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Autore: gemellina    10/01/2008    11 recensioni
Il professor Paroceti era un uomo dall’aria piuttosto burbera e non faceva presagire nulla di positivo, tranne l’idea del suicidio visto come l’unica via d’uscita. Draco prese posto vicino al collega e ciò che vide non gli piacque per niente: il testo di Romeo e Giulietta troneggiava sul banchetto, ma fu quello che udì poco dopo che lo portò ad un’istantanea voglia di scagliarsi un’Avada Kedavra. “Giulietta era una puttana!” La storia sembrava ripetersi.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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day

-The day after tomorrow

 

L’ufficio era nelle stesse condizioni della sua camera nel dormitorio Serpeverde la sera del fantomatico ballo.

Non riusciva a credere a ciò che Hermione aveva detto.

Non riusciva a credere che quelle parole fossero state realmente pensate e vomitate dalla donna che amava.

Draco si guardò intorno e ciò che vide non gli piacque per niente: aveva distrutto praticamente tutto e specchiandosi nella lucida vetrata riuscì a scorgere il suo volto rigato dalle lacrime e la rabbia vivida nei suo occhi.

Stava male e neanche il tagliacarte che aveva trasfigurato in un pacchetto di sigarette era riuscito a calmarlo.

Le aveva fumate tutte una dopo l’altra ma nessuna sembrava avere il potere di rilassare i suoi nervi contratti dalla rabbia.

Solo la mattina seguente era riuscito a ripercorrere serenamente la discussione avvenuta con Hermione.

Guardò la sua mano, colpevole.

Ripensò alle parole vomitate.

Ripensò al suo sguardo, al suo corpo tremane e riuscì a fare una sorta di collegamento.

Hermione aveva parlato di cose che Draco avrebbe dovuto sapere ma che in realtà ignorava e che quindi le sue parole erano state pesanti proprio per colpirlo e fargli male perché, anche se lui non sapeva, lei aveva sofferto per colpa sua.

Una serie di eventi si fecero spazio nella sua mente dilaniata da un mal di testa particolarmente feroce, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era il Congresso a Zurigo.

C’entrava sicuramente qualcosa in quell’aggroviglio di pensieri e quasi sicuramente qualcosa era andato storto quando aveva mandato il gufo a Londra.

 

Pop

 

“Draco”

“Ciao Theo”

“Come stai?”

Draco si guardò un po’ intorno.

“Sono nella stessa condizione di questo ufficio”

Theodore si guardò intorno seguendo lo sguardo dell'’amico e siccome la stanza si presentava completamente distrutta, ne dedusse che Draco non doveva stare benissimo.

“Draco… ho come l’impressione che tu non sappia cosa sia successo, vero?”

Domandò sedendosi cautamente su un divanetto ormai quasi del tutto bruciacchiato.

Draco volse lo sguardo al soffitto, probabilmente per ricacciare le lacrime.

“Già…”

“Ho parlato con il professor Paroceti…”

“Come hai fatto? E’ praticamente impossibile.”

Theo sorrise, “E’ un vecchio amico di famiglia, deve molto alla famiglia Nott”

I muscoli di Draco si tesero e decise di sprofondare nella sua poltrona girevole facendo comparire due tazze di tè fumante.

Theo si accinse a prenderne una e proseguì, “Mi ha detto che sei stato mandato a Zurigo con quindici minuti di preavviso…”

Draco picchettò nervosamente le dita sulla superficie della scrivania ascoltando le parole dell’amico.

“…nello stesso istante Blaise esortava Hermione a farti una sorpresa presentandosi a casa tua e passare insieme il week-end…”

“E lei non ha mai ricevuto la lettera perché quando il gufo planava a casa nostra lei si trovava a Firenze, giusto?”

Theo annuì e bevve dell'’altro tè.

“Ok, ma cos’è successo quando è arrivata qui a Firenze? Io non c’ero e non condivido la casa con nessuno…”

Si presela testa tra le mani che continuava a pulsare maledettamente.

“Qualcuno c’era”

“Chi?”

