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Autore: trajektoria    28/06/2013    2 recensioni
Tenera storia su come la relazione tra Sherock e John sia affiorata e si sia trasformata in qualcosa di più. Tutte le gioie dello stare insieme e gli sforzi di capire cosa si prova l'uno per l'altro, il primo bacio da ubriachi - un esperimento, ovvio (per la scienza, John!)- il primo appuntamento e forse pure la prima volta. Naturalmente se Sherlock mai volesse farlo, dato che si considera un asessuale. Ma John è paziente e come al solito comprensivo...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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John di solito faceva dei sogni bizzarri e quello che stava facendo adesso era senz'altro il più strano di tutti. Sentiva come se una viscida lumaca stesse succhiando la sua fronte, cercando di scavarsi un buco fin dentro al suo cervello. John aveva cercato di gridare e di liberarsi, ma era senza forze. 
Era così sollevato quando si risvegliò da quel'incubo surreale. Ad ogni modo la sensazione del "risucchio" non se ne era andata, il che gli fece prendere un colpo al cuore. Dovette saltare giù dalla poltrona costringendo Sherlock a farsi da parte.
"Ma che diavolo...?" Chiese completamente frastornato, fissando il proprio sguardo il quello incuriosito di Sherlock. Si toccò la fronte e la sentì umida. "Ma che diavolo, Sherlock?" ripetè con rabbia.
"Svegliare qualcuno con un bacio si dice essere davvero romantico." Dichiarò Sherlock con aria erudita.
John lo guardò incredulo e grugnì. 
"Ma dove l'hai letto?"
"Sul Cosmopolitan."
"Dovresti smettere di leggere quelle cazzate," sospirò e scosse la testa rassegnato. Il nuovo hobby di Sherlock - cioè sfogliare riviste per ragazzine, prendere note e cercare di coinvolgere il suo coinquilino in strani esperimenti - lo stava lentamente facendo impazzire. Il dottore si asciugò la fronte con la manica del maglione e andò a guardarsi allo specchio, temendo ciò che avrebbe visto.
Rimase pietrificato. Accanto al suo occhio sinistro faceva capolino un dolorante ed enorme succhiotto.
"Sherlock!" sibilò annoiato "Questo non è un bacio del buongiorno! Dovrebbe essere delicato. Delicato!"
"Quando ti ho baciato delicatamente non hai reagito, così ho dovuto applicare più pressione." Sherlock parve offeso che il suo impegno non fosse stato apprezzato.
"Succhiare il cranio di qualcuno non è esattamente come baciare qualcuno", rispose John. Sherlock era così ottuso certe volte.
Il detective non rispose. Fece dietro front e, atteggiandosi da prima donna ferita, si gettò sul divano tenendo il broncio.
John si esasperò. Non solo ottuso, anche puerile. 
"Oh, e dai, Sherlock...!"
"No, non parlo con te," annunciò altezzoso.
"Bene," il dottore alzò le spalle e si sedette sulla poltrona, fingendo di leggere il giornale. Nella sua testa cominciò il countdown. 
5... 4... 3... 2... 1...
"John!" Sherlock saltò giù dal divano e si precipitò verso il suo coinquilino, inginocchiandosi di fronte a lui e posandogli il mento in grembo. Lo fissava come un cucciolo in pena.
"Che c'è Sherlock?" chiese, ringraziando dio che gli sbalzi d'umore del detective fossero così prevedibili.
"Mi annoio."
"Bene, e cosa vorresti fare?" chiese John, sapendo che altrimenti Sherlock non gli avrebbe dato tregua.
"Qualsiasi cosa purchè non sia noiosa."
"Non sei d'aiuto così." John si grattò la testa in cerca di ispirazione. "Che ne dici di andare al cinema?"
"Mmh, noioso."
"Okay allora. Ristorante?"
"Non ho fame," scosse la testa violentemente e poi esclamò in preda all'eccitazione. "Organizziamo un appuntamento!"
"Appuntamento?" gli fece eco John, non convinto di aver capito bene. 
"E' quando due persone che si piacciono escono insieme e si divertono, sono parole tue, John, concentrati!" replicò.
John sentì come se il suo bisogno di uccidere Sherlock si fosse fatto più impellente, ma riuscì comunque a mantenere la calma. 
"Le persone di solito vanno ad un appuntamento al cinema o al ristorante," spiegò pazientemente.
Sherlock parve deluso.
"Davvero?"
"Si," rispose John seccato, quando ad un certo punto ebbe un'idea. "Che ne dici del bowling?"
Sherlock ponderò la proposta e poi disse "Non sono mai stato al bowling finora."
"Va bene allora! Forse ti piacerà." John sorrise, alzandosi dalla poltrona. "Ma prima dovrò coprire il succhiotto con un cerotto, la gente potrebbe parlare."
 
