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Autore: Seven Scars    25/06/2013    3 recensioni
Sonny è una ragazzina proveniente da una famiglia di maghi. La famiglia del padre vanta, da lunghissime generazioni, di essere sempre stata smistata tra le fila dei Grifondoro e le aspettative sulla piccola strega sono molte e pressanti. S.L.T. è la storia di una ragazzina che impara a lottare per dimostrare il proprio valore, contro i pregiudizi che le persone hanno su di lei. Ma se un certo Potter le rendesse difficile non avere pregiudizi? E' la sfida più grande che deve affrontare, ma lei ancora non lo sa.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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 Capitolo 2


IL CAPPELLO PARLANTE







 

Sonny non poteva crederci che quello fosse davvero il figlio di Harry Potter. Non si era presentato, ma non ce n'era stato bisogno. Sembrava la versione undicenne del ragazzo della figurina che aveva appena posato, tranne che per gli occhi: quelli del ragazzino erano castani e non verdi come il più grande eroe di tutti i tempi. Poco prima che se ne andasse di corsa aveva avuto la sensazione di vedere nei suoi occhi qualcosa di particolare, qualcosa che aveva notato in quelli del padre poco prima.
Eppure non era a quello che pensava mentre indossava la divisa, ma a come il figlio di Harry Potter potesse essere tanto odioso, maleducato e sfacciato. Se fosse stata qualsiasi altra persona non ci avrebbe pensato più di tanto, ma quello era un Potter! Era il figlio dell'uomo che ha salvato il mondo magico! Come poteva essere così arrogante e odioso?
Quando espresse il suo pensiero a Gabe anche lui le disse che era rimasto abbastanza sorpreso.
«Beh, ora non è importante. Piuttosto...ma dove hai imparato a fare gli incantesimi? Sei stata fortissima!» le disse eccitatissimo. «Ora come minimo ne parleranno tutti, sai?».
No, Sonny non ne era molto felice. «Davvero?» chiese con tono preoccupato «E se mi mettessero in punizione? Quanto sono idiota!». La preoccupazione che potesse essere messa in punizione il suo primo giorno di scuola superava decisamente la consapevolezza che poco prima era stata in grado di fare un incantesimo.
«No, non dire sciocchezze! Se quei due sono abbastanza intelligenti non andranno a dire in giro che sono stati battuti da te» il tutto accompagnato da una risatina del biondino, che fece sorridere anche la ragazzina.
«Allora, sei pronta per lo smistamento, piuttosto?» le domandò sorridendo.
Sonny rimase pietrificata. Lo smistamento! Presa completamente da quello che era successo con quei due idioti aveva dimenticato che mancava poco a quello che probabilmente sarebbe il momento più importante della sua vita.
“E se non dovessi essere una Grifondoro?” pensò tra sé, cercando di deglutire per mandar via il groppo che man mano le stava bloccando la gola.
«Sì...credo» rispose Sonny, sforzandosi di ricambiare il sorriso, ma evidentemente il risultato che ne uscì non fu affatto incoraggiante perchè Gabe smise di sorridere e diventò serio.
Si prepararono per scendere dal treno e ad accoglierli c'era quello che per Sonny era l'uomo più grande che avesse mai visto, grosso e pieno di peli. Era alto almeno tre metri, con grosse manone che si agitavano in aria per coordinare gli spostamenti degli alunni e il viso era quasi tutto coperto da capelli lunghi e barba ispida. A primo impatto faceva quasi paura, data la stazza.
«Salve, ragazzini!» cominciò a parlare muovendo le grosse manone e con voce forte. «Io sono Rubeus Hagrid, Guardiacaccia, Custode delle Chiavi e dei Luoghi a Hogwarts e insegnante di Cura delle Creature Magiche. Benvenuti in una delle migliori Scuole di Magia di tutto il mondo magico. I bagagli lasciateli da questa parte, verranno portati tutti al castello» disse indicando alla sua destra, poi continuò «Che se vi serve qualcosa me lo dite e faccio il possibile per darvi una mano, va bene? Ora seguite me». Si voltò di spalle per incamminarsi in avanti, seguito da uno sciame di studenti, tutti del primo anno.
