-The day after tomorrow
L’ufficio era nelle
stesse condizioni della sua camera nel dormitorio Serpeverde la sera del
fantomatico ballo.
Non riusciva a credere a
ciò che Hermione aveva detto.
Non riusciva a credere
che quelle parole fossero state realmente pensate e vomitate dalla donna che
amava.
Draco si guardò intorno
e ciò che vide non gli piacque per niente: aveva distrutto praticamente tutto e
specchiandosi nella lucida vetrata riuscì a scorgere il suo volto rigato dalle
lacrime e la rabbia vivida nei suo occhi.
Stava male e neanche il
tagliacarte che aveva trasfigurato in un pacchetto di sigarette era riuscito a
calmarlo.
Le aveva fumate tutte
una dopo l’altra ma nessuna sembrava avere il potere di rilassare i suoi nervi
contratti dalla rabbia.
Solo la mattina seguente
era riuscito a ripercorrere serenamente
la discussione avvenuta con Hermione.
Guardò la sua mano,
colpevole.
Ripensò alle parole
vomitate.
Ripensò al suo sguardo,
al suo corpo tremane e riuscì a fare una sorta di
collegamento.
Hermione aveva parlato
di cose che Draco avrebbe dovuto sapere ma che in realtà ignorava e che quindi
le sue parole erano state pesanti proprio per colpirlo e fargli male perché,
anche se lui non sapeva, lei aveva sofferto per colpa sua.
Una serie di eventi si
fecero spazio nella sua mente dilaniata da un mal di testa particolarmente
feroce, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era il Congresso a
Zurigo.
C’entrava sicuramente
qualcosa in quell’aggroviglio di pensieri e quasi sicuramente qualcosa era
andato storto quando aveva mandato il gufo a Londra.
Pop
“Draco”
“Ciao
Theo”
“Come
stai?”
Draco si guardò un po’
intorno.
“Sono nella stessa
condizione di questo ufficio”
Theodore si guardò
intorno seguendo lo sguardo dell'’amico e siccome la stanza si presentava
completamente distrutta, ne dedusse che Draco non doveva stare
benissimo.
“Draco… ho come
l’impressione che tu non sappia cosa sia successo, vero?”
Domandò sedendosi
cautamente su un divanetto ormai quasi del tutto
bruciacchiato.
Draco volse lo sguardo
al soffitto, probabilmente per ricacciare le lacrime.
“Già…”
“Ho parlato con il
professor Paroceti…”
“Come hai fatto? E’
praticamente impossibile.”
Theo sorrise, “E’ un
vecchio amico di famiglia, deve molto alla famiglia Nott”
I muscoli di Draco si
tesero e decise di sprofondare nella sua poltrona girevole facendo comparire due
tazze di tè fumante.
Theo si accinse a
prenderne una e proseguì, “Mi ha detto che sei stato mandato a Zurigo con
quindici minuti di preavviso…”
Draco picchettò
nervosamente le dita sulla superficie della scrivania ascoltando le parole
dell’amico.
“…nello stesso istante
Blaise esortava Hermione a farti una sorpresa presentandosi a casa tua e passare
insieme il week-end…”
“E lei non ha mai
ricevuto la lettera perché quando il gufo planava a casa nostra lei si trovava a
Firenze, giusto?”
Theo annuì e bevve
dell'’altro tè.
“Ok, ma cos’è successo
quando è arrivata qui a Firenze? Io non c’ero e non condivido la casa con
nessuno…”
Si presela testa tra le
mani che continuava a pulsare maledettamente.
“Qualcuno
c’era”
“Chi?”
“Hermione è venuta da me
in lacrime e tra i singhiozzi ha raccontato che tu eri sotto la doccia con una
certa Stefania”
“Stefania…”
Il ghigno che lo aveva
sempre contraddistinto si ridisegnò sulle sue labbra.
“Chi è questa
Stefania?”
“La vuoi
presentata?”
Theo non capì, ma
assecondò l’amico che aveva fatto partire una specie di suono dalla sua
bacchetta per richiamare la procace segretaria.
