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Autore: LacrimaCeleste    26/06/2013    0 recensioni
Lo senti questo suono?
No.
Diventa sempre più forte, veloce , ripetitivo. Sto forse impazzendo?
Non lo so.
Finì tutto così, gli occhi di Perla si chiusero, il suo petto smise di alzarsi e abbassarsi, non respirava più, era un piccolo corpo accasciato sull'erba umida.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il suono che il temporale aveva lasciato quando finì, echeggiava nella piccola stanza, Perla aveva appena smesso di piangere e le bruciavano così tanto gli occhi che doveva tenerli socchiusi, stava seduta sulla piccola poltroncina accanto alla finestra dove poteva osservare il piccolo parchetto dell’ospedale e le viuzze che brulicavano di persone, poi lo vide, stava correndo via come una furia, distolse lo sguardo, non voleva vederlo, era colpa di quel ragazzo se lei ora eri qui, da sola. I suoi genitori furono avvisati appena la ragazza arrivò in ospedale, ma di loro ancora nessuna traccia. Lo immaginava, i suoi genitori non tolleravano questo genere di “ incidenti”, stava già pensando alle parole di suo padre subito dopo la chiamata del pronto soccorso “ Che delusione, una figlia drogata, non voglio più vederla”, infatti lei era ancora li da sola. Per fortuna la sua borsa, in quel trambusto della notte appena trascorsa, non fu andata persa, iniziò a frugarci in cerca del suo cellulare, non lo trovava, aveva perso la cosa più importante. Si abbandonò sul letto, rassegnata, non poteva nemmeno avvisare la sua migliore amica che sicuramente non ricevendo alcun messaggio si sarebbe preoccupata non poco, ma l’avrebbero chiamata i suoi genitori e poi si sarebbe fiondata da lei. Si ne era sicura, sarebbe andata così, doveva solo avere pazienza e trovare qualcosa da fare per passare il tempo. Lei adorava leggere, le bastava semplicemente un libro e dato che almeno i soldi non erano andati persi, si vestì con quello che trovò e si mise in cerca di una libreria e nei peggiori dei casi di un’edicola. Scese al piano di sotto, dove c’erano tutti i negozi per i parenti dei malati; Bar, tabaccai, edicole, distributori automatici ma nessuna libreria in vista, come previsto, entrò nell’edicola, prese due riviste di moda e uscendo dal negozio si scontrò con qualcuno, dalle scarpe capì che era un ragazzo, quando alzò la testa per guardarlo e scusarsi, vide quel volto, era Victor. “Dannazione, ma non se ne era andato via?” pensò. Rimasero fermi, a guardarsi negli occhi per qualche secondo, nella mente di Perla passarono un sacco di pensieri, non poteva scappare questo lo sapeva, ma non poteva nemmeno trattenersi un secondo di più, così farfugliò una sottospecie di scusa e si incamminò, ma Victor la prese per un braccio, senza violenza, aveva una presa morbida, così Perla fu costretta a fermarsi, era arrivato il momento di affrontarlo. Era nel panico più totale. “ Perché mi odi? Sono rimasto tutta la notte qui in ospedale e poi scappi da me? Voglio che tu mi dica per quale motivo mi eviti.” Chiese Victor tutto d’un fiato ma Perla non riuscì ad aprire la sua piccola bocca rosata, era come immobile, non sapeva nemmeno lei il motivo per il quale lo evitava. Victor, non ricevendo alcuna risposta, decise che non poteva lasciarla andare, così la guidò verso la sua camera, inoltre non voleva che andasse in giro come se nulla fosse dopo quello che aveva passato. Il breve tragitto fu silenzioso, ma carico di agitazione e tensione, Perla continuava a pensare alle parole di Victor, lui era rimasto qui tutta la notte, eppure non si conoscevano, mentre i suoi gentori non si erano fatti ancora vivi, questo gesto le arrivò subito al cuore. Ecco, era arrivato il momento di affrontare la verità, Perla ormai si era messa il cuore in pace, così dopo essersi liberata dalla presa di Victor aumentò il passo ed entrò in stanza lasciando la porta aperta dietro di lei. Nessuno dei due aveva la più pallida idea di quale fosse l’orario delle visite, quindi cercarono di non dare sospetti. Victor entrò e chiusa la porta dietro di sé, notando la stanza vuota, nonostante il ricovero della ragazza, e una piccola poltroncina girata verso la finestra, lei era li e scrutava il cielo. Tutta quella situazione era un peso, il giorno prima Perla era la solita diciasettenne tra i soliti banchi di scuola e ora in ospedale, con uno sconosciuto che si preoccupava per lei. Lei non lasciò il tempo a Victor per aprire il discorso, esordì con una voce lenta, lo sguardo sempre rivolto verso il cielo. “ Io questa mattina mi sono svegliata in questa stanza, completamente sola, ma soprattutto senza sapere il perché. Ero spaventata, poi piano piano i ricordi sono comparsi, ieri sera dopo aver litigato con la mia famiglia, sono scappata via e dopo aver incontrato alcuni compagni di scuola, decisi di tornare a casa senza farmi sentire, prepararmi e uscire con loro, senza sapere dove saremo andati, non uscivo mai con loro, non erano proprio amici, solo conoscenti. Ero elettrizzata, e per una volta potevo essere me stessa, così quando arrivammo al locale, iniziammo tutti quanti a bere, sia chiaro che bevendo raramente, l’alcool mi è andato quasi subito al cervello, mi stavo divertendo e poi mi accorsi che tu eri seduto vicino a noi ed eri praticamente svenuto, mi sembrava una cosa divertente, allora mi sono alzata e mi sono buttata su di te, ricordo di aver visto della polvere bianca sui tuoi vestiti neri. Ricordo che rimasi molto tempo a guardarti e quando decisi di tornare dai miei amici, loro non c’erano più. A questo punto decisi di bere ancora, ancora e ancora, in qualche modo sono arrivata al tuo divanetto, ti eri svegliato, non so da quanto, io non riuscivo a stare in piedi, qualcuno mi prese in braccio e tu ci venivi dietro. Ricordo una rissa, e poi l’ultima immagine che ho siamo io e te sdraiati per terra.” Dopo poco riprese. “ Io ti volevo evitare semplicemente perché ero convinta che volessi farmi qualcosa di male, ma dopo averti sentito dire che sei rimasto qui tutta la notte, ho capito che non avevi cattive intenzioni.” Dicendo questo si girò verso di lui e lo vide seduto sul letto con lo sguardo fisso nella sua direzione e ora nei suoi occhi, poi aprì la bocca ma non disse nulla, sembrava quasi un sospiro di sollievo, le chiese se aveva bisogno di qualcosa, e senza pensarci un attimo lei gli scrisse il titolo di un libro su un post it. Victor si alzò dicendo che avrebbe fatto presto. Perla rimase di nuovo da sola, sconcertata e un pò sollevata.

Ragazzii ho bisogno di voi! Ho iniziato a scrivere questa storia più di un anno fa e mi sono persa sulla via .-. Ho bisogno di tantissime recensioni, con consigli e pareri, per finire la storia, e chissà magari venderla! Un Abbraccio, Lacrima.
  
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