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Autore: Grotesque    25/06/2013    0 recensioni
Michelle, ma belle, son des mots qui vont trés bien ensemble...
Michelle, ma belle, these are words that go toghether well...
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Precisamente, Arthur, non aveva mai avuto successo con le donne;
che fosse stato il suo aspetto, la natura seria, il suo essere scorbutico e ben più diligente allo
studio che al corteggiamento, era un mistero. Ma probabilmente, questo insieme,
creava un individuo che non doveva sembrare molto interessante agli occhi femminili.

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Fic senza pretese che cerca di colpire i vostri cuoricini(?).
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nyotalia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La sua meravigliosa ninfa l'aveva portato in un'appartamento negli Champs-Elisées, un luogo che lui conosceva fin troppo bene. Troppe volte infatti l'aveva seguita fino a casa sua, cercando di essere discreto e di non disgustarsi del suo stesso comportamento, mentre la osservava camminare con grazia e qualche volta chiaccherare con un qualche condominiale. Non importava cosa stesse facendo, era sempre stupenda.
Anche se lui si chiedeva, con il lavoro che lei faceva, come facesse a permettersi un appartamente nel
viale più largo e maestoso di Parigi.
Sinceramente, in quel momento era l'ultima cosa che gli potesse importare; la sua dea l'aveva portato a casa sua, e ora gli porgeva del ghiaccio, probabilmente per la botta, che effettivamente era stata abbastanza violenta e dolorosa. Qualche dubbio serpreggiava però nella sua mente. Perchè aveva fatto entrare come se niente fosse uno sconosciuto in casa sua? Forse perchè si sentiva al sicuro, protetta dal fatto di abitare in un edificio con diversi appartamenti, quasi tutti abitati.

-Est-ce mieux?-

Le sue labbra si schiusero nuovamente per pronunciare parole alle sue orecchie incomprensibili. Arthur si limitò a scuotere la testa confuso. Non avrebbe mai capito il francese. Mai. Difatti studiava in un università che offriva speciali corsi in inglese per i ricercatori e gli studenti stranieri. Forse era proprio per quello -e per il fatto che Parigi è una città estremamente turistica- che lui non aveva mai sentito la necessità di imparare quella lingua, che gli suonava dolce solo nella bocca della sua amata. Quando la sentiva da chiunque altro, gli appariva solo come un goffo insieme di suoni detti in modo molto effemminato -e non ci dimentichiamo delle 'r' moscie!
La fata, d'altro canto, si limitò a ridacchiare alla sua reazione, facendolo imbarazzare tremendamente di non riuscere a comprendere una solo parola di ciò che stava dicendo. Quindi questa si diresse verso la cucina, per prendere due tazze di tè, offrendone una all'inglese, che accettò con garbo, facendo un segno di assenso con la testa. Si rese conto che non c'era modo in cui loro potessero comunicare, nessun rapporto nessun contatto. Ma non per questo lui non le avrebbe detto niente; aveva intenzione di confessarsi, anche se la donna che amava non avrebbe capito nulla.

-...Sai...sei stupenda. E io, credo di amarti.-

Abbassò lo sguardo, imbarazzato.

-La tua voce è così dolce, e i tuoi occhi così...profondi. S-so che non ci conosciamo...ma sei la donna più bella che io abbia mai visto, perfetta. E sembri anche tenera, aggrazziata. Anche se non ci siamo mai parlati, mi sento come se ti conoscessi da sempre.-
 
Era completamente avvampato, mentre si dichiarava fissando la superifcie del tè ai frutti di bosco che teneva fra le mani.
La donna, dal canto suo, si era limitata a guardarlo, col suo dolce sorriso sul volto.

-Il fatto che tu non conosca il francese, non esclude che io conosca l'inglese-

Poche parole, dette con un tono malizioso; bastarono a far alzare improvvisamente Arthur, con il volto completamente arrossato
-più o meno a livelli che superano quelli del figlio illegittimo di un anguria e un peperone.
Non sapeva se sentirsi umiliato, imbarazzato, o arrabbiato perchè la donna davanti a lui gli aveva sempre
e solo rivolto domande in francese, senza dimostrare di poter parlare altre lingue.

-P-perchè non me lo hai detto prima?!- chiese contrariato.
Lei rise nuovamente in quel suo modo delicato e mellifluo, accavallando le gambe.

-Beh, ero curiosa di sapere cosa avesse da dirmi l'uomo che mi segue tutti i giorni quando torno a casa.-
 
L'inglese era disorientato, confuso, ed umiliato. Lei si era resa conto del suo inqiuietante seguirla, ogni giorno? E per quanto tempo lei non aveva detto niente ed era stata in silenzio? Da quanto sapeva? Rimase a guardarla, basito, senza parole. Lei si avvicinò, alzandosi e piegandosi su di lui, dandogli un bacio sul naso.

-Sei carino.-

Non sapendo se essere al settimo cielo, o infuriarsi, l'inglese decise per una via di mezzo. Si alzò di scatto, andandosene dall'appartamento, sbattendo la porta e borbottando imprecazioni del tutto poco educate in inglese contro...contro tutto.
Non sapeva con chi essere arrabbiato; la ragazza dei suoi sogni lo aveva ingannato e preso in giro, ed era completamente diversa da come se la era immaginata -sotto certi aspetti. Ma la donna, si affacciò dalla finestra.

-A domani, allora!-
  
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