Tara
seguì l’insegnante per i corridoi, temendo che la
stesse
portando dal preside. Non si interrogò nemmeno sui motivi
per cui avrebbe
dovuto farlo.
Fu per
questo che quando si fermarono davanti alla porta del club
di canto la ragazza rimase piuttosto sorpresa. Il professore
aprì la porta ed
entrò, facendole cenno di seguirlo. «Ragazzi, ho
qui con me una ragazza
piuttosto dotata. Ecco a voi Tara Markov, immagino che molti di voi la
conoscano… Hai qualcosa da dire Rachel?»
«No,
signore» rispose la ragazza, nascondendo una smorfia.
«Bene.
Come stavo dicendo, Tara è piuttosto dotata e ritengo che
dovrebbe entrare a fare parte del gruppo» continuò
il professore, facendo segno
alla ragazza di raggiungerlo al centro dell’aula.
«Professore,
mi scusi, ma… Non mi sembra giusto che lei entri
così, mentre noi abbiamo dovuto faticare!»
esclamò una ragazza, che in realtà
quasi nessuno sopportava, Catherine. Rachel alzò gli occhi
al cielo: Catherine,
o Kitty, era l’ennesima bionda senza cervello ed era entrata
nel club
sostanzialmente per l’influenza che suo padre esercitava sul
preside e sul
consiglio della scuola. Non che fosse stonata, semplicemente se la
cavava sulle
cose semplici. Tipo “Jingle bells” o
“Happy birthday”.
«Catherine,
credo che abbia delle capacità notevoli. Certo, non al
livello di Rachel e Garfield, ma piuttosto considerevoli. Se
permettete, vorrei
farvela sentire. Tara, abbiamo iniziato un lavoro sulle colonne sonore,
ti
spiacerebbe cantare questa?» disse il professore, sedendosi
al computer e facendo
partire una base. La ragazza cominciò a cantare.
Da
quando la bionda era entrata nella stanza, Garfield si era come
pietrificato al suo posto. Cosa ci faceva lei lì? E poi, da
quando Tara
cantava? Non l’aveva mai sentita e la ragazza non aveva mai
dimostrato
dell’interesse per quella disciplina, soprattutto da quando
lui, ancora alle
medie, era riuscito ad entrare nel club che era poi sfociato in quello
del
liceo. Tuttavia, dovette ammetterlo, era proprio brava. Non
l’avrebbe mai
paragonata a Rachel, quello no, ma era nettamente meglio di circa
metà del
club.
Si
voltò verso la ragazza alla sua destra e vide che Rachel si
era
sporta verso Tara, mentre cantava. Sentendo il suo sguardo su di lei,
la mora
si voltò verso di lui e stavolta si sporse verso di lui.
«Per quanto mi scocci
ammetterlo,» sussurrò «è
davvero brava.»
«Tu
sei meglio» ribatté lui, sorridendole leggermente.
Il sorriso
si allargò un po’ quando la vide arrossire per il
complimento. Non aveva mai
visto Rachel Roth arrossire.
Nel
frattempo, Tara aveva finito e il professore l’aveva fatta
sedere accanto a Kitty, che la guardava in cagnesco. Evidentemente
riteneva di
poter essere l’unica bionda degna di considerazione.
«Molto
bene, Catherine. Spero di aver risposto alla tua domanda,
in questo modo. Tara resterà con noi, se lo
vorrà. Quella di oggi sarà solo una
prova, d’accordo?» disse l’insegnante,
rivolgendosi alla ragazza in questione,
che si limitò ad annuire, ancora piuttosto sconcertata da
quello che stava
succedendo. Pensava di dover andare dal preside e invece eccola
lì, al club di
canto, a cantare davanti a tutti, compreso Garfield. Che stava
mormorando
qualcosa all’orecchio di quella Roth, facendola addirittura
arrossire. Tara
represse un ringhio: avrebbe pagato oro per sapere di cosa stessero
parlando.
«Prima
di cominciare, c’è ancora una cosa che vorrei
annunciarvi.
