Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Maxximilian    25/06/2013    4 recensioni
In un continente sull'orlo della guerra oscure ombre si proiettano sul regno dell'Ovest. Alran, un giovane soldato del regno, ha l'incarico di indagare sulla malvagia Legione Nera in un viaggio tra la vendetta e il dovere.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dalgonn


Seguire la strada immersa nella candida foresta non era per nulla difficile. Era infatti un nastro di ciottoli e pietre levigate perfettamente, anche se si snodava tra le alture non presentava nessuna irregolarità, si poteva tranquillamente viaggiare al galoppo senza nessun rallentamento. Era stata modellata così apposta e, in caso di bisogno, un intera colonna di cavalieri poteva percorrerla a tutta velocità senza dover rallentare mai.

In tempi di guerra, quel piccolo accorgimento aveva salvato l'Ovest da situazioni disperate e, lungo il ciglio, erano ancora ben visibili i resti degli antichi presidi che sorvegliavano il sentiero. Come scheletri del passato, le rovine sorvegliavano la strada a testimonianza del potere del regno.


Aveva lasciato l'avamposto da quasi un ora e, di lì a poco, avrebbe intravisto Dalgonn.

La missione affidatagli da Rakk era stata completata senza problemi, non aveva incontrato difficoltà nel raggiungere l'avanguardia e il soldato responsabile, un certo Roxas, era stato molto disponibile. Inoltre non aveva avuto nessuna obiezione quando, infine, l'aveva informato che si sarebbe recato alla fortezza.

Tutti gli esploratori inviati da Roxas non avevano riferito altro che una calma innaturale al forte: nessun movimento e nessuno in vista. Tutto ciò sembrava non avere senso. Alran non sapeva proprio cosa aspettarsi, qualcosa non andava, ma era ugualmente intenzionato a far luce sul mistero ad ogni costo.


Quando finalmente la fortezza si stagliò all'orizzonte, la pietra rossa delle pareti di Dalgonn, accolse il giovane con un effetto strabiliante: l'arancione del tramonto si infrangeva contro le mura, dando l'impressione che queste fossero parte di una diga. Tutto sommato, Dalgonn era davvero una diga, costruita per contenere l'avanzare delle tribù barbare che, ostinate come onde, avevano provato a superare il confine.

Soltanto la parte nord era provvista di mura e le altissime torri si allungavano minacciose verso i bassipiani gelati al di là dell'Ovest.

Era semplicemente maestosa, nessun nemico si sarebbe mai aspettato di espugnarla, la sola vista avrebbe atterrito anche il più determinato degli eserciti.

Eppure, qualcosa non andava, tutto era innaturalmente calmo, non aveva proprio l'aria di un luogo in cui era stata combattuta una feroce battaglia.

Arlan aguzzò la vista e riconobbe qualcosa penzolare dalla fortezza: con orrore, il ragazzo capì che si trattava della guarnigione, centinaia di corpi inermi ciondolavano dai parapetti da ogni lato del castello centrale. Avevano subito più o meno tutti mutilazioni e l'odio iniziò a farsi strada tra il disgusto del giovane.

«Maledetti!» imprecò Alran.

Una fiamma attraversò gli occhi del soldato mentre sguainava Yutaka, era più che determinato a vendicare quegli uomini. Spronò il cavallo al galoppo verso l'entrata meridionale. Una rabbia che non aveva mai provato annebbiò la sua mente. Passò al galoppo accanto al portone divelto ed entrò nel passaggio, più deciso che mai a seminare morte.

Nessun segno di vita, la fortezza era deserta. Percorse inutilmente tutto il cortile, ma non vide anima viva, era circondato solo da cadaveri.

Poco a poco, l'impeto di qualche istante prima scemò e la mente di Alran tornò lucida:

Sono proprio stupido... cosa credevo di fare? Sarei morto ora se ci fosse stato il nemico” pensò, “non riesco comunque a capire dove siano quei mostri. Roxas aveva ragione: la fortezza è vuota.”

Sceso da cavallo, decise di entrare nel castello alla ricerca d' indizi. Secondo il racconto di Lucius, i nemici erano innumerevoli e nessun esercito poteva scomparire in quel modo, era impossibile.

