Siamo
in dirittura di arrivo … manca poco,
pochissimo!!! Due massimo tre capitoli non di più!!!! CE LA
POSSO FARE!!!!
Grazie
infinite a tutti coloro che ancora seguono, a
chi legge senza commentare, a chi mi ha inserita nei preferiti.
Buona
lettura.
Cap.27
Edward
Il
giorno di Natale arrivò silenzioso e misurato,
quasi temesse di disturbarci, era il primo che passavamo insieme, e
forse anche
l’ultimo. Lo passammo da Charlie con Jacob, il suo branco,
Sam e Emily e
ovviamente Sue. Mi faceva piacere che il padre di Bella avesse trovato
una
nuova compagna, era un brav’uomo, amava sua figlia
più di ogni altra cosa e
avere al suo fianco una compagna come Sue gli sarebbe stato molto utile
nei
momenti a venire. La giornata passò piacevolmente, anche se
il tarlo che ci
stava consumando dentro non ci abbandonava mai, Bella alternava momenti
di
allegria ad altri in cui si estraniava completamente da ciò
che le ruotava
intorno … ultimamente estraniarsi le capitava spesso.
Quella
mattina quando Renesmee aprì i regali che le
avevamo preparato avevo come la sensazione che volesse piangere. Non so
fino a
che punto, ma aveva capito che il nostro tempo stava per scadere ...
Renesmee
indossò il medaglione di sua madre con orgoglio e lo stesso
fece per il lettore
MP3 che le avevo regalato io; conteneva tutti i miei brani musicali
preferiti,
e quelli che avevamo iniziato a suonare insieme mentre le davo le prime
lezioni
di pianoforte … qualcosa che le ricordasse suo padre
… qualcosa che se un
giorno si fosse sentita sola l’avrebbe consolata …
Noi probabilmente non
avevamo speranza ma lei forse sì. Con Jacob eravamo
d’accordo che se si fosse
arrivati allo scontro lui doveva scappare con la bambina; dove non so,
ma
doveva approfittare della momentanea distrazione del nostro nemico per
nascondersi. Noi avremmo
cercato di resistere
quanto più possibile.
Mi
costava ammetterlo ma era l’unico di cui potevo
fidarmi, sapevo che avrebbe sacrificato la vita per lei, esattamente
come noi;
ma nonostante tutto quando gli vidi legare al polso di mia figlia un
braccialetto intrecciato della tribù Quileute, mi
ribollì il sangue. Era
l’equivalente di un anello di fidanzamento; tutto sommato mi
sembrò prematuro.
Nonostante
l’aria di festa ci avesse temporaneamente
alleggerito l’animo, avvertivo un’urgenza tremenda
di tornare a casa … come se
qualcosa stesse andando storto. Non volevo fare pressioni su Bella
privandola
degli ultimi momenti con suo padre, ma sentivo che qualcosa non andava
e Jacob
la pensava esattamente come me.
Quando
finalmente riuscimmo a salire in macchina,
tirammo un sospiro di sollievo che però mi si
strozzò in gola quando,non appena
fummo nei pressi della casa, percepii cos’era successo.
Anche
Bella aveva sicuramente sentito Carlisle e Amun discutere,
quindi era inutile tergiversare,
«Alistair è
sparito», mormorai precipitandomi in casa.
La
scena non era delle migliori: Amun sibilava rivolto
a Carlisle e Benjamin, mentre Esme, Kebi e Tia si mantenevano, in
silenzio,
vicine ai tre vampiri al centro della stanza, il resto dei nostri
ospiti si
addossava alla parete fungendo da spettatore.
Trascinando
Bella e Renesmee con me, in un istante fui
da Esme.
“Gli
animi si sono scaldati un po’ troppo tesoro, ho paura per
Carlisle …”
pensò appena fui al suo fianco, non potevo risponderle, ero
concentrato
sul nostro “amico Egiziano” ma le strinsi la mano
per cerare di darle conforto.
Non ero preoccupato per Carlisle, sapeva il fatto suo e non sarebbe mai
arrivato alla violenza nemmeno se provocato. Amun dal canto suo era una
testa
calda. Cominciavo a credere che si fossero uniti a noi solo per
volontà di
Benjamin.
La
fuga di Alistair aveva riacceso la miccia della
discussione, ci stava accusando di “Derubarlo”
dell’unico membro dotato del suo
clan.
Lo
stesso Benjamin cercava di convincerlo che stava
prendendo un abbaglio.
