fai? È ovvio, altrimenti non ti troveresti qui.- rispose squadrandola.
Lei si voltò e fece lo stesso con lui incrociando le braccia dinnanzi al petto.
-Ah, quindi non ti interessa niente delle mie ricerche, lo fai soltanto per un tuo profitto.-
-Prima di tutto- si mise a camminare nervosamente –io ho delle necessità che non servono solo ad intrattenermi, non so se hai capito la situazione. Al momento non posso fare il supereroe da come hai intelligentemente intuito tu stessa, e la cosa nuoce alla gente che dovrei tenere al sicuro, non di certo perché senza armatura mi vedo più brutto o qualcosa del genere, ok?- cercò di ignorare l’espressione di Lauren che lasciava intuire un “ne siamo sicuri?” e proseguì imperterrito –In secondo luogo, non conosco ancora le tue intenzioni. Può darsi che anche tu voglia cercare di salvare della gente, ma finché non mi dirai esattamente che scopo vuoi raggiungere riterrò sempre più importante il mio progetto.-
-Te l’ho già detto e lo riconfermo. Voglio cercare di aiutare le persone che credono di avere ormai la vita spacciata, e so che può farti paura per quella faccenda di Extremis essendo che gli scopi potrebbero esse simili ma credimi, non voglio cercare di alterare in qualche modo barbarico le possibilità del corpo umano. Voglio solo poter… “riparare” la gente.- spiegò fermamente convinta delle sue parole.
-Bene, riparare è una delle mie parole preferite.- commentò Tony cercando di non dare a vedere di essere stato colpito da quelle parole così cariche di determinazione –Sai però che il corpo umano è qualcosa di estremamente complesso, specialmente se affiancato dalla tecnologia può arrivare a fare delle cose mostruose se non fermate in tempo.- ricordò con un brivido Pepper che appariva dal fuoco riducendo in pochi secondi Aldrige Killian in cenere, con la pelle rossa e gli occhi accesi di quella luce inquietante, una visione che nonostante fosse stata simbolo di salvezza da un lato, dall’altro rappresentava uno dei suoi più grandi terrori.
-È stata una delle cose dalla quale mi sono riguardata di più per una lunga serie di motivi.- disse Lauren dopo aver notato quel breve smarrimento nei suoi occhi.
-Dimmene uno, allora. Uno solo che mi convinca e allora sarò leale, metterò i nostri piani in pari, ed è meglio per te che tu non faccia mosse false perché non ho paura di quello che potresti fare, intesi?-
Stavolta fu Lauren ad indugiare per qualche istante, ma alla fine alzò la testa convinta.
-Jarvis, potrei chiederti un favore?- chiese fissando l’automa.
-Sono a sua disposizione, Miss Gartner.- rispose prontamente.
-Potresti lanciarmi due cose che abbiano lo stesso peso e la stessa forma alla stessa potenza?-
Tony corrucciò la fronte senza capire.
-Le andrebbero bene queste, signorina?- prese dalla parete degli attrezzi alle sue spalle due grosse chiavi inglesi con le sue braccia meccaniche.
-Perfetto. Lancia pure la prima.- rispose Lauren tenendosi pronta.
Appena finito di dirlo una delle due chiavi inglesi partì verso di lei ad una velocità modesta, e senza nessun problema lei l’afferrò con la mano destra per poi appoggiarla sul tavolo.
-Quindi?- chiese Tony sempre più perplesso.
-Vai pure con l’altra.-
Con lo stesso movimento Jarvis lanciò di nuovo verso di lei. Inizialmente sembrava che avesse preso anche questa al volo con la mano sinistra, quindi tutto nella norma, ma nel momento cruciale fu come se improvvisamente nelle sue dita non ci fosse abbastanza forza per poter sostenere quel semplice peso. Tony vide chiaramente il suo polso piegarsi all’indietro, e con un sonoro clangore la chiave inglese finì sul pavimento.
-Che cos’ha il tuo polso?- chiese cautamente Tony, anche se iniziava a capire.
Lei sorrise amaramente.
