Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: jas_    26/06/2013    16 recensioni
E lei aveva provato ad indossare meno camicie, a truccarsi un po’ di più e a prendersi meno sul serio, a tornare a casa tardi e bere birra al posto dell’acqua ma non era stato sufficiente. Avrebbe dovuto essere un’altra persona, se fosse stata un’altra persona Harry l’avrebbe guardata con occhi diversi, lei si sarebbe sentita più libera e meno imbarazzata sotto il suo sguardo intenso. Però lei era Juliet Hamilton, l’educata e studiosa Juliet Hamilton, lui invece era un ragazzo che illudeva suo padre, che indossava camicie con le maniche strappate e bandane in testa.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



 

 



 

 

Capitolo 1

 
 

 

Bugie.
Quante volte mente una persona nella propria vita? Mille? Forse di più.
Harry Styles diceva più di una bugia al giorno, grande o piccola che fosse.
Mentiva a se stesso ogni volta che metteva piede fuori dal letto alla mattina, mentiva al suo coinquilino quando si sforzava di non insultarlo, mentiva ai colloqui di lavoro dicendo di avere esperienza in settori dei quali invece non conosceva nulla, mentiva quando diceva che non aveva il vizio di fumare ma che avrebbe potuto smettere quando voleva, mentiva a sua sorella quando le diceva che andava a tutto bene, mentiva persino alla sua prozia, che vedeva meno di una volta all'anno. Non mentiva a Niall e Zayn. Ma mentiva a suo padre riguardo tutta la sua vita.
Quando vide il suo nome lampeggiare sullo schermo del telefono, Harry si lasciò andare ad un sospiro rassegnato.
Se non avesse risposto avrebbe soltanto rimandato il momento, se avesse risposto avrebbe dovuto mentire.
Contò fino a cinque, e poi premette il tasto verde.
«Pronto?»
«Harry.»
«Ciao papà, come stai?» domandò il riccio, mettendosi il  braccio non occupato a tenere il telefono dietro la nuca ed osservando il soffitto.
«Bene» disse risoluto, «tu? Scuola tutto bene?»
Harry chiuse gli occhi per un attimo, scocciato, poi li riaprì. «Bene, ho gli esami tra...»
Rimase in silenzio pensando a quando avrebbe dovuto avere gli esami, poi si ricordò di Agathe che si lamentava che non sarebbe potuta andare al concerto di qualche band a giugno a causa appunto, degli esami. «A giugno» disse deciso.
Sentì il padre assentire, «bene, poi ti mancherebbe ancora un anno prima della laurea breve, giusto?»
Harry deglutì, a disagio.
Quella buffonata andava avanti da un anno e mezzo, e cioè da quando il riccio si era reso conto che l'università non faceva per lui, o meglio, che la facoltà di economia non faceva per lui. I bilanci non erano la sua passione, le materie umanistiche sì, ma quando, due anni prima, aveva detto a suo padre che sarebbe voluto andare all’Accademia delle belle arti questo gli era scoppiato a ridere in faccia in quanto quella non la considerava nemmeno un'università.
«Che lavoro è, il cantante? Sai quante persone più brave di te ci sono che vogliono sfondare nel mondo dello spettacolo?» aveva detto con tono sprezzante ed una risata che ancora riecheggiava nelle orecchie di Harry.
Era stato obbligato a fare economia, ma dopo la prima sessione d'esami aveva mollato tutto in quanto quella materia non faceva per lui, senza aver mai avuto il coraggio di dirlo a suo padre, che continuava a versare ignaro nel conto in banca nel figlio il denaro necessario al pagamento della retta scolastica, dell'affitto e di tutto ciò che occorreva per vivere.
«Sì» mormorò, improvvisamente insicuro e impaurito.
«E dopo cos'hai intenzione di fare?»
Harry rimase in silenzio.
Avrebbe voluto viaggiare, scrivere canzoni su ciò che vedeva, viaggiare ancora, divertirsi, ma soprattutto cantare.
«Boh.»
Il padre sospirò, «sai come la penso, due anni in più cosa sarebbero?»
Harry deglutì, doveva dirglielo, non aveva scelta, più aspettava e più la situazione peggiorava.
«Senti...» cominciò, toccandosi i capelli con la mano e facendola poi scorrere sul viso.
Stava per continuare quando la porta si spalancò e Zayn urlò, facendo spaventare Harry.
«Chi era?» domandò il padre.
«Un mio... Compagno, dobbiamo studiare insieme.»
«Okay, allora parliamo un'altra volta, anch'io dovrei andare...»
«Va bene, ciao papà» disse Harry, osservando l'amico che nel frattempo si era seduto ai piedi del letto, e riattaccò.
«Allora?» domandò Zayn, curioso.
Il riccio si strinse nelle spalle, «solita. Vuole sapere cosa faccio dopo la laurea breve...» mormorò distratto, guardando fuori dalla finestra.
Zayn trattenne un sorriso, «stai aspettando che arrivi qua per la tua laurea per dirgli che hai smesso di andare all'università da più di un anno?»
Harry sbuffò, «prova ad essere nei miei panni, non è semplice, anzi, è più difficile ogni secondo che passa.»
«Allora non perdere tempo.»
«Non ho idea di come potrebbe reagire, potrebbe anche prendermi per il collo e farmi morire soffocato, non sto scherzando.»
Zayn alzò le spalle prendendo dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette ed offrendone una all'amico, che sapeva averne bisogno.
«Lo so, ma se sai già che prima o poi verrà a saperlo, tanto vale farlo subito. Come dice il proverbio, tolto il dente, tolto il dolore.»
Harry osservò l'amico attraverso il fumo che stava salendo verso il soffitto e inarcò un sopracciglio, sardonico, «da quando siamo diventati così filosofici, Malik?»
«Ah scusa, è vero che sei tu il filosofo del gruppo» lo prese in giro Zayn, alzandosi dal letto e invitando l'amico a fare lo stesso.
«Io scrivo canzoni» borbottò questo, con la sigaretta tra le labbra.
«Vieni a bere qualcosa al bar dai, dovrebbe arrivare anche Niall forse.»
Harry ci rifletté un attimo, poi decise di accettare la proposta e si alzò.
«Però paghi tu» disse deciso.
Zayn rise, «per oggi va bene, a proposito, il lavoro?»
Il riccio si cambiò la maglietta e non appena la testa spuntò dal colletto mostrò un sorriso a trentadue denti, «mi hanno preso.»
 
