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Autore: ila74cullen    27/06/2013    2 recensioni
Breaking Dawn lo conososciamo tutti, a raccontarcelo sono stati Bella e Jacob, ma gli altri personaggi che hanno popolato il libro come hanno vissuto la storia? Qual'era il loro pensiero? In questa FF proverò a dare voce, oltre che ad Edward, anche al resto della famiglia Cullen e a tutta una serie di personaggi minori che nel libro originale non hanno avuto molto spazio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Siamo in dirittura di arrivo … manca poco, pochissimo!!! Due massimo tre capitoli non di più!!!! CE LA POSSO FARE!!!!

Grazie infinite a tutti coloro che ancora seguono, a chi legge senza commentare, a chi mi ha inserita nei preferiti.

Buona lettura.

 

Cap.27

 

Edward

 

Il giorno di Natale arrivò silenzioso e misurato, quasi temesse di disturbarci, era il primo che passavamo insieme, e forse anche l’ultimo. Lo passammo da Charlie con Jacob, il suo branco, Sam e Emily e ovviamente Sue. Mi faceva piacere che il padre di Bella avesse trovato una nuova compagna, era un brav’uomo, amava sua figlia più di ogni altra cosa e avere al suo fianco una compagna come Sue gli sarebbe stato molto utile nei momenti a venire. La giornata passò piacevolmente, anche se il tarlo che ci stava consumando dentro non ci abbandonava mai, Bella alternava momenti di allegria ad altri in cui si estraniava completamente da ciò che le ruotava intorno … ultimamente estraniarsi le capitava spesso.

Quella mattina quando Renesmee aprì i regali che le avevamo preparato avevo come la sensazione che volesse piangere. Non so fino a che punto, ma aveva capito che il nostro tempo stava per scadere ... Renesmee indossò il medaglione di sua madre con orgoglio e lo stesso fece per il lettore MP3 che le avevo regalato io; conteneva tutti i miei brani musicali preferiti, e quelli che avevamo iniziato a suonare insieme mentre le davo le prime lezioni di pianoforte … qualcosa che le ricordasse suo padre … qualcosa che se un giorno si fosse sentita sola l’avrebbe consolata … Noi probabilmente non avevamo speranza ma lei forse sì. Con Jacob eravamo d’accordo che se si fosse arrivati allo scontro lui doveva scappare con la bambina; dove non so, ma doveva approfittare della momentanea distrazione del nostro nemico per nascondersi. Noi avremmo cercato di resistere quanto più possibile.

Mi costava ammetterlo ma era l’unico di cui potevo fidarmi, sapevo che avrebbe sacrificato la vita per lei, esattamente come noi; ma nonostante tutto quando gli vidi legare al polso di mia figlia un braccialetto intrecciato della tribù Quileute, mi ribollì il sangue. Era l’equivalente di un anello di fidanzamento; tutto sommato mi sembrò prematuro.

Nonostante l’aria di festa ci avesse temporaneamente alleggerito l’animo, avvertivo un’urgenza tremenda di tornare a casa … come se qualcosa stesse andando storto. Non volevo fare pressioni su Bella privandola degli ultimi momenti con suo padre, ma sentivo che qualcosa non andava e Jacob la pensava esattamente come me.

Quando finalmente riuscimmo a salire in macchina, tirammo un sospiro di sollievo che però mi si strozzò in gola quando,non appena fummo nei pressi della casa, percepii cos’era successo.

Anche Bella aveva sicuramente sentito Carlisle e Amun discutere, quindi era inutile tergiversare, «Alistair è sparito», mormorai precipitandomi in casa.

La scena non era delle migliori: Amun sibilava rivolto a Carlisle e Benjamin, mentre Esme, Kebi e Tia si mantenevano, in silenzio, vicine ai tre vampiri al centro della stanza, il resto dei nostri ospiti si addossava alla parete fungendo da spettatore.

Trascinando Bella e Renesmee con me, in un istante fui da Esme.

Gli animi si sono scaldati un po’ troppo tesoro, ho paura per Carlisle …” pensò appena fui al suo fianco, non potevo risponderle, ero concentrato sul nostro “amico Egiziano” ma le strinsi la mano per cerare di darle conforto. Non ero preoccupato per Carlisle, sapeva il fatto suo e non sarebbe mai arrivato alla violenza nemmeno se provocato. Amun dal canto suo era una testa calda. Cominciavo a credere che si fossero uniti a noi solo per volontà di Benjamin.

