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Autore: EuphemiaMorrigan    27/06/2013    13 recensioni
AU. Comica/Romantica/Drammatica.
SasuNaru.
-Dall'ultimo capitolo-
Questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto e Uchiha Sasuke, lasciate un messaggio e vi richiameremo. Se ne avremo voglia.
Se sei Sai: Visto le vendite? Ti ho battuto ancora.
Muori.
Se sei Ino: Nee-chan, non vorrei che tuo marito si suicidasse.
Ammazzalo e raggiungilo.
Se sei Nagato: Sono in perfetto orario con la scadenza.
Non è assolutamente vero.
Se siete Sakura, Hinata o Tenten: Tranquille, ho tutto sotto controllo.
E voi che ancora ci credete...
Se sei Gaara: Amico, mi devi un caffè.
Ed io ti devo un pugno.
Se sei Hidan: Lode a Jashin!
Non riesco a capire chi è più cretino tra te e Naruto.
***
***
Gensaku-sha ripercorre, a modo proprio, alcune vicende del manga.
Con personaggi casinisti, pazzi ed eccessivamente rumorosi.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Pensieri da bambino. Lacrime da adulto-

 

Note: Salve... Bene, non credo ci sia molto da dire su questo capitolo! A parte il pezzo finale, era molto. Molto più lunga quella lettera, ma... Ripeteva cose che sono destinate a Daisuke. Per questo è stata ridotta all'essenziale. Per quella rivolta al bambino c'è da macinare un bel po', visto che la mia intenzione è fargliela leggere da adulto... Ma comunque Yugito ha scelto questo, sì lo ha scelto lei non io... Perché l'idea iniziale era completamente diversa, ma poi il personaggio si è evoluto da solo! Buona lettura, un bacio. Spero non sia... Non lo so, certi capitoli mi sembrano sempre strani e ho sempre la sensazione che non li abbia resi bene. E questo mi dispiace!

 

Ho imparato...

Che crescere non significa solo fare l'anniversario.

Che il silenzio è la miglior risposta quando si sente una stupidaggine.

Che lavorare non significa solo guadagnare soldi.

Che gli amici si conquistano mostrando chi realmente siamo.

Che i veri amici stanno con noi fino alla fine.

Che le cose peggiori spesso si nascondono dietro una buona apparenza.

Che la natura è la cosa più bella di questa vita.

Che quando penso di sapere tutto ancora non so niente.

Che un solo giorno può essere più importante di molti anni.

Che si può conversare con le Stelle.

Che ci si può confessare alla Luna.

Che si può viaggiare nell'infinito.

Che è salutare sentire buone parole.

Che anche essere gentili fa bene alla salute.

Che è necessario sognare.

Che si può essere bambini tutta la vita.

Che il nostro essere è libero.

Che Dio non vieta nulla in nome dell'amore.

Che giudicarsi non è importante, quando realmente importante è la pace interiore.

E finalmente ho appreso... Che non si può morire per imparare a vivere.

-William Shakespeare-

 

Daisuke, prima d'allora, non aveva mai incontrato un così vasto numero di adulti.

In pochi mesi, invece, ne fu circondato.

Una moltitudine di visi, sorrisi, individui dapprima ignoti invasero la sua giovane esistenza, fin a quel momento quasi del tutto solitaria, portando con loro sensazioni di benessere e serenità raramente provate in precedenza.

Questo fatto lo rendeva felice, ma anche timoroso.

Soprattutto da quando gli era stata rivelata l'identità di suo padre, appesantendo il suo cuore con percezioni d'ansietà mai provate.

Tutto il suo mondo mutò, inevitabilmente.

Il comportamento della madre nei suoi riguardi si modificò a tal punto da apparire inconsistente e disinteressato. Come se lo scopo della donna fosse allontanarlo da sé ogni giorno di più.

L'unica occasione che aveva per trascorrere del tempo con lei era quando, dopo aver consumato la cena nella dimora di Sasuke e Naruto, ambedue lo riaccompagnavano a casa.

Allora lei gli rimboccava le coperte e, arruffandogli i capelli corvini, sussurrava dolcemente al suo orecchio «Sogni d'oro, piccolo mio».