Rachel, Garfield, riguarda voi due» disse il professore,
schiarendosi la voce.
I due ragazzi alzarono lo sguardo sull’insegnante,
incuriositi, mentre tutto il
resto del club guardava loro.
Il
professore prese un respiro profondo, poi disse: «Come
sapete,
ritengo che siate i migliori qua dentro. Per questo, ho chiamato un mio
amico
alla Juilliard di New York.» Tutta la classe trattenne il
fiato: la Juilliard
di New York! Non poteva essere vero, doveva esserci un
errore…
Il
professore ignorò tutto questo e continuò:
«Ha detto che sono
disponibili ad ammettervi per la scuola estiva. Partirete da qui tra
tre giorni
e starete là fino alla fine di settembre. Giusto in tempo
per l’inizio della
scuola. Ho già avvertito chi di dovere.»
Tutti
gli studenti guardarono Rachel e Garfield, che semplicemente
non riuscivano a credere a quello che stava dicendo
l’insegnante. Loro… Alla
Juilliard? Per tre mesi? I due ragazzi si guardarono, increduli, poi
Garfield,
senza alcun preavviso, abbracciò Rachel, che non si
scostò dall’abbraccio,
anzi, lo ricambiò.
«Ma
è… Fantastico!» esclamò il
ragazzo, una volta sciolto
l’abbraccio.
«Professore,
è sicuro?» domandò la ragazza, per
sincerarsi che non
fosse tutto uno scherzo.
«Più
che sicuro. Ecco infatti i vostri biglietti. Mi raccomando,
siate puntuali, l’aereo non aspetterà certo
voi» rispose l’insegnante, porgendo
loro due biglietti aerei. I due li presero come in trance: non era
possibile!
Ma il
professore non gli lasciò il tempo di ammirarli e li
riportò
all’ordine: «Perfetto, possiamo proseguire. Per
oggi pensavo di farvi cantare…»
Ma ormai Rachel e Garfield non lo stavano più ascoltando e
quando i ragazzi
intorno a loro iniziarono a cantare, si limitarono a seguirli a ruota,
senza
nemmeno badare a quel che stavano cantando.
Finalmente
la lezione finì e i due si precipitarono fuori
dall’aula, per raggiungere i loro amici. Tara si
limitò a seguirli camminando
lentamente, ancora fumante di rabbia.
Non
dovettero andare lontano, perché in corridoio Rachel si
scontrò con il cugino, che stava andando a recuperarla per
riportarla a casa.
Non appena lo riconobbe, la ragazza gli saltò al collo:
«Richard! Vado a New
York!»
Il
ragazzo la posò a terra per guardarla e cercare di capire:
«Scusa? Dove vai?»
«A New York! Alla
Juilliard! Non è
incredibile??» esclamò la ragazza, mostrandogli il
biglietto. A quel punto Richard capì e sollevò la
cugina per farla roteare in
aria, facendola ridacchiare. Quando la posò a terra, la
abbracciò: «E brava la
mia ragazza!»
«Oh,
Richard, ci tengo così tanto!»
«Ma
non mi dire. E io che pensavo che quei poster in camera tua
servissero solo a nascondere la nostra orrenda carta da
parati» replicò
sarcastico il moro.
«Stupido»
ribatté lei, tirandogli un pugno scherzoso.
«Ci
vai da sola?» chiese poi il ragazzo, sempre concentrato sugli
aspetti pratici delle cose.
«No,
viene anche Garfield» rispose la ragazza, indicando il
biondo, che aveva assistito a tutta la scena, insieme a Tara.
«Davvero?
Wow, congratulazioni, Gar. Sapevo che eri bravo, ma non
pensavo così tanto, anche se Rach non faceva altro che
parlare delle tue
performance» si complimentò Richard, facendo
avvampare la cugina, che sibilò:
«Richard! Che stai dicendo?»
Il
moro scoppiò a ridere, mentre anche il biondino arrossiva
leggermente. Tara stava per dare in escandescenze, ma fu salvata dal
resto
della banda, che stava seguendo Richard.
