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Autore: Martina1DHoran    26/06/2013    23 recensioni
Sono costretto tutti i giorni ad indossare una maschera che non mi rispecchia per niente: puttaniere, sorriso sempre sulle labbra e menefreghismo assoluto della vita.
Non che io odii sorridere, semplicemente ci sono delle volte in cui preferirei rimanere rinchiuso in casa da solo piuttosto che uscire e sorridere fintamente.
Il fatto del puttaniere non è del tutto falso, un tempo uscivo con molte ragazze ma capiscimi ero e sono ancora giovane e volevo divertirmi come tutti, il massimo che faccio ora è qualche uscita tra amici al massimo.
L'ultima cosa che tutti pensano, trovo sia la più grande cazzata di questo mondo tutti mi pensano un puttaniere e danno quasi per scontato me ne freghi altamente della vita, è vero vivo al momento eppure spesso mi ritrovo a pensare al futuro magari con qualcuno che mi ami veramente e non per la mia fama, che provi qualcosa di più che un semplice sentimento di amicizia.
Sinceramente scrivere qui su un pezzo di carta le mie emozioni mi sembra di essere come nei film americani, ma non ho altro modo, credo che ormai Louis sia stufo di sentirmi lamentare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"La maschera"

One-Shot

 

 Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto.
-Alexandre Dumas
 


Sono costretto tutti i giorni ad indossare una maschera che non mi rispecchia per niente: puttaniere, sorriso sempre sulle labbra e menefreghismo assoluto della vita.

Non che io odii sorridere, semplicemente ci sono delle volte in cui preferirei rimanere rinchiuso in casa da solo piuttosto che uscire e sorridere fintamente.

Il fatto del puttaniere non è del tutto falso, un tempo uscivo con molte ragazze ma capiscimi ero e sono ancora giovane e volevo divertirmi come tutti, il massimo che faccio ora è qualche uscita tra amici al massimo.

L'ultima cosa che tutti pensano, trovo sia la più grande cazzata di questo mondo tutti mi pensano un puttaniere e danno quasi per scontato me ne freghi altamente della vita, è vero vivo al momento eppure spesso mi ritrovo a pensare al futuro magari con qualcuno che mi ami veramente e non per la mia fama, che provi qualcosa di più che un semplice sentimento di amicizia.

Sinceramente scrivere qui su un pezzo di carta le mie emozioni mi sembra di essere come nei film americani, ma non ho altro modo, credo che ormai Louis sia stufo di sentirmi lamentare, non me l'ha mai detto direttamente ma lo conosco e dopo un pò pure io mi darei un pugno per farmi stare zitto.

 

Il ragazzo prese il foglio e lo appallottolò lanciandolo nel cestino sentendosi quasi libero come se sfogarsi su un foglio l'avesse liberato da un peso.

Rassegnato si alzò lentamente, uscendo dalla stanza afferrando il cellulare e chiamare per l'ennesima volta della giornata Liam che lo venisse a prendere per portarlo allo stadio dove la sera stessa si sarebbe svolto il loro concerto.

  

Sophie Jeckins non si sarebbe mai aspettata di trovare un ragazzo nel suo tavolo, perchè si, ogni sabato sera lei abitualmente prenotava quel piccolo tavolino lontano da occhi indiscreti nel suo ristorante preferito, Nando's.

Si maledì mentalmente per la sua sbadataggine, doveva ricordarsi di prenotare il tavolo, decise di aspettare al bancone fissando intensamente il ragazzo fino a quando non se ne sarebbe andato eppure era troppo preso da scrivere qualcosa su un foglio che, dopo pochi minuti gettò nel cestino afferrando il suo cellulare e andandosene lasciando qualcosa che Sophie presupponè fossero i soldi per il pasto.

Aspettò 10 minuti tempo necessario per far sistemare il tavolo dal cameriere per poi fiondarcisi dando uno sguardo al cestino, prese a lanciare sguardi al cestino indecisa sul da farsi.

