Il
C@v@liere
-
XV
ATTO -
Avvicinò
la faccia a quella del ragazzo e notò che delle lacrime
gli rigavano il viso e aveva un’espressione decisamente
truce, ma ringraziò il
cielo che non inveisse come le altre volte che si trovava nelle braccia
di
Morfeo.
Lo
sentiva di notte e si chiedeva come mai… ma ora…
ora che sapeva
la storia, almeno una buona parte… pensò che in
fondo Harry aveva tutto il
diritto di piangere, in qualunque momento; che aveva il diritto di
essere
consolato da chi gli voleva bene. E forse, lui, era tra questi? Ma
certo che
no! Al primo posto c’era quella Hermione che gli teneva
affettuosamente la mano
quando era stato in ospedale, pensò rammentando la foto
movente. Ma se era
così, dov’era, eh? Ora, dov’era la sua
ragazza? Non c’era, no? C’era lui, ben
felice di consolarlo e cullarlo tra le sue braccia. Forse era vero che
gli
uomini non dovevano piangere, ma a lui Harry non appariva come un uomo.
No,
appariva come un piccolo angioletto dolce e sfortunato. Una persona
buona alla
quale erano capitate tante cose brutte: se fosse capitato a lui non
avrebbe
retto come il cugino, avrebbe gettato la spugna già da
tempo. Magari passando
dalla parte del nemico, chissà! Ma Harry no, non
l’avrebbe mai fatto. Era
troppo onesto e buonista per voltare le spalle a chi credeva in lui e
scappare
con chi amava; anche se ci avrebbe messo la mano sul fuoco che ci aveva
pensato
più di qualche volta, a lasciare la comunità
magica, visto anche come lo
trattavano, e scappare con la sua ragazza. Niente più
Salvatore, niente più
Bambino Sopravvissuto, niente più Prescelto;
solo… Harry. Ma chissà se
l’avrebbe fatto davvero… forse a
quest’ora neanche lui ci sarebbe più, sarebbe
morto per mano del nemico, senza più Harry che lo difendeva
a costo della sua
vita. Ripensò a tutte le volte che lo prendeva in giro, che
lo minacciava
atteggiandosi a bullo invincibile, alle risate che si faceva quando i
suoi
genitori lo punivano per qualcosa che non aveva fatto e lui se ne stava
zitto,
zitto e muto, e faceva tutto quello che gli veniva chiesto…
quella era poca
roba per Harry a quanto pareva, visto ciò che aveva dovuto
affrontare. La fama,
si sa, porta con sé tanti pro, quasi quanto i contro.
Perché
sì, ci sono molte persone che ti adorano e ti fanno
salamelecchi ma altrettante, se non di più, che ti odiano;
pensano che la
popolarità ti abbia dato alla testa, che non sei
più lo stesso di un tempo, ti
guardano male, ma questo se sei baciato dalla fortuna, altrimenti ti
serbano
l’indifferenza. Dud non sapeva cosa fosse; non aveva la
minima idea del
significano della parola indifferenza. Quando qualcuno ti evita, non ti
rivolge
la parola… magari quel qualcuno è proprio la
persona che ami più di ogni altra.
Lui invece era stato sempre al centro dell’attenzione di
tutto e tutti e, se
non era così, si faceva ascoltare a suon di urli e pugni.
Invece Harry subiva e
basta; magari anche la sua ragazza lo trattava da zerbino,
perché no? Era
possibile. Eppure… nonostante la sua indole passiva, il
cugino aveva salvato il
mondo da un pazzo assassino. Anche mezzo schizofrenico, a quello che ne
sapeva.
Dud
prese un fazzoletto che aveva in tasca e gli ripulì il viso
dalle lacrime, anche se era bello anche così. Poi si
fermò ad osservarlo: la
camicia bianca era sbottonata in alto, il che permetteva di vedere bene
il
collo, la testa da un lato, e… quel collo era molto, molto
invitante. Si
avvicinò, con l’intenzione di baciarglielo,
già pregustando il sapore della sua
pelle, quando un luccichio attirò la sua attenzione.
