Cavalcò per ore, senza mai fermarsi, senza riposare. Voleva fuggire da quella che stava per diventare la sua trappola, ma desiderava ancor di più fuggire dal ricordo dell'unico amico che aveva avuto in quel villaggio... Voleva fuggire dal ricordo dei suoi occhi e del suo sacrificio.
Quando il sole cominciò a calare, cercò un buon riparo per la notte e accese un fuoco sul quale preparare qualcosa da mangiare e che avrebbe tenuto lontano gli animali selvatici.
Carol mangiò a sazietà, per fortuna non si era dimenticata di prendere un po' di cibo dalla cucina durante il suo ultimo turno, e si stese in un giaciglio improvvisato.
Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva la speranza di salvezza negli occhi di Jekar mista alla consapevolezza della sua condanna.
Soltanto dopo parecchie ore la stanchezza vinse sul rimorso e la trascinò nel dolce mondo dei sogni.
-. . . Un movimento improvviso.
Il mondo intorno a lei cominciò a vacillare.
Un suono fuori posto.
I volti dei suoi nuovi amici cominciarono a sbiadire e sul villaggiò calò l'oscurità.
Rumore di zoccoli sbattuti con forza sul terreno.
La voce di Jekar "Svegliati, ragazza. Svegliati".-
Carol spalancò gli occhi, nonostante fossero gonfi e pesanti a causa del pianto. Teseo, legato ad un albero, era nel panico; nitriva, terrorizzato, e sbatteva con insistenza gli zoccoli sul terreno strattonando il muso per tentare di liberarsi dalle redini che lo legavano. Carol gli si avvicinò e tentò di tranquillizzarlo, riuscendo semplicemente a placarlo leggermente... E sentì anche lei quello che gli aveva fatto paura. Nel bosco qualcosa si muoveva ed era molto vicino a loro.
In men che non si dica, legò le sacche alla sella ed estrasse un tizzone ardente dal fuoco che aveva preparato per la notte, non doveva aver dormito molto, dopodiché prese Teseo per le redini e cominciò a camminare più in fretta possibile.
Quando anche la luce del fuoco si estinse, non sapeva più che fare, così si sedette a terra vicino al suo cavallo e attese l'alba.
Con lo spuntar del sole, potevano finalmente ricominciare il loro cammino. Carol prese la cartina e la studiò a lungo, tentando di capire dove fosse capitata e quale fosse il sentiero più vicino. Per fortuna la mappa era molto dettagliata e riuscì a raggiungere il sentiero da seguire prima di mezzogiorno.
Cavalcarono tutto il giorno, fermandosi solamente per mangiare, sperando di raggiungere il villaggio per la notte, ma essa li colse prima che vi arrivassero.
Per la seconda notte dovettero dormire nel bosco, ma questa volta Carol si sentiva più sicura vista la prossimità del sentiero. Come la sera prima si creò un giaciglio e vi si distese, sperando di poter dormire qualche ora.
Un dolce profumo le solleticava le narici, le sembrava di essere tornata a casa sua e di star preparando la tisana per tutta la famiglia. Tanti bei ricordi le invasero la mente e si sentì felice, ma la felicità durò poco perché quell'odore era vero, non un inganno portato dal sonno.
Aprì gli occhi e vide che il fuoco era stato acceso di nuovo, sopra vi era un pentolino e un maestoso cavallo nero era legato di fianco a Teseo.
"Buongiorno anche a te" la voce proveniva da dietro di lei e la fece sobbalzare dallo spavento. Si girò lentamente e vide una ragazzina, non molto più grande di lei, con la faccia sporca, i capelli arruffati e qualche legnetto tra le braccia.
"Buongiorno, mi chiamo..."
"Carol. Lo so. Il mio nome è Aileen, piacere di conoscerti" Le sorrise e Carol non potè far altro che ricambiare.
"Come sai il mio nome?"
La ragazza sorrise di nuovo e le porse una tazza ricolma di tisana "Niente domande prima di aver fatto colazione! Ho passato due giorni davvero stancanti per starti dietro" sbuffò e prese una mela da una tasca del suo abito.
"Eri tu? Mi hai fatta spaventare da morire!" sorseggiò la tisana aspettandosi delle scuse che non arrivarono "E poi, perché mi stavi seguendo?"
Aileen scosse la testa "Avrai tutto il tempo di farmi delle domande durante il tragitto.
La testa di Carol era piena di domande che avrebbe voluto porle, ma decise di aspettare. Di una cosa era certa, non sembrava per niente pericolosa. Piuttosto sembrava bella e molto diversa dal resto delle ragazze che aveva visto in vita sua: il suo viso era magro al punto giusto, con dei magnifici occhi blu tendenti al viola, le labbra sottili e il naso piccolino. I capelli erano raccolti in una morbida coda alta, dalla quale alcuni si liberavano per coprire la fronte e che le incorniciavano perfettamente il viso... Ma, più della perfezione del suo viso, Carol fu colpita dal suo abbigliamento: portava una camicia verde scura e ben sagomata, tenuta in vita da una larga cintura di cuoio dalla quale scendevano varie piccole sacche in pelle, le gambe erano fasciate da dei pantaloni di pelle nera che sparivano in un paio di stivali maschili e, sopra la camicia, portava uno smanicato di lana grezza.
"Non sei di queste parti, vero?"
"Non esattamente... Ho provato a vestirmi come fate voi ma lo trovo così scomodo! Come fai a cavalcare con quella lunga gonna?" roteò gli occhi e fece finta di indossare una gonna e inciampare ovunque. Era così buffa che Carol non riuscì a trattenersi e rise di cuore.
"Credo che andremo d'accordo noi due!"
Aileen spalancò gli occhi e montò a cavallo "Lo spero bene, se no il viaggio sarebbe molto stressante!"