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Autore: instamartys    26/06/2013    4 recensioni
Eileen George è di Manchester.
Liam Payne è di Miami.
I due ragazzi si conoscono su facebook e nasce una grande amicizia.
Cosa succederà quando Liam proporrà ad Eileen di andare a passare le vacanze a Miami?
Volete saperne di più? Beh, allora che aspettate a leggere?! c:
[accenni larry]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 4.


 

Camminavo nervosamente avanti e indietro sotto gli occhi esterrefatti di mio fratello e quelli pieni d’orgoglio di mia madre.
Dev’essere stato un vero shock vedermi scendere le scale con quel vestito.
Mia madre mi aveva abbracciata e mi aveva sussurrato all’orecchio parole di incoraggiamento ripetendomi più volte quanto stessi bene con quel vestito.
Mentre mio fratello se ne uscì con “Dov’è finita mia sorella Eileen?! Ridatemi indietro Eileen!” scuotendomi per le spalle, sembrava uno psicopatico appena uscito da un centro di igiene mentale.
Lo guardai con occhi spalancati. Insomma, ero sempre io, si vedeva, cavolo.
Se n’era andato nel salotto borbottando qualcosa che non riuscii a capire.
E adesso ero nel salotto e mi guardava con la stessa aria di sorpresa che aveva avuto non appena mi aveva vista, con la bocca aperta e gli occhi spalancati.

“Oh, andiamo Max, smettila di fissarmi! E’ già difficile mantenere la calma, poi mi devo sorbire il tuo sguardo da pesce lesso!” Gli urlai contro.
Scosse poco la testa e parve riprendersi dallo stato di ‘shock’.

“Max, smetti di fissare tua sorella!” Lo rimproverò mamma dandogli uno scappellotto dietro la testa ed io ridacchiai.

“Dio, sembra quasi una donna. Guardala mamma!” Si alzò e mi indicò.

“Oh, ed io che pensavo di essere un ornitorinco.” Sussurrai e mia mamma scoppiò a ridere.

“Ok, io vado a prepararmi che questa sera ho il turno di notte.” Sospirò mia madre e si alzò con fatica dal divano. “In bocca al lupo, tesoro.” Mi sussurrò e mi baciò i capelli “E tu, lascia in pace tua sorella.” Puntò Max con il dito e lui alzò le mani in segno di resa. “Mi raccomando, non più tardi di mezzanotte, lo sai.” Guardò me ed io annuii con il capo.

Mi decisi a sedermi sulla poltrona e cominciai ad inspirare ed espirare con calma per cercare di calmarmi.
Chiusi lievemente gli occhi e cercai di pensare a cose belle, ma non appena sentii suonare il campanello balzai in piedi come una molla, spalancai gli occhi e il mio cuore perse un battito.
Cominciai a dirigermi a grosse falcate verso la porta quando Max improvvisamente cominciò a correre per andare lui ad aprire la porta.

“Max, non ti permettere.” Sussurrai a denti stretti.
Ma come se non mi avesse ascoltata aprì la porta, e in lontananza scorsi il piccolo ciuffo castano di Josh.

“Ehm, ciao sono Josh. C’è Martina?” Sentii sussurrare dal castano.

“Si, sono qui!” Esclamai e corsi alla porta.
Con una spallata scostai Max di poco per farmi spazio e farmi vedere dal nuotatore.

“Ehi, ciao Eileen.” Mi salutò con un dolce sorriso.

“Ciao Josh.” Sussurrai e mi sentii avvampare e mi costrinsi a guardare a terra.
Non volevo che capisse quanto fossi emozionata di uscire con lui.

“Allora ragazzi, dove avete intenzione di andare?” Domandò Max rivolgendosi al mio accompagnatore.

“Andiamo alla fiera organizzata dalla scuola.” Rispose Josh con sicurezza e mi sembrò sfidasse Max con lo sguardo.
 Brutta, bruttissima idea. Max odiava essere sfidato.

“Bene, Eileen deve tornare a casa entro le undici.” Disse a denti stretti.

“Ma il mio coprifuoco e a mezzanotte!” Protestai pestando un piede a terra, proprio come solo una diciassettenne sapeva fare.

