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Autore: itsfsimon    28/06/2013    0 recensioni
Frida è la protagonista della storia, insieme alle sue due migliori amiche, Sandra e Celeste, e a cinque ragazzi con la passione per la musica. Frida è una ragazza introversa ed introspettiva che lavora in una biblioteca per appagare il suo eterno amore per i libri. La protagonista, dopo varie delusioni amorose e dopo essere arrivata alla conclusione che l'amore, quello eterno, non esiste, conosce due ragazzi che, poco a poco, le faranno cambiare idea. Ma chi dei due sarà quello di cui Frida s'innamorerà davvero?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 3 - “you're my river running high, run deep, run wild’’
http://www.youtube.com/watch?v=oS6wfWu0JvA

Ero seduta sulla cornice della finestra, guardando la luce fare capolino fra le foglie danzanti sugli alberi troppo antichi e troppo stanchi, stanchi come me. Dopo la sera precedente, i miei dubbi si erano tramutati in certezza: non esiste il colpo di fulmine, è solo un abbaglio; non esistono principi azzurri, sono solo uomini che seguono i loro istinti primordiali; non esiste il vero amore, è solo una strana ed evanescente reazione chimica del nostro cuore. Reazione evanescente sottolineai, dunque destinata al fallimento, alla fine. L'amore è eterno? Solo finché dura.
« Frida! Ti decidi a venire? » Sandra scacciò via i miei pensieri.
« Arrivo! » risposi, scendendo dalla finestra ed infilandomi le pantofole.
Sandra era distesa sul divano, aspettando che arrivassi per avviare il film che aveva noleggiato.
« Devi farti desiderare dagli uomini, non da me! » mi rimproverò lei. Mi andai a sedere anch'io, con un'aria tra il malinconico ed il rassegnato che attirò la sua attenzione. Spostai lo sguardo dalla televisione a lei, sentendomi osservata.
« Cosa c'è? » domandai.
« Stavo per farti la stessa identica domanda » affermò lei.
« Niente » dissi, scuotendo la testa.
« Eccomi! » Celeste fece irruzione in casa con una tale confusione, tanto che Sandra ed io scattammo dal divano.
« Diamine! Quando imparerai a bussare? » esclamò Sandra.
« Quando voi imparerete a chiudere la porta a chiave! » rispose lei. « Allora, sono arrivata in tempo? » domandò poi.
« In tempo per cosa? » chiese Sandra.
« Per qualsiasi cosa voi stiate facendo » sogghignai.
« Stiamo per vedere un film, vieni a sederti! » Sandra le fece cenno con la mano.
« Louis? » domandai io, mentre Celeste si toglieva la giacca e la gettava sulla sedia.
« Louis passerà la giornata con i suoi amici » rispose subito. « ..Almeno credo » aggiunse poi.
« Celeste » la richiamai. « Perché non ci hai mai parlato di Louis? » ci guardammo, mentre lei si sistemava sul divano.
« Perché mi avete mai sentito parlare delle persone che frequento? » sorrise.
« Credevo che con lui fosse una cosa seria » affermai. « Voglio dire.. Louis mi sembra diverso da tutti gli altri ragazzi che hai avuto » vidi Sandra annuire, anche se forse era l'unica che stessa realmente seguendo il film.
« Forse » rispose Celeste dopo averci pensato per un po'. « Ma sono io ad essere sempre la stessa » la guardai fugacemente.
Come riusciva ad essere così insensibile? M'interrogavo. Io mi lasciavo turbare anche da un semplice sguardo.
« Io ho soltanto voglia di divertirmi e questo è il mio modo per farlo » Celeste sembrava davvero sicura della sue parole. Annuii distrattamente.
« Solo, non farlo soffrire » spostai gli occhi sullo schermo della televisione, senza pensare però a ciò che stavo vedendo.

