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Autore: Take_Me_ Home    27/06/2013    4 recensioni
“Sei bella”.
“Cosa?!”.
“Quando sorridi, sei bella. Perché non lo fai più spesso?”, mi chiese ed io lo guardai son gli occhi spalancati.
“Perché poi la gente se ne esce con delle cazzate del genere, ecco il perché”, spiegai.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 11- "Chicken Spray"


“Oh happy daaaaay!”, cantai, o meglio strillai, come una cornacchia.
“Oh happy daaaaaay!”.
“Ti prego basta!”, sentii urlare mio padre dal bagno. Forse ero un po’ stonata?  Va beh, non me ne fregava niente. Harry mi aveva baciata, aveva detto che gli piacevo... e io gli avevo starnutito in faccia, ma dettagli. Non avrei mai pensato che sarebbe potuto accadere! Insomma, Harry era... Harry, ed io ero soltanto io. Per quello ancora stentavo a credere di non essermi sognata tutto. Almeno avrei potuto chiederlo direttamente a lui, se mio padre mi avesse lasciato il bagno per farmi preparare.
“Papà, se mi lasciassi entrare magari la smetterei! Così mi fai fare tardi a scuola!”, gli urlai. La sera prima, dopo aver salutato Harry, ero passata alla pizzeria per dare una mano a mio padre che aveva ancora il braccio ingessato e lui, per festeggiare il mio “strano sorriso”, mi aveva offerto una pizza piena di peperoncino, che io avevo gentilmente rifiutato, lasciando che la mangiasse da solo. Beh, diciamo che il peggio lo stava vivendo la tazza del bagno.
“Amore, sto male! Non credo di poter uscire da qui molto presto”, mi disse lui. Se era per quello non avevo neanche intenzione di entrare lì dentro dopo di lui! Andiamo, non volevo mica morire così giovane per colpa dei gas tossici di mio padre! Così presi il mio spazzolino da viaggio e il dentifricio di scorta e mi lavai i denti in cucina; rimediai un pettine e, anche se con difficoltà, riuscii a dare una forma perlomeno decente ai miei capelli. Mi sciacquai il viso e mi vestii, indossando un semplicissimo jeans con una maglietta blu e le converse nere. Salii di nuovo in camera mia per prendere le mie cose e per avvisare mio padre.
“Papà io vado”, gli dissi, ma non ricevetti risposta. E se fosse morto per il troppo sforzo? Magari era svenuto per la puzza.
“Papà?”, lo chiamai, ma lui continuò a non rispondermi. Cominciai a preoccuparmi. Che poi se fosse morto cosa avrei detto al funerale? “E’ morto defecando”? No, non si poteva fare.
“PAPA’?”, urlai.
“E che minchia Sarah! Mi sto concentrando!”, mi rispose arrabbiato. Ah, scusa se mi preoccupavo per te. Sbuffando raggiunsi il piano terra per poi uscire definitivamente dalla casa. Per mio padre sarebbe stata proprio una giornata di mer...
“Sarah!”, mi sentii chiamare. Mi voltai di scatto, felice di aver riconosciuto la voce, ma purtroppo quel cretino gattaro era più vicino di quanto pensassi, così gli diedi una bella capocciata.
“Ahia! Ma porc...”. Si stava per caso trasformando in un mio clone? Uhm... non penso che sarebbe stato bene con i capelli lisci e lunghi. Lui era già perfetto così com’era. Oh ecco, ora mi scendeva anche un po’ di bava.
“Tutto bene?”, gli chiesi massaggiandomi la parte dolorante.
“Sì, sì ma... tu chi sei?”. Aspetta, cosa?
“Come chi sono?!”, gli chiesi confusa.
“Non mi pare di averti mai vista. Chi sei? E io chi sono?”. Oddio gli avevo fatto perdere la memoria!
“Tu sei Harry!”, gli dissi preoccupata.
“Wow! Sono Harry Potter!”.
“Ma quale Harry Potter? Tu sei un coglione che ama i gatti e che si droga di Haribo, e io sono Sarah”.
La mia ragazza?”. Eh no! Non ero psicologicamente pronta per rispondere ad una domanda del genere!
“Ehm... io...”, balbettai in cerca di qualcosa da dire.
“Ahahaha. Ti ho fregato! Era uno scherzo scema!”, cominciò ad urlare saltellando e ridendo.
“Cretino!”, gli urlai spingendolo.
“Scema”, rispose lui.
“Coglione”.
“Stronza”.