Abbassò gli occhi verso la
gola e lo vide! Attaccato al collo di Harry c’era un
cordoncino di cuoio nero,
con della pelliccia morbida; davanti sembrava esserci attaccato
qualcosa che
penzolava. Dud prese in mano quella cosa, che aveva tutta
l’aria di essere una
targhetta d’oro bianco, e sopra, a caratteri d’oro
rialzati, c’era scritto:
69
My Puppy 69
:-:*
Your Angel *:-:
Rimase
pietrificato per qualche istante. No…
cioè… le opzioni erano due: o lui si era
sbagliato a leggere, oppure era
scritto male. Ma sì, ci sarà stato qualche
sbaglio! Altrimenti perché il cugino
andrebbe in giro con addosso un collare da cane, o da gatto, con su
scritto Il
Mio Cucciolo, Tuo Angelo? Non avrebbe avuto senso, no?...
Vero? Magari
Harry aveva strani gusti e frequentava quei strani locali sadomaso tra
un pazzo
sadico e l’altro: aveva pur il diritto di svagarsi, ma chi
gli poteva aver
fatto un regalo, se era la parola esatta, del genere?
Alla
scuola normale Harry non aveva mai avuto amici, anche perché
chiunque gli si avvicinava, lui lo menava, con il suo gruppetto di
bulli
falliti, e non sapeva perché: diceva a tutti che Potter era
un pazzo, che era
un tipo che da un momento all’altro ti poteva uccidere e che
quindi ti dovevi
tenere a distanza da lui, né guardarlo né
parlarci. La maestra era stata
scontrosa con lui sin dal primo giorno, perché i suoi
genitori erano andati a
parlargli, giorni addietro, assicurandosi che avesse capito bene che
doveva
aver a che fare con un pazzo, uno problematico. Non eccelleva in
nessuna
materia, il che costituiva per l’insegnante un motivo in
più per metterlo in
punizione o per sgridarlo. Passava gli intervalli sotto un albero nel
cortile
dell’edificio, a guardarsi intorno, oppure a raccogliere
fiori per l’unica
maestra che era gentile con lui: una volta lo aveva fatto anche con la
loro. Il
risultato fu uno schiaffo sulla guancia bronzea e compiti in
più per casa. Lui
ci rideva sopra come un matto; vedere il dolore del cugino lo aveva
sempre
messo di buon umore. Ma ora non più. Si domandava se anche
lì, nella sua scuola
di gente strana, era così. Tutti che gli ridevano alle
spalle, le punizioni e
via dicendo… era una situazione molto più dura,
perché eri costretto a vedere
chi non sopportavi, vedevi un certo insegnate unto, perché
anche loro,
ovviamente, vivevano lì. Harry gli aveva raccontato di un
certo insegnante
molto simile a un pipistrello, che andava in giro sempre interamente
vestito di
nero, i capelli neri e tanto unti che neanche dieci shampoo li potevano
salvare. E, se non ricordava male, era il capo, o qualcosa del genere,
della
casa rivale, a quello che aveva capito, di quella di Harry. I
Sipeldi… no, no…
era.. mh… i Siveleni? Ma no, era… aveva a che
fare con un rettile e un colore,
mh… ah, sì: Serpeverde! Sì,
sì, era questa! E il pipistrello li favoriva
spudoratamente, senza velare il disprezzo verso la classe di Harry, la
casa o…
quello che era, insomma! Poteva solo immaginare come era seguire le
lezione di
uno così. Inoltre sembrava provare un certo odio verso Harry
e se non fosse
stato per il preside, lo avrebbe già espulso: neanche il
tempo di mettere piede
dentro la scuola. Ma se aveva amici era tutt’altra storia.