« Ti dico che mi sono innamorata! » gridava Sandra, cercando di sembrare il più convincente possibile.
« Non ci si innamora di persone con cui non hai neanche mai scambiato una parola, Sandra! » rispondeva Celeste.
« Celeste, non credo tu sia in grado di parlare d'amore! » il loro tono di voce si faceva sempre più alto.
« Oh, perché invece tu ti sei innamorata tante di quelle volte! » i miei occhi si spostavano da Sandra a Celeste e da Celeste a Sandra, repentinamente.
« Ti chiedo solo di chiedere a Louis di presentarmelo! » disse Sandra.
Afferrai la borsa e mi diressi fuori casa, senza neanche salutare.
Camminavo e, passo dopo passo, mi rendevo conto di quanto fossi amareggiata. Persino Sandra me lo aveva letto in volto.
Sentii il telefono squillare, così, senza fermarmi, infilai una mano nella borsa per cercarlo. Ma la ricerca non fu così semplice come credevo: dunque, abbassai la testa e mi arrestai improvvisamente; proprio in quell'istante, sentii una forte ondata di calore pervadermi il petto. Mi guardai la maglia e la vidi macchiata di caffè, caffè bollente, per giunta.
Alzai gli occhi e vidi il ragazzo della biblioteca e di quella sera; Harry, mi sembrava si chiamasse. Lo vidi sorpreso, almeno tanto quanto lo ero io.
« Mi dispiace » sussurrò.
« Non preoccuparti » lo rassicurai, abbassando lo sguardo.
Ci fu del silenzio.
« Non dirmi che ancora non credi nel destino » sorrise lievemente. Lo guardai, soffermandomi sulle estremità della sua bocca che lentamente si spingevano verso l'alto.
« Dovrei? » chiesi sorridente. Forse avrei dovuto dirgli che nessuno quanto me aveva mai creduto tanto nel destino, ma non lo feci.
« Stai andando da qualche parte? » domandò lui, dopo essersi fatto una risata.
« In biblioteca » risposi.
« Posso accompagnarti? » lo guardai.
« Scusa? » non ero sicura d'aver sentito bene.
« Be', non vorrei che, durante il tragitto, incontrassi qualcuno che.. » lo interruppi, continuando al suo posto la frase.
« ..Che mi rovescia addosso un bicchiere di caffè bollente » cominciai ad incamminarmi, voltandomi sorridente verso di lui, il quale era rimasto fermo, con un sorriso stampato in faccia ed una mano fra i ricci color miele. « Allora? Non vieni? » lo esortai ad andare, così mi raggiunse e camminammo fino alla biblioteca in un intaccabile silenzio.

Era incredibile quanto riuscissi ad estraniarmi dal mondo intero in biblioteca. In realtà, più che per leggere libri, credo le persone si recassero lì proprio perché veniva loro restituita un po' di pace perduta, dimenticata. Tutte le urla, le lacrime, i problemi, restavano al di fuori di quell'ambiente, come se lì fosse vietato loro l'accesso.
« Come è possibile che non ti piacciano i gialli? » Harry sembrava del tutto colpito dalle mie preferenze letterarie.
« Semplicemente non sono il mio genere » affermai, mentre sistemavo banconote e monete nella cassa.
« E quale sarebbe il tuo genere? » lui, così serio, ed io, così divertita. Sembrava parlassimo due lingue differenti. « Cos'hai da ridere? » chiese.
« E' che, solitamente, quando conosco un ragazzo, questi mi domanda se sono fidanzata, qual è il mio colore preferito o quale gusto di gelato prendo di solito » lui sembrava ancora non aver afferrato il concetto. O, forse, semplicemente non trovava nulla di inadeguato nella sua domanda. « Prediligo il genere innovativo, quelle storie che ti vengono raccontate e ti sorprendono, ti lasciano col fiato sospeso.. Perché storie simili non avevi neanche mai pensato potessero esistere » mi ripresi, « E comunque, preferisco parlare di libri piuttosto che di gelati » senza smettere di sorridere.
« Questo vuol dire che mi trovi interessante? » sorrise anche lui.
« Adesso non travisare le mie parole » dissi, introducendo nel mio tono un pizzico d'ironia.
Ci guardammo per un po' negli occhi, poi distolsi lo sguardo.
« Mi ero fatta un'idea del tutto sbagliata sul tuo conto » affermai flebilmente.
« Che idea ti eri fatta su di me? » domandò.
« Credevo fossi come tutti i ragazzi che ho conosciuto da quando la mia memoria mi permette di ricordare ad oggi, invece.. » abbassai gli occhi.
« Invece? » incalzò. Rialzai lo sguardo.
« Invece non sei poi così male » accennai ad un sorriso, che lui ricambiò.
« Non devi aver incontrato molti uomini nella tua vita, allora » scossi la testa.
« Stai cercando di fare il modesto? » scosse la testa. « Ne ho incontrati parecchi di uomini nella mia vita, forse solo quelli sbagliati, però.. » lo vidi annuire.
« Al momento giusto.. » lo guardai. « ..Arriverà l'uomo giusto » mi guardò.
« Forse » sospirai, cercando di sembrare il meno interessata possibile. « Sta di fatto che io abbia smesso di credere all'esistenza del tanto ambito 'vero amore' » affermai con convinzione.
« Non puoi dire sul serio » affermò, sconcertato.
« Perché no? » sogghignai.
Spostò gli occhi da me e fece correre lo sguardo sui libri presenti sul bancone, poi ne afferrò uno.
« Non permetterti mai di dimenticarti di credere » disse. « Credi in Dio, nei miracoli o nell'amore, ma non dimenticarti di credere che, prima o poi, qualcosa o qualcuno ti restituirà ciò che ti aspetta » l'ascoltavo rapita. « Forse ti farà piacere sapere che il tuo 'vero amore' ti sta aspettando, proprio come tu aspetti lui » continuò. « E' lì fuori, da qualche parte! » il suo entusiasmo si arrestò improvvisamente. « ..Oppure è proprio accanto a te e tu ancora non hai avuto modo di accorgertene » concluse, soffermandosi sul mio stupore. C'erano tante di quelle parole nella sua bocca, tanti di quelle idee nella sua mente, tanto di quell'amore nel suo cuore.
« Be', io vado » disse improvvisamente, mostrandomi il libro che aveva afferrato poco prima. « Prendo questo! » annuii.
« Harry! » si dirigeva verso l'uscita ed io lo richiamai. Si voltò verso di me. « Ricorda che mi devi una maglietta nuova » indicai la macchia di caffè. Sorrise.
« E tu mi devi un caffè! » gli sorrisi e lo seguii con gli occhi, fino a vederlo scomparire nella folla del marciapiede.

