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Autore: xla    08/01/2008    3 recensioni
E se Duddley fosse geloso di Harry? E se Harry fosse fidanzato e la persona che ama lo venisse a trovare a casa? Chi è il biondino, ma, sopratutto; che ci fa un furetto in casa Dursley?!... CAP 31 OVVERO: LA MARCIA NUZIALE E' INIZIATA O LO SPOSO è SVENUTO! -ULTIMO CAPITOLO- [ non tiene conto del 5-6-7 libro ] buona lettura, lasciate un segnetto baci xla
Genere: Commedia, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Famiglia Dursley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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B@rry Motter

- XIV ATTO -

 

Quella notte Dud non chiuse occhio. Passò tutta la notte a pensare ad Harry… alla sua morbidezza…

Si chiese spesso se stava diventando come quei vecchi che sbavano dietro alle adolescenti e si rispose che non gliene fregava nulla. Dopotutto, chi lo poteva mai venire a sapere che lui era attratto fisicamente dal cugino? Beh, aveva un bel corpo e un bel viso, ma per il resto si poteva tranquillamente dare in beneficenza! Eppure tutti i suoi sogni di gloria crollavano quando gli tornava in mente che il cugino era bell’e che fidanzato e, da come ne parlava, della secchiona ma non tanto, non pareva volesse staccarsi da lei per lui. Almeno non era nei suoi piani prossimi, forse.

Prese un’ultima volta l’asciugamano bianco che aveva coperto il cugino per gran parte della loro chiacchierata notturna, conclusasi in maniera alquanto interessante, per quanto lo riguardava. L’odorò e lo ripose con cura sotto il cuscino, in modo che la madre non lo vedesse, poi uscì dalla stanza per andare in bagno; tuttavia arrivato scoprì che era chiusa a chiave. Pensò subito al padre, ma da sotto veniva il rumore della televisione e il rumore di pentole e padelle, quindi neanche sua madre e fatti due conti… sorrise maligno, cosa che non credeva neanche di saper fare, e bussò.

-Ora esco!- fece eco da dentro Harry che si stava asciugando in fretta.

Oh sì che esci, pensò Duddley, che si precipitò vicino alle scale e aprì un piccolo armadietto a muro dov’erano tutte le chiavi della casa. Prese quella del bagno e poi la infilò nella serratura della porta… senza uccesso.

-Ma che cav…- stava imprecando, quando la suddetta si aprì, lasciando uscire il cugino vestito di jeans blu e una camicia bianca leggera e un po’ trasparente, con le maniche rimboccate.

-Sì, Dud?- disse sorridente e beffardo appoggiato allo stipite della porta. Le mani e le gambe incrociate, i capelli un disastro!

Dud aprì la bocca, ma senza emettere alcun suono. Solo quando Harry se ne stava andando – Ma… ma… - biascicò.

-I privilegi di essere un anormale, Dud – le mani in tasca mentre scendeva i gradini come al galoppo.

Aveva usato la magia lo scemo… e lui ancora più scemo che non ci aveva pensato! Beh, non poteva mica pensare a tutto lui, no? Un po’ di pausa, altrimenti qua c’era il rischio di rimanere calvi per la troppa ginnastica celebrale. Forse il cugino aveva fatto una delle sue cose da mago e la porta si era bloccata…

Però, fece a mente, comodo così…

 

*  *

 

Quando arrivò in salotto venne subito appiccicato alla parete dalla camminata spedita di Harry, che si dirigeva verso la porta.

-Ehi, dove vai? – chiese arrogante, come se gli stesse facendo un dispetto andandosene.

-Ma saranno anche cavoli miei o no?- disse Harry sarcastico e serio, girandosi verso di lui. Ora non poteva neanche essere libero di andare dove voleva? Prese un bel respiro per mantenere il controllo.

-Ma non fai… hai fatto colazione?-

Harry guardò il cugino come se stesse guardando Piton; quindi, in maniera disgustata – Dopo quello che ho combinato stanotte? – disse calcando quel “ho” – Mi ha cacciato dalla cucina, proclamando che il porco che ha fatto del male al suo Dudino patatino non merita di essere nutrito…- poi il tono sarcastico si trasformò in malinconico - … e se è per questo… neanche di vivere –

-Beh… - che poteva dire? - … rimani comunque e.. – ma venne interrotto dal cugino.

-E a voi dove frega dove vado? Da quando v’importa di me? – disse scontroso – Meno mi vedete e meglio è, no? – se ne andò chiudendo la porta bianca con un tonfo sordo.

Fu come una coltellata al cuore per Duddley. Davvero il cugino pensava quelle cose di lui? No, no; di loro. Dei suoi genitori, che lo avevano sempre trattato come una cenerentola; perché lui non gli aveva mai fatto nulla, no? Dopotutto lo avevano accolto a casa loro sin da subito e aveva sempre abitato lì.

Dud si disse che il cugino poteva andare dove voleva, ma che quella era e sarebbe stata sempre casa sua, quindi sarebbe tornato, prima o poi. Perché Harry doveva tornare da lui!