Il bowling più vicino era ancora mezzo vuoto dato l'orario pomeridiano, ma decisero comunque di condividere una pista. Sherlock cercò di apparire imperturbato e indifferente, ma i suoi occhi continuavano a vagare incuriositi nella stanza. John si sentiva più che emozionato. Era meraviglioso uscire insieme e non andare a caccia di psicopatici.
"Praticamente devi tirare la palla per mandare giù tutti i birilli." spiegò impazientemente John, ma Sherlock lo guardò con condiscendenza.
"John, conosco le regole," disse e prese in mano la palla soppesandola per un po'. "Tutto sta nel misurare la giusta traiettoria. Posso calcolare la perfetta parabola che mi permetterà di colpire tutti i birilli in un unico lancio da professionista," dichiarò, sicuro di sè come al solito. 
"Bene, tira allora. Mostra a noi, comuni mortali, un vero maestro all'opera." lo incoraggiò John con un sorrisetto.
Sherlock sbuffò e decise di ignorare i punzecchiamenti del dottore. Si concentrò, lasciò che la sua mente calcolasse le giuste misure e finalmente lasciò rotolare la palla sulla pista. Non tutto però procedette come da manuale. La palla non andò dove Sherlock l'aveva indirizzata, al contrario rotolò verso destra per poi sfiorare per un pelo i birilli, senza tuttavia buttarne giù neanche uno.
"Ma questo non può essere..." mormorò sorpreso. "E' impossibile! I miei calcoli erano perfetti!" Quando gli effetti dello shock furono scemati cominciò ad atteggiarsi da bambino viziato e capriccioso, il tutto alla mercè del divertimento di John.
"Okay, campione. Ora è il mio turno." disse allegramente John prendendo una palla. Si stava divertendo un mondo e le smorfie di Sherlock non facevano altro che migliorare la sua giornata. Anche se John non frequentava le piste da bowling da anni e si sentiva ormai arrugginito, era molto bravo in questo sport ai tempi dell'Università. Sperava di ricordare ancora come si facesse.
Calcolò l'oscillazione del bracciò e lanciò abilmente la palla lì proprio al centro della pista, colpendo tutti i birilli.
"Si! Uno strike!" esultò John, lanciando le braccia in aria e guardando Sherlock con compiacimento. "L'esperienza  prima del cervello!"
Sherlock lo guardò e mise il broncio.
"Il bowling è stupido," disse con indifferenza. "Dai John, andiamo via da questo posto orribile!"
"Dove vorresti andare?"
"Fuori. Il più lontano possibile da qui." Insistette Sherlock. John non riuscì a trattenere una risatina.
 