«Adesso vi devo portare tutti sulle barche per attraversare tutto il Lago Nero e arrivare all'ingresso del castello. Mi raccomando non sporgetevi dalle barche o cadete in acqua e la Piovra Gigante vi mangerà in un boccone solo!». Già questo bastò a incutere abbastanza timore tra gli studenti da attirare la loro attenzione, dato che continuavano a parlottare tra loro eccitati. Arrivarono alle sponde di un lago enorme, nero per via dell'ora tarda e dall'aspetto sembrava veramente molto freddo. Sulla riva, tantissime barchette di legno erano ordinate in fila, ognuna poteva contenere poco meno di dieci persone ciascuna. Sotto il controllo di Hagrid, tutti gli studenti si sistemarono nelle barche (in quella del mezzo-gigante salirono solo altre due persone), dopodiché i remi cominciarono a muoversi da soli con la magia, spingendoli in avanti verso la sponda opposta. Sonny inizialmente era scettica all'idea di essere trasportata da una barca senza la supervisione di un adulto competente, ma dopo aver visto che quei remi lavoravano come se ci fosse davvero qualcuno a muoverli, alzò finalmente lo sguardo davanti a sé e lo spettacolo che vide fu uno dei più belli di tutta la sua vita. Un enorme castello di pietra, con tanto di guglie e torri altissime, si stagliava davanti a lei imponente. Le luci provenivano da ogni fessura, come se ogni torcia del castello fosse stata accesa per dare la possibilità a quelli del primo anno di godere di quello spettacolo straordinario.
Era davvero senza fiato. Mai, nemmeno nei suoi sogni più accesi, aveva pensato che Hogwarts potesse essere così bella. Nonostante fosse un enorme castello, forse anche pieno di misteri e con una storia sanguinosa alle spalle, le dava la sensazione di sicurezza che a volte aveva sentito venir meno in casa sua stessa. Si girò verso Gabe, seduto accanto a lei, e vide che anche lui guardava il castello con bocca spalancata dalla meraviglia. Voltò anche lui lo sguardo verso di lei e non poterono fare a meno di sorridersi soddisfatti, convinti che, qualunque cosa sarebbe successa di lì a poco, quel castello sarebbe stata la loro casa. Forse sarebbe andato davvero tutto bene.
Quando le barche finalmente arrivarono alla sponda opposta del Lago Nero, Hagrid coordinò nuovamente la discesa di tutti gli studenti e li condusse verso l'enorme ingresso del castello, passando su un grande prato inglese ben curato. Salirono qualche gradino e videro davanti al portone d'ingresso un omino piccolo con lunghi baffi appuntiti. Sonny calcolò che potesse arrivare a stento al suo gomito e lei di certo non era molto alta.
Dopo che tutti quelli del primo anno erano giunti all'ingresso del castello, l'omino dette un colpo di tosse per attirare l'attenzione.
«Salve, cari studenti! Io sono il Professor Vitiuos, Vicepreside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, direttore della casa Corvonero e vostro futuro insegnante di Incantesimi» disse con vocina leggermente stridula. Nonostante l'aspetto minuto, era evidente che fosse un professore. Era in grado di emanare un'aura di severità e allo stesso tempo di fierezza, la bassa statura non sembrava affatto un ostacolo.
«Come ben saprete» riprese a parlare dopo una piccola pausa «questa sera ci sarà la cerimonia dello smistamento, per cui ognuno di voi da oggi diventerà membro di una delle quattro case di Hogwarts fino alla fine del...» il discorso del professore venne interrotto da un tonfo assordante proveniente dalle loro spalle. Gli studenti, in maniera perfettamente sincrona, si girarono per individuare la fonte di tutto quel fracasso e Sonny capì che la vera domanda non era 'cosa', ma 'chi' fosse. Il sole era ormai calato da ore e normalmente sarebbe stato difficile distinguere una figura nel buio, ma non se si parlava di Rubeus Hagrid. A quanto pareva, era inciampato e caduto su una delle barche e inevitabilmente quella e altre intorno si erano completamente sfasciate. In quel momento era letteralmente a gambe all'aria con resti delle barche addosso.
«Sto bene, sto bene! Non ci fate caso a me, veramente!» urlò Hagrid mentre goffamente tentava di rialzarsi da terra.
«Aspetta, Hagrid!» sentì urlare Sonny dalla massa di studenti del primo anno che si trovavano lì sulle scale. Allungò il collo sulla folla per cercare chi avesse parlato. Non fu necessario farlo a lungo, perchè il ragazzino che aveva urlato si era fatto largo tra gli studenti ed era corso in direzione di Hagrid.