“Non mi interessa, se alle undici non sei a casa esco e  vengo a prenderti io.” Mi disse. “Divertitevi.” Concluse a denti stretti.
Tutto il suo entusiasmo per questa mia uscita con Josh era svanito in un battito di ciglia.
Beh, molto probabilmente aveva cambiato la sua opinione positiva sul castano.

“Non preoccuparti, la tua cara sorellina entro le undici sarà a casa.” Disse con un sorriso strafottente stampato sulle labbra.
Max sorrise forzato e si allontanò.

Josh con una presa molto decisa mi afferrò la mano e mi trascinò fuori fino alla sua macchina.
Aveva la stretta così forte che mi stava facendo male, poi fortunatamente lasciò stare la mia mano e andò ad aprire la macchina.
In quel momento capii che quella stupida uscita non sarebbe andata a finire nel migliore dei modi.

Eravamo in macchina, lui da quella piccola sfida di sguardi con Max non aveva più parlato. Le mani erano strette e serrate sul manubrio, le nocche erano diventate bianche tanto stava stringendo. Ebbi la sensazione che se ne avesse avuto la forza avrebbe sgretolato il volante senza alcun problema.
Di sottofondo c’era la radio che stava passando una canzone di cui non riuscii a ricordare il titolo.
Guardavo fuori dal finestrino, e di tanto in tanto guardavo lui sott’occhio attenta a non farmi scoprire.
Ero leggermente agitata, stavo sudando freddo.

Fu lui il primo a rompere quel silenzio assordante.
“Con tutti questi pensieri che mi frullano per la testa mi sono completamente dimenticato di dirti che sei bellissima questa sera, Leen.” Si voltò verso di me e mi fece un languido occhiolino pieno di malizia.
In quel momento desiderai non aver mai accettato il suo stupido invito.
Spostò la sua mano dal volante alla mia coscia scoperta.
Il cuore mi batteva talmente forte che lo sentivo pulsare nelle orecchie.
Il mio respiro era leggermente affannato ma non per l’eccitazione, per la paura.

“Gr- grazie.” Sussurrai e arrossii.
Il mio sguardo si spostò dal suo al paesaggio che scorreva veloce fuori dal finestrino.
Con sicurezza spostai la sua mano desiderosa, e la lasciai cadere sul cambio delle marce.
Lui prontamente la rimise sulla mia coscia e cominciò a carezzarmela.
Non mi azzardai a spostarla nuovamente, sapevo che lui l’avrebbe rimessa.
Non mi azzardai a spostarla perché avevo paura di farlo arrabbiare.
Rimpiansi di aver ascoltato Stella, e di aver indossato quel maledetto vestitino.
La sua mano sulla mia coscia era pesante e bruciava come carbone ardente.

Il viaggio in macchina mi sembrò un eternità.
Pensieri tutt’altro che positivi mi frullavano nella testa e non riuscivo a nascondere il lieve tremolio che avevano le mie gambe.
Finalmente arrivammo nel parcheggio della scuola e Josh posizionò l’auto non molto lontano dalle altre.
In lontananza, nel cortile che era stato addobbato con ogni genere di festone e fornito i ogni genere di giostra e di divertimento, si potevano sentire gli schiamazzi spensierati degli studenti dovuti alla fine dell’anno scolastico e quindi all’inizio di tre lunghi mesi di ozio e divertimento.
Josh non mi diede nemmeno il tempo di aprire la portiera che scese dalla macchina e fece una breve corsetta verso la mia portiera e la aprii, mi diede una mano, che presi, e mi aiutò a scendere dall’auto.
Il tepore dell’abitacolo fu sostituito dall’aria fresca della serata.
Non appena scesi dall’auto mi sistemai il vestitino e cercai di scendermelo più possibile ottenendo però scarsi risultati.

“Andiamo?” mi chiese il castano e mi tese la mano.
Ebbi qualche tentennamento ma alla fine decisi di prendergliela.
Aveva la mano calda e leggermente sudaticcia.