Anche il portone di legno del castello era distrutto e giaceva all'interno dell'atrio del mastio.

Avanzò adagio e, come aveva immaginato, si ritrovò circondato da corpi senza vita, doveva esserci stata una cruenta battaglia in quel luogo. Si fermò per esaminare il cadavere di una di quelle mostruose creature: alto e snello, braccia e gambe innaturalmente lunghe e, come aveva detto Lucius, in possesso di equipaggiamento nero. Si fece coraggio togliendo l'elmo di quell'abominio.

Quello che si trovò davanti lo fece inorridire: il muso del mostro era spaventoso, una bocca deformata costellata di zanne affilatissime. La testa, glabra, era irta di protuberanze cutanee e l'iride vermiglia dei suoi occhi spalancati lo terrorizzava.

Le sue mani si strinsero ancora più saldamente all'elsa di Yutaka e i suoi sensi si misero all'erta. Si mosse zigzagando tra i corpi inermi diretto verso l'armeria: voleva controllare se fosse rimasto qualcosa di utile.

Scavalcò un'altra di quelle creature, ma una mano lo afferrò all'altezza della caviglia sinistra e lo scaraventò a terra. Alran, allarmato,provò immediatamente ad alzarsi, ma c'era sangue viscoso era ovunque e ogni movimento era difficoltoso.

Le bestia intanto, padroneggiante sopra di lui, alzò la lama e caricò il colpo.

Il ragazzo fece appena in tempo a rotolare a destra che la lama si schiantò al suolo con un fragore tremendo.

Puntando Yutaka a terra, Arlan, riuscì finalmente a rimettersi in piedi. L'essere immondo che aveva davanti lo fissava con sguardo assetato di sangue.

Anche il giovane studiò il suo avversario: “Non sono così stupidi come immaginavo” pensò, “si è finto morto per attaccarmi alle spalle, davvero astuto... potrebbero essercene altri, non devo abbassare la guardia.”

Dopo quella che sembrò un eternità, il mostro si avventò sul ragazzo con un grido agghiacciante, sembrava un toro scatenato.

Alran, a sua volta, si lanciò all'attacco con Yutaka in pugno menando un montante mirato a sradicare l'arma del nemico.

Le due spade cozzarono in un clangore strepitoso, ma nessuna delle due ebbe la meglio. Con la gamba destra, Alran mirò un calcio verso l'addome del nemico che si ritrovò ad indietreggiare sbilanciato. A quel punto, con Yutaka libera dall'incrocio dell'altra arma, tracciò un arco verso la la spalla avversaria.

L'abominio, sorpreso, non oppose alcuna resistenza e la corsa della spada non trovò nessun ostacolo: la verde lama lacerò qualunque cosa trovasse sulla sua strada e si fermò solo in mezzo alla pancia avversaria.

Un rantolo strozzato, poi il corpo senza vita del mostro si accasciò a terra, liberando, al contempo, la spada avversaria dal suo ventre. Uno schizzo di sangue nero macchiò il braccio di Alran che rabbrividì: era gelato, sembrava che nelle vene di quelle creature scorresse solamente ghiaccio.

In quel momento, il ragazzo si rese conto della straordinarietà della sua lama che, senza difficoltà ,aveva colpito in modo poderoso e fracassato anche le ossa del suo nemico. Era davvero un'arma portentosa.

Continuò la sua esplorazione senza nessun'altra aggressione e, in poco tempo, raggiunse nell'armeria. Non rimaneva niente, nemmeno un misero stiletto o una singola freccia, quei mostri dovevano aver razziato tutto.

Setacciò le stanze per qualche minuto e, arrivato all'ultima di esse, l'unica cosa che attirò la sua attenzione furono le scale che portavano alle segrete:

Si sentivano distintamente suoni metallici lontani.

Sperando potessero essere dei superstiti, il giovane, si avventò velocemente verso le profondità del castello.

Soltanto quando sbucò in un ampio atrio, capì quello che stava succedendo: davanti a lui si presentava un'enorme voragine scavata di recente. Due di quelle nere creature, evidentemente poste di guardia, lo videro e gli corsero incontro armi in pugno.