Era il figlio di Harry Potter.
Gruppetti di studenti borbottavano tra loro «Hai visto, quello è il figlio di Harry Potter!», altri «Ma quello è il figlio di chi penso io?». Una ragazzina poco lontana da Sonny disse «Oh, hai visto come è gentile il figlio di Potter? E' anche carino...» - «Sì, hai proprio ragione!».
Lo sguardo di Sonny però era fisso sul ragazzino, che ormai aveva raggiunto Hagrid. Con un po' di fatica, da parte di entrambi, il mezzogigante riuscì ad alzarsi, lasciando dietro di sé macerie delle ormai ex-barchette. Vide il Guardiacaccia sorridergli e ringraziarlo dandogli un buffetto sulla guancia con fare affettuoso, come se lo conoscesse da tempo. Anche quello era un atteggiamento strano. Fino a un'ora prima quel ragazzino faceva il gradasso, poi, all'improvviso diventava gentile. Sonny non potè fare a meno di pensare che lo aveva fatto solo per ingraziarsi i professori e fare una bella figura davanti a tutti.
«Continuate Professore, mi scusi l'incidente!» disse Hagrid una volta ritornato col moro alla base delle scale.
«Ma cosa ci facevi lì, Hagrid? Credevo che fossi anche tu qui insieme a noi...» domandò il Professor Vitious seccato e divertito insieme.
Le guance di Hagrid si mossero in quello che sembrava un sorriso completamente nascosto dalla enorme barba. «E' solo che mi pareva di aver visto qualcosa che si muoveva là, vicino alle barche. Mi pensavo che qualche schiopodino mi era scappato dal recinto e si voleva fare un bagnetto nel Lago!». La serietà con cui il Guardiacaccia lo disse fece ridere non poche persone, compreso il professore di Incantesimi. Sonny, d'altro canto, non aveva la benchè minima idea di cosa fosse uno schiopodino, a casa nessuno l'aveva mai nominato, ma le era chiaro dallo sguardo sognante di Hagrid doveva essere qualcosa di grande valore.
«Bene, allora riprendiamo» disse il professor Vitious, chiudendo definitivamente l'argomento schiopodino.
«Come dicevo, verrete smistati nelle quattro case e ne farete parte fino alla fine della scuola». Questa affermazione chiuse un altro pugno alla gola di Sonny, ormai era completamente sopraffatta dalla paura. «Le quattro case sono Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. I quattro fondatori delle case furono gli stessi che fondarono la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts stessa, ripettivamente Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Cosetta Corvonero e Salazar Serpeverde. Le caratteristiche delle quattro casate vi verranno spiegate dal Cappello Parlante. Ora mettevi in fila per due e seguitemi in Sala Grande» e così concluse girandosi di spalle.
Sonny cercò Gabe con lo sguardo e lui capì che voleva stessero insieme. Erano bastate poche ore per trovarsi in sintonia e Sonny sapeva che, anche senza averne parlato, Gabe aveva capito che quello era il momento che più la tormentava.
Messi in fila per due, gli studenti seguirono il piccolo professore dietro la porta e salirono qualche gradino, finché non giunsero ad un'altra grossa porta pesante in legno, l'ingresso della Sala Grande. Ormai la sua paura si era trasformata in un dolore alla pancia da farla stare male. Sentì un grosso tonfo avanti a lei, la grossa porta si aprì e lasciò uscire dall'enorme Sala una luce accecante che contrastava la penombra dell'ingresso che avevano appena oltrepassato. Quando Sonny arrivò all'altezza della porta riuscì finalmente a vedere cosa ci fosse dentro. Se era rimasta stupefatta nel vedere il castello dall'esterno quando era sulla barca, ora era incantata. Era davvero una sala enorme, con quattro lunghissimi tavoli corrispondenti alle quattro case in cui sedevano tutti gli studenti degli anni successivi. Si erano tutti girati a guardarli, chi sorridenti, chi sghignazzanti, questi ultimi soprattutto dall'ultimo tavolo a sinistra. In alto, invece, era visibile il cielo esattamente come lo aveva visto pochi minuti prima fuori dal castello e a mezz'aria erano sospese centinaia di candele che illuminavano la Sala, oltre a varie fiaccole accese lungo le pareti. Era piena di luce e di colori che rappresentavano le quattro case: rosso e oro, giallo e nero, blu e bronzo, verde e argento.
