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Autore: kanejvibes    29/06/2013    4 recensioni
"Non la inviterai ad uscire", dissi io.
"Oh, sì, invece", rispose Harry, sorridendo.
"No, non lo farai", insistetti, guardandolo male.
"E perché mai?", chiese.
"Perché non è il tuo tipo", la sparai lì.
"E' sexy, bionda e sexy. Certo che è il mio tipo!".
Sbuffai.
"Per fortuna tu non eri uno di quei ragazzi che pensa solo al sesso, eh!", sbottai, scuotendo la testa.
Harry sorrise.
"Vorresti approfittarne?", chiese, lanciandomi un'occhiata maliziosa.
Feci una smorfia.
"Per favore. Vuoi che ti vomiti nell'auto?".
Lui ridacchiò.
"Sei vergine, eh? Lo sospettavo. Forse è per questo che sei così acida. Un po' di sesso ti farebbe bene".
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Joan Perkinson è una ragazza normale con una vita normale: ma una vita normale si può sempre sconvolgere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You and I'
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Scesi in cucina, sbuffando.
Mia madre stava sistemando le ultime cose sul tavolo.
Mi guardò con compassione.
"Tesoro, ti prego, non fare quella faccia".
"Oh, e che faccia dovrei fare? Mi hai appena detto che il motivo per cui devo crescere senza un padre è la tua ex migliore amica. E me la ritrovo in giro per casa. Ti prego, illuminami, che faccia dovrei fare?", sbottai, sedendomi a tavola con la grazia di un elefante.
"So che è difficile, ma prova a perdonarla...è successo diciotto anni fa".
"No, mamma. No".
Incrociai le braccia e sbuffai.
Harry entrò in cucina, stiracchiandosi.
"Che buon odore. Che si mangia?", chiese, sedendosi vicino a me.
Lo ignorai totalmente e iniziai ad attorcigliarmi una ciocca di capelli intorno al dito.
"Niente di speciale, Harry, non sono una cuoca eccezionale", rispose mia madre, poggiando sulla tavola un vassoio con del pollo e delle patatine fritte e sedendosi.
Il riccio addentò subito una patatina e le sorrise.
"Le patatine sono ottime!", esclamò, gentilmente.
Poi, anche Anne fece il suo ingresso in cucina e si sedette.
Evitai di incrociare il suo sguardo.
Cominciammo a mangiare in silenzio e io presi il telecomando per accendere la televisione, ma mia madre mi guardò e scosse la testa. Perciò, sbuffando, lo posai.
"Allora...", esordii io, dopo un po', dato che nessuno sembrava voler parlare.
"Come mai tuo marito ti ha lasciata? Ha scoperto che razza di puttana si ritrovava per moglie o cosa?", chiesi, acida, senza guardarla.
Sentii una forchetta cadere e sbattere contro il piatto e il silenzio ci avvolse di nuovo.
Alzai la testa per guardare Anne, che ricambiò lo sguardo con tristezza.
"Ma come ti permetti?", esclamò mia madre, alzandosi in piedi.
"La cena per te finisce qui. Vattene in camera tua...e sei in punizione, sia chiaro", sbottò con rabbia. Notai che le tremavano le mani.
Mi alzai in silenzio e, mentre uscivo dalla cucina, incrociai lo sguardo di Harry.
Non riuscirei a spiegare l'espressione che aveva sul volto.
 
 
Dormii male. Non tanto perché mi sentissi in colpa, ma il solo pensiero che avrei dovuto vederla per chissà quanto tempo mi disgustava.
Mi alzai nel cuore della notte e scesi in cucina.
Mi versai un bicchiere di latte e mi sedetti.
"L'acidità deve causare l'insonnia", commentò Harry, entrando in cucina.
Per poco non sputacchiai tutto il latte per lo spavento.
"Beh, anche la stupidità, a quanto pare", ribattei, guardandolo male.
Alzò le spalle e prese anche lui un bicchiere di latte.
"In realtà mi sono svegliato per quel massaggio che mi avevi promesso", scherzò, sedendosi davanti a me.
Sorseggiai il latte, facendo finta di niente.
"Non è stato molto carino quello che hai detto a mia madre, prima", continuò, serio.
Lo guardai con aria di sfida.
"Dimmi che non se lo meritava. Avanti, dimmelo. Sai quello che ha fatto a mia madre?".
"Sì, sì, lo so. Ed è davvero una cosa orrenda, ma ci sta male. Piange tutte le notti, lo sai questo?".
Roteai gli occhi e mi alzai, nervosa, sbattendo il bicchiere sul tavolo. 
"Non mi importa niente di quello che fa. Non mi importa di lei o di te. E adesso lasciami in pace", sbottai, tornando a letto.
 