“Gattaro”.
Ti amo”. Dai cuore, devi solo battere, proprio come stavi facendo pochi secondi fa.
“C-cosa?”, balbettai di nuovo. Lui come risposta mi sorrise e si avvicinò. Dopo pochi secondi che parvero secoli finalmente portò le nostre labbra a combaciare. Con mio grande dispiacere si staccò quasi subito, mormorando qualcosa come:
“Faremo tardi a scuola”. Ah sì, era un bravo ragazzo, lui. Ci incamminammo verso quella strada che avevo imparato ad odiare. Tralasciando la scia di cacche di cane che occupavano il marciapiede, era brutto pensare che ogni volta percorrevo quella strada era per andare a scuola. Anche attraversarla per andare da un’altra parte ormai mi infastidiva. Stupida scuola. Ad un certo punto però la sentii la mano di Harry sfiorare la mia, per poi stringermi la mano. Quando mi girai per guardarlo lo trovai a fissarmi, sorridendo come un cretino.
“Che c’è?”, gli chiesi. Non mi piaceva essere guardata, ma per lui potevo fare un’eccezione.
“Sei spensierata oggi, il che ti rende bellissima”, rispose scrollando le spalle. Ma la voleva finire con quei complimenti? Ogni volta che me ne faceva uno smettevo di pensare razionalmente e facevo cretinate. Infatti proprio in quel momento inciampai su una radice di un albero che stava lì probabilmente da un secolo e finii per terra, di nuovo.
“Vaffanculo albero di merda. Che i tuoi figli vengano sradicati e trasformati in carta igienica!”, imprecai alzandomi. Quando mi voltai per guardarlo lo trovai a ridere tenendosi la pancia. Ah, era così che mi aiutava? Lo guardai male per poi continuare a camminare. Immediatamente sentii dei passi dietro di me e subito qualcuno mi afferrò il braccio.
“Scusami, ma la tua faccia era epica”, disse il Gattaro trattenendo le risate. Beh, almeno evitava di scoppiarmi a ridere in faccia ancora. Sbuffai, ma accettai che la sua mano riprendesse la mia e in poco tempo arrivammo davanti al cancello della scuola, ben 5 minuti prima della campanella!
“Oggi vieni da me? Non ho capito bene un passaggio di matematica”, gli chiesi.
“Certo. Stessa ora?”.
“Sì. Grazie, mi stai aiutando tantissimo”, gli dissi abbassando lo sguardo. Non era nella mia indole ringraziare qualcuno, ma con Harry era tutto diverso. Riusciva a farmi ridere, balbettare... a volte riusciva anche a farmi arrossire! Con lui potevo essere me stessa e non avevo bisogno di mantenere la solita facciata da antipatica-rompi coglioni. Due dita mi si posarono sotto al mento e mi fecero alzare la testa. Immediatamente mi persi in quelle gemme verdi che brillavano di luce propria. Come qualche minuto prima mi baciò dolcemente, accarezzandomi una guancia. Quando ci staccammo continuò a sorridermi, ma venni distratta da una ragazza poco distante da noi. Non l’avevo mai vista prima, ma mi stava deliberatamente indicando alla ragazza vicina, parlando di non so cosa. Spostai di poco lo sguardo e vidi un gruppetto di ragazze fare la stessa cosa. Alcune mi lanciavano delle occhiatacce, altre mi scrutavano dalla testa alle scarpe. A qualcuna cadde persino il libro dalle mani. Quasi tutte le ragazze presenti non smettevano di guardarmi.
“Ma che cazz...”, imprecai.
“Sono gelose. Lasciale perdere”, mi sussurrò Harry all’orecchio. Quindi mi stavano guardando così perché lo avevo baciato? Bene, ora tutte le ragazze della scuola mi odiavano. Lasciai che il mio sguardo ricadesse sul gruppetto di ragazze che continuavano ad indicarmi, e riconobbi un viso fin troppo familiare. Carol, proprio al centro di quel gruppo, ci guardava con la bocca spalancata. Io le sorrisi salutandola con la mano, come a prenderla in giro. Forse non ero un peso per tutti, no?
“Che fai?”, mi chiese Harry, riferendosi al mio gesto. Gli indicai con la testa il gruppetto di ragazze e anche lui parve riconoscere Carol, perché le sorride sornione per poi farle il dito medio.
“Harry!”.
“Cosa c’è? Se lo meritava!”, spiegò. Potevo sposarlo! Andiamo, non ci voleva niente a trovare un prete, 4 testimoni e una vecchietta che piangesse. Scoppiai a ridere e lo abbracciai.
