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Autore: Ely_fly    28/06/2013    4 recensioni
Dunque, salve a tutti :)
Sono tornata, stavolta con una song-fic ambientata al liceo.
Garfield e Rachel fanno parte del club di canto e il ragazzo cerca di sfruttare l'occasione per esprimere i suoi sentimenti, con una canzone, appunto. Anzi, più di una. Ma saranno sufficienti ad aprire gli occhi alla ragazza?
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tara seguì l’insegnante per i corridoi, temendo che la stesse portando dal preside. Non si interrogò nemmeno sui motivi per cui avrebbe dovuto farlo.

Fu per questo che quando si fermarono davanti alla porta del club di canto la ragazza rimase piuttosto sorpresa. Il professore aprì la porta ed entrò, facendole cenno di seguirlo. «Ragazzi, ho qui con me una ragazza piuttosto dotata. Ecco a voi Tara Markov, immagino che molti di voi la conoscano… Hai qualcosa da dire Rachel?»

«No, signore» rispose la ragazza, nascondendo una smorfia.

«Bene. Come stavo dicendo, Tara è piuttosto dotata e ritengo che dovrebbe entrare a fare parte del gruppo» continuò il professore, facendo segno alla ragazza di raggiungerlo al centro dell’aula.

«Professore, mi scusi, ma… Non mi sembra giusto che lei entri così, mentre noi abbiamo dovuto faticare!» esclamò una ragazza, che in realtà quasi nessuno sopportava, Catherine. Rachel alzò gli occhi al cielo: Catherine, o Kitty, era l’ennesima bionda senza cervello ed era entrata nel club sostanzialmente per l’influenza che suo padre esercitava sul preside e sul consiglio della scuola. Non che fosse stonata, semplicemente se la cavava sulle cose semplici. Tipo “Jingle bells” o “Happy birthday”.

«Catherine, credo che abbia delle capacità notevoli. Certo, non al livello di Rachel e Garfield, ma piuttosto considerevoli. Se permettete, vorrei farvela sentire. Tara, abbiamo iniziato un lavoro sulle colonne sonore, ti spiacerebbe cantare questa?» disse il professore, sedendosi al computer e facendo partire una base. La ragazza cominciò a cantare.

 

Da quando la bionda era entrata nella stanza, Garfield si era come pietrificato al suo posto. Cosa ci faceva lei lì? E poi, da quando Tara cantava? Non l’aveva mai sentita e la ragazza non aveva mai dimostrato dell’interesse per quella disciplina, soprattutto da quando lui, ancora alle medie, era riuscito ad entrare nel club che era poi sfociato in quello del liceo. Tuttavia, dovette ammetterlo, era proprio brava. Non l’avrebbe mai paragonata a Rachel, quello no, ma era nettamente meglio di circa metà del club.

Si voltò verso la ragazza alla sua destra e vide che Rachel si era sporta verso Tara, mentre cantava. Sentendo il suo sguardo su di lei, la mora si voltò verso di lui e stavolta si sporse verso di lui. «Per quanto mi scocci ammetterlo,» sussurrò «è davvero brava.»

«Tu sei meglio» ribatté lui, sorridendole leggermente. Il sorriso si allargò un po’ quando la vide arrossire per il complimento. Non aveva mai visto Rachel Roth arrossire.

Nel frattempo, Tara aveva finito e il professore l’aveva fatta sedere accanto a Kitty, che la guardava in cagnesco. Evidentemente riteneva di poter essere l’unica bionda degna di considerazione.

«Molto bene, Catherine. Spero di aver risposto alla tua domanda, in questo modo. Tara resterà con noi, se lo vorrà. Quella di oggi sarà solo una prova, d’accordo?» disse l’insegnante, rivolgendosi alla ragazza in questione, che si limitò ad annuire, ancora piuttosto sconcertata da quello che stava succedendo. Pensava di dover andare dal preside e invece eccola lì, al club di canto, a cantare davanti a tutti, compreso Garfield. Che stava mormorando qualcosa all’orecchio di quella Roth, facendola addirittura arrossire. Tara represse un ringhio: avrebbe pagato oro per sapere di cosa stessero parlando.