-La mia famiglia non è mai stata molto fortunata in salute, perciò dopo mia madre e mio padre sarebbe dovuto toccare anche a me qualcosa.- si avvicinò a lui e stese il braccio di modo che potesse vedere anche lui –Normalmente non vedresti niente di strano, ma la maggior parte dei muscoli e dei nervi a partire dal polso in giù sono praticamente inservibili. Non posso fare forza e a malapena posso utilizzare la mano per qualche gesto semplice. È stata una infezione improvvisa che non avevo curato minimamente quando ero troppo presa dall’aiutare mio padre. Quando i medici se ne sono accorti hanno tentato di salvare il possibile, e mi sono ritrovata in questo stato.-
Tony studiò minuziosamente la pelle pallida di Lauren notando delle piccole cicatrici da intervento chirurgico all’altezza del polso, nascoste in parte dal braccialetto. Prese in fretta una penna dal tavolo e la usò per toccare i punti nervosi della mano, e in effetti i muscoli reagirono ben poco agli stimoli.
-Un bel problema.- commentò.
-Ed è da questo problema che voglio partire. Farò io stessa da cavia per le mie teorie, e intendo poter tornare a giocare a tennis nei weekend senza problemi.- disse con un sorrisetto compiaciuto, fiera di quello che stava dicendo. –Sai… quel bracciale me l’ha fatto mio padre. È stata una delle ultime cose che ha potuto fare prima di perdere del tutto le forze per la chemio. Ci ha fatto incidere la frase che diceva sempre un suo grande amico, o così mi ha raccontato, perché diceva facesse proprio per me. L’ha fatto per darmi forza di continuare le mie ricerche nonostante sapesse che per lui non ci fosse più tempo, per me stessa e per altra gente che come lui si è trovata ad un vicolo cieco nella vita.-
-Respira per dare la vita a chi vuoi amare.- recitò Tony.
Lauren annuì.
-Ti basta questo come motivo?- chiese abbassando il braccio e rimanendo in attesa.
Tony iniziò a passarsi una mano sul viso per poi riprendere a camminare in giro per la stanza. Era terribilmente indeciso se fare qualcosa della quale poi avrebbe potuto pentirsi, ma del resto dopo aver sentito quelle parole così profonde e così personali si sarebbe auto-etichettato come ingiusto se non avesse fatto quel gesto in cambio.
-Vieni con me.- disse improvvisamente senza guardarla e dirigendosi verso la porta del laboratorio.
-Veramente stavo aspettando un sì o un no come risposta.- replicò lei.
-Se ti sbrighi a venire come me prima che cambi idea avrai la risposta che cerchi.- ribatté secco senza fermarsi.
Lauren sbuffò, pensando che ora avrebbe fatto qualche stramberia senza senso, ma lo seguì lo stesso. Scesero ulteriormente le scale a chiocciola, ritrovandosi nella cantina dei vini.
-Jarvis, apri.- ordinò Tony quando entrambi furono fermi davanti alla botola rotonda sul pavimento.
Con un lieve sbuffo metallico iniziò ad aprirsi, mostrando un pozzo scuro che scendeva ancora per chissà quanti metri. Anche lì non c’erano più quei consueti bagliori azzurri provenienti dai petti delle armature, c’era solo il buio.
Per un istante Lauren credette che volesse buttarla giù perché ormai sapeva troppe cose, ma quando iniziò ad intravvedere qualcosa che da quel fondo infinito stava lentamente risalendo abbandonò quell’idea. Risultò essere una scatola metallica appoggiata su un piedistallo mobile che si avvicinò al bordo della botola fermandosi davanti a Tony.
-Questo non lo sa nessuno, nemmeno Pepper, e quel nessuno deve rimanere tale, ok?-
Lauren annuì sentendo il cuore iniziare a battergli, la curiosità la stava letteralmente divorando.
Dopo aver preso un lungo respiro Tony fece scattare la chiusura e aprì la scatola rivelandone il contenuto. Lei rimase a fissare quell’unica cosa al suo interno come se fosse il più bel diamante del mondo.
Anche se ripetutamente graffiata, con una giuntura rotta e una spaccatura che la divideva quasi a metà, rimaneva inconfondibile.
La testa di un’armatura.
Lauren la guardava come se fosse una reliquia unica, Tony la guardava quasi con tristezza.
-Posso?- chiese lei allungando timidamente una mano.
Tony annuì, anche se rimase vigile mentre la vedeva alzare delicatamente la testa dalla scatola.
-È della Mark 7.- disse seguendone il profilo –Era rimasta tra le macerie della mia casa quando… sì, insomma, lo sai.-
Lauren fece cenno di si con la testa anche se sembrava stesse su un altro mondo.