“Hermione è venuta da me in lacrime e tra i singhiozzi ha raccontato che tu eri sotto la doccia con una certa Stefania”

“Stefania…”

Il ghigno che lo aveva sempre contraddistinto si ridisegnò sulle sue labbra.

“Chi è questa Stefania?”

“La vuoi presentata?”

Theo non capì, ma assecondò l’amico che aveva fatto partire una specie di suono dalla sua bacchetta per richiamare la procace segretaria.

Quando la porta dell'’ufficio si aprì, si presentò Stefania in una fascia che doveva avere le stesse funzioni di una gonna, la camicetta che non lasciava spazio all’immaginazione e il reggiseno probabilmente di una taglia più piccola.

“Buongiorno signor Malfoy”

La ragazza si guardò intorno, ma non osò chiedere cosa fosse accaduto; “Desidera qualcosa?”, proseguì melensa.

Draco la guardò compiaciuto mentre Theo stava cercando di capire se le ragazze italiane erano tutte simili puttane.

“Dovresti cercarmi il fascicolo per l’espansione della società in Germania”, disse con voce ferma ma altamente e studiatamente sensuale.

“E’ a casa sua nel mobile in noce accanto al televisore del salotto”

Draco si massaggiò il pizzetto mentre Theo non aveva capito una parola di quella conversazione.

“Stefania, come fai a sapere dove si trova con così tanta precisione e cura nei particolari? Ho forse mai detto di avere un mobile in noce accanto al televisore che c’è nel mio salotto?”

Theo sorrise all’amico e notò la segretaria sprofondare nell’imbarazzo.

“L’ho forse detto, Stefania?”, domandò di nuovo lui con ferocia nello sguardo.

“N-no”, sussurrò lei.

“E come fai a saperlo?”

“Io…io…”

Draco si alzò dalla sua postazione e le si avvicinò mordace.

 “Qualcuno dei tuoi spasimanti ti ha mangiato la lingua?”, insinuò velenoso.

Lei negò con la testa.

Era stata umiliata dal suo capo,un ragazzo troppo giovane che sembrava avere l’esperienza di vita di un uomo di quaranta anni.

“Visto che abbiamo appurato che la tua lingua è intatta, perché non mi spieghi la dinamica dei fatti che ti hanno portata in casa mia?”

Stefania si morse il labbro inferiore.

“Bustworker cercava il fascicolo e mi sono offerta per andarlo a prendere…”, disse con voce flebile.

“Bustworker sapeva..”, prese a dire Draco con la rabbia che ribolliva nel sangue, ma lei fu più veloce.

“Bustworker non c’entra nulla, sono stata io… io l’ho sedotto e lui s’è convinto, lui sapeva che non avrebbe dovuto darmi il permesso, ma…”

“… voleva finire tra le tue gambe!”, suggerì Theo che aveva acchiappato il filo del discorso.

Stefania annuì rossa in volto e preda dell'’umiliazione.

Draco si massaggiò il viso, era visibilmente stanco, ma più che andare a dormire gli premeva sapere cosa era successo in casa sua, senza di lui, con la sua Hermione.

“Hai aperto la porta a qualcuno quando ti sei introdotta in casa mia?”, riprese malevolo girandole attorno come un avvoltoio.

“Sì”, ammise con voce tremula.

“A chi?”

Lei deglutì, “Alla sua fidanzata”

“E cosa è successo tra voi?”

“Le ho fatto credere che… le ho fatto… le ho detto che io e lei eravamo…”, le si formò un gruppo in gola e gli occhi dei due ragazzi non la aiutavano di certo.

“Eravamo?”, la incitò Theo.

“… sotto la doccia”

“Immagino a fare sesso, dico bene?”

Stefania annuì.

Draco guardò per qualche secondo fuori dalla finestra e si perse ad ammirare la città di Firenze dall’alto.

Sembrava calmo e Theo sapeva che lo era davvero.

“Grazie per il racconto signorina Ferretti”

“Po-posso andare?”

Draco non la guardò, continuava a tenere lo sguardo incollato al paesaggio.

“Sì”

Sentì il rumore della porta che si apriva e si voltò di scatto; “Quasi dimenticavo signorina Ferretti…”

Stefania lo guardò a sua volta, speranzosa.

