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Autore: TsukiKozui    29/06/2013    3 recensioni
Settantesimi Hunger Games, quattro anni prima della storia di Katniss, Peeta e dei loro giochi. E' l'anno di Annie, della morte dei padri di Katniss e Gale, è l'anno di Neela.
Questa non è la storia di un vincitore, perché sappiamo già che sarà Annie a vincere, ma di un Martire, l'ennesimo martire di un gioco perverso.
Spero che la storia interessi a molti, e che altrettanti recensiscano!!
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3.

Stai dormendo e il tuo flusso di sogni viene interrotto da un incubo. E’ così realistico, così vivo. Vorresti svegliarti, ma non ci riesci; ti spaventa il pensiero che non sia solo un sogno, che tu non riesca a risvegliarti. Poi tutto finisce così come è iniziato, magari al risveglio non ricordi nemmeno cosa hai sognato.
E’ così che mi sento adesso, solo che non è un incubo; io non sto dormendo.
Sento uno strillo acuto, seguito dai forti singhiozzi di qualcuno che piange. Il fatto che a strillare sia stata mia sorella Maggie mi riporta alla realtà: sono il tributo femmina del Distretto 12.
Si apre un varco tra le ragazze del mio gruppo, quindi comincio ad avanzare verso il palco. Sono appena uscita dalla mia fila quando una ragazza mora alta più o meno come me si fa largo tra le sedicenni.
< Neela! > Allie esce dal suo gruppo e corre verso di me spintonando tutti i Pacificatori che tentano di fermarla. Io continuo ad avanzare.
< Neela! Non tu, non puoi… mi offro come… > alzo la testa di scatto ed affretto il passo. Mi ritrovo anch’io a correre, poi- appena le sono abbastanza vicina- le impedisco di continuare la frase tappandole la bocca con le mani.
< No Allie! Hanno bisogno di te più di me! > faccio cenno ad un Pacificatore di avvicinarsi. E’ Darius.
< Ti prego, tienila ferma > la mia è una supplica. Darius annuisce e blocca mia sorella con un braccio e tiene pronto l’altro per tapparle la bocca. Io mollo la presa, ma Allie non fa in tempo a dire qualcosa che viene di nuovo bloccata.
Riprendo ad avanzare, questa volta a testa alta, verso il palco. Salendo i gradini riesco a sentire parte della conversazione tra il sindaco ed Effie.
< Ma non è illegale? >
< Lascia perdere… >
Sono ormai sul palco. Senza accorgermene ho riabbassato la testa, quindi mi affretto a ricompormi. Il sorriso a trentadue denti dell’accompagnatrice mi esplode contro appena alzo lo sguardo.
Mi giro verso il pubblico- anche se non vorrei- e vedo numerose facce stupite; una cosa del genere non deve essere mai accaduta qui nel 12. Sussulto per un attimo quando i miei occhi si posano su una Mag in lacrime. Mio padre è al suo fianco con i gemelli in braccio; anche Leo è scoppiato in lacrime, ma solo perché ha visto sua sorella farlo, e papà ha gli occhi inespressivi, lo sguardo assente. Allie continua a dimenarsi tra le braccia di Darius.
< Ora tocca ai ragazzi! > tento di concentrarmi di nuovo sulla voce di Effie.
Si avvicina alle nomine dei ragazzi. Non posso fare a meno di girarmi verso le loro file e, quindi, verso Gale. Ha gli occhi fissi su di me, ma so che in realtà non mi vede. Quando suo padre è morto aveva la stessa espressione. Dietro il suo sguardo c’è il vuoto.
Non riesco a guardarlo, così mi distraggo facendo finta di sistemarmi la gonna. In realtà controllo che il pugnale sia ben ancorato alla cintura che indosso sotto il vestito.
< Liten Hill >
Non lo conosco, ma posso immaginare quanti anni abbia. Il pubblico è- se possibile- ancora più sconvolto di prima e dal gruppo dei dodicenni proviene un forte brusio. Da quelle file si dissocia un ragazzino castano molto magro. Potrebbe benissimo avere nove o dieci anni per come è piccolo.
Si avvicina lentamente al palco, a capo chino. Davanti ai gradini si ferma e alza la testa. I suoi occhi grigi si riempiono di lacrime e le sue mani si stringono convulsivamente alla camicia. Non voleva piangere, voleva mostrarsi forte. Ma è difficile.
Istintivamente scendo i gradini e gli poggio le mani sulle spalle. Incrocia i suoi occhi con i miei; si aspetta che gli dica qualcosa, che tenti di calmarlo o incoraggiarlo. Mi esce solo un leggero, spontaneo, “Sono con te”. Non è esattamente un incoraggiamento, ma è la verità più o meno.
Saliamo insieme sul palco, le mie mani ancora sulle sue spalle. E’ Effie a separarci.
< Ed ecco i tributi dei settantesimi Hunger Games! Neela Evans e Liten Hill! > il pubblico non dice niente, non si sente nemmeno un mormorio. Ovviamente si sentono in pena per noi: è raro che vengano sorteggiati insieme due tributi così giovani.
Ma so che qualcuno sta commentando freddamente lo spettacolo. Oltre il vetro delle telecamere mi sembra di vedere Snow che pianifica la sua vendetta; non è così che si dovrebbe comportare un tributo.