Camminammo fianco a fianco, mano nella mano, in completo silenzio. Sentivo solo il mio respiro affannoso dovuto all’agitazione e perché non riuscivo a tenere il passo con lui, visto che camminava svelto.
Non vedevo l’ora di entrare nel cortile e poter vedere altra gente.
Almeno in presenza di testimoni non mi avrebbe fatto niente, giusto? O almeno lo speravo.
Entrammo nel cortile ed assistemmo ad uno spettacolo davvero meraviglioso.
C’erano davvero tutti gli studenti della St. James High School.
Intravidi l’intera squadra di football e con al seguito l’intera squadra delle cheerleader.
Tutti quanti ridevano e scherzavano con spensieratezza e si stavano davvero divertendo.
Poi guardando più attentamente notai che la bionda si stava avvicinando a noi a grosse falcate trascinandosi dietro il povero Joe che quasi non riusciva a tenergli il passo.

“Ehi ragazzi, finalmente siete arrivati !” Esclamò Stella buttandosi letteralmente tra le mie braccia.
E nel frattempo notai che Josh e Joe si salutarono.
“Allora, che ve ne pare?” Ci domandò riferendosi alla fiera.

“Hai fatto un ottimo lavoro, Stella. Sei stata bravissima !” Si congratulò il mio accompagnatore.

“Già, è tutto stupendo, Stella.” Le sorrisi.

“Si, è venuto abbastanza bene, alla fine.” Si sminuì come sempre.
“Ok, ora noi andiamo. Divertitevi piccioncini !” Rise e si allontanò con sempre Joe al suo seguito.

Non riuscivo a capire nella coppia chi fosse il componente ‘uomo’ quando c’era Stella di mezzo.
Di solito era lei che decideva dove andare a mangiare, se vedere un film al cinema o andare a fare una passeggiata. Decideva persino come si dovesse vestire il proprio partner !
Era una ragazza autoritaria, sapeva farsi rispettare. Ed era un bene con i tempi che correvano.
Li guardai allontanarsi e mi impietosii un po’ per Joe, che doveva sorbirsi quella pazza della mia migliore amica per tutta la serata.
Josh mi prese nuovamente la mano e richiamò la mia attenzione.
Lo guardai in viso e l’espressione da psicopatico che aveva assunto in macchina sembrò essersi dissolta, per mia fortuna. Tirai un sospiro di sollievo e gli sorrisi.

“Allora, cosa ti va di fare?” Mi domandò sorridendomi.

“Non ne ho idea, c’è l’imbarazzo della scelta.” Dissi guardandomi intorno meravigliata.

“Ti va dello zucchero filato?” Mi domandò, ed io annuii sorridendo.

 

Josh era stato così gentile da offrirmi lo zucchero filato azzurro.
All’inizio avevo tanto insistito per pagarmelo da sola, ma lui non accettò repliche e quindi dovetti per forza accettare. Era stato un gesto davvero carino.
Camminavamo tra la folla guardandoci attorno e chiacchieravamo della scuola e di tante altre cose diverse.

“Ed anche quest’anno sei riuscita ad ottenere una bella media. Insomma, tutte A ! Sei davvero un piccolo genio !” Ridacchiò ed io con lui.

“Beh, nemmeno la tua media è tanto male.” Osservai.

“Tutte A, tranne le B nelle materie scientifiche, come al solito.” Fece spallucce.
Per un attimo stemmo entrambi in silenzio fino a quando non riprese a parlare. “Cosa hai intenzione di fare l’anno prossimo? Dopo aver preso il diploma, intendo.”

“Spero con tutta l’anima e il cuore che Cambridge mi offra una borsa di studio. Vorrei iscrivermi alla facoltà di psicologia, è sempre stato il mio sogno.” Sospirai. “Tu invece?” Gli domandai.