La fuga di Alistair aveva riacceso la miccia della discussione, ci stava accusando di “Derubarlo” dell’unico membro dotato del suo clan.

Lo stesso Benjamin cercava di convincerlo che stava prendendo un abbaglio.

«Sì, Carlisle ha litigato con i Volturi e ha messo in pericolo tutta la sua famiglia solo per attirarmi fin qui e uccidermi», disse sarcastico «Cerca di essere ragionevole, Amun. Mi sto solo impegnando a fare la cosa giusta, non sto entrando in un altro clan. Ma tu puoi fare quel che vuoi, naturalmente, come ti ha appena detto Carlisle».

«Non andrà a finire bene», ruggì Amun. «Alistair era l'unico che avesse un minimo di buonsenso qui. Dovremmo fuggire tutti quanti. Ci massacreranno tutti!».

«Non ci sarà nessuno scontro», disse Carlisle con voce ferma.

«Questo lo dici tu!».

«Ma, anche in quel caso, puoi sempre cambiare parte, Amun. Sono sicuro che i Volturi gradiranno moltissimo il tuo aiuto».

«Forse è questa la risposta giusta», lo schernì Amun.

Dominare l’istinto di spaccargli la faccia richiese uno sforzo enorme.

Carlisle pacato e sincero come sempre non gli diede soddisfazione. «Non te ne farei una colpa, Amun. Siamo amici da tanto tempo, ma non ti chiederei mai di morire per me».

Vedendo come sempre che non riusciva a scatenare in lui un qualsiasi tipo di reazione negativa, lentamente abbassò i toni.

La sua paura non era lo scontro in sé ma il fatto che Aro venisse a conoscenza dell’esistenza di Benjamin e del suo dono; che in un certo qual modo considerava come la sua unica arma di difesa nei loro confronti.

«Testimonierò che la bambina è cresciuta. È la pura verità. Chiunque può confermarlo» esclamo esasperato guardando Bella e la bambina.

«Non abbiamo mai chiesto altro».

Amun storse la bocca: «Però rischiate di ottenere anche altro». Si girò verso Benjamin. «Io ti ho dato la vita e tu la stai sprecando».

«Peccato che tu non sia riuscito a sostituire la mia volontà con la tua nel farlo: forse in quel caso saresti stato contento di me», rispose.

«Non se ne va», dissi piano a Bella che lo guadava uscire a grandi passi seguito dalla sua compagna, «però ora terrà ancor più le distanze. Non stava bluffando quando ha parlato di passare dalla parte dei Volturi».

«Perché Alistair se n'è andato?», mi sussurrò.

«Nessuno lo sa con certezza: non ha lasciato messaggi. A giudicare da quello che borbottava di solito, è chiaro che secondo lui lo scontro è inevitabile. Nonostante il suo comportamento, in realtà tiene troppo a Carlisle per schierarsi con i Volturi. Immagino abbia deciso che il pericolo è troppo grande», dissi stringendomi nelle spalle.

«Dal suono dei suoi mugugni, c'era qualcosa di più. Non abbiamo parlato molto delle intenzioni dei Volturi, ma Alistair temeva che, per quanto possiate dimostrare in modo decisivo la vostra innocenza, non vi ascolteranno. È convinto che cercheranno una scusa per realizzare qui i loro progetti». Disse Eleazar, un brusio si levò nella sala, sembravano sorpresi e si scambiavano occhiate inquiete, io personalmente non lo ero. Era tipica dei Volturi una simile mossa, non mi sarei aspettato niente di meno. Ma nel comune pensiero loro erano quelli che facevano rispettare la legge e MAI l’avrebbero usata e aggirata per loro beneficio personale.

Solo i rumeni restavano composti, con i loro sorrisini ironici.

Evidentemente li conoscevano meglio degli altri. «Spero tantissimo che Alistair abbia ragione», mormorò Stefan a Vladimir. Con il solo intento di farsi ascoltare da tutti «Comunque vada a finire, si spargerà la voce. È ora che il nostro mondo veda i Volturi per ciò che sono diventati. Non cadranno mai se tutti credono a quell'assurdità secondo cui proteggono il nostro stile di vita».

«Almeno, quando comandavamo noi, siamo stati onesti su quello che eravamo», rispose Vladimir.