“Lei è licenziata”

 

                                                        ***

 

 

Erano rimasti soli nell’ufficio distrutto e Theo stava fumandosi una sigaretta in attesa che il suo amico parlasse.

Lo conosceva abbastanza da sapere che Draco aveva bisogno del suo tempo per riavere il controllo della sua mente.

Era stato abituato a determinate cose da bambino, la sua educazione era stata molto severa e da quando si conoscevano sapeva che parlargli non sarebbe servito a niente.

“Potrebbe essere tutto risolto, ma non lo è…”

Theo ciccò la sigaretta.

“Credi che Hermione non terrà conto della realtà dei fatti?”, domandò.

“Conosco Hermione e so che la sua paura più grande sono le puttane di cui mi sono sempre circondato e che continuano a ronzarmi intorno.”

Theo si stropicciò gli occhi sperando di capire quelle parole.

Lui di donne non capiva niente, ma stranamente gli andava bene così.

“Lei non è un’oca e alcune volte, nonostante la sua intelligenza, crede di non essere all’altezza di quelle che sono state le mie bamboline”

“Lei non è la tua bambolina…”

Draco sorrise.

“Non lo è mai stata lei lo sa, ma la sua paura è irrazionale ed io non so come aiutarla per eliminare questi tarli dalla sua testa”

Quale secondo di silenzio li avvolse, mentre fuori dalla finestra stormi di rondini cinguettavano quasi fastidiosamente.

“Và da lei… e anche se Blaise e gli altri sono stati particolarmente irriverenti nei tuoi confronti, beh… sappi semplicemente che le vogliono un gran bene”

Draco gli si avvicinò e lo abbracciò di slancio lasciando che la sigaretta che teneva tra le labbra gli bruciasse il maglioncino grigio che indossava.

 

                                                        ***

 

Non passava una notte intera a piangere da secoli e tutto le sembrava così stramaledettamente sbagliato che non riusciva a pensare in maniera razionale.

Aveva paura, era una costante che l’aveva sempre assillata.

I suoi capelli crespi e la sua dentatura da castoro erano state le sue croci e solo quando aveva scoperto di amare il suo migliore amico aveva acquistato un po’ di coraggio, ma poi, quando lui si era fidanzato con Lavanda Brown, le sue certezze erano crollate miseramente e non perché il ragazzo che amava aveva preferito un’altra, ma perché quell’altra non era il ritratto dell'’intelligenza, ma della bellezza.

Era sempre stato così e quando Draco Malfoy era piombato nella sua vita, era stato tutto fin troppo perfetto.

Draco Malfoy era il desiderio proibito di ogni ragazza e lei, la secchiona so-tutto-io, era riuscita ad ammaliarlo e farlo innamorare di lei, di una bellezza semplice che adorava leggere invece di stare a perdere ore davanti ad uno specchio per cercare di rendere lisci i suoi capelli o curare la sua pelle con impacchi Catervinia selvatica.

“Hermione”

Lei alzò lo sguardo e lo vide.

Era lì davanti a lei e non s’era nemmeno resa conto del rumore che produceva la Smaterializzazione.

“E’ stato tutto un fraintendimento… un equivoco…”, spiegò lui.

Lo sguardo vitreo di lei però non lo aiutava ad andare avanti.

“Hermione…”

“Draco, mi dispiace per ciò che ti ho detto, sono stata una merda… ma ti prego, io ho bisogno di tempo…”

“Tempo per cosa?”, domandò lui confuso.

“Io ho paura e non posso…”

Draco la fece alzare e la strinse forte a sé, “Hermione, ti amo”

“Ti amo anch’io”, disse tra i singhiozzi mentre le lacrime bagnavano il maglioncino di Draco.

“E allora…”

“Ho bisogno di tempo”

 

 

 

        

 

 

 

Care ragazze, perdonate l’immenso ritardo.

Spero non vi siate estinte e continuiate a leggere e dirmi cosa ne pensate.

Purtroppo non posso ringraziarvi singolarmente, ma sappiate comunque che vi adoro e che probabilmente il prossimo capitolo sarà l’ultimo.

 

Un grazie di cuore.

 

Kisses

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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