Camminavano fianco a fianco lungo una strada desolata. Lo sguardo di John non poteva fare a meno che ricadere sospettoso sulla pallida e sottile mano che Sherlock aveva lasciato ricadere lungo il suo lungo cappotto nero. Continuava a chiedersi se fosse tenuto a prenderla o no. Voleva più di ogni altra cosa sentire il calore di quell'uomo contro la sua pelle ma aveva paura che Sherlock non avrebbe approvato.
"Certo che puoi." disse tutto d'un tratto Sherlock.
"Cosa?" chiese John confuso.
"Si, puoi prendermi la mano," spiegò con un sospiro annoiato. Odiava ripetersi.
"Come fai a...?"
Sherlock roteò gli occhi.
"Non ci vuole un genio, anche se io lo sono, per decifrare lo sguardo perplesso del tuo volto, le occhiate che rivolgi alla mia mano pensando che non le noti, i nervi tesi delle tue dita e i piccoli movimenti del tuo bacino. Tutto indica che vuoi prendermi per mano. Perciò ti sto dando il mio permesso."
Il volto di John diventò paonazzo. Odiava quando Sherlock riassumeva le sue emozioni in poche osservazioni logiche. Ingoiò pesantemente e prese la mano di Sherlock non senza esitazione e con notevole imbarazzo. Sherlock non gli rese l'impresa semplice. 
"Sherlock?" mormorò in un flebile soffio di voce, non troppo sicuro di voler affrontare la questione in quel momento.
"Si?"
"Sono confuso..."
"Riguardo cosa, John?" chiese alzando le sopracciglia.
"Riguardo noi, Sherlock," confessò. "Siamo una coppia?"
"Hai dei dubbi?" chiese Sherlock chiaramente non comprendendo cosa John volesse dire.
"Si," si ammise fermamente. "Non è cambiato nulla nella nostra relazione da quando hai reso plateale la prova che sono innamorato di te. Si, ok, ci sono gli esperimenti che hai preso da Cosmopolitan e che provi su di me, ma non credo contino."
Sherlock ci pensò su.
"Ovviamente siamo una coppia. Perchè non dovremmo? Usciamo insieme, parliamo,  bisticciamo..." Sembrava tutto così semplice quando era Sherlock a mettere su il discorso.
"Queste cose le fanno anche gli amici, non solo gli amanti..." Si morse la lingua ma era troppo tardi. Sherlock notò la frase e il tono con cui era stata pronunciata. Il detective si girò verso il proprio compagno e lo fissò intensamente.
"Tu vuoi di più..."
"Io... Io non so davvero cosa voglio," ammise avvertendo il suo sguardo.
Ma un così scialbo tentativo di nascondere la verità non avrebbe ingannato Sherlock. Smise di camminare e, senza alcun preavviso, strinse il dottore in un abbraccio. Si riflettè negli occhi di John, sperando che avrebbe capito, e si inclinò per baciarlo.
John si fece scappare un delicato lamento di sorpresa non appena la lingua di Sherlock si fu introdotta nella sua bocca. Tirò l'uomo più vicino a sè, baciandolo e riversando in quel bacia, ancora una volta, tutte le sensazioni e i sentimenti che provava per lui. Si sentì stordito, le gambe a malapena riuscivano a reggerlo.
Quando le loro labbra si furono finalmente separate, John ansimava alla ricerca di aria guardando Sherlock negli occhi, Sherlock sorrise amabilmente e gli baciò la fronte.
"Ora, sei sicuro dei tuoi sentimenti?" bisbigliò goffamente John, preoccupato che un tono più alto avrebbe rovinato il momento.
"Non del tutto. Ho le pupille dilatate?" chiese Sherlock curioso.
"Sherlock!" esclamò oltraggiato, ma la sua rabbia si tramutò presto in un sorriso sghembo non appena si rese conto che Sherlock lo stava soltanto prendendo in giro.
"Ne sono abbastanza sicuro, nonostante le complessità che l'argomento presenta," ammise dolcemente il detective, strofinando il proprio volto contro il collo di John.

Ed ecco qui per voi il nostro preziosissimo terzo capitolo che s'è fatto tanto attendere! Chiedo scusa ai lettori ma purtroppo con la preparazione agli esami diventa tutto più difficile da coordinare! So che potete capirmi!:)

Ringrazio di cuore chi ha recensito i capitoli precedenti e chi ha messo la storia tra i preferiti! L'autrice originale ne è deliziata! 