Al centro c'era un lungo corridoio in cui loro camminavano in fila per due e in fondo alla Sala c'era un lungo tavolo disposto orizzontalmente in cui sedevano degli adulti, ''sicuramente gli insegnanti'', pensò Sonny. In alto, sopra il tavolo, un grosso stendardo della scuola stagliava imponente sulla Sala Grande, con i quattro simboli delle case – leone, tasso, corvo e serpente - contornati da una grossa scritta che recitava Draco dormiens nunquam titillandus.
Proprio al centro del tavolo si era alzata una signora anziana, alta, i capelli raccolti in una crocchia e con una lunga veste color smeraldo, che osservava gli studenti del primo anno con con un sorriso. Nonostante l'età, sembrava una persona severa ed autorevole.
«Quella è la Preside di Hogwarts, la professoressa McGranitt» le sussurrò all'orecchio Gabe che l'aveva vista osservarla.
Sonny l'aveva già vista una volta sulla Gazzetta del Profeta, in un articolo di un paio d'anni prima interamente dedicato a lei, sulla sua vita, sulla carica di preside e su come andavano i lavori di ristrutturazione di Hogwarts. Dopo la Seconda Guerra Magica, il castello era diventato in più punti sono un ammasso di detriti e null'altro, motivo per cui la professoressa McGrannitt, come primo compito in quanto preside, decise di ricostruire Hogwarts dove necessario. Nell'articolo si diceva che non era stato ricostruito esattamente come prima, ma che c'era stata qualche modifica; si parlava anche di una statua, ma Sonny non ricordava precisamente cosa fosse. In quel momento non le sembrava poi tanto diversa dalla foto dell'articolo. Il viso era segnato dalle rughe (Sonny pensò che fosse per l'età, ma allora era troppo piccola per capire che molte di quelle increspature narravano di una donna stanca e provata), ma aveva un'espressione felice che la rendeva in qualche modo più giovane. I suoi capelli erano completamente neri e la schiena perfettamente dritta, nonostante l'età.
Il professor Vitious si fermò alla base dei gradini che separavano il tavolo dei professori da quelli degli studenti e si voltò a guardare i ragazzini. Dietro di lui la preside riprese posto alla sua sedia e solo mentre distoglieva lo sguardo da lei Sonny si accorse che accanto al professore c'era uno sgabello (erano più o meno della stessa altezza) su cui era poggiato un vecchio cappello, rovinato e rattoppato in più punti.
«Ora il Cappello Parlante farà la sua canzone di benvenuto e vi presenterà le quattro case». Vitious si spostò dal campo visivo e il cappello raggrinzito prese vita improvvisamente, quella che sarebbe sembrata una semplice piega si aprì in una grossa bocca. Fu così che il cappello cominciò a cantare.

 

«Il potere della magia è a noi noto,
tutti sappiamo può fare un gran botto.
Se un uso migliore nei fai dei mangiamorte
amori e amici ti fanno la corte.
Coraggio, lealtà, intelletto e furbizia
del mondo magico son garanzia.
Da anni ormai la pace è garante
e questo spinge lo studente zelante
ad esser sicuro delle abilità che possiede.
Nessun pregiudizio, nessun rancore
fan dello studente quello migliore.
Oh tu, piccolo novello,
non temere il giudizio mio bello,
nessuno saprà meglio di me
quale sia la casa fatta per te!
Il mio giudizio è irremovibile,
ma ti assicuro che ti renderò felice.
Sei un Grifondoro se orgoglio e onore
ti rendon migliore.
Il tuo stemma è un leone
se lealtà e coraggio fan da padrone.
Se sei gentile e leale
in Tassorosso non puoi non stare!
Pazienza, giustizia e fedeltà
fan di questa casa una bontà.
Un Corvonero è abile e diligente
e nessuno di loro non è intelligente.
Il corvo della tua casa è lo stemma
se non sai resistere al risolvere uno stratagemma.
I più furbi sono i Serpeverde
che gli amici ben sanno scegliere.
Molti i pregiudizi per un passato spiacevole,
ma spero gli studenti di oggi la renderanno gradevole.
Ora passo da un capo all'altro a smistare
e vi chiedo sempre che la pace continui a restare!».

