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Autore: jas_    26/06/2013    5 recensioni
«Ricordi il giardino di tua madre, te lo ricordi?»
Annuii, «come dimenticarselo» dissi acida, tirando su col naso.
Pierre mi asciugò una lacrima col pollice e mi accarezzò una guancia senza smettere di guardarmi.
«Tu sei come una di quelle primule che io ti ho aiutato a portare in casa quando ci siamo conosciuti, sei bellissima e hai tanto da dare se solo... Se solo riuscissi a tirare fuori il coraggio! Ti nascondi sempre dietro a questi occhi tristi, so che è difficile ma così non fai altro che renderti piccola. Io vedo cosa sei, so il tuo potenziale, sei come una primula in inverno. Fa' arrivare la primavera e sboccia, mostrando i tuoi colori veri.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless love'
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Capitolo 17



 
Mi svegliai di soprassalto, la fronte imperlata di sudore e il respiro corto.
Ero inquieta, le immagini dell'incubo che avevo appena fatto erano cosìrealistiche nonostante infondo sapessi che era tutto frutto della mia immaginazione.
Mi voltai a sinistra e sorrisi nel vedere Pierre che dormiva sereno al mio fianco. Il suo addome si alzava e si abbassava lentamente e in maniera regolare, segno che non l'avevo svegliato con i miei movimenti bruschi, anzi.
Mi sdraiai di nuovo e solo allora notai, con piacere, la mano di Pierre appoggiata sul mio addome. Mi accoccolai a lui e chiusi gli occhi, cercando di riprendere sonno.
Tutti i dubbi che mi avevano attanagliata dopo il nostro bacio erano scomparsi nell'istante stesso in cui l'avevo visto scagliarsi contro Ryan la sera precedente.
Avevo bisogno di una prova, di una conferma del fatto che Pierre ci tenesse davvero a me nonostante in fondo lo sapessi, lo si capiva lontano un miglio da come mi guardava, da come si comportava con me. Quello sguardo colmo di sentimento, di dolcezza, lo stesso col quale mi guardava ai tempi del liceo, lo stesso che mi aveva rivolto quella sera al bar, la prima volta che lo avevo rivisto dopo tanti anni.
Lo sentii mugugnare qualcosa, aprii gli occhi nell'istante stesso in cui anche lui lo fece. Si guardòintorno spaesato per pochi istanti prima di posare lo sguardo su di me e sorridere.
«Buongiorno»mi salutò, con la voce roca.
«Ciao»dissi io, senza riuscire a trattenere un sorriso.
«Stai bene?»domandò, improvvisamente preoccupato.
Annuii e mi avvicinai ancora un po' a lui, appoggiando la testa sul suo petto, «grazie Pierre, per tutto»sussurrai, alzando lo sguardo per cercare di vederlo.
Lui mi accarezzòdolcemente i capelli e mi posòun leggero bacio tra di essi, «non mi devi ringraziare, ho soltanto salvato una fanciulla in pericolo»cercòdi sdrammatizzare.
«Beh, grazie principe»lo presi in giro, stando al gioco.
Lo sentii ridere, «a quell'idiota conviene starti alla larga. Cosa voleva?»
«Gli ho detto che ho scoperto che tradisce mia sorella e lui ha voluto parlarmi. Mi ha fatto un discorso insensato inerente alla vita sessuale sua e di Gigìandata a rilento dopo la nascita del secondo figlio, come per giustificarsi di ciòche ha fatto, e io gli ho detto che non mi interessava, che avrei fatto ragionare Gigìe l'avrei convinta a lasciarlo. A quel punto lui èandato su tutte le furie, ha perso completamente il lume della ragione e ha continuato a ripetermi di non farlo, ovviamente io perònon ho ceduto.»
