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Autore: dare to dream_    27/06/2013    1 recensioni
Tratto dal 15 capitolo:
-Louis, mi spieghi la mia vita prima di fare quest'incidente? - mi domandò curiosa.
-Perché lo vuoi sapere? - rispose lui.
-Sono curiosa di sapere, la curiosità fa parte di me, o almeno credo. -
Non posso raccontarle la sua vita precedente, avrebbe uno shock troppo grande e dovremmo correre in ospedale per l'ennesima volta, e per l'ennesima volta lei doveva stare su quella stanza spoglia e priva di emozioni, e non ce la facevo a vederla lì, una creatura così esile morente, e io non potevo fare niente.
-Non posso- dissi.
-Vaffaculo, Louis- urlò. Si alzò e se ne andò sbattendo la porta.
Tratto dal 28 capitolo:
Mamma e papà al lavoro, i ragazzi a lavorare sul nuovo disco e io avevo la casa per me tutta la giornata. Mi misi a cucinare qualcosa, ma prima accesi lo stereo mettendo l'Up all night.
Dopo una buona mezz'ora mentre cantavo mi venne una fitta al cuore forte, dopo neanche cinque minuti, un'altra, e ancora un'altra fino a farmi sedere per terra, e da lì mi passò un film di tutta la mia vita davanti gli occhi: quella sono io..
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Point of view, Louis William Tomlinson.


Mi girai e… e ecco tutta la mia felicità su un lettino, con gli occhi aperti. Dopo quattro mesi potetti ammirare i suoi bellissimi occhi azzurri, dove nei quali mi perdevo ogni volta che la guardavo, che l’accarezzavo la sua soffice guancia poco arrossita. Temevo che non avessi visto più i suoi occhi dopo quella sera. Temevo di non vederla più sorridere, il suo innocente sorriso. Il sorriso più bello che abbia mai visto.  Temevo di non vederla più girare per casa spruzzando allegria da tutti i pori e cercando di contagiare tutti e ci riusciva. Trasmetteva felicità a tutti, era una macchina della felicità. Avevo una paura matta di perderla, di non stringerla più a me, di non toccare le sue soffici labbra e di non fantasticare sul nostro futuro insieme.
-Marienne!!- dissero in modo molto calmi i ragazzi, mentre io ero immobile non riuscivo a muovere nessun muscolo.
-Chi siete?- domandò curiosa con una voce stridula. I ragazzi si guardarono. -Voi chi siete? Dove sono? Perché sono qui? Mi volete fare qualcosa? Aiutatemi!- urlò in preda al panico.
-Marienne non ti ricordi di noi? Siamo Harry, Liam e Zayn- disse il riccio abbastanza sconvolto, lei scosse il capo.
-Ma come? .. non ti ricordi di me, amore mio? – dissi io svegliandomi dallo stato di trance in cui ero caduto minuti prima.
-Chi è questo pazzo che mi chiama amore mio?- urlò.
-Basta! Già avete fatto e parlato abbastanza! Fuori di qui!- disse la vecchia zitella.
Noi, per la prima volta in quei giorni, ubbidimmo. Ci sedemmo su quelle sedie poste davanti alla stanza di Mary. Eravamo tutti sconvolti, scioccati, senza parole.
-Q-quindi Mary non si ricorda di niente?- chiese Liam.
-A quanto pare..-
-Non è possibile!!-
ululò Zayn.
-Invece è possibile, fratello- rispose Liam con  voce bassa.
Non ricordava niente più. Niente di tutto quello che avevamo passato io e lei, noi. Niente, assolutamente niente. Non ricordava il giorno in cui ci siamo conosciuti. Ero un bambino; lei già una donna, una donna bellissima che poteva far innamorare tutti, me compreso e ci è riuscita alla grande. Non ricordava tutti i battibecchi, le occhiatacce, le risate e i sorrisi durante quei due anni. Non ricordava tutte le pazzie che ho fatto per farla uscire con me.