Alran strinse Yutaka e aspettò il nemico.

Il primo si scaraventò con impeto su di lui, ma Arlan scansandosi leggermente di lato si limitò a disegnare un arco con la spada, recidendo facilmente la gamba del nemico che rovinò a terra in un tripudio di versi raccapriccianti.

Il secondo, invece, fu più furbo: con la sua mazza mirò, con molta precisione, alla testa del ragazzo. Il giovane, preso alla sprovvista e, ancora impreparato dall'attacco di prima, si buttò a terra ritrovandosi sotto il nemico. Ancora una volta, Yutaka si mosse e affondò la sua fredda lama nello sterno nemico sbucando oltre la schiena.

Il nemico cadde sul soldato mozzandogli il respiro, non si aspettava fosse così pesante. Con enorme fatica, riuscì infine a liberarsi del cadavere ed estrarre la spada.

Tornò dal primo mostro che giaceva ancora disteso, incapace di alzarsi. Lo osservò per un istante e poi affondò la spada nella sua gola, mettendo così fine alle sue sofferenze.

Si sedette per recuperare fiato e la sua attenzione tornò allo scavo che occupava l'intera area.

Il ragazzo si affacciò sulla voragine e quel che vide lo lasciò a bocca aperta:

la buca, di un diametro di almeno venti metri, si propagava sotto il castello, come una radice avida di nutrimento, per una distanza davvero notevole, non si riusciva nemmeno a intravederne la fine.

La consapevolezza lo colpì come una freccia scagliata da un arco, improvvisamente tutto ebbe un senso. Doveva tornare immediatamente a Vina e avvertire Rakk che il nemico non sarebbe mai arrivato da nord, che tutto era una trappola.

Prese una torcia da un supporto alla parete e diede fuoco all'impalcatura di legno che serviva per scendere in profondità. Con un po' di fortuna l'incendio si sarebbe propagato velocemente e avrebbe fatto crollare almeno la prima parte di scala e, magari, intaccato anche la retroguardia nemica.


Corse su per le scale ripercorrendo la strada al contrario, ma dovette sbagliare qualcosa perché si ritrovò in una piccola stanza che non aveva visitato prima.

Ai lati erano posizionate molte statue di marmo bianco. Un'altra, invece, illuminata dalla luce porpora del vespro occupava il centro. La statua rappresentava un uomo seduto su un trono, con le mani poggiate sulle ginocchia nell'atto di reggere qualcosa d'importante. Sulla testa portava una corona e, qualunque cosa custodisse nelle mani in origine, ora era sparita e al suo posto rimaneva solo la testa mozzata di un soldato in segno di beffa.

Doveva essere quello il luogo in cui era custodito il segreto di cui Lucius gli aveva accennato.

Avvicinandosi, Alran non poté fare a meno di notare che le statue sembravano osservarlo, specialmente quella del re.

Appoggiò la testa dell'uomo per terra e lesse la didascalia incisa sul trono:

Re Demorya

primo re dell'Ovest

e

Flagello del Nord”


Alran era affascinato, sapeva di non dover perdere nemmeno un minuto di più, ma non gli pareva giusto andarsene così: voleva restituire una dignità alla figura del grande re del passato, l'Ovest non si sarebbe piegato.

Quindi, prese un guanto dal cadavere del militare decapitato non molto lontano e pulì Yutaka in questo, lasciando il cuoio impregnato del sangue di quelle nere creature. Poi lo mise nelle mani della statua e aggiunse inchinandosi:

«Come voi avete dato la vita per queste terre, anche molti valorosi uomini hanno dato la vita per difendere la vostra memoria. Questo è in memoria del loro sacrificio».

Diede le spalle alla figura e uscì di corsa dalla camera.

Questa volta trovare la strada di ritorno non fu complicato e, in poco tempo, lascio la fortezza. Raggiunse il suo cavallo e si diresse a tutta velocità verso Vina, il tempo era prezioso e ne aveva già perso molto in quel luogo di morte e distruzione.





   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Maxximilian