«Non ci siamo mai dati una patina di correttezza e non ci siamo mai definiti dei santi». Annuì il primo

«Credo sia giunta l'ora di combattere», disse Vladimir. «Non pensi che non troveremo mai una forza migliore con cui allearci? Un'altra occasione così buona?».

«Niente è impossibile. Forse un giorno...».

«Sono ben millecinquecento anni che aspettiamo, Stefan. E in tutto questo tempo loro non hanno fatto altro che rafforzarsi Se i Volturi vincono questa contesa, ne usciranno ancora più potenti di prima. Ogni conquista aumenta la loro forza. Pensa a cosa potrebbero semplicemente ricavare da quella neonata», disse fissando intensamente Bella che a sua volta lo osservava da un po’. Rabbrividii al solo pensiero … non avevo tenuto conto che quando avessero scoperto il dono di Bella, anche lei sarebbe rientrata a pieno titolo, insieme con Alice, nell’elenco delle nuove acquisizioni.

Ovviamente l'analisi che avevano fatto, volutamente ad alta voce, catturò l’attenzione generale, fecero un dettaglio di chi e quale dono fosse per i nostri nemici più appetibile, e a Bella si affiancò anche Benjamin, proprio come temeva Amun, il resto era interessante ma superfluo … e come purtroppo temevo anche loro, giunsero all’inevitabile conclusione che ci saremmo scontrati … Forse Alistair non aveva visto tanto male … e a loro non pareva il vero, infondo si erano uniti a noi solo per quello: vendicarsi di quando i Volturi, secoli addietro, li avevano spodestati.

Mentre loro fingevano di ragionare tra sé il brusio era diminuito sempre più fino ad annullarsi completamente per non perdere neanche una sillaba dei loro ragionamenti. Non trascorse un secondo dalla fine del loro ragionamento che la maggioranza dei nostri amici sentì il bisogno di prendere la propria posizione; a nessuno piaceva l’idea di essere acquisito e arruolato nella guardia; sebbene mio padre aborrisse anche solo l’idea dello scontro fisico, nessuno di loro si sarebbe tirato indietro, si sarebbero battuti per noi e per loro, per la loro libertà. Qualunque fosse stato il motivo che li spingeva a farlo, non ci avrebbero abbandonati.

 

Alice

 

Mancava poco, veramente poco.

Stavamo tornando e mai come in quel momento mi ero sentita vittoriosa e piena di fiducia.

Dopo aver lasciato Forks tuffandoci nell’oceano, nuotammo fino alle coste del Messico, da lì proseguimmo per il Brasile su terra ferma. Non prendemmo mezzi di alcun tipo, il rischio di essere in qualche modo rintracciati, non solo dalla nostra famiglia, ma anche dai Volturi era troppo alto e la posta in gioco troppo preziosa.

Una volta raggiunta Isola Esme, spiegai a Jasper il mio piano, si era fidato ciecamente di me ed era il momento di dargli qualche informazione in più, anche perché con molta probabilità il suo potere sarebbe stato importantissimo durante il colloquio con Kaure.

Aveva sempre sospettato di noi

Edward ci aveva raccontato che la donna che si occupava della casa sull’isola aveva capito subito che Bella era in cinta e in quel momento stesso aveva sentenziato la sua morte.

In effetti più o meno era andata così …

Questo suo comportamento ci lasciava però intuire che non fosse per lei un fatto così insolito, certo non all’ordine del giorno ma che comunque ne avesse già sentito parlare. Ed era proprio quello di cui avevamo bisogno: un punto di partenza per le nostre ricerche … non sapevo esattamente cosa cercare ma qualcosa mi diceva che qualunque cosa scoprissimo su l’eventuale esistenza di altri mezzosangue ci sarebbe stata utile.

E così fu.

Dopo che Jasper l’ebbe calmata e tranquillizzata, ci raccontò le leggende del suo popolo una in particolare ci sembrò degna di considerazione e seguendo le sue indicazioni tornammo sul continente per far rotta verso la foresta amazzonica.

Lì incontrammo Zafrina e le sue sorelle, le chiedemmo di raggiungere, insieme con Senna, il resto della nostra famiglia mentre Kaikiri sarebbe rimasta con noi aiutandoci con le nostre ricerche.

Cercare un uomo nella foresta amazzonica era difficile come trovare un ago in un pagliaio e lei, per noi poteva fare la differenza.