“Aspetta. Tu mi stai abbracciando?!”, esclamò Harry sorpreso.
“Sì, perché?”.
“Beh, perché quando ci provavo io finivo sempre con il culo per terra”, spiegò. Ripensai a tutte quelle volte in cui aveva provato ad abbracciarmi e risi di nuovo.
“Ho cambiato idea sugli abbracci, ma solo sui tuoi”, spiegai assaporando il suo profumo di... pollo arrosto?! “Harry, che cazzo ti sei messo?”, gli chiesi. Lui mi guardò confuso e come spiegazione gli indicai il collo.
“Oh, non è niente...”, rispose arrossendo.
“Come non è niente? Odora come il pollo che fa mia nonna!”.
“Ma... e va bene, l’ho comprato perché pensavo che ti piacesse”, rispose abbassando lo sguardo. Aveva comprato un profumo del genere per me? Va be’ che mi piaceva il pollo, ma non così... però era stato gentile.
“Aww l’hai comprato per me? Aspetta... dove l’hai comprato?”, gli chiesi sospettosa. Quale profumeria poteva vendere un profumo del genere?
“Ehm...”.
“Harry! Dove l’hai comprato?”, gli chiesi di nuovo.
“In un negozio per cani, ma Louis...”.
“COSA?!”, sbraitai incredula. Aveva appena comprato un profumo per cani per me? Che poi esistevano i profumi per i cani? No, doveva essere qualcos’altro, tipo uno spray... ms cosa cazzo c’entrava?
“Fammi spiegare! All’inizio non sapevo che fosse un negozio per cani! Avevo visto il profumo in vetrina e ho pensato a te perché mi avevi detto che ti piaceva il pollo, così l’ho comprato. Ecco perché Louis e il tizio alla cassa mi avevano guardato male quando avevo detto che era per te...”. Oddio, era davvero irrecuperabile. Lo fissai per un momento per poi scoppiare a ridere. Era un coglione, ma aveva fatto tutto quello per me e non potevo essere arrabbiata. Diedi un’altra annusata al suo collo e gli stampai un baci sulla guancia.
“Non sei arrabbiata?”, mi chiese Harry. Io scossi la testa e sorrisi. In quel momento suonò la campanella e dovemmo separarci. Mentre camminavo verso la mia classe pensai a quanto quel giorno tutto mi sembrava diverso: i fiori erano più profumati, i colori più accesi... e i coglioni sempre più coglioni.
“Buongiorno Spancer”, mi salutò Fryn, confermando la mia teoria.
“Era un buon giorno prima che mi parlassi”, mormorai, ma stando attenta che mi sentisse.
“Ti ho vista insieme al tuo amichetto prima. Quindi state insieme, eh? Chi l’avrebbe mai detto!”, esclamò.
“Perché?”, gli chiesi voltandomi per la prima volta nella sua direzione. Lui ghignò e, dallo sguardo che mi lanciò, capii che non aspettava altro che quella domanda.
“Perché lui è popolarissimo a scuola e tutte le ragazze gli vanno dietro, mentre tu non sei niente”, spiegò allargando quel ghigno odioso. Mi odiai per avergli fornito quell’occasione per ferirmi e mi voltai senza dire niente. Per mia fortuna non mi seguì e in poco tempo arrivai alla mia classe. Quando entrai il prof non era ancora arrivato, ma la classe era già tutta lì. Immediatamente tutti gli sguardi femminili si posarono su di me e dei sussurri passarono da un orecchio all’altro. Sbuffai sonoramente e raggiunsi il mio posto. Cercai di evitare tutti gli sguardi, facendo finta di ripassare matematica, dato che quel giorno rischiavo un’interrogazione. Come previsto, quando il prof scorse il registro per decidere gli interrogati del giorno, chiamò anche il mio nome. Imprecai in aramaico antico delle pianure dell’est e mi trascinai svogliatamente alla cattedra. Proprio non ci voleva quel giorno.
“Spancer, risolvi questo esercizio”, mi disse il prof e cominciò a dettarmi l’espressione da trascrivere alla lavagna. Harry mi aveva insegnato come svolgere quel tipo di esercizi, così non impiegai molto a finire l’espressione. Quando mi voltai verso la cattedra, il professore aveva la bocca spalancata e gli occhi sbarrati.
“Prof, cosa c’è?”, gli chiesi preoccupata. Se crepava lì di infarto poi avrei dovuto dare delle spiegazioni.