“Spero che qualche college mi offra una borsa di studio per il nuoto. Non sono come il precoce Tom Daley che ha partecipato alle Olimpiadi, ma se mi dessero la possibilità potrei diventare bravo quanto lui. Voglio che il nuoto sia il mio futuro.” Mi confidò. “Vabbè, smettiamo di parlare del futuro. Ci vuole ancora un anno, abbiamo tutto il tempo.” Mi sorrise “Ti va di andare sulla ruota panoramica?” Mi chiese

“Magari no, soffro di vertigini, mi fa troppo impressione.” Mi si colorarono le guance di rosso rivelando la mia fobia per le altezze. Ero davvero imbarazzata. “So, che può sembrare una cosa stupida, ma io…”

“Ehi, non preoccuparti, davvero.” Mi interruppe.
Mi guardò intensamente con i suoi occhi castani e mi sorrise dolce. “Ci sono io, ti darò la mano per tutto il tempo. Andrà tutto bene, non cadrai, lo prometto.” Si avvicinò lentamente a me e le sue labbra mi lasciarono un bacio sull’angolo della bocca.
Un brivido mi percorse la spina dorsale, facendomi tremare.
Lui lo prese come un brivido di freddo, così avvolse il suo braccio intorno alle mie spalle e mi attirò di più a sé facendomi aderire perfettamente al suo corpo.
Il suo corpo era tremendamente caldo.
Quel suo gesto mi immobilizzò.
Sentivo una strana sensazione.
Quando lo aveva fatto, con alcuni suoi gesti, non mi sembrò un gesto di protezione bensì di possessione.
Nel frattempo ci eravamo incamminati verso la ruota panoramica.
Ed ancora una volta, lui insisté tanto per poter pagare il biglietto anche per me.
Ci sedemmo sulla seggiola e il ragazzo che era addetto alla ruota panoramica ci abbassò la maniglia di sicurezza.

“Andrà tutto bene. Non cadrai, lo prometto.” Mi disse con la sua voce sporca e roca e mi diede un lungo bacio sulla tempia. Il suo braccio era ancora attorno alle mie spalle, e la cosa stava cominciando ad irritarmi.
La ruota partì, e così cominciò quel frustrante giro di giostra.
E’ risaputo che quando qualcosa non ci va a genio, questa tende a durare sempre troppo tempo.
Ecco, quella dannata ruota panoramica non si decideva a finire quel dannato giro.
Non appena arrivammo al punto più alto, questa si fermò come da regolamento, ed istintivamente presi la mano del nuotatore stringendola forte.
Lui ridacchiò, e lo prese come un segno di incoraggiamento a prendersi confidenza ed improvvisamente mi prese il mento con l’altra mano, girandolo verso di me, e premette con violenza le sue labbra desiderose sulle mie. Non appena accortami del gesto emisi un mugolio di dissenso, e girai la testa dall’altra parte.

“No Josh, non voglio.” Gli dissi con fermezza.

“Oh andiamo, Eileen. Non fare la difficile.” Ridacchiò e si sporse nuovamente verso di me per cercare di baciarmi.

“Ho detto che non mi va.” Lo allontanai da me con determinazione.

“Ogni ragazza presente questa sera a questa stupida fiera, vorrebbe baciarmi. Stai perdendo la tua occasione, piccola Leen.” Sorrise finto e il suo sguardo si illuminò di quella luce malefica. La stessa che assunse in macchina qualche ora prima.

“Non sono come le altre, mi dispiace.” Lo sfidai e lui rise amaro.
Il ragazzo a quanto pareva non era abituato a ricevere delle risposte negative.
In quel momento capì che era stato uno sbaglio provare a sfidarlo.
Ma non avrei potuto fare altrimenti. Io non volevo baciarlo, non volevo che le sue mani sudice entrassero in contatto nuovamente con la mia pelle.

Quella stupida ruota panoramica cominciò finalmente a muoversi di nuovo.
Durante quel lunghissimo mezzo giro di giostra nessuno dei due parlò.
Lui aveva la testa girata dall’altra parte e sembrava particolarmente amareggiato. E come dargli torto, gli avevo mandato a monte tutti i suoi piani, l’avevo praticamente mandato in bianco.
Mentre io guardavo dritto davanti a me con l’espressione più dura che possedevo, facendogli capire che la mia risposta non sarebbe cambiata, che ero irremovibile.
Finalmente completammo il giro e il ragazzo ci liberò dalla sbarra di sicurezza.
Mi alzai violentemente dal seggiolino per sfuggire dalle mani di Josh.
Adesso volevo solo trovare Stella per raccontargli tutto, e tornarmene a casa
Cominciai a camminare a passo svelto ma improvvisamente mi sentii stringere violentemente il polso sinistro e qualcuno mi costrinse a girarmi.
Lo sguardo pieno di odio e di frustrazione di Josh era indescrivibile.