Perché
quando sei nei guai ci sono gli amici che ti aiutano a
venirne fuori. Sono quelli che ti sostengono nel momento del bisogno,
che sono
vicino a te quando piangi, quando perdi e, molto di più,
quando vinci e ridi.
Quando hai voglia di non pensare a nulla e di spassartela alla grande,
loro
sono lì, sia per ascoltare le tue scemate sia per darti
consigli. Forse i suoi
amici erano quelli sul comodino, magari era stata scattata quando
avevano
undici anni, perché erano molto piccoli, non che ora il
cugino fosse grande,
ma, in confronto a quella foto, era veramente cresciuto. E
chissà cosa aveva
dovuto affrontare da quando aveva messo piede in quella scuola di
strampalati!
Quei due ragazzi nella foto avevano una faccia, come dire…
pulita; gente di cui
ci si poteva fidare, di chi non ti avrebbe abbandonato mai, neanche se
li
avessi pregati in ginocchio o pagati oro. Il cugino era molto
fortunato, da
questo punto di vista, perché lui non aveva quel tipo di
amici, ma quel tipo
che ti sta vicino sono quando sei il migliore e quando non lo sei ti
lascia
nella merda.
Da
come gliela aveva descritta Harry, Hogwarts doveva essere
veramente un posto meraviglioso, e Dud non aveva dubbi sul fatto che il
cugino
la considerasse più come casa propria che non la loro e
questo lo feriva molto.
Insomma, a casa sua non aveva mai rischiato la vita, mentre da quando
era
andato lì sì, ogni giorno viveva col pensiero di
poter morire da un momento
all’altro. E la cosa non era affatto rassicurante! Specie per
un bimbo di
appena undici anni. Se lo poteva immaginare: mingherlino, spaurito e
immerso in
un mondo nuovo che fino a quel momento aveva, con ogni
probabilità, sognato e
poi… bum, da un giorno all’altro aveva scoperto di
essere un mago, che ne
esistevano diversi altri, tante creature, la tanto decantata dicotomia
tra bene
e male… un bel po’ di cose. Voldy a parte, eh?
Sì, aveva iniziato a chiamarlo
così, per il semplice motivo che era più corto e
più facile da ricordare. Anzi…
chissà se anche Harry, magari un po’ scherzando,
lo chiamava così!
Ma
fatto stava che: bella scuola, buoni amici e non… quel
collarino aveva un che di inquietante! A questo punto poteva aspettarsi
di
tutto dal cugino. Una frusta… un paio di manette…
che ne poteva sapere? Anche
se, in tutta sincerità, la cosa da una parte gli metteva
paura e dall’altra gli
metteva la pelle d’oca. Come se fosse pieno
d’aspettativa: l’immagine di un
Harry con manette, guinzaglietto e collarino con lo sguardo
lucido… beh, aveva
le sue conseguenze. E non solo per lui, chiaro? Ma, a ben pensarci:
cosa gli
toccava fare? Correva dietro ad Harry neanche fosse la sua baby-sitter
o che ne
sapeva lui! Insomma, aveva quattordici anni, no? Eroe oltretutto, che
aveva bisogno
della manina per attraversare la strada? Certo che no!... anche se a
ben
guardarlo aveva bisogno di un grande aiuto, visto il disastro che era.
Dud
sorrise al pensiero di lui che insegnava al cugino come si faceva
questo e come
si faceva quello, e lui, guardandolo con occhioni da cerbiatto, che lo
fissava
ammirato per le tante cose che sapeva fare. Quando a stento sapeva
mettere su
l’acqua per il tè. Ma, a ben pensarci: Harry
sapeva cucinare, almeno un po’
commestibile, lavare, stirare e pulire… una perfetta
massaia, no? Gli mancava
solo il grembiulino rosa a margherite della madre, pieno di fronzoli,
pizzi e
merletti, uno spolverino fuso con una mano, nell’altra un
mestolo di ferro, e
in testa un fazzoletto bianco per non fargli andare i capelli davanti
agli
occhi quando faceva le pulizie. Almeno assieme avevano un futuro. Una
coppia
perfetta: lui si occupava di portare a casa i soldi e Harry si occupava
della
casa. Si, ok, tutto pianificato nei minimi dettagli. Bastava solo
trovare una
motivazione valida per far sloggiare i suoi genitori ed erano a cavallo
e poter
avere così la casa tutta per loro.
