Capitolo uno.
L'ora di educazione fisica sarebbe stata la sua salvezza. Quando il coach Ker entrò in classe, Connor mise a punto il suo piano diabolico. La giornata era stata pienissima e il pensiero che mancassero solo due ore alla sua conclusione lo fece sorridere. Quando inarcò le labbra e scoprì i denti senza un apparente motivo, il suo compagno di banco alzò gli occhi al cielo con fare teatrale. Il coach Ker aveva la meravigliosa abitudine di non fare mai l'appello. Unico punto a suo favore visto che torturava ogni settimana i suoi studenti con uno sport differente. Il professore adorava rivivere le sue vecchie glorie di atleta facendo cimentare i poveri studenti negli sport che aveva amato da giovane. A vederlo ora non aveva affatto l'aria di un grande atleta. Aveva da poco superato la cinquantina e i suoi addominali scolpiti avevano lasciato il posto ad una prominente pancetta che lo faceva apparire quasi tenero. Passava tutte le ore di lezione a leggere il giornale, ma aveva la strana capacità di sentire quando i suoi alunni smettevano di muoversi. Allora loro sbuffavano, mandavano qualche imprecazione a bassa voce e si sottoponevano di nuovo alla tortura. Connor avrebbe dato tutti i suoi risparmi e perfino la sua montagna di capelli che tutti adoravano al costo di poter evitare quelle due fatidiche ore settimanali.
L'ora di educazione fisica sarebbe stata la sua salvezza. Quando il coach Ker entrò in classe, Connor mise a punto il suo piano diabolico. La giornata era stata pienissima e il pensiero che mancassero solo due ore alla sua conclusione lo fece sorridere. Quando inarcò le labbra e scoprì i denti senza un apparente motivo, il suo compagno di banco alzò gli occhi al cielo con fare teatrale. Il coach Ker aveva la meravigliosa abitudine di non fare mai l'appello. Unico punto a suo favore visto che torturava ogni settimana i suoi studenti con uno sport differente. Il professore adorava rivivere le sue vecchie glorie di atleta facendo cimentare i poveri studenti negli sport che aveva amato da giovane. A vederlo ora non aveva affatto l'aria di un grande atleta. Aveva da poco superato la cinquantina e i suoi addominali scolpiti avevano lasciato il posto ad una prominente pancetta che lo faceva apparire quasi tenero. Passava tutte le ore di lezione a leggere il giornale, ma aveva la strana capacità di sentire quando i suoi alunni smettevano di muoversi. Allora loro sbuffavano, mandavano qualche imprecazione a bassa voce e si sottoponevano di nuovo alla tortura. Connor avrebbe dato tutti i suoi risparmi e perfino la sua montagna di capelli che tutti adoravano al costo di poter evitare quelle due fatidiche ore settimanali.
Ma oggi avrebbe compiuto l'impresa del secolo. Aveva avuto solo una settimana per scrivere un tema che ovviamente non aveva svolto. L'ora successiva quel tema avrebbe dovuto assolutamente trovarsi sulla cattedra della fastidiosa e munita-di-odioso-profumo professoressa di lettere. Aveva deciso di nascondersi durante la lezione del coach Ker e buttare giù qualche paragrafo decente. Il posto migliore era lo spogliatoio delle ragazze. Era comunicante con la palestra mentre quello dei ragazzi si trovava in un edificio a parte. I poveri ragazzi erano infatti costretti ad attraversare il cortile per arrivare a lezione. L'uniforme della scuola che utilizzavano per ginnastica era la stessa sia in inverno sia in estate e consisteva in pantaloncini e t-shirt. Perciò spesso erano costretti ad affrontare la traversata del cortile con pessime condizioni atmosferiche indossando vestiti estivi. Qualche volta quando pioveva si riparavano con un mucchio di vecchi annuari che erano sempre stati accatastati in un angolo dello spogliatoio e che i gentili ragazzi ormai diplomati avevano loro lasciato in eredità appositamente per quello scopo. Così non sarebbe stata una buona idea rifugiarsi nello spogliatoio dei ragazzi, era troppo scontato.
Perciò decise di utilizzare quello delle ragazze. Nessuno lo avrebbe mai cercato lì, tanto meno il coach.
La rauca voce da fumatore accanito del coach lo distolse dai suoi piani.