“E no, piccola Leen. Sarebbe troppo facile così. Hai accettato di uscire con me e adesso completeremo questa uscita..” Mi disse duro. I suoi occhi castani erano furiosi.

La sua mano era ancora stretta al mio polso e cominciò a  trascinarmi per tutta la fiera strattonandomi.
Purtroppo nella confusione della fiera nessuno riuscii a capire cosa mi stesse succedendo.
Il mio sguardo perlustrò ogni singolo angolo del cortile, ma non c’era nessuna traccia di Stella o di Joe.

“Lasciami.” Sussurrai a denti stretti “Ho detto di lasciarmi, Josh.” Alzai la mia voce di qualche tono.
Alla fine ci ritrovammo dietro una bancarella che non era stata allestita.
Mi sbatté al muro con violenza tenendomi stretti entrambi i polsi. Cercai di ribellarmi, di liberarmi da quella morsa, ma non ci riuscii.

“Ti prego, lasciami.” Cominciai a piagnucolare.
Avevo capito che continuare a ribellarmi alla sua stretta non mi avrebbe portato da nessuna parte quindi cominciai a supplicarlo, a pregarlo di lasciarmi andare.

“Sai, non ti facevo così combattiva, Eileen. Mi piace.” Sorrise, e si avventò sul mio collo dandomi baci e morsi umidi della sua saliva disgustosa. Mi irrigidii di colpo, e lui se ne accorse. “Avanti piccola Leen, rilassati. Lasciati andare.” Sussurrò sul mio collo.

In quell’istante ebbi un’illuminazione, un flash.
Mi ricordai di quando Max, il mio caro fratello, mi aveva insegnato qualche mossa base di autodifesa.
E pensare che mentre mi esercitavo nel farlo lo avevo anche preso in giro, dicendogli che non mi sarei mai trovata in una situazione del genere. Perché non sarebbe mai capitato proprio a me.
Devine aveva ancora le sue labbra attaccate al mio collo e mi stringeva i polsi in aria.
Presi un bel respiro profondo, cercando di caricarmi per assestare un colpo abbastanza forte da poterlo almeno scalfire un minimo.
E con tutta la determinazione che Dio mi aveva dato in quel momento, gli diedi una ginocchiata proprio nel basso ventre, proprio dove lì non batteva il sole.
Josh si piegò in due e si accasciò a terra, ansimante per il dolore provocatogli.
Io in tutta fretta corsi verso le altre persone, e mentre me ne andavo lo sentii che imprecava contro il mio nome.

Camminavo a passo svelto tra la folla cercando tra i vari volti quello della mia migliore amica, o almeno quello del suo accompagnatore.
E poi finalmente li vidi, intenti a lanciare dei cerchietti intorno a dei colli di bottiglia, e sospirai.

“Stella.” Richiamai la sua attenzione.
Non mi ero accorta di essere talmente scossa da quella situazione fino a quando non sentii la mia voce uscirmi debole e tremante. E adesso che ci facevo caso, anche le mie gambe stavano tremando.

“Oh mio Dio. Cosa diavolo ti è successo?” Si voltò verso di me e mi guardò con i suoi occhioni castani spalancati, pieni di preoccupazione.

“Voglio… voglio andare a casa, Stella.” Sussurrai. Incrociai le braccia al petto come per proteggermi.
Sentivo un groppo in gola che non mi permetteva di parlare con voce chiara e distinta, e i miei occhi cominciarono a pizzicarmi e a riempirsi di lacrime.
Stella mi si avvicinò piano e mi abbracciò con tutta la forza che possedeva. E non mi accorsi nemmeno che io mi buttai letteralmente tra le sue braccia.

“Vieni, andiamo via di qui.” Sussurrò al mio orecchio e ci avviammo verso il parcheggio.
Con noi venne anche Joe, che gentilmente mi poggiò la sua giacca sopra le spalle non appena si accorse che stavo tremando.
Ci sedemmo su una panchina e cominciai a raccontare tutto quello che era successo con Josh.
Stella mi ascoltava con i suoi occhi spalancati e lucidi mentre Joe mi rassicurava dandomi carezzandomi le spalle.