Harry mi aveva piacevolmente sorpreso, a differenza di Zayn. Avevano entrambi tradito le mie aspettative.
Mentre sistemavo i libri sul bancone, infatti, ripensavo alle parole di Harry, le quali mi avevano tenuto compagnia per tutto il giorno. D'un tratto, vidi comparire di fronte a me un libro. 'Frida Kahlo' c'era scritto sulla copertina. Spalancai gli occhi, i quali si diressero poi verso colui il quale aveva posizionato quel libro proprio sotto il mio naso.
Zayn. Anche il mio cuore si spalancò. Lui, ignaro del caos che m'era esploso dentro a causa sua, mi sorrise lievemente.
« Zayn » dissi lentamente, quasi spaventata. « Cosa ci fai qui? » domandai.
« Stavo cercando questo libro » spiegò lui. « Quindi ho pensato di venirti a trovare » il suo tono pacato paradossalmente mi agitava.
« Oh » abbassai gli occhi. « Sei appassionato d'arte? » volevo dire qualcosa d'intelligente, ma, evidentemente, fallii nel mio intento.
Scosse la testa. « Avevo pensato che attraverso questo libro avrei potuto capire qualcosa in più su di te » la sua spontaneità mi rendeva maggiormente impacciata ed imbarazzata di quanto non lo fossi già di mio.
« Su di me » la mia frase sarebbe dovuta terminare con un punto interrogativo, ma, in realtà, gli feci semplicemente da eco. Lui annuì.
« Non è per quest'artista che hai il tuo nome? » misi una mano fra i capelli.
« Sì » sorrise. Concentrai la mia attenzione sulle sue mani affusolate, che lui teneva nelle tasche dei jeans. Potevo sentirle ancora le sue dita sulla mia bocca. C'erano dei brividi che giocavano a rincorrersi sulla mia schiena.
Sentivo i suoi occhi addosso.
« Mio padre l'adorava » dissi dunque, indicando l'immagine di Frida sulla copertina del libro, per far sì che il suo sguardo si spostasse altrove. « A mia madre non credo piacesse, ma, in fondo, a lei piaceva tutto ciò che piaceva a lui » conclusi, amaramente. « Forse per questo avevo l'illusoria convinzione che i miei genitori non si sarebbero mai separati, che il loro fosse davvero amore » storsi la bocca. « Forse per questo il giorno in cui mio padre ha deciso di lasciarci, con lui ho perso anche tutte le mie certezze e.. » m'interruppi bruscamente. « Mi dispiace » cercai di scusarmi per essermi confidata con lui in quel modo. Ma cosa mi è preso? Pensavo.
« Non preoccuparti » diceva.
« No, io.. Davvero, mi dispiace » insistevo.
« Frida » il mio nome, fuoriuscendo dalle sue labbra, mi fece zittire. Sarei stata ore ad ascoltarlo pronunciare il mio nome. « Non devi preoccuparti » ribadì; credo diventai rossa, senza neanche rendermene conto. Zayn mi faceva girare la testa, nel senso letterale del termine. Un giorno provava a baciarmi ed il giorno seguente si prestava ad ascoltare i miei problemi. Chi è che sei in verità, Zayn Malik?
« Devo andare » disse. « Ci rivedremo presto » afferrò il libro e si diresse verso l'uscita.
« Zayn » lo richiamai, prima di lasciarlo allontanare. « ..Perché hai provato a baciarmi l'altra sera? » come ti è venuta in mente una domanda tanto stupida Frida? Se avessi potuto, mi sarei fatta saltare in aria in quel preciso istante. Lui sorrise ancora una volta.
« Ne avevo voglia » fu l'unica spiegazione che riuscì a darmi. Una cosa, così, l'avevo imparata: non gli avrei mai più fatto domande, poiché le sue risposte non facevano che alimentare i miei dubbi.
Mantenendo gli occhi sulla porta da cui Zayn era uscito, cominciai a pensare che sarebbe arrivato il momento in cui mi sarei pentita di non averlo baciato, quella sera. Ma, forse, me ne ero già pentita. La verità era che anch'io avevo voglia di baciarlo, solo non volevo accadesse così precocemente.
Improvvisamente, mi accorsi di aver dimenticato tutte quelle parole di Harry a cui avevo pensato per tutta la giornata. Al loro posto, infatti, c'era il silenzio di Zayn. Perché dentro di me le sue poche parole vuote facevano più rumore di qualsiasi altra cosa?

CONTINUA..
  
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