Sbuffò afferrando il foglio appallottolato dal cestino sotto lo sguardo scettico del cameriere arrivato per prendere l'ordinazione, non lo degnò di uno sguardo troppo presa a leggere, costui arrabbiato se ne andò mandando imprecazione a bassa voce verso la ragazza.

Un veloce sguardo all'orologio le fece strabuzzare gli occhi rendendosi conto dell'orario, le sette e mezza.

Karoline mi ammazza. Pensò la ragazza ricordandosi solo allora che aveva promesso a sua cugina che quella sera l'avrebbe accompagnata al concerto dei One Direction, band alquanto ignota alla povera Sophie che il quel momento si ritrovava a correre per le strade di londra tenendo stretto in mano quel foglio tutto appallottolato.

 

«Ma dove eri finita?» Karoline Jeckins ragazza solare, simpatica e gentile, si poteva continuare con una lista molto lunga di pregi eppure non era molto paziente specialmente quando si parlava dei suoi idoli e anche se avendo solo 15 anni quando si arrabbiava non era certo una buona idea avvicinarsi a lei.

Sophie era praticamernte stata costretta dalla zia a dover accompagnare Karoline a quel concerto, dicendole "Ha 15 anni le serve una maggiorenne per entrare nello stadio"quando Sophie le aveva chiesto perchè non voleva andarci lei se ne era uscita con un "sono troppo vecchia per ritrovarmi immezzo a una calca di ragazzine urlanti".

«Forza muovetevi» il bodyguard dell'entrata rivolse uno sguardo si sufficenza a tutte le ragazzine che passavano e uno sguardo di compassione misto a comprensione a tutti gli accompagnatori, sperando che almeno quella sera tutte le ragazzine sarebbero state calme anzichè aggredire i bodyguard pur di salire sul palco.

 

Sophie si era ritrovata praticamente davanti al palco, le sarebbe bastato spostare la transenna e sarebbe riuscita a salire sul palco senza troppi problemi, si era ritrovata davanti un grosso omone di cui sua cugina continuava a bisbigliare con altre ragazze.

«Sophie hai visto, quello è Paul» Karoline si era sporta verso la cugina raggiante indicando l'omone che sentendosi interpellato si voltò verso di loro.

«Non mi sembra Kevin Paul Jonas perchè dovrebbe interessarmi»

«Oh ma sei ottusa, è il bodyguard dei One Direction» l'omone guardava divertito le due mentre avevano una piccola discussione per lui.

«Ma sono tutte così felici a vederla ad ogni concerto?» domandò Sophie all'omone che era scoppiato a ridere.

Una musica in sottofondo era partita e innumerevoli urla si sentivano mentre cinque chiome salirono sul palco. Per qualche ragione Sophie non seppe spiegare il suo tuffo al cuore quando vide il ragazzo di Nando's.

Occhi smeraldo, capelli ricci è lui.

Prese il foglio e cominciò a scriverci sotto per poi riappallottolarlo e rimetterlo in tasca.

Sorrise impercebilmente e si mise ad ascoltare, non era esattamente il genere di musica che lei ascoltava eppure le sembrava qualcosa di diverso ascoltarli dal vivo, avevano come qualcosa di magico.

 

«Sophie corri, dobbiamo andare sul retro» Karoline appena finito il concerto la risvegliò dal suo stato di trance momentaneo trascinandola.

«Eccoli» urlò una ragazza attirando l'attenzione di tutti.

Uscirono fuori, sorridendo stanchi e firmando qualche autografo.

Sophie un pò imbarazzata si avvicinò a dove era Harry lasciandogli sulla mano il foglio tutto appallottolato «Dopo aprilo» gli disse soltando per poi andarsene via sotto lo sguardo confuso del ragazzo.

 

Harry dopo venti minuti passati fuori a firmare autografi era ben felice di poter sedersi sul sedile posteriore della Rang Rover di Liam, sperando che il meccanico aggiustasse il prima possibile la sua auto, maledicendosi per aver venduto la sua seconda auto ed essere costretto a chiedere passaggi ai suoi amici.