«Ehi,
ragazzi, come è andata?» domandò Karen.
«Alla
grande! Andremo a New York!» esclamò Garfield,
mostrando il
biglietto.
«Voi
andrete dove, pivello? E chi siete
“voi”?» domandò Roy, certo
di non aver capito.
«A New York! Alla
Juilliard!» strillò Rachel, mostrando il proprio
biglietto.
«Aspetta.
La Gotica e il pivello vanno a New York? Come mai io non
sono stato invitato?» chiese di nuovo il rosso, facendo
andare lo sguardo dalla
ragazza al ragazzo, entrambi chiaramente eccitati.
«Perché
tu sei stonato come una campana rotta, Carotina, senza
voler offendere le campane, ovviamente» replicò
Rachel.
«Oh,
ragazzi, ma è fantastico!» si intromise Antonia,
cercando di
impedire l’ennesimo litigio tra i due. Abbracciò
sia Rachel che Garfield,
mentre Roy cercava di mandare giù il commento di Rachel.
«Quando
partite?» domandò
pratico Victor.
«Tra
tre giorni» rispose Garfield, controllando il biglietto
ancora una volta per assicurarsi che non fosse uno scherzo.
«Ma
allora bisogna festeggiare!» esclamò Kori,
ricevendo cenni di
approvazione da tutto il gruppo. «Stasera a casa mia, va
bene?»
Calcolando
che casa Anders era tipo una megavilla con piscina, i
ragazzi non ebbero problemi ad accettare l’invito. Il gruppo
si allontanò
chiacchierando allegramente, mentre Tara restava indietro.
Con
sua enorme sorpresa, però, fu proprio Rachel a voltarsi
verso
di lei: «Tu non vieni, Markov?»
«Ehm…
Arrivo» rispose la bionda, allungando il passo e superando
l’altra ragazza senza degnarla di uno sguardo. Rachel si
limitò a sbuffare,
pensando a quanto fosse orgogliosa quella ragazza.
«Rachel,
sei pronta per andare?» esclamò Richard,
spalancando la
porta della camera della cugina e trovandosela davanti sdraiata sul
letto a
guardare il soffitto con aria sognante.
«Rachel?
Sei pronta?» chiese di nuovo, avvicinandosi.
La
ragazza parve risvegliarsi dal suo coma estatico e si tirò
su:
«Devo solo prendere la borsa.» Si alzò e
raggiunse la sua scrivania, dove aveva
posato la sua borsa da spiaggia, con dentro il necessario per una festa
in
piscina.
«Sono
pronta!» esclamò, voltandosi verso il cugino.
Il
ragazzo sospirò, poi la seguì fuori dalla porta.
Scesero le
scale e salutarono i genitori del ragazzo, che fecero loro le solite
raccomandazioni, dopodiché si chiusero la porta di casa alle
spalle.
Rachel
stava già raggiungendo la macchina, quando Richard la
fermò: «Rachel, posso parlarti un
secondo?»
«Che
c’è?» chiese lei, guardandolo. Aveva uno
sguardo serio che
non le piaceva affatto.
«Vorrei
sapere perché non mangi» rispose lui.
«Io
mangio, Richard» replicò la ragazza, dura.
«No,
Rachel, tu non mangi. E non sono l’unico ad essersene
accorto. Anche Victor l’ha notato. Che ti sta
succedendo?» ribatté il cugino,
avvicinandosi alla macchina.
«Niente.
Semplicemente non ho fame» mormorò la ragazza,
guardando
il marciapiede.
«Rachel,
sai anche tu come potrebbe andare a finire. Ti prego, mangia.
Fallo per me, per i miei, per i nostri amici, per tua madre…
Non posso
lasciarti andare a New York, se continui così.
Capisci?» la supplicò il
ragazzo, raggiungendola e sollevandole delicatamente il mento per
costringerla
a guardarlo.
«Richard…»
sussurrò lei, gli occhi pieni di lacrime.
«Lo
so che sei una brava ragazza. Ma ti prego, questo non farlo.