«Prima di cominciare, c’è ancora una cosa che vorrei annunciarvi. Rachel, Garfield, riguarda voi due» disse il professore, schiarendosi la voce. I due ragazzi alzarono lo sguardo sull’insegnante, incuriositi, mentre tutto il resto del club guardava loro.

Il professore prese un respiro profondo, poi disse: «Come sapete, ritengo che siate i migliori qua dentro. Per questo, ho chiamato un mio amico alla Juilliard di New York.» Tutta la classe trattenne il fiato: la Juilliard di New York! Non poteva essere vero, doveva esserci un errore…

Il professore ignorò tutto questo e continuò: «Ha detto che sono disponibili ad ammettervi per la scuola estiva. Partirete da qui tra tre giorni e starete là fino alla fine di settembre. Giusto in tempo per l’inizio della scuola. Ho già avvertito chi di dovere.»

Tutti gli studenti guardarono Rachel e Garfield, che semplicemente non riuscivano a credere a quello che stava dicendo l’insegnante. Loro… Alla Juilliard? Per tre mesi? I due ragazzi si guardarono, increduli, poi Garfield, senza alcun preavviso, abbracciò Rachel, che non si scostò dall’abbraccio, anzi, lo ricambiò.

«Ma è… Fantastico!» esclamò il ragazzo, una volta sciolto l’abbraccio.

«Professore, è sicuro?» domandò la ragazza, per sincerarsi che non fosse tutto uno scherzo.

«Più che sicuro. Ecco infatti i vostri biglietti. Mi raccomando, siate puntuali, l’aereo non aspetterà certo voi» rispose l’insegnante, porgendo loro due biglietti aerei. I due li presero come in trance: non era possibile!

Ma il professore non gli lasciò il tempo di ammirarli e li riportò all’ordine: «Perfetto, possiamo proseguire. Per oggi pensavo di farvi cantare…» Ma ormai Rachel e Garfield non lo stavano più ascoltando e quando i ragazzi intorno a loro iniziarono a cantare, si limitarono a seguirli a ruota, senza nemmeno badare a quel che stavano cantando.

 

Finalmente la lezione finì e i due si precipitarono fuori dall’aula, per raggiungere i loro amici. Tara si limitò a seguirli camminando lentamente, ancora fumante di rabbia.

Non dovettero andare lontano, perché in corridoio Rachel si scontrò con il cugino, che stava andando a recuperarla per riportarla a casa. Non appena lo riconobbe, la ragazza gli saltò al collo: «Richard! Vado a New York!»

Il ragazzo la posò a terra per guardarla e cercare di capire: «Scusa? Dove vai?»

«A New York! Alla Juilliard! Non è incredibile??» esclamò la ragazza, mostrandogli il biglietto. A quel punto Richard capì e sollevò la cugina per farla roteare in aria, facendola ridacchiare. Quando la posò a terra, la abbracciò: «E brava la mia ragazza!»

«Oh, Richard, ci tengo così tanto!»

«Ma non mi dire. E io che pensavo che quei poster in camera tua servissero solo a nascondere la nostra orrenda carta da parati» replicò sarcastico il moro.

«Stupido» ribatté lei, tirandogli un pugno scherzoso.

«Ci vai da sola?» chiese poi il ragazzo, sempre concentrato sugli aspetti pratici delle cose.

«No, viene anche Garfield» rispose la ragazza, indicando il biondo, che aveva assistito a tutta la scena, insieme a Tara.

«Davvero? Wow, congratulazioni, Gar. Sapevo che eri bravo, ma non pensavo così tanto, anche se Rach non faceva altro che parlare delle tue performance» si complimentò Richard, facendo avvampare la cugina, che sibilò: «Richard! Che stai dicendo?»