Ci vollero diversi giorni per trovare il nostro uomo, e altrettanti per convincerlo a venire con noi, non aveva mai lasciato la foresta amazzonica, era piuttosto restio nei confronti del mondo esterno ma la curiosità di conoscere qualcun altro come lui ebbe la meglio e alla fine accettò, ormai mancava veramente pochissimo, tornare in aereo sarebbe stata la cosa migliore ma lui non ne volle sapere.

Correre fu quanto di meglio si potesse fare.

Eravamo al confine tra il Messico e gli stati uniti quando l’immagine di Bella che scriveva su un foglio mi oscurò il cammino.

«Cosa succede?» mi chiese Jasper con terrore, arrestando la corsa «è troppo tardi? Sono già arrivati?»

I nostri compagni di viaggio ci guardarono straniti.

«Niente, cioè non so … non capisco …»

«Cosa hai visto?»

«Ho visto Bella, stava scrivendo su un foglio “BRASILE”, per metterlo poi in uno dei miei zainetti.»

«Cosa può voler dire?»

«Non ne ho idea … penso sia un messaggio per noi … ma di che tipo?»

«Dobbiamo andare in Brasile? Stanno scappando e pensano di andare in Brasile?»

«Non so che dirti, non ho visto propositi di viaggio … è strano … la visione originaria che avevo della radura non è cambiata, noi proseguiamo per la nostra strada. Poi vedremo quello che sarà.»

Non ero tranquilla ma non potevo permettermi errori grossolani, c’era troppo in ballo; e in silenzio con il cuore pesante riprendemmo la corsa verso casa.

 

Renesmee

 

Erano tutti molto preoccupati.

Io avevo fatto del mio meglio, ma forse non era stato abbastanza. Gli amici del nonno erano rimasti per aiutarci dopo che avevo raccontato loro la mia storia, ma erano tutti molto tristi … alcuni anche arrabbiati…

Papà era molto triste.

Specialmente quando mamma usciva da sola.

«Esci?» le aveva chiesto qualche giorno fa.

«Sì, un paio di commissioni dell'ultimo momento...», gli aveva risposto mamma.

«Torna presto da me». le disse sorridendole, ma non era il suo solito sorriso … quello che piaceva tanto a mamma, io ero stretta nel suo abbraccio quando mamma ci salutò e lo sentii stringermi più forte.

Il mio papà aveva paura di restare solo … pensava che la mamma lo stesse lasciando … mamma non ci avrebbe mai lasciati e nemmeno io mi sarei allontanata da loro … mai … nemmeno dal mio Jacob … ma papà sembrava molto preoccupato.

Appena mamma chiuse la porta d’ingresso dietro di sé, mi girai verso di lui e lo riempii di baci.

Non mi piaceva vedere papà triste.

Non sembrava nemmeno il mio papà.

Quel mezzo pomeriggio fu lunghissimo, papà era sempre più triste e preoccupato, ogni tanto gli si avvicinava Tania … di tutti gli amici del nonno lei era quella che mi stava meno simpatica … era sempre vicina a papà quando mamma non c’era o si allenava con Zafrina; il mio papà era sempre gentile con lei ma quando poi si allontanava, diventava nervoso … forse non stava simpatica nemmeno a lui.

Jacob era passato a salutarmi, aveva borbottato qualcosa con papà ma poi era uscito di corsa …

Perché erano tutti così nervosi?

Papà mi lesse un paio di libri di poesie e nell’attesa del ritorno di mamma suonammo a lungo il pianoforte insieme.

Mi piaceva suonare insieme al mio papà, ma volevo che mamma tornasse e stesse con noi …

Non ricordo molto altro di quella giornata … credo di essermi addormentata mentre suonavo con papà. Perché mi sono svegliata nella mia cameretta con lui accanto che vegliava su di me.

Ma dov’era la mamma?

«Sta tornando, tesoro mio» mi sussurrò carezzandomi la testa «dormi tranquilla, al tuo risveglio sarà qui con te». E baciandomi sulla fronte mi rimboccò le coperte e si sdraiò sul letto con me.

 

Il giorno dopo mamma era lì, proprio come aveva promesso papà.

Anche se (però) era tornata, papà non sorrideva … forse la mamma lo aveva fatto arrabbiare? Forse ero stata io? E per due giorni uscì con il nonno … solo loro due …

In casa c’era tanto silenzio, un silenzio strano.

Eravamo tutti in attesa.