 

Per la prima volta Sonny sentiva davvero parlare di altre case oltre Grifondoro. L'unica di cui sapeva qualcosa in più era quella Serpeverde, per ovvi motivi, gli stessi accennati proprio dal Cappello Parlante. Il padre le diceva sempre che quella era la peggiore di tutte, che da lì erano usciti i maghi più oscuri e a cui una volta apparteneva anche Tu-Sai-Chi. Il Cappello Parlante, però, chiedeva di non avere pregiudizi sulle case e sui loro studenti, e Sonny voleva veramente fidarsi.
Mentre rifletteva su queste cose, il professor Vitious si riavvicinò allo sgabello, questa volta con una lunga pergamena in mano. La paura si ripresentò violentemente, come un macigno, sullo stomaco di Sonny e sentì il cuore cominciare a battere velocemente in maniera incontrollata.
«Quando farò il vostro nome, verrete avanti e vi posizionerò il Cappello sulla testa. Adams, Hope» cominciò a chiamare e una ragazzina con lunghi capelli ricci e rossi come fuoco si fece strada tra gli studenti del primo anno per andarsi a posizionare sullo sgabello. Qualche minfuto di silenzio e il Cappello urlò «Corvonero!». La ragazza si alzò sorridente dallo sgabello e un forte applauso si diffuse in tutta la Sala, soprattutto dal tavolo dei Corvonero che la accolsero entusiasti.
Il professore continuò a chiamare, «Bluesmark, Nessi» - «Tassorosso!» di nuovo si sentì un boato e il tavolo di Tassorosso accogliere con grida di gioia la nuova compagna.
«Campbell, Brandon». Sonny vide spostarsi tra la folla il ragazzo biondo che aveva incontrato sul treno con aria fiera, come se sembrasse già sicuro a cosa stesse andando incontro. Evidentemente aveva ragione, perchè quando il cappello urlò «Grifondoro!» un grosso ghigno di soddisfazione gli comparve sul viso mentre andava a sedersi al suo tavolo che era scoppiato in una grossa esultanza.
L'elenco continuò ancora per un po', e Sonny si girò verso Gabriel quando capì che sarebbe stato il suo turno.
«Finnigan, Gabriel».
Sonny vide Gabe muoversi incerto, come se avesse il terrore di mostrarsi davanti a tutti. Rosso in viso, pian piano si avvicinò allo sgabello un po' goffo e quasi con timore ci si sedette sopra. Il cappello rimase solo qualche secondo sulla testa del ragazzo quando urlò «Tassorosso!». Gabe tirò un sospiro di sollievo e questo le fece pensare che forse lui aveva sempre sperato di capitare in quella casa. In un certo senso Sonny provò un po' di dispiacere, sarebbe stato bello se entrambi fossero stati dei Grifondoro.
Continuò a pensare a Gabe e al suo terrore per lo smistamento, quando un nome dall'elenco attirò la sua attenzione.
«Potter, James» aveva chiamato il professor Vitious e Sonny subito si ridestò dai suoi pensieri per cercare il ragazzino moro con lo sguardo. Non appena era stato pronunciato il suo nome, un mormorio si diffuse in tutta la Sala Grande, sia tra i primini che tra gli studenti seduti ai tavoli. Lo vide muoversi velocemente verso lo sgabello e per un momento provò invidia per lui, che sembrava tanto tranquillo, se non addirittura divertito. Anche per lui il Cappello non mise molto a decidere e subito rispose «Grifondoro!».
Questa volta il tavolo dei rosso-oro era completamente impazzito dalla gioia. Erano già stati smistati sei studenti nella loro casa, eppure l'idea di avere tra loro il figlio di Harry Potter sembrava renderlo più speciale degli altri. James Potter corse visibilmente elettrizzato verso il suo tavolo e, mentre Sonny lo seguiva con lo sguardo, per un momento i loro occhi si incrociarono.
Sembravano essere passati solo pochi secondi quando sentì chiamare il proprio nome.
Il panico prese il sopravvento su di lei. Sentì il cuore fermarsi per un attimo, le mani sudare in maniera incontrollata e il poco colorito che aveva sulle guance andar via all'improvviso.
“Non deludermi”, era l'unica cosa che le veniva in mente.
Non riusciva a muoversi.
“Non deludermi”, la voce del padre era ritornata nella sua testa, più forte di qualche ora prima. Ed era ancora ferma mentre tutti in Sala Grande cercavano di capire chi fosse Trulock.