Fremeva dalla voglia di aprire quel foglio, quella ragazza aveva qualcosa di..speciale, non gli aveva dato quel foglio con malizia ma era quasi imbarazzata eppure non voleva aprilo, almeno non prima di essere a casa ed essersi fatto una bella doccia rinfrescante.

 

Sophie si rigirava stanca nel suo letto, non poteva negare che fossero bravi, ci mettevano anima e corpo in quello che facevano e lo facevano divinamente.

Forse dovrei provare ad ascoltarli. Pensò alzandosi, rinunciando all'idea di riuscire ad addormentarsi, afferrando il computer e digitando su google "One Direction".

Si mise a navigare fino a quando girando per youtube decise di aprire una canzone "Don let me go-Harry Styles" la foto raffigurava il ragazzo e la canzone partiva trasportando con se Sophie.

Era qualcosa di indescrivibile, la voce di quel ragazzo era capace di farla tranquillizzare e sulle ultime note si addormentò con un piccolo sorriso sul volto.

 

Harry decise di sedersi nel divano e si sentì solo in quell'enorme casa, non che ci passasse molto tempo dentro eppure la sera avrebbe voluto tornare a casa e trovare qualcuno ad aspettarlo che lo baciasse dolcemente dicendogli "Bentornato a casa amore" forse poteva sembrare una cosa estremamente dolce e per certe persone stomachevole eppure non era mai riuscito a trovare una ragazza così, che lo riempisse di attenzione ma che non lo opprimesse allo stesso tempo.

Solo in quel momento si ricordò del foglio e lo aprì e con sua gran sopresa si ritrovò a constatare che era il foglio che aveva gettato nel cestino di Nando's sotto però c'era scritto qualcosa in più delle frasi come una poesia:

Comincia la giornata.
Passano i giorni, gli anni.
-sorriso perenne-
sguardo sempreverde.
Il sole della mia espressione
scalda coloro che mi stanno intorno.
I conti tornano, la vita avanza.
Va bene così.
Rientro in casa, passo oltre le stanze
dotate di specchio.
Il sipario è calato, sono sola.
Poso la maschera, piango."
Anton Vanligt

Rimase perplesso riguardando più volte il foglio, che cosa le voleva dire? Doveva ritrovare quella ragazza, qualcosa lo spingeva a sapere, o forse semplicemente voleva rivederla.

 

Sophie quella mattina si svegliò con una voglia matta di un muffin e quale modo migliore di fare colazione di Starbucks? Cercando di non inciampiare sui suoi passi raggiunse la cucina dando un breve saluto al fratello che per qualche inspiegabile motivo ogni mattina si ritrovava nella casa della sorella.

«Bei vestiti per uscire sorellina» in quel momento ringraziò mentalmente suo fratello che per una volta con le sue battutine sarcastiche era riuscito a salvarla da una possibile figuraccia in pubblico.

Dopo essersi assicurata di essere presentabile almeno per poter uscire di casa senza farsi notare si incamminò verso starbucks.

La sua attenzione fu attirata da delle ragazze urlanti che correvano tutte verso il parco, spinta da qualcosa che nemmeno lei seppe spiegarsi si ritrovò ad ammirare il ragazzo di Nando's e del concerto mentre con un cappuccio in testa cercava di farsi spazio, fu un attimo, gli occhi di Harry incontrarono di Sophie che venne trascinata da lui intimandola a correre prendendola per mano.

«Ma cos..» il ragazzo non la fece finire di parlare che parlò lui «cosa significa quella frase?» lei intuì cosa intendesse e rispose soltanto «quello che hai letto».

«Insomma tutti fingiamo di essere qualcuno che non siamo o di stare bene, pure io fingo che tutto vada bene, che la vita mi sorrida eppure fa schifo, sai cosa vuol dire vedere i miei genitori non considerarmi loro figlia solo perchè non condivido le loro idee? Cazzo io non voglio sposarmi giovane con una persona scelta da loro che per giunta non amo nemmeno e per quanto sembra stupido credo nel vero amore perchè si esiste. E ora sono qui a raccontarlo a te, perchè è da tanto che mi serviva qualcuno a cui dirlo» solo dopo si accorse di quello che aveva detto e imbarazzata fece qualche passo indietro per scappare ma fu afferrata per il polso dal ragazzo.