«Sì,
Carlisle ha litigato con i Volturi e ha messo in
pericolo tutta la sua famiglia solo per attirarmi fin qui e
uccidermi», disse
sarcastico «Cerca di essere ragionevole, Amun. Mi sto solo
impegnando a fare la
cosa giusta, non sto entrando in un altro clan. Ma tu puoi fare quel
che vuoi,
naturalmente, come ti ha appena detto Carlisle».
«Non
andrà a finire bene», ruggì Amun.
«Alistair era
l'unico che avesse un minimo di buonsenso qui. Dovremmo fuggire tutti
quanti.
Ci massacreranno tutti!».
«Non
ci sarà nessuno scontro», disse Carlisle con voce
ferma.
«Questo
lo dici tu!».
«Ma,
anche in quel caso, puoi sempre cambiare parte,
Amun. Sono sicuro che i Volturi gradiranno moltissimo il tuo
aiuto».
«Forse
è questa la risposta giusta», lo
schernì Amun.
Dominare
l’istinto di spaccargli la faccia richiese
uno sforzo enorme.
Carlisle
pacato e sincero come sempre non gli diede
soddisfazione. «Non te ne farei una colpa, Amun. Siamo amici
da tanto tempo, ma
non ti chiederei mai di morire per me».
Vedendo
come sempre che non riusciva a scatenare in
lui un qualsiasi tipo di reazione negativa, lentamente
abbassò i toni.
La
sua paura non era lo scontro in sé ma il fatto che
Aro venisse a conoscenza dell’esistenza di Benjamin e del suo
dono; che in un
certo qual modo considerava come la sua unica arma di difesa nei loro
confronti.
«Testimonierò
che la bambina è cresciuta. È la pura
verità. Chiunque può confermarlo»
esclamo esasperato guardando Bella e la
bambina.
«Non
abbiamo mai chiesto altro».
Amun
storse la bocca: «Però rischiate di ottenere
anche altro». Si girò verso Benjamin.
«Io ti ho dato la vita e tu la stai
sprecando».
«Peccato
che tu non sia riuscito a sostituire la mia
volontà con la tua nel farlo: forse in quel caso saresti
stato contento di me»,
rispose.
«Non
se ne va», dissi piano a Bella che lo guadava
uscire a grandi passi seguito dalla sua compagna,
«però ora terrà ancor più le
distanze. Non stava bluffando quando ha parlato di passare dalla parte
dei
Volturi».
«Perché
Alistair se n'è andato?», mi sussurrò.
«Nessuno
lo sa con certezza: non ha lasciato messaggi.
A giudicare da quello che borbottava di solito, è chiaro che
secondo lui lo
scontro è inevitabile. Nonostante il suo comportamento, in
realtà tiene troppo
a Carlisle per schierarsi con i Volturi. Immagino abbia deciso che il
pericolo
è troppo grande», dissi stringendomi nelle spalle.
«Dal
suono dei suoi mugugni, c'era qualcosa di più.
Non abbiamo parlato molto delle intenzioni dei Volturi, ma Alistair
temeva che,
per quanto possiate dimostrare in modo decisivo la vostra innocenza,
non vi
ascolteranno. È convinto che cercheranno una scusa per
realizzare qui i loro
progetti». Disse Eleazar, un brusio si levò nella
sala, sembravano sorpresi e
si scambiavano occhiate inquiete, io personalmente non lo ero. Era
tipica dei
Volturi una simile mossa, non mi sarei aspettato niente di meno. Ma nel
comune
pensiero loro erano quelli che facevano rispettare la legge e MAI
l’avrebbero
usata e aggirata per loro beneficio personale.
Solo
i rumeni restavano composti, con i loro sorrisini
ironici.
Evidentemente
li conoscevano meglio degli altri.
«Spero tantissimo che Alistair abbia ragione»,
mormorò Stefan a Vladimir. Con
il solo intento di farsi ascoltare da tutti «Comunque vada a
finire, si
spargerà la voce. È ora che il nostro mondo veda
i Volturi per ciò che sono
diventati. Non cadranno mai se tutti credono a
quell'assurdità secondo cui
proteggono il nostro stile di vita».
«Almeno,
quando comandavamo noi, siamo stati onesti su
quello che eravamo», rispose Vladimir.
«Non
ci siamo mai dati una patina di correttezza e non
ci siamo mai definiti dei santi». Annuì il primo
«Credo
sia giunta l'ora di combattere», disse
Vladimir. «Non pensi che non troveremo mai una forza migliore
con cui allearci?
Un'altra occasione così buona?».
«Niente
è impossibile. Forse un giorno...».