Quattro parole, di chi l'aveva messo al mondo in quei sette giorni gli rimanevano soltanto quattro semplici parole. Non udiva altro e percepiva la sua assenza emotiva divenire un enorme vuoto nell'esatto centro del suo esile petto.

Lo odiava?

Perché?

Per quale motivo non aveva più il suo bene?

Questi erano i suoi più reconditi pensieri, quando nella sua stanza piangeva in solitudine, silenzioso con il viso affondando nel morbido e candido cuscino. Per poi addormentarsi sfinito dopo pochi minuti.

Non capiva, era troppo piccolo, innocente e fiducioso per capire.

E forse fu la cosa migliore per lui.

«Buon giorno, tesoro» Lo salutò Yugito in una qualsiasi mattinata. Continuando serena, od almeno fingendosi tale, a preparare la colazione mentre il bambino s'accomodava mogio al tavolo della cucina.

«'Giorno» Pigolò con flebile sussurro, intrecciando le dita delle mani tra loro e posandole sul grembo, non aggiungendo altro. Sarebbe stato perfettamente inutile ed includente farlo. Avrebbe potuto parlare. Parlare e parlare ancora, fin quanto la gola non gli si fosse seccata, ma dall'altra parte non avrebbe mai ricevuto risposta.

Di contro, la donna si stava sforzando con tutta se stessa per mantenere le distanze dal figlio, sapeva di procurargli un'immensa sofferenza e se ne rammaricava, ma era l'unico modo. Il tempo viaggiava fin troppo rapidamente e quella mattina, Yugito si era imposta di dover discutere con lui. Decidendo di tener per sé la completa verità e narrare soltanto l'essenziale.

«Daisuke ascoltami... -Iniziò stringendo spasmodicamente la tazza tra le mani- ...Per un po' dovrò andarmene» Continuò scrutando l'interno della suddetta con occhi vacui.

«Ci trasferiamo, di nuovo?» Indagò intristito da questa notizia, una parte di lui aveva volto i suoi pensieri a Sasuke. Al suo papà. Non voleva lasciarlo.

«No. Devo fare delle visite dal Dottore, da sola» Sospirò lei, tentando di essere il più chiara possibile, sfiorandogli una guancia diafana con un tocco leggero.

«P-perché?» Balbettò avvertendo una grande morsa all'altezza dello stomaco.

Lei si alzò in piedi, lo raggiunse e, accucciandoglisi dinanzi, disse «Non sto molto bene, è... -Tentennò un poco mentre stringeva le sue piccole mani con le proprie- ...È solo per qualche tempo!».

Lui annuì, alla morsa s'era aggiunto un soffocante nodo in gola.

S'era reso conto, per quanto non del tutto coscientemente, che da molti mesi la sua mamma non era più la stessa fisicamente: pareva sempre stanca, pallida... Sofferente «S-stai tanto male?» Avrebbe voluto piangere, ma l'orgoglio ereditato dagli Uchiha glielo impediva. Almeno di fronte agli altri.

«Un pochino» Confessò cercando d'esser il più sincera possibile. Mai l'avrebbe informato della sua malattia, una mezza verità era tutto ciò che poteva concedersi di riferire.

Gli avrebbe fatto del male quando non ci sarebbe stata più? Sì, sicuramente.

E l'avrebbe odiata? Anche.

Ma... Non voleva che soffrisse nell'attesa della sua dipartita, non desiderava che il figlio subisse l'ansia e la preoccupazione al suo capezzale in uno squallido letto d'Ospedale.

Ogni uomo muore solo.

E lei stava dando a Daisuke l'illusione di un ritorno in quei pochi giorni, forse settimane, che la dividevano dall'eterna lontananza.

«Guarirai, giusto? Non è nulla, vero?» Domandò chinando ancor di più la nuca e cacciando indietro le stille salate.

Yugito inclinò il capo, socchiuse gli occhi scuri e recitò la sua più grande ed ultima menzogna «Sì, guarirò».

Daisuke sollevò il viso, speranzoso «Lo giuri?».

«Giuro... -Affermò lei abbracciandolo e stringendo il suo fragile corpicino contro il proprio petto rigonfio di sofferenza. Perdonami, lo faccio per te... Pensò baciandogli il capo e parlando ancora- ...Per un po' andrai a vivere con papà e Naruto, d'accordo?».