 
La mattina arrivò presto e, nonostante la voglia di andare a scuola fosse solitamente sotto zero, realizzai che sarebbe sempre stato meglio che stare a casa con Anne.
Mi alzai e mi preparai velocemente, poi scesi in cucina.
Mia madre stava servendo il caffè a Harry, che era ancora mezzo addormentato.
"Buongiorno, Jo", disse lei, con meno entusiasmo delle altre mattine. Era ancora arrabbiata con me per la sera prima.
Sbuffai e mi sedetti.
"Oggi pomeriggio laverai la mia auto", continuò, addentando un biscotto.
"Oddio, dici sul serio?", mi lamentai, roteando gli occhi.
"Mai stata più seria di così".
Vidi Harry fare un sorrisetto.
"Ok, ok, pulirò la macchina, ma lo farò domani", risposi, afferrando la scatola dei cereali.
"No, cara, oggi pomeriggio".
"Non posso, dai, Liam ha il provino. Sai che ci tiene che io sia lì!", esclamai.
"Sei in punizione, Jo, devo ricordartelo? Non andrai a quel provino. Pulirai l'auto e non si discute".
"Mamma!".
"Ho detto di no", continuò lei.
Scossi la testa e mi alzai senza finire la colazione. Poi, me ne andai fuori, sbattendo la porta, sperando che il mio migliore amico arrivasse presto.
Conoscevo Liam da una vita e gli volevo un bene dell'anima, anche se eravamo completamente diversi.
 Lui dolce, io acida; lui sempre gentile, io sempre arrabbiata; lui timido, io sfacciata e sboccata.
Dopo dieci minuti, vidi la sua auto.
"Ciao, Jo!", esclamò Liam, aprendo il finestrino.
"Ciao, scemo", risposi, sorridendogli, entrando in auto.
Per un po', restammo in silenzio, poi lui mi guardò e sorrise.
"Come mai così silenziosa? Di solito è impossibile farti stare zitta", commentò, allegramente.
Lo guardai e sospirai.
Gli raccontai tutto quello che era successo, mi sfogai per bene.
"Oh, mi dispiace, deve essere dura", disse.
"Sì, beh, mia madre mi ha messa in punizione per quello che ho detto ad Anne".
Liam annuì.
"Già, è stato un po' troppo crudele".
Chiusi gli occhi e appoggiai la testa sul sedile.
"Non è questo che volevo dire...Liam...io...mi dispiace davvero tanto, ma non posso venire al provino", la buttai tutta d'un fiato e feci una smorfia.
Liam inchiodò e mi guardò con occhi spalancati.
"C-come?".
"Oh, ti prego, non odiarmi. Mia madre vuole che pulisca l'auto e mi ha proibito di venire".
Il ragazzo strinse le mani sul volante e annuì.
"Di' qualcosa", lo pregai, mordendomi il labbro.
Liam sospirò e ripartì.
"Ok. Ok, Jo. Non importa", disse, per niente sincero.
Glielo leggevo negli occhi. Era deluso.
"Non è vero. Senti, insultami, odiami, dimmi tutto quello che vuoi. Me lo merito. Sono davvero una stronza".
"Non è colpa tua. Davvero, va bene. Io...me la caverò", ribattè, alzando le spalle.
Avrei voluto che mia madre avesse visto l'espressione che aveva assunto, così non sarebbe riuscita a dire di no un'altra volta.
"Ci sono sempre i ragazzi", aggiunse, osservando Niall Horan, Zayn Malik e Louis Tomlinson, che chiacchieravano all'entrata della scuola.
Lo guardai, facendo una smorfia.
"Che consolazione", commentai, sarcastica.
  
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