«Sono
ben millecinquecento anni che aspettiamo,
Stefan. E in tutto questo tempo loro non hanno fatto altro che
rafforzarsi Se i
Volturi vincono questa contesa, ne usciranno ancora più
potenti di prima. Ogni
conquista aumenta la loro forza. Pensa a cosa potrebbero semplicemente
ricavare
da quella neonata», disse fissando intensamente Bella che a
sua volta lo
osservava da un po’. Rabbrividii al solo pensiero
… non avevo tenuto conto che
quando avessero scoperto il dono di Bella, anche lei sarebbe rientrata
a pieno
titolo, insieme con Alice, nell’elenco delle nuove
acquisizioni.
Ovviamente
l'analisi che avevano fatto, volutamente ad
alta voce, catturò l’attenzione generale, fecero
un dettaglio di chi e quale
dono fosse per i nostri nemici più appetibile, e a Bella si
affiancò anche
Benjamin, proprio come temeva Amun, il resto era interessante ma
superfluo … e
come purtroppo temevo anche loro, giunsero all’inevitabile
conclusione che ci
saremmo scontrati … Forse Alistair non aveva visto tanto
male … e a loro non
pareva il vero, infondo si erano uniti a noi solo per quello:
vendicarsi di
quando i Volturi, secoli addietro, li avevano spodestati.
Mentre
loro fingevano di ragionare tra sé il brusio
era diminuito sempre più fino ad annullarsi completamente
per non perdere
neanche una sillaba dei loro ragionamenti. Non trascorse un secondo
dalla fine
del loro ragionamento che la maggioranza dei nostri amici
sentì il bisogno di prendere
la propria posizione; a nessuno piaceva l’idea di essere
acquisito e arruolato
nella guardia; sebbene mio padre aborrisse anche solo l’idea
dello scontro
fisico, nessuno di loro si sarebbe tirato indietro, si sarebbero
battuti per
noi e per loro, per la loro libertà. Qualunque fosse stato
il motivo che li
spingeva a farlo, non ci avrebbero abbandonati.
Alice
Mancava
poco, veramente poco.
Stavamo
tornando e mai come in quel momento mi ero
sentita vittoriosa e piena di fiducia.
Dopo
aver lasciato Forks tuffandoci nell’oceano,
nuotammo fino alle coste del Messico, da lì proseguimmo per
il Brasile su terra
ferma. Non prendemmo mezzi di alcun tipo, il rischio di essere in
qualche modo
rintracciati, non solo dalla nostra famiglia, ma anche dai Volturi era
troppo
alto e la posta in gioco troppo preziosa.
Una
volta raggiunta Isola Esme, spiegai a Jasper il
mio piano, si era fidato ciecamente di me ed era il momento di dargli
qualche
informazione in più, anche perché con molta
probabilità il suo potere sarebbe
stato importantissimo durante il colloquio con Kaure.
Aveva
sempre sospettato di noi
Edward
ci aveva raccontato che la donna che si
occupava della casa sull’isola aveva capito subito che Bella
era in cinta e in
quel momento stesso aveva sentenziato la sua morte.
In
effetti più o meno era andata così …
Questo
suo comportamento ci lasciava però intuire che
non fosse per lei un fatto così insolito, certo non
all’ordine del giorno ma
che comunque ne avesse già sentito parlare. Ed era proprio
quello di cui avevamo
bisogno: un punto di partenza per le nostre ricerche … non
sapevo esattamente
cosa cercare ma qualcosa mi diceva che qualunque cosa scoprissimo su
l’eventuale esistenza di altri mezzosangue ci sarebbe stata
utile.
E
così fu.
Dopo
che Jasper l’ebbe calmata e tranquillizzata, ci
raccontò le leggende del suo popolo una in particolare ci
sembrò degna di
considerazione e seguendo le sue indicazioni tornammo sul continente
per far
rotta verso la foresta amazzonica.
Lì
incontrammo Zafrina e le sue sorelle, le chiedemmo
di raggiungere, insieme con Senna, il resto della nostra famiglia
mentre
Kaikiri sarebbe rimasta con noi aiutandoci con le nostre ricerche.
Cercare
un uomo nella foresta amazzonica era difficile
come trovare un ago in un pagliaio e lei, per noi poteva fare la
differenza.
Ci
vollero diversi giorni per trovare il nostro uomo,
e altrettanti per convincerlo a venire con noi, non aveva mai lasciato
la
foresta amazzonica, era piuttosto restio nei confronti del mondo
esterno ma la
curiosità di conoscere qualcun altro come lui ebbe la meglio
e alla fine
accettò, ormai mancava veramente pochissimo, tornare in
aereo sarebbe stata la
cosa migliore ma lui non ne volle sapere.