«Per quanto?» Biascicò con la faccia premuta contro la sua spalla.

La donna si morse un labbro e ripeté vaga «Per un po'...».

Spero che ti diano l'amore di cui hai bisogno. Ne soffrirò ovunque andrò, ma desidererei che mi dimenticassi...

 

Da quattro giorni esatti, i coniugi Uzumaki-Uchiha si erano definitivamente trasferiti nella loro nuova abitazione.

Gentilmente” concessa dal buon sindaco di Konoha.

Nonostante i borbottii e le maledizioni verso tutto il creato, il più giovane dovette ammettere che quella casa era ciò che ogni essere vivente sognava quando s'immaginava autonomo e sposato: luminosa, spaziosa, con due bagni e un immenso giardino.

Peccato che il pessimo vicinato rovinasse quell'idillio.

Erano circondati da Uchiha, i peggiori sulla faccia della Terra.

Ed in più Mikoto appariva assolutamente entusiasta del fatto che i suoi bambini si fossero trasferiti a meno di quattrocento metri da lei. Praticamente si era avverato il suo più grande sogno, ma per renderlo completo necessitava anche della presenza di Sakura e Itachi...

Peccato che il figlio maggiore fosse un tantino più fortunato del fratello, per non esser stato scelto come antistress personale del più sadico degli Uchiha.

Madara era... Il suo incubo.

Un tormento continuo che si divertita ad invadere la sua privacy. E più Sasuke s'infuriava, più l'altro ne godeva. Affermando che, in quei pochi giorni, aveva combattuto e sconfitto la noia che lo attanagliava da un'intera esistenza.

Il destino infingardo, in più, aveva fatto sì che Naruto si schierasse dalla parte dell'uomo più grande.

Parevano aver instaurato un'infelice relazione a tre e, se non avesse avuto la completa certezza dell'eterosessualità di suo zio... Probabilmente sarebbe morto tentando di ammazzarlo.

Perché perfino Sasuke era cosciente del fatto che solo una persona al mondo sarebbe stata in grado di ucciderlo... E lui amava quella stupenda, meravigliosa, donna.

In quell'attimo, però, se ne stava accasciato sul suo nuovo e scomodo divano. Osservando con occhi vacui, e con un gran mal di testa, lo schermo spento del televisore.

Naruto stava preparando il pranzo aiutato da un Fugaku che sprizzava gioia da ogni poro. Aveva il terrore che, presto o tardi, avrebbe udito suo padre cinguettare.

O tubare.

Sasuke era quasi certo che si fosse innamorato di Naruto.

Cosa abbastanza comprensibile essendo sposato alla figlia di Satana da anni. Nello stesso istante in cui aveva incontrato un'anima buona come l'Uzumaki si era proteso verso di lui, adottandolo come suo unico figlio e ripudiando la progenie precedente.

L'unica cosa positiva di tutto quel trambusto era che, la follia della sua famiglia, lo distraeva da pensieri ben più gravi. Almeno in parte.

«Chiedi e ti sarà risposto» Parlò improvvisamente una voce alle sue spalle.

Il ragazzo si voltò e vide sua madre sorridergli con affetto «Non ho nulla da domandare. Stavo riflettendo, niente di più».

La donna sospirò e si accomodò accanto a lui «Su cosa?» Indagò circondandogli le grandi spalle con un braccio e tirandolo verso di sé, facendogli poggiare la nuca nell'incavo del suo collo e udendolo sbuffare contrariato. Non le importava se ormai era un uomo adulto, rimaneva pur sempre il suo Sasuke e aveva il diritto di abbracciarlo quando e come voleva.

Il giovane socchiuse gli occhi, conscio che sarebbe stato del tutto impossibile scostarsi da lei e confessò con un mormorio «Stavo riflettendo su... Daisuke, Yugito. Le solite cose, lascia stare».

Mikoto gli passò le mani tra i capelli ed affermò materna «A lui piacerai, sei il suo... -S'arrestò per un attimo, ancora scossa di quanto in fretta il tempo era passato da quando chi teneva tra le braccia in quel momento era solo un bambino- ...Sei il suo papà, ti vorrà bene. E lei... È la vita, Sasuke. Non puoi fare nulla, l'unico compito che devi portare a termine è prenderti cura di chi ti affidato. Perché... -Parlò flebilmente- ...Posso solo tentare di immaginare il suo dolore» Dichiarò baciandolo sulla fronte ed immergendo il viso nei suoi capelli. Le era mancato tenerlo tra le braccia.