Andò in cucina, si sedette a tavola, prese del succo d’arancia e lo bevve. Si sentiva la gola secca e di nuovo quella fastidiosa sensazione di farfalle allo stomaco.

Mamma?- tanto valeva chiarire subito questo punto, no? Ne aveva l’opportunità e in più non c’era Harry nei paraggi. Eh già, non c’era… ma forse era proprio per questo che si sentiva così male.

-Sì, amore? – cinguettò la madre, alle prese con la colazione del figlio. Roba del tutto sconsigliata dai medici, a quanto pare, che gli mise davanti al naso e che fissò apatico. Per la prima volta.

Vide suo figlio prendere la forchetta e spostare le frittelle, fissandole come veleno. Le guardò attendo come ad analizzarle. Una per una.

-Dud, che hai, amore? – era pur sempre una madre e se ne accorgeva quando il figlio stava male per qualcosa.

-E’ che… mi chiedevo… se tu mi dessi da mangiare insetti vivi – alzò la testa verso la donna, con la fronte corrugata.

Petunia rise cristallina e cavallina alla frase del figlio – Ma no, tesoro. Perché? – chiese curiosa.

-Beh… - inziò Duddley - … Perché... mi sento come se avessi… non so… come un vuoto nello stomaco –

-E allora mangia, ragazzo mio – fece amabile il padre, intento a leggere il giornale.

-Ma il punto è questo! Ho lo stomaco vuoto, però non è fame, è come… -

-… Farfalle? – concluse Petunia per lui.

Dud la fissò sorpreso – Sì, ma… -

-Tesoro – gli prese le mani – Non hai nulla di cui preoccuparti, sai? Vuol dire solo che… - non riusciva a concludere, pareva troppo felice.

-Vuol dire che… ? –

-… Chi è la fortunata, Dud? – chiese il padre che ora aveva posato il giornale sul tavolo, interessato a questa svolta del figlio. Gli occhi fieri.

-Fortunata? – Dud pareva un giradischi rotto. Ma cosa costava ai genitori concludere le frasi che iniziavano? Se non sapevano neanche loro perché aveva quelle maledette farfalle lo potevano pure dire chiaramente e lui così avrebbe smesso di preoccuparsi e avrebbe, caso mai, più in là, chiesto a qualcun altro. Visto che l’idea di avere come degli insetti vivi nella pancia non era che lo rassicurasse molto…

-Ma sì, Dud - prese a spiegare il padre – Quando senti quelle “farfalle” vuol dire solo una cosa… -

E questo l’aveva capito… - Ma cosa? – inveì.

-Che ti sei innamorato, tesoro! – cinguettò la madre che sprizzava gioia da tutti i pori. Già ad immaginarsi il matrimonio del figlio con una bella ragazza di ottima famiglia e perfettamente normale. Una come tante. Una come loro.

-In... inna… innamorato? – balbettò Dud diventando rosso in faccia.

-Ma sì, ragazzo! E dicci: chi è?-

-Una tua amichetta di scuola?-

-Scommetto che è la Motter, mia cara- disse Vernon alla moglie, che trattenne il fiato.

-Quella ragazza moretta con gli occhi verdi bella e gentile, caro?- la mano davanti alla bocca.

-Ma si, sarà sicuramente lei. I genitori sono… sono… ehm… che fanno i genitori?-

-Non lo so… però mi è parso che non molto tempo fa i vicini ne parlassero-

-E cosa dicevano?- Vernon sembrava essere preso dallo stesso tarlo che aveva Petunia: quello della passione per i pettegolezzi che correvano per tutto il quartiere e dintorni. La moglie non lavorava, quindi quando finiva le pulizie, di preparare i consueti pasti, la spesa e via dicendo… doveva pur fare qualcosa, no? E così aveva scelto il gossip come passatempo! E lui doveva ammettere che molte cose erano sì, solo chiacchiere, ma altre erano utili. Poi voleva essere costantemente informato se i vicini avevano scoperto qualcosa su di lui e la moglie era sempre una risorsa inesauribile di notizie di ogni genere.

-Che… – Petunia fece memoria locale e informò il consorte - … è orfana di genitori e vive con dei lontani parenti molto per bene. Non ti ricordi quei due signori che sono venuti alla festa l’ultima volta? – accavallò le gambe e mise sotto il meno un dito – Mi sembra che si chiami… Barry [ si legge Berry Nd xla ] caro –

-Ah – il marito parve ricordarsi bene sia la giovane che i genitori adottivi di questa – Ma, si, Barry Motter – si rivolse al figlio – Hai proprio buon gusto, Dud – gli fece l’occhiolino, che Dud avrebbe visto se non si fosse incantato a fissare un punto vuoto della cucina.