“Eh che... niente Spancer. Puoi tornare al posto. Brava”, disse congedandomi. Tornai al mio banco e, guardandolo con la coda dell’occhio, lo vidi sorridere, facendo il segno della vittoria. Come se fosse merito suo, avrebbero dovuto pagare Harry per l’aiuto che mi stava dando. Il resto della lezione passò tranquillamente, anche se ogni tanto sentivo dei sussurri riguardo alla mia relazione con Harry. Quando suonò la campanella la bidella ci avvisò dell’assenza della professoressa di francese.
“Potete rimanere qui da soli, se non vi comportate come delle capre beduine del Tibet”, ci ammonì, fissandoci seria.
“Staremo buoni”, rispose Rachel al primo banco. La bidella ci lanciò un ultimo sguardo di fuoco e se ne andò. THIS BIDELLA IS ON FIREEEEEEEEEEE! Okay no. Immediatamente, quando la bidella scomparve dietro all’angolo in fondo al corridoio, tutta la classe si alzò . C’era chi ascoltava la musica, chi andava alla macchinetta per prendere da mangiare, chi andava in bagno... insomma, non era proprio quello che avevamo promesso alla bidella, ma non fregava a nessuno. Approfittai di quel momento di distrazione e, una volta preso il cellulare, mi recai in bagno. Mi appoggiai al ripiano del lavandino e scrissi il messaggio per Harry.
Ehi, come va? Da noi manca francese
Sarah xx
Mi aveva praticamente obbligata a farlo. Aveva detto che voleva sapere sempre dov’ero e cosa facevo. Io lo avevo guardato malissimo perché, come ben sapeva, non sopportavo le persone appiccicose, ma non ci fu niente da fare.
“E dai! Cosa ti costa?”, mi aveva chiesto con tono lamentoso.
“I soldi del messaggio, ecco cosa mi costa!”, avevo detto.
“Ti farò una ricarica. E dai!”. Come al solito non ero riuscita a resistere ai suoi occhi dolci e alle sue fossette, quindi avevo acconsentito. Una vibrazione mi avvisò che mi era arrivato un messaggio.
 
Che culo! Noi ora abbiamo storia e interroga. Ci vediamo a ricreazione? Ti amo,
Harry xx.
Sorrisi come un’idiota rileggendo il messaggio. Lui era sempre così dolce con me, io invece non riuscivo mai a dirgli quello che provavo. Lui con una carezza riusciva a trasmettermi tutto quello, ma quando ci provavo io mi sembrava un gesto vuoto. Non ero dolce come lui, e avevo una paura matta che a lui potesse dar fastidio.
“Guardate chi c’è! La nuova signora Styles. Harry ha proprio dei pessimi gusti per le ragazze”, disse una vocetta stridula Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti un gruppetto di ragazze dall’aria seccata.
“Cosa volete?”, chiesi sconsolata.
“Vogliamo che tu lasci perdere Harry. Si merita di meglio, non qualcuna come te che non sa dimostrargli un minimo di affetto”, disse la ragazza che aveva parlato prima. Anche se non lo diedi a vedere, quelle parole mi fecero male. Erano la conferma di quello che temevo di più.  Sapevo di non essere abbastanza per Harry e quelle ragazze non stavano facendo altro che sbattermi in faccia la realtà. Provai a ribattere, ma non riuscii a pensare a niente di pungente da dire.
“Sai quante ragazze in questa scuola desidererebbero stare al tuo posto? E Harry chi sceglie? Una come te, che non riesce neanche a dirgli “ti amo”. Sei patetica”, disse un’altra ragazza. Io mi limitai a fissare intensamente una mattonella piuttosto sporgente, sperando solo che se ne andassero. Ma successe tutt’altro. Cominciarono ad avvicinarsi ed io cominciai a sudare freddo, non perché avessi paura di loro, ma perché con tutta quella gente non riuscivo a respirare bene. Mi appiattii contro il lavandino, cercando una via di fuga. Ora l’aria era davvero irrespirabile e già restare in piedi mi sembrava un compito difficilissimo. Annaspai, alla disperata ricerca di un po’ d’aria.
“Ma cos’ha?”, sentii sussurrare una delle ragazze. Evidentemente il mio star male si vedeva anche dall’esterno. Purtroppo la porta era proprio alle spalle del gruppetto, e quindi era irraggiungibile. Le gambe non mi ressero più e scivolai lungo il marmo freddo del lavandino, finendo seduta per terra.