«Lo farò. Grazie, mamma» Soffiò grato Sasuke, tendendosi per sfiorarle una guancia con un lieve tocco delle sue labbra, inspirando quel profumo che sapeva di casa.

 

«Daisuke... -Lo abbracciò di slancio Naruto, quando lo vide dinanzi l'ingresso di casa accompagnato da Yugito- ...Come stai?» Domandò, notando i suoi occhi rossi e gonfi.

Il piccolo affondò il volto nell'incavo del suo collo e non rispose nulla, semplicemente si strinse il più possibile al suo corpo. Uzumaki lo sollevò da terra e scoccò uno sguardo comprensivo alla donna, mentre Sasuke le si avvicinava cingendo debolmente il suo fragile corpo, come se avesse avuto il terrore di spezzarla.

Lei ricambiò la stretta con tutte le sue poche forze «Ti voglio bene. Grazie, Sasuke» Sussurrò al suo orecchio, bloccandosi dallo scoppiare in lacrime di fronte ad un già sconvolto Daisuke.

Naruto immerse il viso nei capelli bruni del bambino, passò una mano sulla piccola schiena tremante e lo cullò gentilmente tra le braccia. Incapace di dire una singola parola in quel momento di sofferenza. Per tutti.

Sapeva che anche Sasuke ne era profondamente addolorato.

Non ne aveva mai parlato, nemmeno una volta, ma scoprire la malattia di Yugito era stato distruttivo per lui.

Le voleva bene. E seppur altri pensieri avevano invaso la sua mente: la vita coniugale appena iniziata, gli ostacoli, suo figlio, il timore di perdere ogni cosa... Nonostante questo lei era sempre stata lì, a premere insistentemente sulla sua mente per tutto il tempo.

L'aveva rimosso, scacciato, come era solito fare con ogni cosa che lo destabilizzava. Non voleva ricordarlo, ma ogni qual volta tornava a tormentarlo il suo viso si scuriva.

«Anch'io... -Rispose in tono caldo e profondo- ...Verrò a trovar...».

«No... -Lo interruppe lei, staccandosi dal suo abbraccio e ricercando qualcosa nella borsa a tracolla che portava. Poi mormorò per non farsi udire dal bambino- ...Non voglio che nessuno mi veda morire lentamente, quando accadrà lo saprete».

«Yugito...» Tentò di opporsi furioso. Non aveva il diritto di costringerlo a lasciala sola.

«Non voglio, non ci riesco. Mi dispiace... -Parlò ancora, asciugandosi una lacrima e passandogli due bianche lettere- ...Quando sarà abbastanza grande questa dalla a lui, invece... -Indicò la seconda- ...Questa è per te!».

Uchiha si morse a sangue l'interno di una guancia ed annuì con mani tremanti, strinse i pugni fin quasi a far sbiancare le nocche rimanendo in silenzio. Se avesse parlato ancora sarebbe crollato irrimediabilmente.

Yugito si voltò verso Naruto, sorridendogli con affetto e sussurrò «Trattalo bene» Volse un'ultima volta gli occhi verso il figlio poi si allontanò lentamente.

Sasuke osservò la sua schiena da sotto le ciocche corvine, figurandosi quella ragazzina che aveva incontrato anni prima: il maglione rosso, i pantaloni celesti e quell'improponibile colore delle sue scarpe. Per lui non sarebbe mai cambiata.

L'avrebbe eternamente ricordata come quell'unica, prima, amica che in quel cupo periodo era riuscita ad aiutarlo... Con un semplice sorriso.

Era felice... Davvero felice di aver avuto un figlio con lei.

 

In un surreale, cupo ed infrangibile silenzio scese la notte.

E Naruto sapeva di non poter dire nulla per alleviare le sofferenze del compagno e di Daisuke. Nessuna parola sarebbe stata abbastanza.

Lì ritrovò insieme, stesi supini sul grande letto matrimoniale. Svegli, con le iridi puntante al bianco soffitto.

Gli occhi del bambino erano lucidi e carichi di lacrime trattenute, quelli del marito... Coperti da uno spesso velo di disperazione.