Non so se è una cosa che vi interessa ma siccome ormai ci ho preso gusto ve lo dico lo stesso, questa volta per tradurre il terzo capitolo mi sono affidata alle note della colonna sonora di Star Trek Into Darkess (di cui qui la mia traccia preferita!). Ora son tutta gasata che avrei voglia di salire sulla prima astronave disponibile e visitare galassie lontane e combattere super cattivi sexy come Harrison e... Ok, scusate, divago troppo! :3

Capitolo originale qui. Lasciatele qualche Kudos, mi raccomando! ;)

Buona lettura! 

 

SOMMARIO: 

Un pò ci si assaggia... Bè, bacia, un pò si sperimenta, un pò ci si imbroncia, e si va ad un primo appuntamento. Niente è mai facile con Sherlock dopotutto. 


John di solito faceva dei sogni bizzarri e quello che stava facendo adesso era senz'altro il più strano di tutti. Sentiva come se una viscida lumaca stesse succhiando la sua fronte, cercando di scavarsi un buco fin dentro al suo cervello. John aveva cercato di gridare e di liberarsi, ma era senza forze.

Era così sollevato quando si risvegliò da quel'incubo surreale. Ad ogni modo la sensazione del "risucchio" non se ne era andata, il che gli fece prendere un colpo al cuore. Dovette saltare giù dalla poltrona costringendo Sherlock a farsi da parte.

"Ma che diavolo...?" Chiese completamente frastornato, fissando il proprio sguardo il quello incuriosito di Sherlock. Si toccò la fronte e la sentì umida. "Ma che diavolo, Sherlock?" ripetè con rabbia.


"Svegliare qualcuno con un bacio si dice essere davvero romantico." Dichiarò Sherlock con aria erudita.


John lo guardò incredulo e grugnì. 


"Ma dove l'hai letto?"


"Sul Cosmopolitan."


"Dovresti smettere di leggere quelle cazzate," sospirò e scosse la testa rassegnato. Il nuovo hobby di Sherlock - cioè sfogliare riviste per ragazzine, prendere note e cercare di coinvolgere il suo coinquilino in strani esperimenti - lo stava lentamente facendo impazzire. Il dottore si asciugò la fronte con la manica del maglione e andò a guardarsi allo specchio, temendo ciò che avrebbe visto.


Rimase pietrificato. Accanto al suo occhio sinistro faceva capolino un dolorante ed enorme succhiotto.

"Sherlock!" sibilò annoiato "Questo non è un bacio del buongiorno! Dovrebbe essere delicato. Delicato!"


"Quando ti ho baciato delicatamente non hai reagito, così ho dovuto applicare più pressione." Sherlock parve offeso che il suo impegno non fosse stato apprezzato.


"Succhiare il cranio di qualcuno non è esattamente come baciare qualcuno", rispose John. Sherlock era così ottuso certe volte.


Il detective non rispose. Fece dietro front e, atteggiandosi da prima donna ferita, si gettò sul divano tenendo il broncio.


John si esasperò. Non solo ottuso, anche puerile. 


"Oh, e dai, Sherlock...!"


"No, non parlo con te," annunciò altezzoso.


"Bene," il dottore alzò le spalle e si sedette sulla poltrona, fingendo di leggere il giornale. Nella sua testa cominciò il conto alla rovescia. 

5... 4... 3... 2... 1...


"John!" Sherlock saltò giù dal divano e si precipitò verso il suo coinquilino, inginocchiandosi di fronte a lui e posandogli il mento in grembo. Lo fissava come un cucciolo in pena.


"Che c'è Sherlock?" chiese, ringraziando dio che gli sbalzi d'umore del detective fossero così prevedibili.


"Mi annoio."


"Bene, e cosa vorresti fare?" chiese John, sapendo che altrimenti Sherlock non gli avrebbe dato tregua.


"Qualsiasi cosa purchè non sia noiosa."


"Non sei d'aiuto così." John si grattò la testa in cerca di ispirazione. "Che ne dici di andare al cinema?"


"Mmh, noioso."


"Okay allora. Ristorante?"