Quando la porta
dell'’ufficio si aprì, si presentò Stefania in una fascia che doveva avere le
stesse funzioni di una gonna, la camicetta che non lasciava spazio
all’immaginazione e il reggiseno probabilmente di una taglia più
piccola.
“Buongiorno signor
Malfoy”
La ragazza si guardò
intorno, ma non osò chiedere cosa fosse accaduto; “Desidera qualcosa?”, proseguì
melensa.
Draco la guardò
compiaciuto mentre Theo stava cercando di capire se le ragazze italiane erano
tutte simili puttane.
“Dovresti cercarmi il
fascicolo per l’espansione della società in Germania”, disse con voce ferma ma
altamente e studiatamente
sensuale.
“E’ a casa sua nel
mobile in noce accanto al televisore del salotto”
Draco si massaggiò il
pizzetto mentre Theo non aveva capito una parola di quella
conversazione.
“Stefania, come fai a
sapere dove si trova con così tanta precisione e cura nei particolari? Ho forse
mai detto di avere un mobile in noce accanto al televisore che c’è nel mio
salotto?”
Theo sorrise all’amico e
notò la segretaria sprofondare nell’imbarazzo.
“L’ho forse detto,
Stefania?”, domandò di nuovo lui con ferocia nello
sguardo.
“N-no”, sussurrò
lei.
“E come fai a
saperlo?”
“Io…io…”
Draco si alzò dalla sua
postazione e le si avvicinò mordace.
“Qualcuno dei tuoi spasimanti ti ha
mangiato la lingua?”, insinuò velenoso.
Lei negò con la
testa.
Era stata umiliata dal
suo capo,un ragazzo troppo giovane che sembrava avere l’esperienza di vita di un
uomo di quaranta anni.
“Visto che abbiamo
appurato che la tua lingua è intatta, perché non mi spieghi la dinamica dei
fatti che ti hanno portata in casa mia?”
Stefania si morse il
labbro inferiore.
“Bustworker cercava il
fascicolo e mi sono offerta per andarlo a prendere…”, disse con voce
flebile.
“Bustworker sapeva..”,
prese a dire Draco con la rabbia che ribolliva nel sangue, ma lei fu più
veloce.
“Bustworker non c’entra
nulla, sono stata io… io l’ho sedotto e lui s’è convinto, lui sapeva che non
avrebbe dovuto darmi il permesso, ma…”
“… voleva finire tra le
tue gambe!”, suggerì Theo che aveva acchiappato il filo del
discorso.
Stefania annuì rossa in
volto e preda dell'’umiliazione.
Draco si massaggiò il
viso, era visibilmente stanco, ma più che andare a dormire gli premeva sapere
cosa era successo in casa sua, senza di lui, con la sua
Hermione.
“Hai aperto la porta a
qualcuno quando ti sei introdotta in casa mia?”, riprese malevolo girandole
attorno come un avvoltoio.
“Sì”, ammise con voce
tremula.
“A
chi?”
Lei deglutì, “Alla sua
fidanzata”
“E cosa è successo tra
voi?”
“Le ho fatto credere
che… le ho fatto… le ho detto che io e lei eravamo…”, le si formò un gruppo in
gola e gli occhi dei due ragazzi non la aiutavano di
certo.
“Eravamo?”, la incitò
Theo.
“… sotto la
doccia”
“Immagino a fare sesso,
dico bene?”
Stefania
annuì.
Draco guardò per qualche
secondo fuori dalla finestra e si perse ad ammirare la città di Firenze
dall’alto.
Sembrava calmo e Theo
sapeva che lo era davvero.
“Grazie per il racconto
signorina Ferretti”
“Po-posso
andare?”
Draco non la guardò,
continuava a tenere lo sguardo incollato al paesaggio.
“Sì”
Sentì il rumore della
porta che si apriva e si voltò di scatto; “Quasi dimenticavo signorina
Ferretti…”
Stefania lo guardò a sua
volta, speranzosa.
“Lei è
licenziata”
***
Erano rimasti soli
nell’ufficio distrutto e Theo stava fumandosi una sigaretta in attesa che il suo
amico parlasse.