Okay?» disse lui, abbracciandola.
La
ragazza si lasciò stringere. «Io… Io ci
proverò.»
«Brava,
la mia ragazza» mormorò lui, sempre abbracciandola.
«Però,
Richard… Mi manca tanto» sussurrò lei,
stringendolo forte.
«Non
mangiare non la farà tornare. E io non ti
permetterò di
raggiungerla, hai capito?» replicò il ragazzo,
scostandosi per poterla
guardare. Le asciugò le lacrime, poi le fece un minuscolo
sorriso: «Sono sicuro
che si risolverà tutto. E adesso andiamo, gli altri ci
stanno aspettando.»
Rachel
si limitò ad annuire, poi salì in macchina,
imitata dal
ragazzo, che mise in moto e partì. Durante il viaggio, la
tensione tra i due si
allentò e quando raggiunsero la casa di Kori erano tornati
alla normalità.
«Benvenuti!
Mancavate solo voi, prego, entrate!» esclamò una
sorridente Kori, facendo loro strada verso la piscina.
I due
cugini la seguirono lungo i corridoi, qualche passo dietro
di lei. I suoi lunghi capelli rossi ondeggiavano mentre camminava e il
suo
costume rosa mostrava tutte le sue forme.
«Giuro,
devi essere dell’altra sponda, per non accorgerti di
lei»
mormorò Rachel al cugino.
Il
ragazzo arrossì leggermente: «Rachel, te
l’ho detto un miliardo
di volte. Non sono gay e non mi piace Kori. Quando la
smetterai?»
«Quando
mi dirai chi ti piace.»
«Allora
immagino che morirò con te che mi ripeti questa
storia….»
chiuse il discorso il ragazzo, sospirando teatralmente. Rachel represse
una
risatina, poi allungò il passo per raggiungere la sua amica.
«Ecco,
le cabine sono là, ci vediamo in vasca» disse la
rossa,
indicando ai due ragazzi le cabine per cambiarsi. I due fecero come
aveva detto
la ragazza e in pochi minuti fecero il loro ingresso sul piano vasca.
«Rachel!
Richard! Era ora!» esclamò Victor, alzando il
braccio per
salutarli.
«Che
vi è successo, Gotica? Non trovavi la crema lunare? Penso
che
ti scotterai, stasera è piena» disse Roy,
ridacchiando per la sua battuta. Per
tutta risposta, Rachel lo spinse in acqua.
«Rachel,
tesoro, ho sempre pensato che tu fossi un genio» si
complimentò Antonia, scambiandosi un cinque con lei. Le due
ragazze lanciarono
un sorrisino al rosso che ancora annaspava nella piscina, mentre
raggiungevano
Jessica e Wally dall’altro lato della vasca.
I due
ragazzi le salutarono e le coinvolsero nella loro
conversazione, ma Rachel sembrava distratta.
«Rach,
che succede?» le chiese Jessica.
«No,
niente, mi chiedevo… La Barbie pazza non è ancora
arrivata?»
rispose l’amica.
«Tara?
L’ho vista poco fa, stava parlando con Garth» la
informò
Wally, indicandole il punto in cui l’aveva vista.
Effettivamente, ora che
guardava meglio, poteva vedere la bionda che parlava animatamente con
Garth.
«Se
invece cercavi Garfield, è laggiù con Victor e
Richard» le
disse Jessica, indicandole il biondo.
Rachel
si voltò e nello stesso momento lo fece anche lui. I due si
scambiarono un semplice cenno di saluto.
«Oh,
come siete carini!» disse Jessica, con un tono sognante.
«Jess,
toglitelo dalla testa. Non esiste» ribatté secca
la mora.
«Dicono
tutti così, Rach, cara. Chi disprezza compra, vedrai se
non è vero» replicò la sua amica,
ridacchiando.
«Come
ti pare» sbuffò la ragazza, allontanandosi verso
il buffet
per prendere un bicchiere d’acqua.