Non aveva sentito una sola parola, o quasi, del discorso appena svoltosi. Il suo cervello si era chiuso nello stesso istante in cui aveva sentito la parola innamorato. Ma dai, lui, innamora… di Har… era più realistico dire che la madre avrebbe vinto il concorso per Miss Universo! Lui al massimo provava una voglia matta di mettergli le mani addosso e basta. Punto e a capo, altro discorso. E poi, andiamo: non tanto per il fatto che fossero maschi entrambi o consanguinei, quanto il fatto che Harry era già fidanzato. Ma a pensarci bene: a lui importava davvero di questo? Certo che no! Ma allora cosa lo frenava dal saltargli addosso? Ok, gli era saltato addosso, schiacciandolo col suo peso quella notte stessa per le scale, questo era vero, testimone sua madre, ma se non gli importava il sesso, il fatto di essere cugini o che fosse fidanzato e, molto probabilmente, fissato con l’amore eterno - non glielo aveva chiesto, troppo impegnato a venerare le sue nudità, ma certo, visto il soggetto ingenuo e idiota, che era - perché? Forse la risposta più sensata sarebbe stata che così facendo avrebbe deluso i suoi genitori. Insomma, lui era normale, uno sano, mentre Harry era un anormale, malato! Come sarebbero rimasti mamma e papà alla scoperta che Barry Motter, non solo somigliava in modo morboso ad Harry, anche come aspetto e storia, oltre che come nome, ma se la sarebbe fatta volentieri con un mago?

Dunque era tutto qua alla fine, il problema. Harry era un mago. Lui no. E questo li rendeva troppo diversi per poter fare alcunché. Ma anche la ragazza di Harry non sembrava avere costantemente la testa fra le nuvole come lui, e poi era molto studiosa, a detta del cugino, no?

Loro erano cugini e maschi, mentre con lei che avevano in comune, oltre al fatto di essere entrambi anormali? Quindi, a conti fatti, il risultato era, almeno per il momento, Dud 2 – Hermione 1.

 

*  *  *

   

Ma come si permetteva quel maiale di parlargli a quella maniera? Ok, lui era stato brusco, ma se l’era cercata… ma allora perché si sentiva che ne avrebbe potuto fare benissimo a meno?

-Maledetta vena da Grifondoro! – imprecò Harry dando un calcio a una lattina vuota. E poi, come gli era saltato in mente di dire l’ultima frase? Tenersela per sè no, eh? L’unica cosa che lo consolava era che presto non sarebbe stato più solo. Giusto quella mattina, verso le sette, un gufo reale aveva picchiettato alla sua finestra e lui, riconoscendo il volatile appartenente al suo amore, lo aveva fatto entrare e lo aveva strapazzato tanto che il povero rapace aveva dovuto beccarlo su una spalla per fargli mollare la presa. Si era scusato, dopotutto era un essere vivente e non aveva il diritto di trattarlo come un peluche, e gli aveva dato un po’ di mangime, mettendolo assieme ad Edvige, che fino a quel momento, ovvero fino a che lui non aveva urlato come un matto incapace di trattenere la felicità, stava tranquillamente dormendo in santa pace, poi prese il piccolo pezzo di pergamena che aveva legato alla zampina.

Ora, che si trovava al parco, lo stesso di sempre, rilesse la lettera:

 

Caro Harry,

ho finito prima di quanto credessi, e questa mattina verso le undici verrò in quel posto che mi hai detto essere molto importante per te. Verrò con una sorpresa… anzi, credo che verrà prima la sorpresa di me. Sai che mi devo preparare almeno il necessario, per sopravvivere tra i babbani.

A tra poco amore.

I Kiss You.

You Angel.

Ps: porto anche la panna e la cioccolata!

 

Oh, se lo sapeva quanto gli costava andare in mezzo a quella che fino a poco tempo prima considerava feccia dell’umanità, ma non avrebbe mai potuto dimenticare la gioia quando gli aveva detto “ Vabbeh, per te questo e altro, amore “ e lo aveva baciato, trascinandolo sul letto che avevano fatto comparire nella Stanza delle Necessità.  Si perse in quei suoi bei ricordi, andando a sbattere contro un palo che, per lui, doveva essere spuntato dal nulla.

Arrivando al parco si sedette sull’altalena che, egoista, considerava sua, visto il gran numero di volte che v’era andato a piangere in solitaria; pensando a quando amara e ingiusta fosse stata la vita con lui. Strinse le dita attorno alle catene di ferro e le nocche divennero bianche, la testa gli tremava a malapena, più per la rabbia che per altro, gli occhi spalancati sull’orlo delle lacrime, la bocca una fessura che solo un angelo biondo avrebbe saputo schiudere e far stendere in un bel sorriso… aveva bisogno del suo amore per poter vivere…

 

 

____________________________________

ANGOLINO

 

Chiedo umilmente perdono ç___ç! Grazie a tutti per l’incessabile pazienza e prometto che il prossimo arriva il prode; dopotutto è già scritto XD! Ora scappo, che mi vado a finire un po’ Petrarca °_°! Azzie mille alla zietta Ada che ha betato il cap XD ma la fanfa sta diventando un po’ surreale, no?^^’’’

xla

 

   
 
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