Lo conosceva abbastanza
da sapere che Draco aveva bisogno del suo tempo per riavere il controllo della
sua mente.
Era stato abituato a
determinate cose da bambino, la sua educazione era stata molto severa e da
quando si conoscevano sapeva che parlargli non sarebbe servito a
niente.
“Potrebbe essere tutto
risolto, ma non lo è…”
Theo ciccò la
sigaretta.
“Credi che Hermione non
terrà conto della realtà dei fatti?”, domandò.
“Conosco Hermione e so
che la sua paura più grande sono le puttane di cui mi sono sempre circondato e
che continuano a ronzarmi intorno.”
Theo si stropicciò gli
occhi sperando di capire quelle parole.
Lui di donne non capiva
niente, ma stranamente gli andava bene così.
“Lei non è un’oca e
alcune volte, nonostante la sua intelligenza, crede di non essere all’altezza di
quelle che sono state le mie bamboline”
“Lei non è la tua
bambolina…”
Draco
sorrise.
“Non lo è mai stata lei
lo sa, ma la sua paura è irrazionale ed io non so come aiutarla per eliminare
questi tarli dalla sua testa”
Quale secondo di
silenzio li avvolse, mentre fuori dalla finestra stormi di rondini cinguettavano
quasi fastidiosamente.
“Và da lei… e anche se
Blaise e gli altri sono stati particolarmente irriverenti nei tuoi confronti,
beh… sappi semplicemente che le vogliono un gran bene”
Draco gli si avvicinò e
lo abbracciò di slancio lasciando che la sigaretta che teneva tra le labbra gli
bruciasse il maglioncino grigio che indossava.
***
Non passava una notte
intera a piangere da secoli e tutto le sembrava così stramaledettamente
sbagliato che non riusciva a pensare in maniera razionale.
Aveva paura, era una
costante che l’aveva sempre assillata.
I suoi capelli crespi e
la sua dentatura da castoro erano state le sue croci e solo quando aveva
scoperto di amare il suo migliore amico aveva acquistato un po’ di coraggio, ma
poi, quando lui si era fidanzato con Lavanda Brown, le sue certezze erano
crollate miseramente e non perché il ragazzo che amava aveva preferito un’altra,
ma perché quell’altra non era il ritratto dell'’intelligenza, ma della
bellezza.
Era sempre stato così e
quando Draco Malfoy era piombato nella sua vita, era stato tutto fin troppo
perfetto.
Draco Malfoy era il
desiderio proibito di ogni ragazza e lei, la secchiona so-tutto-io, era riuscita
ad ammaliarlo e farlo innamorare di lei, di una bellezza semplice che adorava
leggere invece di stare a perdere ore davanti ad uno specchio per cercare di
rendere lisci i suoi capelli o curare la sua pelle con impacchi Catervinia
selvatica.
“Hermione”
Lei alzò lo sguardo e lo
vide.
Era lì davanti a lei e
non s’era nemmeno resa conto del rumore che produceva
“E’ stato tutto un
fraintendimento… un equivoco…”, spiegò lui.
Lo sguardo vitreo di lei
però non lo aiutava ad andare avanti.
“Hermione…”
“Draco, mi dispiace per
ciò che ti ho detto, sono stata una merda… ma ti prego, io ho bisogno di
tempo…”
“Tempo per cosa?”,
domandò lui confuso.
“Io ho paura e non
posso…”
Draco la fece alzare e
la strinse forte a sé, “Hermione, ti amo”
“Ti amo anch’io”, disse
tra i singhiozzi mentre le lacrime bagnavano il maglioncino di
Draco.
“E
allora…”
“Ho bisogno di
tempo”
Care ragazze, perdonate l’immenso
ritardo.
Spero non vi siate estinte e continuiate a leggere e
dirmi cosa ne pensate.
Purtroppo non posso ringraziarvi singolarmente, ma
sappiate comunque che vi adoro e che probabilmente il prossimo capitolo sarà
l’ultimo.
Un grazie di cuore.
Kisses