Posò
la mano sulla bottiglia nello stesso momento in cui lo fece
un altro. Alzò lo sguardo e si trovò davanti
Garfield. I due guardarono le loro
mani unite sulla bottiglia e le ritirarono di scatto, arrossendo.
«Garfield…»
mormorò debolmente la ragazza.
«Rachel…»
disse lui, nello stesso modo.
«Scusami,
io… Serviti pure» disse lei, facendogli cenno di
prendere la bottiglia.
«No,
figurati. Fai prima tu. Anzi, aspetta, faccio io»
replicò il
ragazzo, prendendo l’oggetto conteso e versando
dell’acqua nel bicchiere della
ragazza, prima di riempire anche il suo.
«Grazie»
disse lei, maledicendo mentalmente Jessica. Adesso che le
aveva messo la pulce nell’orecchio non riusciva a comportarsi
normalmente con
Garfield.
«Di
niente» rispose il biondino, maledicendosi mentalmente per
non
aver trovato nulla di più interessante da dire.
I due
sorseggiarono in silenzio l’acqua. Poi, proprio quando
Garfield aveva finalmente preso coraggio e stava per farle i
complimenti per il
costume, vennero interrotti dalla voce tonante di Victor.
«Ragazzi!
Visto che siamo qui riuniti per festeggiare i nostri due
piccoletti che se ne vanno a New York, propongo una canzone in
tema!»
Tutti
gli sguardi si concentrarono su di loro, mentre dalle casse
partiva una melodia che loro ben conoscevano.
Once in your life you find her
Someone that turns your heart around
And next thing you know you're closing down the town
Wake up and it's still with you
Even though you left her way across town
Wondering to yourself, "Hey, what've I found?"
Garfield arrossì violentemente: effettivamente era proprio quello che era successo a lui. Rachel era l’unica ragazza che avesse mai incontrato che gli facesse quell’effetto… Solo con lei si sentiva un idiota totale. Come in quel momento. Era certo che la ragazza si stesse chiedendo perché fosse arrossito.
When
you get caught between the Moon and New York City
I know it's crazy, but it's true
If you get caught between the Moon and New York City
The best that you can do ......
The best that you can do is fall in love
A questo punto anche Rachel arrossì. Cosa pensavano di fare quei cretini con quella canzone? Lei non si sarebbe innamorata, a New York. Assolutamente no!
Arthur
he does as he pleases
All of his life, he's mastered choice
Deep in his heart, he's just, he's just a boy
Living his life one day at a time
And showing himself a really good time
Laughing about the way they want him to be
Però doveva ammettere che Garfield era così: non gliene importava nulla di quello che gli altri pensavano di lui o di come volevano che si comportasse. Era sempre se stesso e questo le piaceva. Almeno lui era sincero, con se stesso e con gli altri, che lo accettavano. Anche Roy.
Lei
invece… Nascondeva i suoi sentimenti e gli unici a cui li
aveva mostrati erano
Richard e… Garfield. Alla fine tutto tornava sempre a lui.
Maledetta Jessica!
When you get caught between the Moon and
New York City
I know it's crazy, but it's true
If you get caught between the Moon and New York City
The best that you can do .....
The best that you can do is fall in love
Innamorarsi a New York? Lui si era già
innamorato a Jump City,
California! Non aveva bisogno di andare così
lontano… Però sarebbe stato bello
se anche Rachel si fosse innamorata di lui a New York…
When you get caught between the
Moon and New
York City
I know it's crazy, but it's true
If you get caught between the Moon and New York City
The best that you can do .....
The best that you can do is fall in love
Le
note sfumarono e la canzone finì. I due ragazzi erano ancora
pietrificati davanti al buffet, i bicchieri d’acqua in mano,
presi dalle parole
della canzone. Effettivamente,
riconobbero, era in tema.
«Ma
guardali, che carini… Sono tutti arrossiti!»
esclamò Roy con
un che di sarcastico nella voce.
Il gruppo di ragazzi scoppiò a ridere, tranne Tara, che si era sentita piuttosto strana durante la canzone, mentre i due cercavano di negare, causando ulteriori risate.