“-Louis, la smetti di mandarmi rose rosse in camera, regalarmi orsacchiotti, di mandarmi lettere in anonimo dicendo che mi ami e che vuoi uscire con me. Smettila di camminare sotto la pioggia dicendo urlando ai quattro venti che faresti qualunque cosa per un si da parte mia. Smettila di renderti ridicolo davanti a tutti. Smettila di fare queste stronzate, hai 21 anni, fa l’uomo- sbottò lei infastidita e non potetti fare a meno che sorridere.
-Finché è una cosa per te, non sarò mai ridicolo, potranno criticarmi, potranno dire che sono ridicolo, ma non c’è cosa più bella nel fare una cosa per la ragazza che si ama- dissi.
-Perché tu mi ami? Sentiamo un po’- si mise a braccia conserte aspettando una risposta.
-Certo che ti amo. Non faccio altro che pensarti dal primo giorno che ti ho visto; eri così bella, semplice, naturale, innocua, eri una Dea, una dea scesa in terra per scombussolarmi tutto. Non sapevo cosa fosse innamorarsi prima di incontrare te. Si, perché sono innamorato di te, Marienne. Ogni volta che ti vedo il mio cuore batte all’impazzata. Quando ti vedo con un ragazzo che non sia io vado in preda alla gelosia perché tu sei mia, si, sei solo mia e di nessun altro, sei la ragazza che mi ha fatto innamorare. La prima ragazza che mi ha fatto provare questi sentimenti. La prima e l’ultima che me li farà provare. Farò pazzie per te, pazzie estreme, mi butterei dall’Everest, farei il bagno con gli squali, mi farei uccidere per te, lo capisci? Solo per un misero appuntamento. Sono disperato. Io sono innamorato di te- conclusi. La guardai in viso e lei sorrise.
-Sabato alle 8.00 a casa mia,puntuale,  ti va bene?- mi disse con le guance arrossate e io annui, forse un po’ troppo.

Quell’appuntamento fu il migliore della mia vita, ma lo rese lei migliore, senza ombra di dubbio. Con la sua timidezza e il suo carattere così diverso dalle altre.
-Un familiare di Marienne Horan?- uscì il dottore.
-Sono il suo fidanzato, mi dica pure- dissi deglutendo. Mi fece segno di seguirlo –Mi dica pure-
-Allora sign. Tomlinson la sua fidanzata è caduta in un’amnesia per la forte botta presa alla testa-
-È perenne o temporanea?-
risposi.
-Per ora si suppone che sia temporanea, ma se cambierà la situazione e peggiorerà potrebbe anche diventare perenne – non riuscivo a parlare, ero senza parole.
-Quando può uscire? – domandai. Volevo portarla a casa nostra con o senza il consenso dei genitori.
-Anche ora- lo ringraziai e feci per alzarmi, ma il dottore mi bloccò per un polso –Sign. Tomlinson.. -
-Chiamatemi anche Louis-
-Louis, quando la porta a casa sua, non raccontatele della sua vita precedente, non accennatele niente, sarà lei a ricordarselo, da sola. Se voi invece gliene parlate, lei si sforzerà a ricordare, quindi sforzerà anche il suo cervello, automaticamente  si sentirà male. Date tempo al tempo, che è un’amnesia temporanea, si ricorderà presto-
mi disse il dottore.
-Grazie mille, però ora cosa devo firmare per farla uscire?-
-Ah beh, per quello devono venire i propri genitori-

Point of view, Marienne Abbie Horan.


