B@rry
Motter
- XIV ATTO -
Si
chiese spesso se stava diventando come quei vecchi che sbavano
dietro alle adolescenti e si rispose che non gliene fregava nulla.
Dopotutto,
chi lo poteva mai venire a sapere che lui era attratto fisicamente dal
cugino?
Beh, aveva un bel corpo e un bel viso, ma per il resto si poteva
tranquillamente dare in beneficenza! Eppure tutti i suoi sogni di
gloria
crollavano quando gli tornava in mente che il cugino era
bell’e che fidanzato
e, da come ne parlava, della secchiona ma non tanto, non pareva volesse
staccarsi da lei per lui. Almeno non era nei suoi piani prossimi, forse.
Prese
un’ultima volta l’asciugamano bianco che aveva
coperto il
cugino per gran parte della loro chiacchierata notturna, conclusasi in
maniera
alquanto interessante, per quanto lo riguardava.
L’odorò e lo ripose con cura
sotto il cuscino, in modo che la madre non lo vedesse, poi
uscì dalla stanza
per andare in bagno; tuttavia arrivato scoprì che era chiusa
a chiave. Pensò
subito al padre, ma da sotto veniva il rumore della televisione e il
rumore di
pentole e padelle, quindi neanche sua madre e fatti due
conti… sorrise maligno,
cosa che non credeva neanche di saper fare, e bussò.
-Ora
esco!- fece eco da dentro Harry che si stava asciugando in
fretta.
Oh
sì che esci, pensò Duddley, che si
precipitò vicino alle scale
e aprì un piccolo armadietto a muro dov’erano
tutte le chiavi della casa. Prese
quella del bagno e poi la infilò nella serratura della
porta… senza uccesso.
-Ma
che cav…- stava imprecando, quando la
suddetta si aprì, lasciando uscire il cugino vestito di
jeans blu e una camicia
bianca leggera e un po’ trasparente, con le maniche
rimboccate.
-Sì,
Dud?- disse sorridente e beffardo
appoggiato allo stipite della porta. Le mani e le gambe incrociate, i
capelli
un disastro!
Dud
aprì la bocca, ma senza emettere alcun
suono. Solo quando Harry se ne stava andando – Ma…
ma… - biascicò.
-I
privilegi di essere un anormale, Dud – le
mani in tasca mentre scendeva i gradini come al galoppo.
Però,
fece a mente, comodo così…
* *
*
Quando
arrivò in salotto venne subito appiccicato alla parete
dalla camminata spedita di Harry, che si dirigeva verso la porta.
-Ehi,
dove vai? – chiese arrogante, come se gli stesse facendo un
dispetto andandosene.
-Ma
saranno anche cavoli miei o no?- disse
Harry sarcastico e serio, girandosi verso di lui. Ora non poteva
neanche essere
libero di andare dove voleva? Prese un bel respiro per mantenere il
controllo.
-Ma
non fai… hai fatto colazione?-
Harry
guardò il cugino come se stesse
guardando Piton; quindi, in maniera disgustata – Dopo quello
che ho
combinato stanotte? – disse calcando quel
“ho” – Mi ha cacciato dalla cucina,
proclamando che il porco che ha fatto del male al suo Dudino patatino
non
merita di essere nutrito…- poi il tono sarcastico si
trasformò in malinconico -
… e se è per questo… neanche di vivere
–
-Beh…
- che poteva dire? - … rimani comunque
e.. – ma venne interrotto dal cugino.
-E
a voi dove frega dove vado? Da quando
v’importa di me? – disse scontroso – Meno
mi vedete e meglio è, no? – se ne
andò chiudendo la porta bianca con un tonfo sordo.
Dud
si disse che il cugino poteva andare dove voleva, ma che
quella era e sarebbe stata sempre casa sua, quindi sarebbe tornato,
prima o
poi. Perché Harry doveva tornare da lui!
Andò
in cucina, si sedette a tavola, prese del succo d’arancia e
lo bevve. Si sentiva la gola secca e di nuovo quella fastidiosa
sensazione di
farfalle allo stomaco.
-Sì,
amore? – cinguettò la madre, alle prese con la
colazione del
figlio. Roba del tutto sconsigliata dai medici, a quanto pare, che gli
mise
davanti al naso e che fissò apatico. Per la prima volta.
Vide
suo figlio prendere la forchetta e
spostare le frittelle, fissandole come veleno. Le guardò
attendo come ad
analizzarle. Una per una.
-Dud,
che hai, amore? – era pur sempre una
madre e se ne accorgeva quando il figlio stava male per qualcosa.
-E’
che… mi chiedevo… se tu mi dessi da
mangiare insetti vivi – alzò la testa verso la
donna, con la fronte corrugata.
Petunia
rise cristallina e cavallina alla
frase del figlio – Ma no, tesoro. Perché?
– chiese curiosa.
-Beh…
- inziò Duddley - … Perché... mi sento
come se avessi… non so… come un vuoto nello
stomaco –
-E
allora mangia, ragazzo mio – fece amabile
il padre, intento a leggere il giornale.
-Ma
il punto è questo! Ho lo stomaco vuoto,
però non è fame, è come… -
-…
Farfalle? – concluse Petunia per lui.
-Tesoro
– gli prese le mani – Non hai nulla di cui
preoccuparti,
sai? Vuol dire solo che… - non riusciva a concludere, pareva
troppo felice.