"Non ho fame," scosse la testa violentemente e poi esclamò in preda all'eccitazione. "Organizziamo un appuntamento!"

"Appuntamento?" gli fece eco John, non convinto di aver capito bene. 


"E' quando due persone che si piacciono escono insieme e si divertono, sono parole tue, John, concentrati!" replicò.


John sentì come se il suo bisogno di uccidere Sherlock si fosse fatto più impellente, ma riuscì comunque a mantenere la calma. 


"Le persone di solito vanno ad un appuntamento al cinema o al ristorante," spiegò pazientemente.


Sherlock parve deluso.


"Davvero?"


"Si," rispose John seccato, quando ad un certo punto ebbe un'idea. "Che ne dici del bowling?"


Sherlock ponderò la proposta e poi disse "Non sono mai stato al bowling finora."


"Va bene allora! Forse ti piacerà." John sorrise, alzandosi dalla poltrona. "Ma prima dovrò coprire il succhiotto con un cerotto, la gente potrebbe parlare."



 
Il bowling più vicino era ancora mezzo vuoto dato l'orario pomeridiano, ma decisero comunque di condividere una pista. Sherlock cercò di apparire imperturbato e indifferente, ma i suoi occhi continuavano a vagare incuriositi nella stanza. John si sentiva più che emozionato. Era meraviglioso uscire insieme e non andare a caccia di psicopatici.


"Praticamente devi tirare la palla per mandare giù tutti i birilli." spiegò impazientemente John, ma Sherlock lo guardò con condiscendenza.


"John, conosco le regole," disse e prese in mano la palla soppesandola per un po'. "Tutto sta nel misurare la giusta traiettoria. Posso calcolare la perfetta parabola che mi permetterà di colpire tutti i birilli in un unico lancio da professionista," dichiarò, sicuro di sè come al solito. 


"Bene, tira allora. Mostra a noi, comuni mortali, un vero maestro all'opera." lo incoraggiò John con un sorrisetto.


Sherlock sbuffò e decise di ignorare i punzecchiamenti del dottore. Si concentrò, lasciò che la sua mente calcolasse le giuste misure e finalmente lasciò rotolare la palla sulla pista. Non tutto però procedette come da manuale. La palla non andò dove Sherlock l'aveva indirizzata, al contrario rotolò verso destra per poi sfiorare per un pelo i birilli, senza tuttavia buttarne giù neanche uno.


"Ma questo non può essere..." mormorò sorpreso. "E' impossibile! I miei calcoli erano perfetti!" Quando gli effetti dello shock furono scemati cominciò ad atteggiarsi da bambino viziato e capriccioso, il tutto alla mercè del divertimento di John.


"Okay, campione. Ora è il mio turno." disse allegramente John prendendo una palla. Si stava divertendo un mondo e le smorfie di Sherlock non facevano altro che migliorare la sua giornata. Anche se John non frequentava le piste da bowling da anni e si sentiva ormai arrugginito, era molto bravo in questo sport ai tempi dell'Università. Sperava di ricordare ancora come si facesse.


Calcolò l'oscillazione del bracciò e lanciò abilmente la palla lì proprio al centro della pista, colpendo tutti i birilli.


"Si! Uno strike!" esultò John, lanciando le braccia in aria e guardando Sherlock con compiacimento. "L'esperienza  prima del cervello!"

Sherlock lo guardò e mise il broncio.


"Il bowling è stupido," disse con indifferenza. "Dai John, andiamo via da questo posto orribile!"

"Dove vorresti andare?"


"Fuori. Il più lontano possibile da qui." Insistette Sherlock.

John non riuscì a trattenere una risatina.



Camminavano fianco a fianco lungo una strada desolata. Lo sguardo di John non poteva fare a meno che ricadere sospettoso sulla pallida e sottile mano che Sherlock aveva lasciato ricadere lungo il suo lungo cappotto nero. Continuava a chiedersi se fosse tenuto a prenderla o no. Voleva più di ogni altra cosa sentire il calore di quell'uomo contro la sua pelle ma aveva paura che Sherlock non avrebbe approvato.

