Prima di iniziare, vorrei dedicare questa fic a colui che è la mia
continua fonte d’ispirazione: Sirius.
Se non ci fosse lui, non riuscirei a partorire nulla dalla mia
testa bacata.
Ogni qual volta inizio una storia, la prima domanda che mi pongo è
sempre la solita: Che cosa farebbe arrabbiare terribilmente Sirius?
Ed ecco a voi spiegata la nascita di Nine Months.
La trama è inquietante ma le mie cugine mi hanno spinto a
pubblicarla lo stesso. Che Dio me la mandi buona!
1° mese: l’origine di tutto
Ma quanto urlava?! Possibile non capisse che così facendo le
sarebbe scoppiata la testa?
Questi furono gli unici pensieri
di Silvia mentre osservava il fratello urlare come un isterico, invocando i
genitori e mandando maledizioni più o meno a tutti, dal comandante Fudo a
quello che puliva i gabinetti al Deava.
Sapeva che anche lei avrebbe
dovuto agitarsi così ma in quel momento si sentiva troppo male per fare
qualsiasi cosa che non fosse dormire.
Nessuno gli aveva detto che i
postumi delle sbornia potessero essere così tremendi ma, probabilmente, nessuno
aveva mai avuto davanti un fratello in preda ad una crisi isterica appena
sveglio.
Giocherellò con il bordo del
lenzuolo e sospirò, sperava solo che la smettesse presto, così sarebbe tornata
a dormire.
-mmm, puoi abbassare la voce? Non
riesco a dormire..- mormorò qualcuno di fianco lei, con la testa sepolta dal
cuscino.
Sirius rimase imbambolato per un
attimo, pietrificato da tale richiesta, poi s’innervosì ancora di più – Dormire?
Possibile che non vi rendiate conto di quello che avete fatto? Vi sembra questo
il momento di dormire?- urlò più forte di prima.
- Fratello, Apollo ha ragione..-
intervenne Silvia – ne parliamo più tardi. Ora proprio non siamo in vena!-
Sirius rimase per la seconda volta
basito, possibile che non si rendessero conto della gravità della cosa? -Va
bene, ne parleremo più tardi!- disse con una nota isterica nella voce e, girati
i tacchi, se ne andò.
Silvia s’infilò sotto le coperte e
richiuse gli occhi – mi dispiace per mio fratello, alle volte tende a essere
troppo teatrale. – mormorò.
- fa niente…- rispose l’altro –
piuttosto, mi dispiace per quello, sì, per quello che è successo.-
Silvia si girò nella sua direzione
e, guardandolo, disse – non è colpa tua! Eravamo ubriachi e... e...è successo e
basta!-
- sì, però questa è stata la tua
prima volta. Mi sento in colpa…-
- è stata anche la tua dopotutto e
poi, non so te, ma io non ricordo niente, farò finta che non sia successo
niente -
Apollo rimase in silenzio un
attimo, riflettendo, poi aggiunse – quindi non mi picchi?-
- No, non ti picchio ma solo
perché farlo, comporterebbe muovermi. Ringrazia che ho il mal di testa - stette
un minuto in silenzio, poi scoppiò a ridere, una risata nervosa che ben presto
si trasformò in un pianto dirotto.
- ehi - fece Apollo cercando di
attirare la sua attenzione – dai, non fare così!- si avvicinò di più a lei e
l’abbracciò.
- lo so, ma non ci riesco – fece una
pausa, per tirare su con il naso - non doveva andare così- singhiozzò,
lasciandosi abbracciare e poggiando la testa sulla sua spalla.
- è stata tutta colpa mia -
mormorò Apollo afflitto. Silvia scosse la testa – ti ho già detto di no. Ora
però lasciami – mormorò, tentando di abbozzare un sorriso tirato - non so se te
ne sei accorto, ma sei nudo -
Il ragazzo, a queste parole,
arrossì di scatto e mollò la presa – scusa - mormorò voltando la testa da
un'altra parte.
Approfittando del fatto che lui
fosse girato, Silvia si alzò, cominciando a cercare i vestiti.
Non li trovò da nessuna parte,
così si dovette mettere le prime cose che trovò nei cassetti, cioè un lungo
maglione che le arrivava sotto le ginocchia e un paio di calzoncini – ma dov’è
finito…- mormorò poi, cercando qualcosa. Si guardò intorno finché alzò la testa
verso la finestra. A quel punto sospirò depressa.
- cos’è successo?- domandò Apollo
senza mai girarsi.
- vorrei sapere come faccio a
riprendere quel reggiseno. Sbuffò, osservando il suo reggiseno penzolare
tranquillo dalla finestra.