Così simili in quella misera differenza che faceva male osservali.

Nessuno dei due si sarebbe lasciato andare al pianto, ne era certo. Così come era consapevole che avrebbe dovuto liberare lui anche le loro lacrime. Era il suo compito.

Si stese nel mezzo dei loro corpi con delicatezza, li avvolse entrambi tra le sue braccia facendogli poggiare i visi sul suo torace e, ancora in silenzio, continuò a piangere.

Sasuke spostò un braccio sulla schiena del figlio, stringendo il suo corpo e quello del marito con violenza, avvicinandoli a sé ancora di più.

Daisuke s'aggrappò con tutte le sue forze alla stoffa della maglia di Naruto ed allungò una mano verso quella di suo padre, incapace di lasciarli andare e rimanere completamente solo.

 

Caro Sasuke.

Scrivo queste pochissime righe in uno dei tanti momenti di solitudine, divenuti una piacevole routine in questi giorni.

Io, che ne ho sempre avuto timore, in lei ho trovato una fedele compagna di viaggio.

Il mio ultimo viaggio.

Quando ero bambina avevo paura, tanta paura, di rimanere senza nessuno accanto.

Nonostante tu sappia quanto la mia infanzia non sia stata tale, quanto al tempo volessi fuggire da quel luogo mai chiamato casa e come in fine ci riuscii... Mi manca.

Vorrei rivedere mio padre almeno una volta, ma non ne ho più il coraggio né la possibilità. Perché nonostante mi sia sempre considerata una donna forte... Non lo sono mai stata.

Non voglio dilungarmi con frasi fatte o con il racconto della mia vita, lo sai. Conosci tutto di me... La mia storia è racchiusa tra le righe che ho lasciato a nostro figlio, non è necessario scriverla in un altro luogo.

Non ripeterò il bene che ti voglio.

Sai anche questo, sono certa che tu l'abbia sempre saputo.

Per quel poco tempo che hai fatto parte della mia vita sei stato un amico, un fratello... L'essenziale che mi circondava.

E ti ringrazio. Perché la tua sola, silenziosa, presenza mi rendeva felice come non ero mai stata prima di quel momento.

Rimpiangerò sempre l'averti perduto, ma ora posso ben dire che ti ho ritrovato. Anche se per poco, osservandoti da lontano, ho finalmente rivisto il mio migliore amico.

Sii forte come sai di essere. Vivi ogni attimo della bellissima esistenza che ti sei creato con serenità e gioia e, se puoi... Se vuoi. Vivi anche per me.

Nelle carezze che farai a Daisuke, nelle favole che gli racconterai, nelle notti passate assieme sullo stesso letto. Negli abbracci, nei sorrisi, nelle ramanzine, nelle future litigate... In tutto. Ti dono un po' dell'amore che provo io.

Proteggilo sempre... Perché ha ereditato la nostra fragilità. Non ti dirà quando starà male, non piangerà sulla tua spalla... È troppo simile a te per farlo, ma il suo dolore lo noterai. Perché imparerai che ogni qual volta soffrirà avvertirai un pugno allo stomaco, così potente da mozzarti il respiro... Ed io non riesco a respirare da giorni, Sasuke.

Abbraccialo... Perché è l'unico gesto d'affetto che concede, perché è l'unica cosa che lo fa star bene quando è triste.

Amalo ogni giorno... Perché non ha bisogno d'altro.

Semplicemente vivilo in ogni attimo che d'ora in poi trascorrerete insieme.

Non credo di avere altro da dirti, sono certa che non hai bisogno delle mie parole per essere un buon padre.

Imparerai col tempo... Proprio come ho fatto io.

Perdonami per averti vietato di vederlo crescere fino ad ora, solo adesso mi rendo conto di aver completamente errato... Di essere stata egoista.

Ringrazia da parte mia il tuo compagno. Riferiscigli che, nonostante il poco tempo, ho voluto bene anche a lui e sono felice che tu non sia solo, non sai quanta gioia ho provato nel sapere che non lo eri più.

Non tornare a chiuderti in te stesso, te ne prego. Fallo per me, sii sempre il nuovo Sasuke che ho ritrovato, perché è quello reale.

Grazie di esserci sempre stato.

Davvero, grazie...”

   
 
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