-Vuol
dire che… ? –
-…
Chi è la fortunata, Dud? – chiese il padre
che ora aveva posato il giornale sul tavolo, interessato a questa
svolta del
figlio. Gli occhi fieri.
-Fortunata?
– Dud pareva un giradischi rotto.
Ma cosa costava ai genitori concludere le frasi che iniziavano? Se non
sapevano
neanche loro perché aveva quelle maledette farfalle lo
potevano pure dire
chiaramente e lui così avrebbe smesso di preoccuparsi e
avrebbe, caso mai, più
in là, chiesto a qualcun altro. Visto che l’idea
di avere come degli insetti
vivi nella pancia non era che lo rassicurasse molto…
-Ma
sì, Dud - prese a spiegare il padre –
Quando senti quelle “farfalle” vuol dire solo una
cosa… -
E
questo l’aveva capito… - Ma cosa? –
inveì.
-Che
ti sei innamorato, tesoro! – cinguettò la
madre che sprizzava gioia da tutti i pori. Già ad
immaginarsi il matrimonio del
figlio con una bella ragazza di ottima famiglia e perfettamente
normale. Una
come tante. Una come loro.
-In...
inna… innamorato? – balbettò Dud
diventando rosso in faccia.
-Ma
sì, ragazzo! E dicci: chi è?-
-Una
tua amichetta di scuola?-
-Scommetto
che è
-Quella
ragazza moretta con gli occhi verdi
bella e gentile, caro?- la mano davanti alla bocca.
-Ma
si, sarà sicuramente lei. I genitori sono…
sono… ehm… che fanno i genitori?-
-Non
lo so… però mi è parso che non molto
tempo fa i vicini ne parlassero-
-E
cosa dicevano?- Vernon sembrava essere
preso dallo stesso tarlo che aveva Petunia: quello della passione per i
pettegolezzi che correvano per tutto il quartiere e dintorni. La moglie
non
lavorava, quindi quando finiva le pulizie, di preparare i consueti
pasti, la
spesa e via dicendo… doveva pur fare qualcosa, no? E
così aveva scelto il
gossip come passatempo! E lui doveva ammettere che molte cose erano
sì, solo
chiacchiere, ma altre erano utili. Poi voleva essere costantemente
informato se
i vicini avevano scoperto qualcosa su di lui e la
moglie era sempre una
risorsa inesauribile di notizie di ogni genere.
-Che…
– Petunia fece memoria locale e informò
il consorte - … è orfana di genitori e vive con
dei lontani parenti molto per
bene. Non ti ricordi quei due signori che sono venuti alla festa
l’ultima
volta? – accavallò le gambe e mise sotto il meno
un dito – Mi sembra che si
chiami… Barry [ si legge Berry Nd xla ] caro –
-Ah
– il marito parve ricordarsi bene sia la
giovane che i genitori adottivi di questa – Ma, si, Barry
Motter – si rivolse
al figlio – Hai proprio buon gusto, Dud – gli fece
l’occhiolino, che Dud
avrebbe visto se non si fosse incantato a fissare un punto vuoto della
cucina.
Dunque
era tutto qua alla fine, il problema. Harry era un mago.
Lui no. E questo li rendeva troppo diversi per poter fare
alcunché. Ma anche la
ragazza di Harry non sembrava avere costantemente la testa fra le
nuvole come
lui, e poi era molto studiosa, a detta del cugino, no?
Loro
erano cugini e maschi, mentre con lei che avevano in comune,
oltre al fatto di essere entrambi anormali? Quindi, a conti fatti, il
risultato
era, almeno per il momento, Dud 2 – Hermione 1.
*
Ma
come si permetteva quel maiale di parlargli
a quella maniera? Ok, lui era stato brusco, ma se l’era
cercata… ma allora
perché si sentiva che ne avrebbe potuto fare benissimo a
meno?
Ora,
che si trovava al parco, lo stesso di sempre, rilesse la
lettera:
Caro
Harry,
ho
finito prima di quanto credessi, e questa mattina verso le
undici verrò in quel posto che mi hai detto essere molto
importante per te.
Verrò con una sorpresa… anzi, credo che
verrà prima la sorpresa di me. Sai che
mi devo preparare almeno il necessario, per sopravvivere tra i babbani.
A
tra poco amore.
I
Kiss You.
You
Angel.
Ps:
porto anche la panna e la cioccolata!
Oh,
se lo sapeva quanto gli costava andare in
mezzo a quella che fino a poco tempo prima considerava feccia
dell’umanità, ma
non avrebbe mai potuto dimenticare la gioia quando gli aveva detto
“ Vabbeh,
per te questo e altro, amore “ e lo aveva baciato,
trascinandolo sul letto
che avevano fatto comparire nella Stanza delle
Necessità. Si perse in
quei suoi bei ricordi, andando a sbattere contro un palo che, per lui,
doveva
essere spuntato dal nulla.
Chiedo
umilmente perdono ç___ç! Grazie a tutti
per l’incessabile pazienza e prometto che il prossimo arriva
il prode;
dopotutto è già scritto XD! Ora scappo, che mi
vado a finire un po’ Petrarca
°_°! Azzie mille alla zietta Ada che ha betato il cap
XD ma la fanfa sta
diventando un po’ surreale,
no?^^’’’
xla