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Un’ora dopo, nonostante non ne
avessero minimamente voglia, entrambi si diressero verso la stanza di Sirius.
- tu lascia parlare me disse
Silvia ad Apollo – e per favore non cominciate a litigare, mi fa male la testa -
Apollo sbuffò e si portò le mani
dietro la testa – Io non garantisco nulla. E comunque noi non dovremmo spiegare
niente a Sirius, lui non centra-
In effetti, Apollo aveva ragione,
il guaio l’avevano fatto loro ma sapeva che con Sirius era inutile discutere.
Se lui riteneva di avere ragione
niente e nessuno lo avrebbe fatto desistere da questo.
Fece un respiro profondo e aprì la
porta…
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- fratello, non mi sembra il caso
di prendersela tanto - mormorò Silvia, cercando di calmarlo.
- calmarmi? Ti rendi conto che
questa bestia si è approfittata di te?- sbraitò Sirius, indicando Apollo che si
scaccolava tranquillo.
- ehi! Io non mi sono approfittato
di nessuno!- esclamò Apollo, sentendosi tirare in ballo.
- ah, no? Quindi dovrei credere
che eri ubriaco..-
- fratello, come te lo devo dire
che lo eravamo entrambi?! Lui non si è approfittato di nessuno. -
- e poi non sarebbero fatti tuoi-
aggiunse il rosso.
- ah no? Ti vorrei ricordare che
sono suo fratello – disse Sirius, indicando la ragazza - e poi avevo giurato a
me stesso che l’avrei protetta!- aggiunse, estraendo la spada – e non lascerò
che tale offesa rimanga impuntita!- e si scagliò contro Apollo.
Il principe fece per tirare un
fendente ma la spada gli volò di mano.
- ora smetti di fare il bambino -lo
rimproverò Silvia – ti ho già detto che Apollo non ha colpa!-
Il rosso la fissò allibito. Già il
fatto che non si fosse arrabbiata per quanto successo lo aveva stupito. Ma ora
si stava addirittura ribellando a suo fratello, il suo adorato fratello.
Continuò a fissarla finché lei non
si voltò nella sua direzione.
Per un attimo i loro occhi s’incontrarono,
poi la ragazza arrossì e abbassò la testa, distogliendo lo sguardo.
Lo rialzò solo quando si trovò
faccia a faccia con Sirius.
- i-io..- balbettò con una stana
espressione sicura, strana perché Silvia in quel momento si sentiva tutto
fuorché sicura. –i-io- continuò – sono
io che devo arrabbiarmi, se voglio, e ora non lo sono. Ha ragione Apollo! Sono
cose che riguardano me, tu non sei mio padre né mia madre e non hai il diritto
di “vendicarti” per conto mio se io non voglio. Cresci Sirius, non siamo nel Medioevo!-
- ma io… Che ne è del tuo onore?-
balbettò Sirius, confuso dalle parole della sorella.
-Lo vedi? Lo stai facendo di
nuovo! Perché devi sempre fare il cavaliere senza macchia e senza paura? È
successo, non è colpa di nessuno!-
- non capisco sorella - mormorò il
principe – perché stai difendendo quella bestia immonda?-
Silvia arrossì ancora di più e
prese ad agitarsi – tanto non capirai mai – disse, infine, uscendo dalla
stanza.
- Silvia, aspettami- la inseguì
Apollo, lasciando così Sirius solo nella
stanza.
E soprattutto allibito. Ora era
sicuro che l’aria della Deava rendesse pazza la gente!
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Silvia si chiuse la porta della
sua camera dietro le spalle.
Lentamente scivolò a terra e si
strinse le ginocchia con le braccia.
Accidenti, cosa aveva fatto!
Se solo Sirius avesse saputo come
stavano le cose in realtà, se lo avesse saputo Apollo.
Improvvisamente sentì una fitta
allo stomaco – Silvia, sono io, apri!- mugolò Apollo da dietro la porta.
- vattene via!-
- no se prima non mi dici cos’hai!-
rispose quello – dai apri -
Silvia si asciugò le lacrime e aprì
– cosa vuoi?- domandò poi.
Il rosso si grattò la testa,
imbarazzato – ti volevo ringraziare, sai per avermi difeso -
- Tranquillo. Sirius non aveva
ragione per prendersela con te e comunque non preoccuparti, non ce l’ho con te -
- bene - sorrise Apollo – amici?-
disse porgendogli la mano.
- amici!- rispose Silvia
sorridendo debolmente. In fondo poteva provarci no? Sarebbe bastato
dimenticare, non sapeva che la cosa sarebbe stata fin troppo difficile.