 
 
Juliet uscì a passo svelto dall'università, stava ribollendo dalla rabbia.
Aveva fatto i salti mortali per essere in aula in orario, era arrivata con meno di cinque minuti di ritardo ma sarebbe potuta arrivare anche un'ora dopo che non sarebbe cambiato nulla. La lezione era stata rimandata a causa di un imprevisto che era capitato al professore.
Attraversò la strada incurante del semaforo pedonale che era appena diventato arancione ed entrò nel locale nel quale era solita mangiare qualcosa quando non riusciva a tornare a casa. Era stranamente pieno, la ragazza si guardò intorno alla ricerca di una sedia libera che tuttavia non trovò.
Stava per uscire, ancora più di malumore, quando vide una mano sventolare, alla ricerca della sua attenzione. Juliet ci mise un po' a mettere a fuoco la figura troppo lontana per essere riconosciuta, ma quella folta chioma bionda e quell'abbigliamento eccentrico non potevano passare inosservati.
Si avvicinò titubante e la ragazza che il giorno precedente le aveva rovesciato addosso il caffè la invitò a sedersi.
Juliet la ringraziò, si tolse il trench che indossava e si sedette di fronte alla bionda, incerta su cosa dire o fare. Se il giorno precedente le era venuto il dubbio che lei non fosse tedesca, ora ne era più che convinta, l'accento britannico era ancora ben noto.
«È stranamente pieno oggi» osservò la ragazza mentre chiudeva il menu che aveva appoggiato sul tavolo.
«Già, in due anni che frequento questo posto non mi era mai capitato di rischiare di rimanere in piedi.»
La bionda annuì, «comunque io sono Agathe» disse porgendo la mano, Juliet la strinse presentandosi a sua volta, in inglese.
Agathe la guardò sorpresa, «sei inglese?» domandò poi, con le sopracciglia ancora incaricate.
Juliet annuì, trattenendo un sorriso.                                                                 
«Anche tu da quanto ho capito, ho riconosciuto il tuo accento.»
Agathe sorrise, «mi sto sforzando di imparare la lingua, tuttavia la pronuncia mi frega ancora. Tu invece hai un accento perfetto!»
«Vivo a Berlino da dieci anni ormai, i miei hanno deciso di trasferirsi per lavoro.»
«Io sono qua da solo due anni, da quando ho iniziato a frequentare l'università.»
«Giurisprudenza?»
Agathe annuì.
«Anch'io» disse Juliet.
In quel momento arrivò il cameriere, entrambe ordinarono un caffè e quando questo se ne fu andato, Agathe riprese a parlare.
«Spero che la tua camicia non sia rimasta macchiata.»
Juliet mosse la mano destra davanti al viso, facendole capire che non era una cosa importante, «non era nemmeno tanto nuova, non preoccuparti.»
«È che sono sbadatissima, scusa ancora.»
«Non importa, davvero. E poi non è nulla rispetto a quello che è successo oggi.»
«Ossia?» domandò Agathe curiosa.
Juliet le spiegò brevemente dell'imprevisto del professore e di tutto quello che le era successo prima che arrivasse all'università: dalla sveglia che non era suonata, al quaderno degli appunti che non trovava, al cane che aveva deciso di fare pipì in corridoio, alla domestica che proprio quel giorno aveva preso la febbre.
Agathe strabuzzò gli occhi, «ma allora frequentiamo gli stessi corsi! Eppure non ti ho mai vista...»
«Nemmeno io» ammise Juliet.
La bionda si strinse nelle spalle, « almeno ho trovato una mia compatriota, i tedeschi mi stanno un po' antipatici.»
Juliet stava per ribattere ma in quel momento il telefono della bionda prese a vibrare sul tavolo.
«Ciao amore!» squittì, non appena rispose.
«Sono un po' occupata al momento, ci sentiamo dopo, okay?»
Juliet non voleva sembrare impicciona o altro, però le era impossibile non ascoltare la conversazione.
Prese a guardarsi in giro, nonostante ogni tanto l'occhio le cadesse su Agathe che annuiva pensierosa.
«Okay, certo che ci sono» disse la bionda, «va bene... Anch'io, ciao.»
Juliet bevve un sorso del suo caffè mentre Agathe posò il telefono sul tavolo.
«Scusami ma era Niall, il mio ragazzo.»



 

-




Eccomi qua!
Scusate se aggiorno solo ora ma ho avuto stamattina il colloquio orale della maturità, ora pure io sono in vacanza! :D ahaha
Volevo ringraziarvi di cuore per tutte le recensioni che mi avete lasciato, non me ne aspettavo così tante già dal Prologo quindi grazie mille!
In questo capitolo si capisce già qualcosa in più su Harry e Juliet, il prossimo capitolo però sarà più movimentato!
Grazie anche per aver aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate, grazie davvero ♥
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo, alla prossima! 
Jas



 







   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: jas_