“Allora ragazzi oggi vi cimenterete nella meravigliosa arte della pallavolo”.
“Ma professore- interruppe Sean, un ragazzo tutto muscoli e niente cervello- oggi aveva promesso di farci giocare a football”.
“Caro Sean alzati per favore. Avvicinati alla finestra e guarda fuori” disse il coach irritato.
Sean si avvicinò alla finestra. Non riuscì a vedere niente a causa dello strato di condensa che si era formato e che appannava tutto il vetro. Così utilizzò la sua felpa per ripulire uno spazietto sulla finestra e vide che il campo da football era stato coperto da una distesa di acqua.
“Ok coach. Afferrato. Il campo sarebbe utile soltanto per esercitarci nello stile libero in questo stato”.
“E bravo il mio Sean che ogni tanto usa la testa nel modo giusto”.
“Grazie coach Ker.”
Sean non notò neanche la nota ironica nella voce del professore. Detto ciò si avviarono alla volta della palestra. Connor raccolse dal suo zaino il suo blocco e una penna e li infilò al sicuro sotto la sua felpa. Il suo compagno di banco gli chiese spiegazioni e Connor dovette rivelare il suo piano. Sembrava dovesse portare a termine una missione della CIA piuttosto che scrivere uno stupido tema. I ragazzi si riversarono in corridoio e una volta all'aperto si scatenarono come una mandria di bufali inferociti. Un qualsiasi spettatore si sarebbe trovato davanti lo spettacolo di venti ragazzi che correvano sotto la pioggia in cerca di un qualsiasi riparo. I ragazzi al pari delle ragazze cercavano disperatamente di proteggere le loro acconciature. Connor si limitò a tirare su il cappuccio della felpa e a sorridere davanti a quella scena. Entrò con gli altri ragazzi che dovevano cambiarsi, si chiuse in un gabinetto senza farsi notare e aspettò. Entrò in palestra con l'ultimo gruppo, si assicurò che le ragazze fossero già tutte fuori e si chiuse nel loro spogliatoio. Giusto per precauzione si sedette a terra dietro la fila di armadietti in modo da accorgersi se qualcuno fosse entrato dalla porta.
La rauca voce da fumatore accanito del coach lo distolse dai suoi piani.
“Allora ragazzi oggi vi cimenterete nella meravigliosa arte della pallavolo”.
“Ma professore- interruppe Sean, un ragazzo tutto muscoli e niente cervello- oggi aveva promesso di farci giocare a football”.
“Caro Sean alzati per favore. Avvicinati alla finestra e guarda fuori” disse il coach irritato.
Sean si avvicinò alla finestra. Non riuscì a vedere niente a causa dello strato di condensa che si era formato e che appannava tutto il vetro. Così utilizzò la sua felpa per ripulire uno spazietto sulla finestra e vide che il campo da football era stato coperto da una distesa di acqua.
“Ok coach. Afferrato. Il campo sarebbe utile soltanto per esercitarci nello stile libero in questo stato”.
“E bravo il mio Sean che ogni tanto usa la testa nel modo giusto”.
“Grazie coach Ker.”
Sean non notò neanche la nota ironica nella voce del professore. Detto ciò si avviarono alla volta della palestra. Connor raccolse dal suo zaino il suo blocco e una penna e li infilò al sicuro sotto la sua felpa. Il suo compagno di banco gli chiese spiegazioni e Connor dovette rivelare il suo piano. Sembrava dovesse portare a termine una missione della CIA piuttosto che scrivere uno stupido tema. I ragazzi si riversarono in corridoio e una volta all'aperto si scatenarono come una mandria di bufali inferociti. Un qualsiasi spettatore si sarebbe trovato davanti lo spettacolo di venti ragazzi che correvano sotto la pioggia in cerca di un qualsiasi riparo. I ragazzi al pari delle ragazze cercavano disperatamente di proteggere le loro acconciature. Connor si limitò a tirare su il cappuccio della felpa e a sorridere davanti a quella scena. Entrò con gli altri ragazzi che dovevano cambiarsi, si chiuse in un gabinetto senza farsi notare e aspettò. Entrò in palestra con l'ultimo gruppo, si assicurò che le ragazze fossero già tutte fuori e si chiuse nel loro spogliatoio. Giusto per precauzione si sedette a terra dietro la fila di armadietti in modo da accorgersi se qualcuno fosse entrato dalla porta.