-È la genialità pura.- mormorò girandola per guardarla da tutte le angolazioni –E io che andavo vagamente fiera di quel trabiccolo che ho costruito. Questo… questo… è al di là di qualunque cosa io potessi immaginare. Vista in TV non rendeva neanche un millesimo.-
-Avresti dovuto vederla intera.- disse lui con l’ombra di un sorriso compiaciuto (i complimenti erano sempre i complimenti!)
-Quindi… questa è l’unica cosa che ti resta?- chiese continuando a rimirarla.
-Già.- si grattò il collo –E avrei dovuto anche buttarla in mare insieme all’arc reactor.-
A quelle parole Lauren scattò come una molla e lo guardò esterrefatto.
-Ma sei matto?!- urlò facendo rimbombare le sue parole per tutta la cantina.
-Cos’avrei avuto da perderci? Avevo appena mandato a puttane il mio lavoro migliore!- ribatté lui urlando altrettanto forte.
-Beh… in effetti.- bofonchiò Lauren aggrottando le sopracciglia.
Calò nuovamente il silenzio per qualche istante.
-Però l’ho tenuta.- disse tendendo le mani verso di lei, e anche se a malincuore lei gli passò la testa malconcia. La fissò intensamente –L’ho fatto per non dimenticarmi chi sono. Ora come ora lo tengo come una prova per me stesso, per darmi coraggio e a dirmi “hai già fatto questa impresa una volta, puoi farla una seconda”. Anche se al momento il mio ragionamento non sta dando gli effetti sperati.- l’ultima parte la disse a bassa voce, quasi come se non volesse essere sentito.
-Ok. E… come mai hai deciso di far vedere questo a me?- chiese Lauren fissandolo mentre teneva in mano la sua testa.
Tony si voltò verso di lei estremamente serio.
-Questo è il mio motivo.- disse semplicemente –Mi sembrava sleale farti vuotare il sacco come un criminale senza darti i miei motivi.-
-Oh…grazie. Lo… lo apprezzo molto.- balbettò lei abbastanza confusa.
Tony annuì mentre con cautela riappoggiava la testa nella scatola, e automaticamente il piedistallo si allontanava di nuovo per poi scendere nell’oscurità. Rimase a fissare quella botola chiudersi, e insieme ad essa sentiva quel blocco che aveva dentro, quella cosa che non gli permetteva di andare avanti. Improvvisamente sentì una leggera pacca sulla spalla, e voltandosi trovò Lauren che fissava anche lei il pavimento.
-Non preoccuparti, ti aiuterò a farne una migliore. Davvero.- disse abbastanza in imbarazzo in quel misero tentativo di tirargli un po’ su il morale.
-Ok… grazie.- rispose anche lui abbastanza impacciato.
-Che ne dici se… andiamo a lavorare?- provò a sviare la situazione nel modo migliore.
-Mh... non ancora.- disse lui voltandosi e iniziando a salire le scale.
-Non ancora?- esclamò esterrefatta –Devo superare ostacoli infuocati?-
-Veramente io pensavo di fare colazione, e siccome non penso che nella tua nuova casa il frigorifero sia già pieno eccoti la mia prima lezione, mia cara apprendista: un bravo meccanico non può lavorare se prima non ha fatto il pieno di zuccheri. Altrimenti… l’alternativa sarebbe drogarsi.- disse per poi scoppiare da solo a ridere.
-Meccanico? Questa me la devi spiegare.- disse lei mentre si affrettava a salire le scale.

 


Meheheheheheheheh allooooora che ne pensate? u___u 
Credo che ad essermi ritrovata davanti la testa della Mark 7 avrei tirato una randellata sul coppino a Tony e me la sarei data a gambe con il prezioso bottino MWAHAHAHAHAHAH!!!
Ecco, ora spero di aver chiarito con l'età di Lauren XDDD In effetti negli scorsi capitoli avevo scritto a lei dicendo "una ragazzina" ma diciamo che agli occhi di Tony lo é XD (eh si Starkuccio u.u non sei più giovane come un tempo é_è)
Allora? Allora? Allora?? *__* vi é piaciuto questo capitolo??? Mi raccomando fatemelo sapereeee, la vostra opinione mi importa tantissimo, e sappiate che contribuite a non far sprofondare la mia autostima! Anche se sono pochi quelli che recensiscono noto comunque che lo scorso capitolo é stato letto un sacco di volte ^^ grazie mille a tuttiiii!
Rigrazio tantissimo my brother under the sun e missgenius per aver recensito ^____^
Credo di aver detto tutto! Mi raccomando, recensite come se non ci fosse un domani u.u al prossimo capitoloooooo ciauuuuuuuuu X3
  
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