«Perchè non ci aiutiamo a vicenda per togliere queste maschere?» sussurrò a pochi centimetri dalla ragazza non smettendo di guardarla negli occhi.

«E' una specie di richiesta per un appuntamento?»

«Forse» si avvicinò ulteriormente facendo combaciare le loro labbra in un bacio dolce che ai due parve breve appena si staccarono.

«Ora se non le dispiace la inviterei a colazione con il sottoscritto» Sophie sorrise all'affermazione di Harry e a braccetto entrambi sorridenti entrarono da Starbucks.

 

«Mamma cos'è questo foglio?» Nate guardava impaziente la madre porgendole un foglio appallottolato.

Lentamente lei lo aprì e ci mise poco per capire cosa fosse.

«E' stato uno dei motivi per cui ci siamo incontrati» Sophie si mise a pensare a tutti i momenti passati con Harry nei suoi ultimi 8 anni e non riuscì a far altro che ringraziare, perchè se non avesse ridato quel foglio ad Harry ora non sarebbe sposata con una delle persone che ama più al mondo e non avrebbe un bellissimo figlio.

«Mamma corri, tra poco c'è papà alla tv» non se lo fece ripetere due volte che in pochi secondi era sul divano con il figlio ad accendere la tv.

«E ormai siamo arrivati alla fine della puntata ringraziamo i nostri opiti i One Direction ma per chiudere ecco a voi la canzone "Don't Let Me Go" di Harry Styles, questa canzone è stata scritta da lui moltissimo tempo fa ma ci fa emozionare ogni volta» Sophie sorrise incominciando a canticchiare la canzone.

«Don’t let me
Don’t let me go
Cause I’m tired of feeling alone» un piccolo sussurro la fece sobbarlzare dal divano girandosi verso la voce, al suo fianco in tutta la sua bellezza c'era Harry.

Venne subito abbracciato dal figlio che poco dopo si addormentò, sulle sue braccia, Sophie rimase a guardare sorridendo teneramente mentre il marito portava il figlio nel suo letto aspettandolo.

«Non mi hai ancora salutato» la richiamò il marito mettendosi a cavalcioni su di lei aprofittandone del fatto che si era sdraiata sul divano.

«Pensavo a quando ci siamo incontrati»

«Già sono successe tante cose da allora, ma noi ci amiamo ancora»

«Ti ricordi la faccia dei miei genitori quando gli dissi che ci saremmo sposati» Sophie fece una piccola risatina ricordandosi i visi sconvolti dei genitori che credevano si sarebbe sposata con il ragazzo che loro avevano scelto per lei.

«E quando hai detto alla tv che non sei assolutamente un puttaniere, che ami me e che i giornalisti e paparazzi sparano solo stronzate infondate» questa volta sorrise Harry alle parole della moglie.

«E' grazie a te se sono riuscito a togliermi quella maledetta maschera che da anni mi rovinava l'esistenza» lentamente Harry prese a baciarle il collo.

«Ti amo signor Styles» mormorò baciandolo dolcemente come solo loro facevano perchè nei loro baci ci mettevano amore e passione che in otto anni non avevano mai perso.

Sophie spense la luce e si amarono nell'oscurità.

 Noi siamo ciò che facciamo finta di essere, e dovremmo porre più attenzione in ciò che facciamo finta di essere.
Kurt Vonnegut



My space *-*
Credo questa sia una delle poche one-shot in cui ci impiego molto a scriverla, ogni volta cerco di creare qualcosa di diverso dalla solita one-shot anche se sono un inguaribile romantica e il lieto fine non poteva mancare.
Spero che questa vi piaccia come la mia ultima one-shot, Zayn.

  
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