Correre
fu quanto di meglio si potesse fare.
Eravamo
al confine tra il Messico e gli stati uniti
quando l’immagine di Bella che scriveva su un foglio mi
oscurò il cammino.
«Cosa
succede?» mi chiese Jasper con terrore,
arrestando la corsa «è troppo tardi? Sono
già arrivati?»
I
nostri compagni di viaggio ci guardarono straniti.
«Niente,
cioè non so … non capisco …»
«Cosa
hai visto?»
«Ho
visto Bella, stava scrivendo su un foglio
“BRASILE”, per metterlo poi in uno dei miei
zainetti.»
«Cosa
può voler dire?»
«Non
ne ho idea … penso sia un messaggio per noi … ma
di che tipo?»
«Dobbiamo
andare in Brasile? Stanno scappando e
pensano di andare in Brasile?»
«Non
so che dirti, non ho visto propositi di viaggio …
è strano … la visione originaria che avevo della
radura non è cambiata, noi
proseguiamo per la nostra strada. Poi vedremo quello che
sarà.»
Non
ero tranquilla ma non potevo permettermi errori
grossolani, c’era troppo in ballo; e in silenzio con il cuore
pesante
riprendemmo la corsa verso casa.
Renesmee
Erano
tutti molto preoccupati.
Io
avevo fatto del mio meglio, ma forse non era stato
abbastanza. Gli amici del nonno erano rimasti per aiutarci dopo che
avevo
raccontato loro la mia storia, ma erano tutti molto tristi …
alcuni anche
arrabbiati…
Papà
era molto triste.
Specialmente
quando mamma usciva da sola.
«Esci?»
le aveva chiesto qualche giorno fa.
«Sì,
un paio di commissioni dell'ultimo momento...»,
gli aveva risposto mamma.
«Torna
presto da me». le disse sorridendole, ma non
era il suo solito sorriso … quello che piaceva tanto a
mamma, io ero stretta nel
suo abbraccio quando mamma ci salutò e lo sentii stringermi
più forte.
Il
mio papà aveva paura di restare solo … pensava
che
la mamma lo stesse lasciando … mamma non ci avrebbe mai
lasciati e nemmeno io
mi sarei allontanata da loro … mai … nemmeno dal
mio Jacob … ma papà sembrava
molto preoccupato.
Appena
mamma chiuse la porta d’ingresso dietro di sé,
mi girai verso di lui e lo riempii di baci.
Non
mi piaceva vedere papà triste.
Non
sembrava nemmeno il mio papà.
Quel
mezzo pomeriggio fu lunghissimo, papà era sempre
più triste e preoccupato, ogni tanto gli si avvicinava Tania
… di tutti gli
amici del nonno lei era quella che mi stava meno simpatica …
era sempre vicina
a papà quando mamma non c’era o si allenava con
Zafrina; il mio papà era sempre
gentile con lei ma quando poi si allontanava, diventava nervoso
… forse non
stava simpatica nemmeno a lui.
Jacob
era passato a salutarmi, aveva borbottato
qualcosa con papà ma poi era uscito di corsa …
Perché
erano tutti così nervosi?
Papà
mi lesse un paio di libri di poesie e nell’attesa
del ritorno di mamma suonammo a lungo il pianoforte insieme.
Mi
piaceva suonare insieme al mio papà, ma volevo che
mamma tornasse e stesse con noi …
Non
ricordo molto altro di quella giornata … credo di
essermi addormentata mentre suonavo con papà.
Perché mi sono svegliata nella
mia cameretta con lui accanto che vegliava su di me.
Ma
dov’era la mamma?
«Sta
tornando, tesoro mio» mi sussurrò carezzandomi la
testa «dormi tranquilla, al tuo risveglio sarà qui
con te». E baciandomi sulla
fronte mi rimboccò le coperte e si sdraiò sul
letto con me.
Il
giorno dopo mamma era lì, proprio come aveva
promesso papà.
Anche
se (però) era tornata,
papà non sorrideva … forse la mamma lo
aveva fatto arrabbiare? Forse ero stata io? E per due giorni
uscì con il nonno
… solo loro due …
In
casa c’era tanto silenzio, un silenzio strano.
Eravamo
tutti in attesa.