Il moro scoppiò a ridere, mentre anche il biondino arrossiva leggermente. Tara stava per dare in escandescenze, ma fu salvata dal resto della banda, che stava seguendo Richard.

«Ehi, ragazzi, come è andata?» domandò Karen.

«Alla grande! Andremo a New York!» esclamò Garfield, mostrando il biglietto.

«Voi andrete dove, pivello? E chi siete “voi”?» domandò Roy, certo di non aver capito.

«A New York! Alla Juilliard!» strillò Rachel, mostrando il proprio biglietto.

«Aspetta. La Gotica e il pivello vanno a New York? Come mai io non sono stato invitato?» chiese di nuovo il rosso, facendo andare lo sguardo dalla ragazza al ragazzo, entrambi chiaramente eccitati.

«Perché tu sei stonato come una campana rotta, Carotina, senza voler offendere le campane, ovviamente» replicò Rachel.

«Oh, ragazzi, ma è fantastico!» si intromise Antonia, cercando di impedire l’ennesimo litigio tra i due. Abbracciò sia Rachel che Garfield, mentre Roy cercava di mandare giù il commento di Rachel.

«Quando partite?»  domandò pratico Victor.

«Tra tre giorni» rispose Garfield, controllando il biglietto ancora una volta per assicurarsi che non fosse uno scherzo.

«Ma allora bisogna festeggiare!» esclamò Kori, ricevendo cenni di approvazione da tutto il gruppo. «Stasera a casa mia, va bene?»

Calcolando che casa Anders era tipo una megavilla con piscina, i ragazzi non ebbero problemi ad accettare l’invito. Il gruppo si allontanò chiacchierando allegramente, mentre Tara restava indietro.

Con sua enorme sorpresa, però, fu proprio Rachel a voltarsi verso di lei: «Tu non vieni, Markov?»

«Ehm… Arrivo» rispose la bionda, allungando il passo e superando l’altra ragazza senza degnarla di uno sguardo. Rachel si limitò a sbuffare, pensando a quanto fosse orgogliosa quella ragazza.

 

 

 

«Rachel, sei pronta per andare?» esclamò Richard, spalancando la porta della camera della cugina e trovandosela davanti sdraiata sul letto a guardare il soffitto con aria sognante.

«Rachel? Sei pronta?» chiese di nuovo, avvicinandosi.

La ragazza parve risvegliarsi dal suo coma estatico e si tirò su: «Devo solo prendere la borsa.» Si alzò e raggiunse la sua scrivania, dove aveva posato la sua borsa da spiaggia, con dentro il necessario per una festa in piscina.

«Sono pronta!» esclamò, voltandosi verso il cugino.

Il ragazzo sospirò, poi la seguì fuori dalla porta. Scesero le scale e salutarono i genitori del ragazzo, che fecero loro le solite raccomandazioni, dopodiché si chiusero la porta di casa alle spalle.

Rachel stava già raggiungendo la macchina, quando Richard la fermò: «Rachel, posso parlarti un secondo?»

«Che c’è?» chiese lei, guardandolo. Aveva uno sguardo serio che non le piaceva affatto.

«Vorrei sapere perché non mangi» rispose lui.

«Io mangio, Richard» replicò la ragazza, dura.

«No, Rachel, tu non mangi. E non sono l’unico ad essersene accorto. Anche Victor l’ha notato. Che ti sta succedendo?» ribatté il cugino, avvicinandosi alla macchina.

«Niente. Semplicemente non ho fame» mormorò la ragazza, guardando il marciapiede.

«Rachel, sai anche tu come potrebbe andare a finire. Ti prego, mangia. Fallo per me, per i miei, per i nostri amici, per tua madre… Non posso lasciarti andare a New York, se continui così. Capisci?» la supplicò il ragazzo, raggiungendola e sollevandole delicatamente il mento per costringerla a guardarlo.

«Richard…» sussurrò lei, gli occhi pieni di lacrime.