Pierre scosse la testa, «sei un'incosciente, lo sai?»
«Cos'avrei dovuto fare?»ribattei, alzando lievemente il tono della voce.
«Beh, avresti potuto dargli ragione, giusto per farlo contento e per fargli tenere le mani a posto. Cosa sarebbe successo se non fossi arrivato io?»mi riprese, con una punta di severitàmista a preoccupazione nella voce.
«Probabilmente avrei messo in atto una mossa di kung fu e l'avrei steso a terra all'istante»dissi seria.
«Lola...»
Sbuffai, «non me la sentivo di dargli ragione, insomma, quell'uomo èodioso! Non mi èmai andato a genio!»
«Speriamo che tua sorella decida di lasciarlo perdere.»
«Lo faràsicuramente»dissi decisa prima di addolcire l'espressione e guardare Pierre divertita.
«Che c'è?»domandòlui inquieto.
Mi strinsi nelle spalle, «non posso guardarti? Èda un po' che non lo faccio»mi giustificai, pizzicandogli lievemente la punta del naso con la mano destra.
Il viso di Pierre si contrasse in una smorfia di disappunto, «mi metti in soggezione»ammise poi.
«Non hai niente di cui preoccuparti»sussurrai decisa, sorridendogli appena, «sei perfetto»aggiunsi prima di baciarlo dolcemente a fior di labbra.
Lo sentii sorridere a quel contatto, «se poi fai cosìallora posso anche resistere»mormoròsorridendomi malizioso e rivolgendomi un occhiolino.
Mi accoccolai di nuovo a lui e gli presi la mano con la quale mi cingeva le spalle. Mi cadde l'attenzione sui numerosi tatuaggi che gli coprivano il braccio destro, lasciato scoperto dalla maglietta a maniche corte che indossava.
«Qualche giorno devi anche spiegarmi cosa significano questi»osservai, «dieci anni fa avevi la pelle immacolata.»
Pierre rise, «perchénon hai ancora visto questi!»esclamò, mettendosi seduto sul letto e costringendomi ad allontanarmi da lui.
Si alzòla maglietta dal lato sinistro dell'addome, scoprendo un enorme tatuaggio che gli partiva dal fianco e risaliva tutto il busto.
Lo guardai scioccata, «te sei scemo»dissi, nonostante dovessi ammettere che infondo quei tatuaggi non erano poi cosìmale, soprattutto se accompagnati da certi addominali che non mi erano passati inosservati.
«E non èfinita qui»continuòlui, alzandosi dal letto ed abbassandosi i pantaloni.
«Non ho bisogno dello spogliarello grazie»cercai di fermarlo, ma la mia frase rimase sospesa a mezz'aria quando vidi la parte mancante del tatuaggio che Pierre mi aveva appena mostrato.
Questo infatti continuava lungo tutta la gamba sinistra fino alla caviglia, mi chiesi pure come fosse fatta la parte nascosta dai boxer che indossava ma mi trattenni dal chiederglielo.
«Io...»borbottai imbarazzata, senza sapere bene cosa dire.
Pierre mi sorrise sornione alzandosi velocemente i pantaloni che giacevano per terra, «mi sono sempre chiesto come avresti reagito»ammise sincero, tornando a sedersi sul bordo del materasso.
Lo guardai confusa, «davvero?»
Lui annuì, «me lo sentivo che ci saremmo rivisti prima o poi, e che mi avresti perdonato per l'enorme cazzata che ho fatto.»
Rimasi in silenzio riflettendo sulle sue parole, «devi conoscermi proprio bene, allora.»
«Piùdi quanto tu possa pensare.»
 