“Ferme! Non vedete che sta male? Uscite subito di qui!”, urlò una voce familiare. Ero troppo stanca per aprire gli occhi, che scoprii solo in quel momento di aver chiuso, ma riconobbi immediatamente quella voce. Altri mormorii si levarono dal gruppo davanti a me, ma presto la confusione scemò e il bagno si liberò. Mi sentii tirare su e quando aprii gli occhi mi trovai davanti un paio di occhi color nocciola. Venni trascinata fuori dal bagno e poco dopo sentii anche del vento leggero solleticarmi il viso. Carol mi fece sedere su una panchina del cortile. Cominciai poco a poco a respirare regolarmente, con una mano sulla gola, come se potesse aiutarmi. Intanto Carol era rimasta lì, ma non si era seduta al mio fianco. Continuava a guardarmi timorosa con i suoi occhi da cerbiatta. Con la coda dell’occhi la vidi torturarsi le mani e dopo un po’ se ne uscì con
“Be’, ciao”. Ma non potevo lasciarla andare così. Anche se si era comportata da stronza mia aveva appena tirata fuori da un bel guaio, quindi si meritava almeno un ringraziamento.
“Carol!”, la richiamai e lei si voltò verso di me.
“Grazie”, le dissi e lei accennò un sorriso, per poi continuare a camminare. Rimasi lì per un bel po’, sola, a cercare di respirare normalmente e non come un elefante con l’asma. Dopo qualche minuto il coglione dei coglioni tornò a rompermi le scatole.
“Che hai Spancer? Sei pallida!”, mi chiese Fryn ghignando.
“Ho che mi stai talmente antipatico che i miei polmoni quando ti vedo smettono di funzionare per ripicca”.
“Ah ah, divertente. Ammettilo, mi trovi estremamente hot”, disse e mi si avvicinò ancora di più. Cercai di allontanarmi, ma ero pur sempre seduta, mentre lui era in piedi e ancora non ce la facevo ad alzarmi. Fanculo, claustrofobia di merda!
“Sì, Fryn, sei hot quanto una vigorsol in culo. Ora spostati”, sussurrai debolmente, ma venni interrotta da un’altra voce.
 “Ti avevo detto di lasciarla stare”. Mi voltai verso il punto da cui proveniva la voce ed incontrai lo sguardo duro e arrabbiato di Harry. Ma lui non guardava me, bensì Nick che, spaventato, si era allontanato un po’. Be’, capivo che la scena poteva essere equivoca per un esterno. Ero seduta, pallida e sudata, con una mano sulla gola e il respiro affannato, mentre Nick mi era vicinissimo con un ghigno malefico in faccia. Prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa Harry si scaraventò su Nick e gli assestò un pugno in piena faccia. Balzai in piedi, ma ancora non avevo recuperato del tutto le energie, così ricaddi all’indietro, facendomi male al culo.
“Ma porca di quella balena in calore! Così mi appiattite il culo!”, urlai, massaggiandomi la parte dolente. I due si bloccarono un attimo a guardarmi e quel momento di esitazione fu abbastanza per il professore di educazione fisica per dividerli.
“Styles, Fryn, Spancer! In presidenza!”, urlò tenendo i due più lontano possibile. Bene, un’altra gita dal signor Sallivan non poteva farmi male, no?

Ciaooooooooooooooo!
E dopo una settimana esatta eccomi qui, con un capitolo che fa concorrenza alle purghe per cavalli!
Ho cercato di fare del mio meglio, se non altro per ringraziarvi di tutte quelle recensioni per lo scorso capitolo,
7 RECENSIONI? MA IO MUOIO, RISUSCITO, VENGO LI' E VI ABBRACCIO AD UNA AD UNA!
No, sul serio, grazie mille sdfghjkljhgf.L
a parte dello spray al pollo fa cagare, del resto tutto il capitolo sembra incentrato sulla cacca OuO
REGALIAMO UN CESSO NUOVO ALLA FAMIGLIA SPANCER!
E poi, vorrei dedicare questo capitolo alla mia funghetta bravissima: _ciuffano
TI VOGLIO BENE PANDA COCCOLOSO.
E poi ditelo anche voi: SEI BRAVISSIMAAAAAAAAAAAA!
E vi ricordo che il banner di questa storia è stato creato da lei sdfgjkk.
Ora vado che sto fracassando i cosidetti (?).
GRAZIE ANCORA, DAVVERO.
Un bacio.

  
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