“Io… io lo uccido quel bastardo, lo uccido!” Quasi urlò la bionda, alla quale era sfuggita una lacrima.

“Stella, voglio andare a casa. Ti prego.” La implorai.

Tirò fuori dalla sua pochette il cellulare e compose nervosamente il numero.

“Max? Sono Stella. Sono fuori al parcheggio della scuola con Eileen. Vienici a prendere, per favore.” Disse con voce tremante. Max sicuramente se ne accorse e gli chiese spiegazioni perché poi lei rispose: “Non posso spiegarti adesso. Vienici a prendere, fa’ presto.” E staccò la chiamata.

 

Dopo pochissimi minuti Max venne a prendere sia me che Stella.
Ovviamente, non appena ci vide, ci riempii di domande a raffica. Non sapevo nemmeno io a quale domanda rispondere per prima, così decisi di restare in silenzio e non rispondere a nessuna. Gli avrei raccontato tutto il giorno seguente. In quel momento volevo solo andare a casa mia, mettermi sotto le lenzuola del mio letto e addormentarmi il più presto possibile e possibilmente senza avere incubi.
Adesso eravamo in macchina. Io ero seduta davanti, con la testa poggiata sul finestrino, ed ogni mezzo minuto Max volgeva la testa verso di me con aria interrogative e soprattutto preoccupata, molto preoccupata.
In quel momento avrei voluto rassicurarlo, ma non ci riuscivo.
Non avevo né la forza né il coraggio di raccontare quello che era successo.
Molto probabilmente lo avrebbe fatto Stella per me non appena sarei salita in camera mia a dormire.
Durante il viaggio di ritorno, Stella ci disse che voleva venire a casa con noi per starmi vicina, ma io le risposi con fermezza e freddezza che doveva ritornare a casa, che io volevo stare da sola per il momento.
Così Max mi accontentò e portò a casa Stella, che abitava a due isolati distanti da dove c’era cosa nostra.
Finalmente arrivammo a casa.
Uscii dall’autovettura, e mi avviai presso il portico in attesa che Max aprisse la porta di casa.
Non appena scattò la serratura mi precipitai dentro correndo di corsa per le scale. Non appena fui in cima con due grosse falcate arrivai in camera mia. Mi chiusi la porta dietro le spalle con anche due mandate di chiave.
Mi appoggiai con la schiena alla porta e piano piano mi lasciai scivolare a terra.
Mi portai le gambe al petto e me le abbracciai strette.
So che non era successo niente di speciale.
Insomma, fortunatamente non mi aveva violentata sessualmente, ma mi sentivo ugualmente scossa.
Sentivo ancora le sue mani sudice addosso, la sua saliva spora sul collo.
Mi sfregai il collo con le mani così forte che non appena mi guardai allo specchio notai uno sfogo rossastro sulla pelle. Mi sentivo sporca, come se mi fossi rotolata nel letame.
Mi spogliai del tutto e buttai tutti i vestiti nel cesto della biancheria da lavare e mi fiondai sotto il getto tiepido della doccia.
Rimasi sotto l’acqua per un tempo che a me parve infinito.
Mi insaponai per bene il collo, le cosce e le spalle. Le parti in cui lui mi aveva toccata.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi intorno al corpo un asciugamano lasciando gocciolare i capelli umidi.
Mi lavai per bene i denti per tre volte. Il sapore cattivo delle sue labbra mi faceva rivoltare lo stomaco.
Con ancora i capelli bagnati e con solo indosso la biancheria mi sedetti sul letto a gambe incrociate con lo sguardo perso nel vuoto. Volevo cercare di pensare al nulla più assoluto, oppure di pensare a qualcosa di bello. Ma in quel momento gli occhi furiosi di lui, le sue mani sudice sulla mia pelle pura mi saltarono alla mente.
Due bussate alla porta mi fecero sussultare e tornare alla realtà.

“Eileen, apri questa porta, ti scongiuro.” Sentii la voce ovattata di mio fratello da dietro la porta.

“Sono nuda.” Lo avvertii per farlo andare via.