Già… ma quale scusa poteva essere abbastanza
convincente? … Bene, aveva appena trovato il suo dilemma
amletico! Ora, il suo
scopo nella vita era di cercare, tra tante, la scusa migliore:
così almeno
quell’ estate faceva qualcosa. Si poteva dire che aveva
trovato i suoi compiti
per le vacanze.
A
Duddley tornò in mente che anche lì
c’era qualcosa che lo
contraddistingueva dal cugino: a parte il fatto che lui non avrebbe
messo mano
a nessun libro come a ogni vacanza che si rispetti, che se lui scriveva
su dei
semplici quaderni a righe o a quadretti, Harry scriveva su delle
pergamene
senza righe, quindi da figurarsi gli arcobaleni che poteva fare, gialli
e ammuffiti.
Inoltre non aveva visto penne a sfera o roba varie nella sua stanza,
quindi…
come scriveva? Ma a piuma d’oca, no? Chissà quanti
sbavi con l’inchiostro
fresco e ogni volta a intingere la piuma nel barattolino. Dimenticare
il
barattolino o la piuma equivaleva ad essere perso! E poveri insegnanti
che
dovevano decifrare gli scarabocchi! Perché quelli che faceva
Harry, come
scriveva, non si potevano assolutamente definire calligrafia o
scrittura o,
ancor peggio, carattere, ma i cari vecchi e insostituibili scarabocchi.
Neanche
i geroglifici lo battevano, quello zuccone analfabeta!
Solo
allora Dud si accorse che Harry teneva in mano qualcosa.
Glielo prese. E con rabbia scoprì che era un’altra
lettera di colei che oramai
aveva additato col vezzeggiativo di quella lì.
Lesse la lettera.
Caro
Harry,
ho
finito prima di quanto credessi, e questa mattina verso le
undici verrò in quel posto che mi hai detto essere molto
importante per te.
Verrò con una sorpresa… anzi, credo che
verrà prima la sorpresa di me. Sai che
mi devo preparare almeno il necessario, per sopravvivere tra i babbani.
A
tra poco amore.
I
Kiss You.
You
Angel.
Ps:
porto anche la panna e la cioccolata!
Era
uno scherzo, vero? Non poteva essere che
avesse veramente intenzione di venire. Beh, poteva anche venire, ma lui
non
l’avrebbe fatta entrare di certo. Nossignore! Piuttosto
avrebbe fatto sbattere
fuori Harry da casa e… no, così non andava, non
voleva la ragazza proprio
perché altrimenti gli avrebbe rubato il cugino,
quindi così la cosa gli
si sarebbe ritorta contro. Perché sarebbe bastato davvero
poco: che lui fosse
corso dal paparino e gli avesse detto una cavolata immane, tipo
“ Harry ha
fatto una tu-sai-cosa “ e se ci avesse aggiunto “
davanti ai vicini “ allora
sì, che gli avrebbe potuto fare ciao ciao con la manina per
sempre. Addio
Harry, non l’avrebbe mai più rivisto, e questa era
proprio l’ultima cosa che
voleva. Ecco, già se la immaginava, tutta perfettina che
veniva con mille e uno
bagagli… che ovviamente doveva portare Harry, da bravo
fidanzato modello, e
comodo zerbino, qual’era.