Ingoiai l'ultimo boccone di pancakes osservando divertita Pierre giochicchiare con la forchetta nel sciroppo d'acero che gli era rimasto nel piatto.
Solo quella mattina, svegliandomi tra le sue braccia, mi ero resa conto di quanto mi fosse mancato, di quanto stessi bene con lui, di quanto il destino ci avesse separati e infine fatti rincontrare.
Forse era destino che io e Pierre stessimo insieme, forse.
«Io devo andare»  esordìlui ad un certo punto, interrompendo i miei pensieri.
Annuii sbrigativa alzandomi dal tavolo e sparecchiando velocemente. Appoggiai i piatti nel lavandino e mi sentii avvolgere la vita da due braccia decise e muscolose, Pierre appoggiòla testa sulla mia spalla e mi guardòcurioso.
«Non vorrei fare il guastafeste ma sono le otto passate, come mai non sei ancora in ufficio?»domandòcurioso.
«Sei un guastafeste»lo accusai seria, lui si strinse nelle spalle e si giustificòcon un sorriso furbesco, «mi dispiace»disse, ma il tono che utilizzòesprimeva tutt'altro che dispiacere.
«Non èvero»ribattei, divincolandomi dalla sua presa e tornando a pulire il tavolo.
Pierre sbuffò, «cosa c'èche non va?»
Buttai la spugna nel lavandino e mi voltai nella sua direzione appoggiandomi alla cucina e lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
«Ieri ho avuto una piccola discussione col capo e non sono certa di avercelo ancora un lavoro»spiegai brevemente.
«Ti hanno licenziata?»Pierre era scioccato.
Scossi la testa, «in realtàme ne sono andata ancora prima che Alec potesse licenziarmi, ma l'ho mandato a quel paese, presumo entreròdi nuovo in quell'ufficio»sorrisi lievemente, «al momento sto bene, èbello svegliarsi senza fretta, fare colazione a casa con qualcuno e non per strada oppure sorseggiare una tazza di caffèmentre si èin ufficio e finirlo quando questo èormai freddo»ammisi sincera.
Pierre annuìe si avvicinòa me col sorriso dipinto sulle labbra, «se era quello che ti sentivi di fare, hai fatto bene a farlo»mi rassicurò, «da quello che ho capito non ti trattavano per niente bene, sono certo che la gente faràla fila per assumerti»mi rassicurò.
«Esagerato!»risi, «ma spero che la mia laurea in Giurisprudenza valga qualcosa.»
Pierre annuìconvinto e mi accarezzòdolcemente la guancia, «saràcosì. Io peròpurtroppo devo andare»sussurrò, «ti chiamo, okay?»
Annuii, Pierre sorrise e mi prese inaspettatamente per i fianchi travolgendomi in un bacio passionale.
Rimasi inizialmente interdetta da quel gesto inaspettato e poi ricambiai con altrettanto trasporto, passandogli le dita tra i capelli. Quando mi staccai avevo il cuore che mi batteva all'impazzata e il fiato corto, mi sentivo come una ragazzina dopo che aveva fatto qualche marachella e rischiava di essere beccata.
Guardai Pierre di sottecchi prima di scoppiare a ridere, lui mi guardòsenza riuscire a capire bene la mia reazione, era divertito e sconcertato allo stesso tempo.
«Scusa»mormorai, «èche... Non sono abituata a certe cose»mi giustificai, ridacchiando ancora.
«Beh in realtàneanch'io»ammise lui, grattandosi la nuca imbarazzato, «ma tu hai uno strano effetto su di me, qualcosa che non ho mai provato con nessun'altra.»
Rimasi in silenzio ad osservare Pierre che mi squadrava serio e ad ascoltare il mio cuore che aveva cominciato a farsi sentire sempre di più.
Non sapevo come interpretare le parole di Pierre, mi lasciava sempre spiazzata con la sua schiettezza e con il suo modo diretto di dire le cose, io non ero in grado di essere cosìaperta, per lo meno per quello che riguardava i miei sentimenti.
Ricordavo chiaramente di avergli detto "ti amo" per prima, ma per tutto il resto Pierre era sempre stato un passo avanti a me, ero convinta che quelle due parole lo spaventassero ma che in fondo lui me le avesse giàdette prima, alla sua maniera.
«Aspetto la tua chiamata»sussurrai, avvicinandomi a lui per baciarlo di nuovo, questa volta piùdolcemente.
Chiusi gli occhi beandomi della sensazione delle sue labbra morbide premute sulle mie, quando mi staccai lui mi guardòtitubante, aprìla bocca pronto per dire qualcosa ma poi la richiuse in un sospiro.
Mi osservòancora per un istante e poi senza proferire parola, uscì.


 

-




Non sono brava nel descrivere la vita di coppia ma sono stranamente soddisfatta di questo capitolo, spero che sia piaciuto anche voi!
Poi Pierre è meraviglioso, mentre rileggevo andavo in iperventilazione nell'immaginarlo in mutande, con quei tatuaggi che... Okay basta ahahahaha
D'ora in poi aggiornerò più costantemente visto che ce l'ho fatta a finire sti dannati esami di maturità! ahaha
Alla prossima, fatemi sapere che ne pensate!
Jas




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