Due giorni dopo mamma e papà si caricarono in spalla gli zaini e mi portarono con loro in montagna … da come ne parlavano tutti, stavano arrivano i VOLTURI … che cos’erano i VOLTURI? Io credevo che dovessero arrivare altri vampiri … anche Jacob venne con noi. Ci accampammo vicino a un prato enorme.

Montarono una tenda all’inizio del bosco e, tutti e quattro insieme, passammo la notte lì … Quella notte Nevicò.

La zia Alice l’aveva detto di aspettare la neve … la mamma l’aveva ripetuto più volte … Era presto quando la sentii uscire con papà dalla tenda, io però stavo troppo bene al caldo vicino il mio Jacob e preferii continuare a sonnecchiare un altro po’ … non eravamo più soli però, sentivo i passi, di tante persone … gli amici del nonno ci avevano raggiunto … e dal fruscio intorno a noi c’era anche qualcos’altro che si muoveva nella foresta … poco dopo Jacob si alzò e uscì dalla tenda … era arrivato anche il branco... quando aprì la tenda, potei scorgere quell’immensa distesa bianca … correre la sopra sarebbe stato bellissimo … ma mamma rientrò subito dopo … non avevo mai visto quell’espressione sul suo viso … tutta quella tristezza non era da lei … e per non farla preoccupare di più restai buona nella tenda …

In silenzio mi aiuto a vestirmi …

L’unico rumore erano i suoi baci.

Sembrava che ognuno di loro portasse con sé una lacrima … ma la mamma non piangeva mai … e non piansi nemmeno io …

Mi mise il giubbotto e uno zainetto … era della zia Alice … mi mancava la zia Alice …

«Ti voglio bene», sussurrò poi all’improvviso. «Più di ogni altra cosa».

«Anch'io ti voglio tanto bene, mamma», risposi “ma non voglio vederti così …” «Staremo sempre insieme». Le assicurai stringendo il ciondolo che mi aveva regalato per Natale e dove papà aveva messo una foto di noi tre insieme.

«Nel nostro cuore staremo sempre insieme», mi rispose. «Ma oggi, quando verrà il momento, mi devi lasciare».

Perché?!?!? Io ho fatto tutto come avete detto … io sono stata buona … perché!?!?! Gli amici del nonno non sono andati via … perché mi volete lasciare … IO NON VOGLIO … NO!” Pensai, e non riuscendo a dire una sola parola le toccai la guancia con la mano … “IO NON VOGLIO”

«Lo farai per me? Per favore?». Chiese mamma con una voce strana.

Perché?” insistetti.

«Non te lo posso dire», sussurrò. «Ma presto capirai. Te lo prometto».

e Jacob? Resterà con me?”

«Non ci pensare», annuì continuando a sussurrarmi nell’orecchio «Non dire niente a Jacob finché non ti dico di fuggire, va bene?».

La mamma non voleva far preoccupare anche lui, ed io dissi di sì …

Perché non potevo restare con mamma e papà … perché questi VOLTURI non volevano …

Mamma mi guardò ancora per un lunghissimo secondo, poi, scossa da un brivido, si frugò nella tasca e tirò fuori una catena tutta d’oro con pietre luccicanti attaccate sopra, e se la legò al collo … non era un regalo di papà … il mio papà non le avrebbe mai fatto un regalo simile …

«Bello», sussurrai feci per avvicinarmi quando le mie braccia si mossero da sole e come una calamita si attaccarono strette al suo collo … perché dovevo lasciare la mia mamma … perché …

Anche la mamma non era felice di lasciarmi … mi stringeva forte … e allora perché …

Uscimmo dalla tenda restando abbracciate, fece alcuni passi e altre due braccia mi circondarono … era papà, non disse niente … ci strinse forte e con un sospiro si staccò da noi

Erano tutti là: i nonni, zia Rose e zio Emmett, tutti i nostri amici, mamma si avvicinò a loro ed io mi spostai sulle sue spalle … Mamma si era allenata tanto i giorni prima … era molto brava … ed io non dovevo darle noia … Jacob sbucò dalla foresta insieme agli altri lupi e si mise al nostro fianco … con Jacob vicino ero più sicura …

Papà, davanti a noi allungò un braccio e mamma gli strinse la mano … tutto il mondo sembrava essersi fermato in quello stesso istante, e nel silenzio più profondo restammo in attesa …

 

 

  
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