«Lo so che sei una brava ragazza. Ma ti prego, questo non farlo. Okay?» disse lui, abbracciandola.

La ragazza si lasciò stringere. «Io… Io ci proverò.»

«Brava, la mia ragazza» mormorò lui, sempre abbracciandola.

«Però, Richard… Mi manca tanto» sussurrò lei, stringendolo forte.

«Non mangiare non la farà tornare. E io non ti permetterò di raggiungerla, hai capito?» replicò il ragazzo, scostandosi per poterla guardare. Le asciugò le lacrime, poi le fece un minuscolo sorriso: «Sono sicuro che si risolverà tutto. E adesso andiamo, gli altri ci stanno aspettando.»

Rachel si limitò ad annuire, poi salì in macchina, imitata dal ragazzo, che mise in moto e partì. Durante il viaggio, la tensione tra i due si allentò e quando raggiunsero la casa di Kori erano tornati alla normalità.

 

«Benvenuti! Mancavate solo voi, prego, entrate!» esclamò una sorridente Kori, facendo loro strada verso la piscina.

I due cugini la seguirono lungo i corridoi, qualche passo dietro di lei. I suoi lunghi capelli rossi ondeggiavano mentre camminava e il suo costume rosa mostrava tutte le sue forme.

«Giuro, devi essere dell’altra sponda, per non accorgerti di lei» mormorò Rachel al cugino.

Il ragazzo arrossì leggermente: «Rachel, te l’ho detto un miliardo di volte. Non sono gay e non mi piace Kori. Quando la smetterai?»

«Quando mi dirai chi ti piace.»

«Allora immagino che morirò con te che mi ripeti questa storia….» chiuse il discorso il ragazzo, sospirando teatralmente. Rachel represse una risatina, poi allungò il passo per raggiungere la sua amica.

«Ecco, le cabine sono là, ci vediamo in vasca» disse la rossa, indicando ai due ragazzi le cabine per cambiarsi. I due fecero come aveva detto la ragazza e in pochi minuti fecero il loro ingresso sul piano vasca.

«Rachel! Richard! Era ora!» esclamò Victor, alzando il braccio per salutarli.

«Che vi è successo, Gotica? Non trovavi la crema lunare? Penso che ti scotterai, stasera è piena» disse Roy, ridacchiando per la sua battuta. Per tutta risposta, Rachel lo spinse in acqua.

«Rachel, tesoro, ho sempre pensato che tu fossi un genio» si complimentò Antonia, scambiandosi un cinque con lei. Le due ragazze lanciarono un sorrisino al rosso che ancora annaspava nella piscina, mentre raggiungevano Jessica e Wally dall’altro lato della vasca.

I due ragazzi le salutarono e le coinvolsero nella loro conversazione, ma Rachel sembrava distratta.

«Rach, che succede?» le chiese Jessica.

«No, niente, mi chiedevo… La Barbie pazza non è ancora arrivata?» rispose l’amica.

«Tara? L’ho vista poco fa, stava parlando con Garth» la informò Wally, indicandole il punto in cui l’aveva vista. Effettivamente, ora che guardava meglio, poteva vedere la bionda che parlava animatamente con Garth.

«Se invece cercavi Garfield, è laggiù con Victor e Richard» le disse Jessica, indicandole il biondo.

Rachel si voltò e nello stesso momento lo fece anche lui. I due si scambiarono un semplice cenno di saluto.

«Oh, come siete carini!» disse Jessica, con un tono sognante.

«Jess, toglitelo dalla testa. Non esiste» ribatté secca la mora.

«Dicono tutti così, Rach, cara. Chi disprezza compra, vedrai se non è vero» replicò la sua amica, ridacchiando.

«Come ti pare» sbuffò la ragazza, allontanandosi verso il buffet per prendere un bicchiere d’acqua.