"Certo che puoi." disse tutto d'un tratto Sherlock.


"Cosa?" chiese John confuso.


"Si, puoi prendermi la mano," spiegò con un sospiro annoiato. Odiava ripetersi.


"Come fai a...?"


Sherlock roteò gli occhi.


"Non ci vuole un genio, anche se io lo sono, per decifrare lo sguardo perplesso del tuo volto, le occhiate che rivolgi alla mia mano pensando che non le noti, i nervi tesi delle tue dita e i piccoli movimenti del tuo bacino. Tutto indica che vuoi prendermi per mano. Perciò ti sto dando il mio permesso."


Il volto di John diventò paonazzo. Odiava quando Sherlock riassumeva le sue emozioni in poche osservazioni logiche.

Ingoiò pesantemente e prese la mano di Sherlock non senza esitazione e con notevole imbarazzo. Sherlock non gli rese l'impresa semplice. 


"Sherlock?" mormorò in un flebile soffio di voce, non troppo sicuro di voler affrontare la questione in quel momento.


"Si?"


"Sono confuso..."


"Riguardo cosa, John?" chiese alzando le sopracciglia.


"Riguardo noi, Sherlock," confessò. "Siamo una coppia?"


"Hai dei dubbi?" chiese Sherlock chiaramente non comprendendo cosa John volesse dire.


"Si," si ammise fermamente. "Non è cambiato nulla nella nostra relazione da quando hai reso plateale la prova che sono innamorato di te. Si, ok, ci sono gli esperimenti che hai preso da Cosmopolitan e che provi su di me, ma non credo contino."


Sherlock ci pensò su.


"Ovviamente siamo una coppia. Perchè non dovremmo? Usciamo insieme, parliamo,  bisticciamo..." Sembrava tutto così semplice quando era Sherlock a mettere su il discorso.


"Queste cose le fanno anche gli amici, non solo gli amanti..." Si morse la lingua ma era troppo tardi. Sherlock notò la frase e il tono con cui era stata pronunciata. Il detective si girò verso il proprio compagno e lo fissò intensamente."Tu vuoi di più..."


"Io... Io non so davvero cosa voglio," ammise avvertendo il suo sguardo.


Ma un così scialbo tentativo di nascondere la verità non avrebbe ingannato Sherlock. Smise di camminare e, senza alcun preavviso, strinse il dottore in un abbraccio. Si riflettè negli occhi di John, sperando che avrebbe capito, e si inclinò per baciarlo.


John si fece scappare un delicato lamento di sorpresa non appena la lingua di Sherlock si fu introdotta nella sua bocca. Tirò l'uomo più vicino a sè, baciandolo e riversando in quel bacia, ancora una volta, tutte le sensazioni e i sentimenti che provava per lui. Si sentì stordito, le gambe a malapena riuscivano a reggerlo.


Quando le loro labbra si furono finalmente separate, John ansimava alla ricerca di aria guardando Sherlock negli occhi, Sherlock sorrise amabilmente e gli baciò la fronte.


"Ora, sei sicuro dei tuoi sentimenti?" bisbigliò goffamente John, preoccupato che un tono più alto avrebbe rovinato il momento.


"Non del tutto. Ho le pupille dilatate?" chiese Sherlock curioso.


"Sherlock!" esclamò oltraggiato, ma la sua rabbia si tramutò presto in un sorriso sghembo non appena si rese conto che Sherlock lo stava soltanto prendendo in giro.


"Ne sono abbastanza sicuro, nonostante le complessità che l'argomento presenta," ammise dolcemente il detective, strofinando il proprio volto contro il collo di John.

 

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John, oh caro John, quanta pazienza che hai! Ma alla fine ne è valsa la pena, no? :D

Spero che il capitolo vi abbia divertito!:)

Per qualsiasi correzione o critica lasciate tranquillamente una recensione, come ho sempre detto è bene che si impari dai propri errori!

Al prossimo capitolo allora!:)

Live long and prosper! 

   
 
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