“Lei sarà una futura Grifondoro!”, riusciva a sentire di nuovo le approvazioni dei colleghi di suo padre.
Ormai tutti in Sala Grande avevano capito che era lei ad essere stata chiamata.
“Devi muoverti ora, Honey” si disse tra sé, costringendosi a controllare i muscoli del corpo irrigidito dalla paura.
«Sonny!» si sentì chiamare alla sua sinistra e vide Gabriel in piedi che la guardava fisso. Lo vide bisbigliare “coraggio” e forse fu quella incitazione a spingerla a muoversi.
Cominciò prima lentamente, poi man mano incrementò il passo fino a raggiungere una velocità normale quando arrivò allo sgabello.
«Prego, Signorina Trulock» si sentì dire dal professor Vitious che la invitò a sedersi. Lo sentì posizionarle il cappello e subito ebbe la sensazione che qualcosa di vivo si muovesse sulla sua testa.
«Bene, signorina Trulock. Vedo che sei molto spaventata» sentì la voce nella testa e allora capì che il Cappello parlava soltanto allo studente che lo indossava. «Sei una ragazza molto intelligente e saresti un'ottima Corvonero. Sei ambiziosa, il che potrebbe vederti collocata bene anche tra i Serpeverde, ma forse quella casa non fa per te. Ah! Vedo che sei anche una persona molto leale, potresti essere anche una buona Grifondoro...».
“Nei Grifondoro ci sono quei presuntuosi di Campbell e Potter ora...” pensò Sonny prima che potesse rendersene conto.
«Quindi non vuoi essere una Grifondoro, capisco...».
“No! No, cosa dici! Non è vero che non voglio essere una Grifondoro! Cappello, ascoltami...”.
«Ehm, in realtà hai proprio l'animo di un Tassorosso...».
“No, Cappello, ascoltami!”.
«Sei gentile, paziente...».
“Cappello, aspetta, fermo!”
«...leale, intelligente...».
“Io devo essere una Grifondoro, tu non puoi...”.
«...buona, tendi sempre a portare pace...».
“Cappello, devo essere una Grifondoro, per favore!”.
«..., ma allo stesso tempo sai mantenere la tua posizione».
“No, no, NO! Cappello ti prego, la mia famiglia è Grifondoro da generazioni! Devo esserlo anch'io!”.
«Quindi è questo che vuoi davvero? Vuoi essere una Grifondoro?» le chiese quel cappello trasandato, iniettando come veleno quelle parole nella sua testa.
“Io...io...credo di sì...certo che lo voglio, io...”
«Perfetto, Signorina Trulock. Tassorosso!» disse il Cappello Parlante con una forza impressionante, urlando il nome della casa contro il completo silenzio di fervida attesa dell'intera Sala, che ora invece stava cominciando ad applaudire. Sonny vide gli studenti Tassorosso alzarsi in piedi e chiamarla a gran voce per farla sedere con loro, quasi al rallentatore scorse Gabe alzarsi con un grosso sorriso ad applaudirla con le sue mani cicciottelle.
Fu in quel momento che Sonny capì che era stato anche peggio di quanto temesse.









Angolo dell'autore:
Saaalve gente, eccoci al secondo capitolo. Prima di tutto voglio ringraziare le persone che hanno messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite ** Un meeega grazie alle due belle personcine che hanno recensito il primo capitolo, non avete idea di quanto mi avete resa felice <3 E ringrazio anche chi ha letto/dato una sbirciatina senza recensire, grazie davvero.
Secondo, una piccola nota. Ho cercato di rendere Hagrid quanto più fedele possibile alla descrizione data dalla Rowling e tra le varie cose rientra anche il linguaggio. Insomma, ho cercato di lasciare, un po' come avviene nei libri, un linguaggio semplice, a volte anche scorretto grammaticalmente per rendere maggiormente il personaggio. 
Terzo, mi scuso per il ritardo ç_ç era mia intenzione pubblicare domenica scorsa, ma ho avuto la febbre in questi giorni e non ho avuto modo. Sì, lo so che a voi non frega nulla della mia febbre. Okay, allora vi lascio alla lettura e mi raccomando, lasciate una recensione, anche minuscola, piccina-picciò e robe così. <3

 

  
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