 

Posò la mano sulla bottiglia nello stesso momento in cui lo fece un altro. Alzò lo sguardo e si trovò davanti Garfield. I due guardarono le loro mani unite sulla bottiglia e le ritirarono di scatto, arrossendo.

«Garfield…» mormorò debolmente la ragazza.

«Rachel…» disse lui, nello stesso modo.

«Scusami, io… Serviti pure» disse lei, facendogli cenno di prendere la bottiglia.

«No, figurati. Fai prima tu. Anzi, aspetta, faccio io» replicò il ragazzo, prendendo l’oggetto conteso e versando dell’acqua nel bicchiere della ragazza, prima di riempire anche il suo.

«Grazie» disse lei, maledicendo mentalmente Jessica. Adesso che le aveva messo la pulce nell’orecchio non riusciva a comportarsi normalmente con Garfield.

«Di niente» rispose il biondino, maledicendosi mentalmente per non aver trovato nulla di più interessante da dire.

I due sorseggiarono in silenzio l’acqua. Poi, proprio quando Garfield aveva finalmente preso coraggio e stava per farle i complimenti per il costume, vennero interrotti dalla voce tonante di Victor.

«Ragazzi! Visto che siamo qui riuniti per festeggiare i nostri due piccoletti che se ne vanno a New York, propongo una canzone in tema!»

Tutti gli sguardi si concentrarono su di loro, mentre dalle casse partiva una melodia che loro ben conoscevano.

 

Once in your life you find her
Someone that turns your heart around
And next thing you know you're closing down the town
Wake up and it's still with you
Even though you left her way across town
Wondering to yourself, "Hey, what've I found?"

 

Garfield arrossì violentemente: effettivamente era proprio quello che era successo a lui. Rachel era l’unica ragazza che avesse mai incontrato che gli facesse quell’effetto… Solo con lei si sentiva un idiota totale. Come in quel momento. Era certo che la ragazza si stesse chiedendo perché fosse arrossito.


When you get caught between the Moon and New York City
I know it's crazy, but it's true
If you get caught between the Moon and New York City
The best that you can do ......
The best that you can do is fall in love

A questo punto anche Rachel arrossì. Cosa pensavano di fare quei cretini con quella canzone? Lei non si sarebbe innamorata, a New York. Assolutamente no!


Arthur he does as he pleases
All of his life, he's mastered choice
Deep in his heart, he's just, he's just a boy
Living his life one day at a time
And showing himself a really good time
Laughing about the way they want him to be

Però doveva ammettere che Garfield era così: non gliene importava nulla di quello che gli altri pensavano di lui o di come volevano che si comportasse. Era sempre se stesso e questo le piaceva. Almeno lui era sincero, con se stesso e con gli altri, che lo accettavano. Anche Roy.

Lei invece… Nascondeva i suoi sentimenti e gli unici a cui li aveva mostrati erano Richard e… Garfield. Alla fine tutto tornava sempre a lui. Maledetta Jessica!


When you get caught between the Moon and New York City
I know it's crazy, but it's true
If you get caught between the Moon and New York City
The best that you can do .....
The best that you can do is fall in love


Innamorarsi a New York?
Lui si era già innamorato a Jump City, California! Non aveva bisogno di andare così lontano… Però sarebbe stato bello se anche Rachel si fosse innamorata di lui a New York…

 

When you get caught between the Moon and New York City
I know it's crazy, but it's true
If you get caught between the Moon and New York City
The best that you can do .....
The best that you can do is fall in love

 

Le note sfumarono e la canzone finì. I due ragazzi erano ancora pietrificati davanti al buffet, i bicchieri d’acqua in mano, presi dalle parole della canzone. Effettivamente, riconobbero, era in tema.

«Ma guardali, che carini… Sono tutti arrossiti!» esclamò Roy con un che di sarcastico nella voce.

Il gruppo di ragazzi scoppiò a ridere, tranne Tara, che si era sentita piuttosto strana durante la canzone, mentre i due cercavano di negare, causando ulteriori risate.

  
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