-Harry…-
sentì chiamare il ragazzo –Harry… - E
il cugino si
svegliò piano, sbattendo le palpebre, e, mettendo a fuoco le
immagini davanti a
sé, mormorò sorpreso:
-Lady
Malfoy?- gli occhi sgranati.
Dud
trattene di nuovo di riflesso il fiato,
mentre
-Nissy,
cara, lo stai strangolando – fece eco
la seconda figura, con un tono ironico, togliendosi il cappuccio.
A
Dud si sgranarono gli occhi, nel constatare
che l’uomo vicino alla donna era altrettanto bello. Alto,
sguardo sereno,
eppure un po’ severo, occhi grigi, pelle anch’essa
lattea, lunghi capelli
biondi con striature di bianco mandati indietro e lasciati sciolti. Il
volto
con qualche piccola ruga che però lo rendeva ancora
più attraente.
Harry
parve scattare sull’attenti appena lo
vide e alzò subito la mano per una stretta, salutandolo
gentilmente –Signor
Malfoy… - ma l’uomo lo interruppe:
-Oh,
Harry, ancora con questo Signor Malfoy?
Mi fa anche sentire vecchio- nota dolente –Quindi chiamami
anche papà, tanto… a
me fa solo che piacere-
Harry
diventò dei sette colori
dell’arcobaleno. Lucius rise e
l’abbracciò forte:
-Ma
che carino, si è imbarazzato. E’ proprio
un amore- cantilenò Narcissa sognante,
-Il
nostro angelo ha gusto- disse l’uomo
facendo l’occhiolino ad Harry.
-…
Godersi la vita, e già! Ecco la meta a cui i giovani
d’oggi
devono aspirare. E quale modo migliore di godersi la vita se non fare
del sano
e salutare sesso? – disse Lucius con un luccichio negli occhi
e un sorriso
nostalgico – Eh, già –
ripeté, più a se stesso che ai presenti, - Bei
tempi,
quelli – gli occhi al cielo senza nuvole. Ma si dovette
piegare in due da una
gomitata ben assestata alle costole da parte della moglie:
-Lucius,
ma ti pare il caso? – il tono di rimprovero falso.
-Ma
cara, se non gliele dico io queste cose,
chi mai gliele dice?- esordì l’uomo, come se fosse
un affronto alla sua
elegante e aristocratica persona.
-Tu?
E chi sei tu, il dio del sesso?- il tono
giocoso rendeva quella donna crudele, all’apparenza, ma si
capiva subito che
scherzava.
Lucius
assunse un’espressione comica
all’inverosimile: distese i muscoli facciali, gli occhi
chiusi e le
sopracciglia rialzate, un dito alzato come a puntualizzare qualcosa
– Ti devo
per caso ricordare, mia cara che io, ai tempi di Hogwarts ero..
–
Ma
la moglie lo interruppe – Ai tuoi tempi di
Hogwarts.. – parve riflettere – Mhh… e
quanti anni sono passati? Cento? No,
aspetta, mi sono sbagliata… mille? No, no, scusa,
è vero: duemila! – esordì con
una risata sonora, facendo scappare un risolino ad Harry.
-Ti
devo forse ricordare, tesoro, - il tono da
saputo – che i miei anni, sono anche i tuoi! – e
non era una domanda!
Narcissa
lo fissò apatica, senza espressione, ed
Harry e Lucius temettero il peggio. Erano già pronti a
svignarsela
smaterializzandosi che Nissy sorrise tranquilla:
-Oh,
ma chiudi quella bocca, che ti ci entrano
i nargilli, gioia –
-Cosa
sono i nargilli?-
-Chiedi
a quella simpatica svalvolata della Lovegood
–
Lucius
guardò Harry, nel vano tentativo di
trovare risposte, ma Harry alzò le mani in segno di resa.
Aveva passato un anno
a cercare di capire cose fossero quei benedetti nargilli, che sapevano
tanto di
elfetti-lucciole e non ne era venuto a capo. E poi, se permettete, lui
doveva
pensare a salvare il deretano al mondo, altro che nargilli!