“Come se non ti avessi mai visto in mutande e reggiseno.” Me lo immaginai che alzava gli occhi al cielo, come era solito fare. “Ti ricordo che quando eravamo piccoli facevamo il bagnetto assieme.” Ridacchiò.

Maximillian.
Solo lui anche nei momenti peggiori, quelli in cui dovresti solo piangere e disperarti, riusciva a strapparti un sorriso, una risata.
E ci riuscii anche quella volta, visto che ridacchiai in silenzio.

“Ho sentito una risata soffocata.” Me lo immaginai sorridere vittorioso.

Mi alzai dal letto e andai alla porta, e girai due volte le chiavi e lui entrò.
Mi sorrise e io gli sorrisi di rimando. Con il sorriso più convincente che riuscii a tirare fuori.

“Beh, quello non è uno dei migliori sorrisi che tu abbia mai fatto.” Mi schernì ed io alzai gli occhi al cielo.
Nel frattempo mi ero seduta nella stessa posizione si prima e lui si era seduto, a gambe incrociate anche lui, difronte a me. “Cosa. Diavolo. È. Successo? Mi stai facendo impazzire.” Sospirai rumorosamente, cercando un po’ di fiato per raccontagli il minimo.
Alla fine gli raccontai tutto.
Di cosa aveva fatto Josh, di come mi aveva guardata, taccata, baciata con violenza. E soprattutto gli raccontai come mi ero sentita io, di come mi sentivo sporca adesso.
Gli raccontai tutto perché noi eravamo fratelli,  eravamo legatissimi.
Perché mi voleva bene, perché gli volevo bene. E perché era il mio unico punto di riferimento.
Lui mi aveva ascoltato per tutto il tempo in silenzio, senza proferire parola. Con le lacrime agli occhi.
Non avevo mai, e dico mai visto mio fratello piangere.
E in quel momento lo stava facendo, per me. Ed io mi sentivo tremendamente in colpa.
Alla fine scoppiai in lacrime anch’io, e lui mi abbracciò forte, fortissimo. Così forte che non riuscivo a respirare. Rimanemmo così per tutto il tempo.
E ci addormentammo così, l’uno nelle braccia dell’altro.

 

 

 

HOLA CHICAS !
I’M BAAAAAAAACK !
*dalla serie mischiamo lo spagnolo con l’inglese, lol*
l’unica parola che sarebbe adatta adesso è: S C U S A T E M I.
davvero ragazze, scusatemi tanto.
sono imperdonabile, lo so. Cwc
ma è stato letteralmente un periodo di M E R D A.
sono stata un po’ a depressione. Ok, lo ammetto, sono stata molto depressa.
non so, non  avevo voglia di uscire, di studiare, di fare niente. Ergo non sono riuscita a scrivere un cazzo.
questo stato di depressione (chiamiamolo così) è finito quando è finita la scuola. Non l’avreste mai detto, eh? Lol
volevo pubblicare prima, ma il capitolo non era finito, e ho voluto dare la precedenza all’altra mia fanfiction, quella sui the wanted perché era l’ultimo capitolo, anche se poi ci manca l’epilogo e quindi non sarebbe finita del tutto, ma ok, sto divagando.
voi come ve la siete passata durante la mia assenza? Spero bene, dai. C:
E FINLAMENTE E’ INIZIATA L’ESTATE.
spero di avere il tempo, e soprattutto l’ispirazione, di scrivere un po’, ma diciamo molto, di più. C:
lo spero per voi, e anche per me visto che quando non riesco a scrivere entro in un vero e proprio stato di frustrazione lol
si sono complicata, lo so. Lol

E ADESSO PASSIAMO AL CAPITOLO… come vi paaaare? C:
mi sono impegnata abbastanza per farlo venire almeno decente, e penso, e dico io penso, di esserci riuscita almeno un po’ dai. O almeno spero lol
quindi fatemi sapere se questa cacchetta vi è piaciuta con una bella recensione, così mi sollevate anche il morale, su, fate le brave. Lol
ok, adesso mi dileguo.
è stato un piacere ritornare qui su efp !
alla prossima puntata (?) che posterò prima o poi. Spero più prima che poi lol
taaaaaanti baci, la vostra martina. <3

  
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