Due
giorni dopo mamma e papà si caricarono in spalla
gli zaini e mi portarono con loro in montagna … da come ne
parlavano tutti, stavano
arrivano i VOLTURI … che cos’erano i
VOLTURI? Io credevo che dovessero arrivare altri vampiri …
anche Jacob venne
con noi. Ci accampammo vicino a un prato enorme.
Montarono
una tenda all’inizio del bosco e, tutti e quattro
insieme, passammo la notte lì … Quella notte
Nevicò.
La
zia Alice l’aveva detto di aspettare la neve … la
mamma l’aveva ripetuto più volte … Era
presto quando la sentii uscire con papà
dalla tenda, io però stavo troppo bene al caldo vicino il
mio Jacob e preferii
continuare a sonnecchiare un altro po’ … non
eravamo più soli però, sentivo i
passi, di tante persone … gli amici del nonno ci avevano
raggiunto … e dal
fruscio intorno a noi c’era anche qualcos’altro che
si muoveva nella foresta …
poco dopo Jacob si alzò e uscì dalla tenda
… era arrivato anche il branco...
quando aprì la tenda, potei scorgere quell’immensa
distesa bianca … correre la
sopra sarebbe stato bellissimo … ma mamma rientrò
subito dopo … non avevo mai
visto quell’espressione sul suo viso … tutta
quella tristezza non era da lei …
e per non farla preoccupare di più restai buona nella tenda
…
In
silenzio mi aiuto a vestirmi …
L’unico
rumore erano i suoi baci.
Sembrava
che ognuno di loro portasse con sé una
lacrima … ma la mamma non piangeva mai … e non
piansi nemmeno io …
Mi
mise il giubbotto e uno zainetto … era della zia
Alice … mi mancava la zia Alice …
«Ti
voglio bene», sussurrò poi
all’improvviso. «Più di
ogni altra cosa».
«Anch'io
ti voglio tanto bene, mamma», risposi “ma
non voglio vederti così …”
«Staremo sempre insieme». Le assicurai
stringendo il ciondolo che mi aveva regalato per Natale e dove
papà aveva messo
una foto di noi tre insieme.
«Nel
nostro cuore staremo sempre insieme», mi rispose.
«Ma oggi, quando verrà il momento, mi devi
lasciare».
“Perché?!?!?
Io ho fatto tutto come avete detto … io sono stata buona
…
perché!?!?! Gli amici del nonno
non sono andati
via … perché mi volete lasciare … IO
NON VOGLIO … NO!”
Pensai, e non riuscendo a dire una sola parola le toccai la guancia con
la
mano … “IO NON VOGLIO”
«Lo
farai per me? Per favore?». Chiese mamma con una
voce strana.
“Perché?”
insistetti.
«Non
te lo posso dire», sussurrò. «Ma presto
capirai.
Te lo prometto».
“e
Jacob? Resterà con me?”
«Non
ci pensare», annuì continuando a sussurrarmi
nell’orecchio «Non dire niente a Jacob
finché non ti dico di fuggire, va
bene?».
La
mamma non voleva far preoccupare anche lui, ed io
dissi di sì …
Perché
non potevo restare con mamma e papà …
perché
questi VOLTURI non volevano …
Mamma
mi guardò ancora per un lunghissimo secondo,
poi, scossa da un brivido, si frugò nella tasca e
tirò fuori una catena tutta
d’oro con pietre luccicanti attaccate sopra, e se la
legò al collo … non era un
regalo di papà … il mio papà non le
avrebbe mai fatto un regalo simile …
«Bello»,
sussurrai feci per avvicinarmi quando le mie
braccia si mossero da sole e come una calamita si attaccarono strette
al suo
collo … perché dovevo lasciare la mia mamma
… perché …
Anche
la mamma non era felice di lasciarmi … mi
stringeva forte … e allora perché …
Uscimmo
dalla tenda restando abbracciate,
fece alcuni passi e altre due braccia mi
circondarono … era papà, non disse niente
… ci strinse forte e con un sospiro
si staccò da noi
Erano
tutti là: i nonni, zia Rose e zio Emmett, tutti
i nostri amici, mamma si avvicinò a loro ed io mi spostai
sulle sue spalle …
Mamma si era allenata tanto i giorni prima … era molto brava
… ed io non dovevo
darle noia … Jacob sbucò dalla foresta insieme
agli altri lupi e si mise al
nostro fianco … con Jacob vicino ero più sicura
…
Papà,
davanti a noi allungò un braccio e mamma gli
strinse la mano … tutto il mondo sembrava essersi fermato in
quello stesso
istante, e nel silenzio più profondo restammo in attesa
…