Nissy
continuò – Poi quello che conta è
quello
che vogliono loro… e che devono scopare come conigli?
–
-A
beh, io me lo auguro- ribatté l’uomo, che
si prese uno schiaffo sul braccio dalla moglie, che era piegata in due
dalle
risate, come il moro:
-Ma
taci, vecchia ciabatta-
Harry
d’improvviso non vide più nulla, era impegnato a
ridere,
quindi non aveva la guardia alta, ma sentì un famigliare
profumo e una voce
profonda al suo orecchio:
-Indovina
chi sono…-
Decise
di stare al suo gioco – Ma chi sarà
mai? Uno stupratore? – scherzò.
Si
sentì appoggiare la schiena a qualcosa di
morbido e le mani che prima gli coprivamo gli occhi andarono ad
intrecciarsi
con due dita sul suo ventre. Vedeva Lucius e Nissy sorridere amorevoli.
Poggiò
la testa sulla sua spalla
-Non
è colpa mia se ispiri stupro da tutti i
pori, amore- e si baciarono.
Harry
si rigirò nel suo abbraccio e gli mise
le braccia al collo e sentì le sue sui fianchi e sulla
schiena.
Sì,
era proprio…
-Draco-
mormorò a fior di labbra al biondo.
Che sorrise e gli si avventò di nuovo sulle labbra.
Posto
ora questo sudatissimo capitolo, così mi
posso arrovellare il cervello per altre due fanfe long e per il seguito
di
questa ^^! Vorrei dire una piccolissima cosa sull’entrata in
scena dei Signori
Malfoy; come già visti in “gli
aristidrachi” sono un po’ ooc ma io ce li vedo
bene anche così, almeno ti sbizzarrisci con le peggio
scenate e battute, invece
a seguire la linea di carattere della mammina; Nissy è
ferina e crudele mentre
Lucius freddo e quant’altro e visto che io amo impelagarmi
nelle peggio cose,
ho deciso di darci un po’ di vita! Ah, lo so che Dudley sta
diventando troppo
sveglio ma tranquilli; se fosse tonto come l’originale sapete
come sarebbe
andata? Si sarebbe sbattuto a morte Harry con la forza, spezzandogli la
bacchetta e lo avrebbe ridotto a uno straccio, poi sarebbe arrivato
Draco coi
genitori e avrebbe ammazzato tutti e fine. Bene, finito di spiegare
queste
cose, passo a ringraziare chi commenta;
Ada
[ azzie mille per
betare tutti i miei deliri, appena possibile risponderò alla
tua mail çç ]
DJKIKA
[
infatti a Dud piace Harry XD… ah; alla fine come
è andata quella cosa dei
capelli cara? ]
Ubbo
[
oimena, mo svengo O___O; amo le tue storie io
ç___ç! Sono felicissima che ti
piaccia e dimmi, oh divina; è questa la sorpresa che
pensavi?*.* ]
Fra
Ro
[ cara;
eheh, tu non ne hai la minima idea di cosa succederà ai
Dusley quando i Malfoy
lo verranno sa sapere BWAHAHAH!°.° ]
Lily
4ever
[ ma se
Dud non la smette davanti casa si troverà un esercito di
pazze armate di torce
e… io voglio la pistola e il fucile *.*… anche se
non riesco ad acchiappare una
casa neanche se ci vado a sbattere °_° ]
KIA
[ scusa il ritardo! ]
Ximeng
[ non so
te, ma io mi sentirei meglio pensando a una vasca di nutella alla
vaniglia con
dentro Harry *ççç* ]
Ultima
cosuzza; vorrei chiedere perdono a
tutti coloro che hanno aspettato così a lungo, grazie mille
e se solo non
commentate più, magari leggete solo e grazie per questo,
è solo colpa mia
perché ho mandato le cose troppo per le lunghe.
xla