Quattro ragazzi mi portarono in una casa piuttosto bella. Era una villa enorme. Appena si entrava c’era un prato con fiori di tutti i tipi dalle Rose alle Margherite. Sul retro della casa, invece, c’era una piscina da come mi aveva detto il ragazzo con la pelle ambrata di cui non ricordo il nome, mi sembra Zan, Zain, Zayn, una nome del genere.
Erano tutti un po’ strani, non li conoscevo affatto e mi trattavano come se loro mi conoscessero da una vita. Non so neanche come si chiamano, ricordo solo il nome di uno di loro che mi è rimasto particolarmente inciso: Louis. I suoi occhi erano bellissimi, i suoi capelli, il suo sorriso emanava felicità anche se ti trovavi a miliardi di kilometri distanti da lui. Anche gli altri erano dei bravi e bei ragazzi, ma avevo paura che mi toccassero, che mi giudicassero. Loro non mi conoscevano ma in realtà non mi conosco neanche’io. So solo che mi chiamo Marienne e che ho ventuno anni
-Scusa, tu, il riccio- indicai con un dito.
-Sono Harry- mi sorrise – Mi desideravi, bocconcino?- chiese malizioso.
-Non sono mica uscita da un caseificio, cespuglio- risposi, schifata provocando le risate degli altri due, Louis non rideva, lo fulminava con lo sguardo.
-Dai Harry ritirati, la ragazza è tosta- rispose quello dalla pelle ambrata ridendo.
-Volevo parlare con qualcuno che abbia un cervello, per piacere- dissi esasperata.
-Se vuoi ci sono io- mi disse sorridendo Louis. Non potevo essere più felice nel pensare che sia offerto lui.
-Tu hai più cervello di lui? Dimmi di si, ti prego- lo supplicai.
-Sicuramente più di Hazza, ce l'ho- disse ridendo. Oddio il suo sorriso..
-Hei, hei calma con gli insulti ci sono anch’io qui, se non ve ne siete accorti.- Sbottò Harry.
-Cespuglio, fino ad ora che stavi facendo?- chiesi – Il coglione, giusto-
-No, in realtà stavo mangiando qualcosa. Vuoi?-
-No, le cose che tocchi tu sono maledette, potrei affogarmi-
I tre scoppiarono in una fragorosa risata, mentre il riccio imprecava.
-Non me la ricordavo così- disse il biondiccio.
-Perché mi conoscete già?-
domandai curiosa.
-Ma no, lascia perdere Liam, si sarà confuso con un’altra persona- rispose in fretta Louis – Cosa dovevi dirmi? -
- dov’è la mia stanza? -

Detto questo mi fecero segno per la mia stanza – o vorrei dire casa-, quella stanza era incredibilmente enorme e incredibilmente familiare. Aveva le pareti tappezzate di un rosa chiaro e per il pavimento un caldo parquet. Di fronte a me c’era una finestra abbastanza grande. Alla mia destra c’era un letto a baldacchino rivestito di lenzuola bianche. Alla sinistra c’era una grande libreria e sotto una scrivania abbastanza ampia dove c’era un computer.
-Ti piace?- mi domandò il ragazzo dietro di me.
-Molto- risposi con gli occhi che mi luccicavano.
-Mary-Mi chiamò.
-Dimmi-
-Noi stiamo andando in spiaggia, ti vuoi unire a noi? –
mi chiese.
-Il tempo che indosso il costume e arrivo- risposi con un sorriso
Detto ciò, aprì l’armadio e presi il primo costume che mi capitò sotto gli occhi, lo indossai e scesi giù.
Dopo pochi minuti d’auto arrivammo in spiaggia. Avevo sempre amato quel posto, era il luogo migliore per pensare ai propri sbagli, alle cose belle, ma anche alle cose brutte. Il mare mi faceva stare bene, mi faceva sorridere perché non c’è cosa più bella nel respirare e sentire l’odore della sabbia, del mare, e la brezza del vento che si appoggia sul corpo.
Stavamo tutti accerchiati attorno ad un focolare. Ridevamo, cantavamo, mangiavamo i Marshmallow. Sembrava che li conoscessi da una vita. Erano simpatici, ti strappavano un sorriso anche quando non volevi sorridere.
-Ragazzi, perché mi avete portato qui con voi? Mi conoscete?- domandai ad un tratto. I ragazzi si guardarono in faccia. –Hei, ragazzi, ci siete? C’è qualcuno in casa? – dissi sventolando la mia mano davanti ai loro occhi.


Point of view, Louis William Tomlinson.

“..non raccontatele della sua vita precedente, non accennatele niente, sarà lei a ricordarselo, da sola. Se voi invece gliene parlate, lei si sforzerà a ricordare, quindi sforzerà anche il suo cervello, automaticamente  si sentirà male.”

Le parole del dottore sono chiare. Noi parliamo, la mia piccola in ospedale. Noi non parliamo, lei resta qui con me.
-L’ospedale ti ha affidato a noi. Non sappiamo perché, ma ieri ci hanno chiesto se avevamo spazio in casa per ospitare una ragazza. Ed eccoti qui- disse Zayn. Lei annui sorridendo. Gli feci un occhiolino per fargli capire che se le bevuta. 
  
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