Sono in piedi nella stanza dove dovrò dire addio alla mia famiglia, alle persone che amo e, molto probabilmente, alla mia vita.
Comincio a percorrere il perimetro della stanza a piccoli passi. Mi accorgo che in questo modo non posso evitare di pensare ai Giochi, quindi affretto il passo sperando di impegnare la mente. Non funziona. Il movimento mi agita troppo, potrei non riuscire a trattenere le lacrime dopo. Odio piangere e in questo caso non servirebbe. Provo di nuovo a camminare piano, poi di nuovo veloce, poi… la porta si apre.
Maggie entra di corsa e si getta tra le mie braccia. La sollevo e la stringo a me mentre ricomincia a singhiozzare sulla mia spalla. Entrano anche mio padre e i gemelli- Allie è ferma all’entrata trattenuta ancora da Darius.
Metto Mag a terra. Le sue mani serrano la mia.
< Penso che ora puoi liberare Allie, Darius > annuisce e, con molta cautela, scioglie la presa. Al sospira di sollievo e si avvicina. Non piange.
< Perché mi hai fermata? >
< Credo di essere stata chiara su questo, non credi? > chiude gli occhi un secondo e sbuffa. Sta facendo di tutto per non esplodere.
< Potrete sopravvivere anche senza il mio aiuto, Allie. L’importante è che… >
< Neela! Come puoi pensare al cibo adesso? Stai per mor… > devo bloccarla. Quella parola non deve essere detta.
< L’importante è che non vi lasciate andare come papà, chiaro? Al, l’unica mia preoccupazione, adesso, è la vostra sopravvivenza. Nient’altro > Mag sta cercando di soffocare i singhiozzi. Sicuramente vuole intervenire.
< Sei mia sorella! Io mi sarei offerta volontaria per questo, non perché tu sei la nostra fonte di cibo. Dovevi lasciarmi parlare! >
< Anch’io avrei dato la vita per lo stesso motivo. Smettila di contestare, hanno bisogno di te. Io non sono una madre, Allie, non riuscirei ad esserlo. E a loro serve una madre, più di ogni altra cosa > papà e i gemelli si sono seduti sul divano e osservano muti la scena. Leo piange ancora.
< S-sorellona > guardo Mag.
< Noi… ce la faremo a sopravvivere. Andrò a caccia come hai detto tu… > mi abbasso per guardarla in viso. Ha le guance rigate dalle lacrime, ma i suoi occhi esprimono determinazione.

Entrai di corsa nella stanza che ci avevano indicato i Pacificatori. Quasi sfondai la porta. Axel era in piedi al centro della stanza e si guardava i piedi. Sobbalzò alla mia entrata.
Il suo volto era impassibile. Forse immaginava che sarebbe stato estratto. Gli saltai in braccio, lo strinsi forte, non smettevo di gridare il suo nome, ma non piansi. Le lacrime premevano, ma non volevo farle uscire; cosa avrebbe pensato Axel se la sua sorellina si fosse messa a piagnucolare?
Entrarono gli altri. Entrambi i gemelli in braccio a papà; mamma era scossa da forti singhiozzi ed Allie tentava di consolarla.
< No, no , no. Non può essere… Axel. Mio figlio… > non riuscì a dire altro fino alla morte di mio fratello, poi smise totalmente di parlare.
< Papà, riuscirete a cavarvela. Ho lasciato un degno erede, non dovreste avere problemi con il cibo > Axel mi guardò e sorrise.
< Quante nomine c’erano? >
< A quanto pare troppe, papà >
Parlammo. Piangemmo. Ci scambiammo consigli. Io non lo lasciai un secondo.
< Ancora cinque minuti > disse all’improvviso un Pacificatore.
< Neela > mi staccai da lui < promettimi che continuerai a cacciare > senza pensarci annuii.
< Riuscirai a continuare da sola, ne sono sicuro. Quindi… > sfilò da una cintura- nascosta sotto la larga camicia- un pugnale. Il suo pugnale.
< … è il caso che cominci ad usare una lama decente >
Ricordo che impugnavo un vecchio coltello. L’avevamo acquistato dal macellaio e, nonostante avesse perso il filo da secoli, lo pagammo una fortuna. Quello di Axel era un regalo del padre di Katniss, un vero pugnale.
Ora il mio pugnale.

Porto la mano al pugnale sotto il vestito. Lo sfilo e lo passo a Maggie. Lei mi guarda sorpresa.
< Sono sicura che diventerai una grande cacciatrice > annuisce con decisione e infila il pugnale nei pantaloni.
< Neela, sei sicura di voler dare ad una bambina una responsabilità così grande? Ha solo otto anni! > chiudo gli occhi e sospiro.
< Vedi altre possibilità, Allie? > anche lei si siede. Solo ora comincia a piangere.
La porta si apre lentamente. Sporge la testa di un Pacificatore.
< Ancora cinque minuti. Ci sono altre persone che aspettano > Mag si agita e i singhiozzi di Allie si fanno più forti.
< Ehi! Calmatevi! Maggie fai come ti ho detto e riuscirete a mangiare. Allie, mi dispiace dovertelo chiedere, ma devi andare con lei nel bosco qualche volta. Troverai sicuramente piante utili e potrai aiutarla con le trappole > entrambe annuiscono. Mi volto verso nostro padre.
< Parlarti mi fa ribrezzo, ma in questo caso sarò costretta a supplicarti; non li abbandonare. Lavora seriamente in quella dannata cava e vedi di portare a casa la paga! > finalmente, dopo anni, mi guarda negli occhi.
< Lo farò… > una lacrima gli riga il volto rovinato. Sono il secondo figlio che Capitol City gli porta via.
Un Pacificatore spalanca la porta e invita la mia famiglia ad uscire.
Maggie si agita ancora di più, così le afferro la mano.
< Andrà tutto bene > si stacca ed esce a capo chino.
Mi affretto ad abbracciare i gemellini; non hanno capito niente ma hanno entrambi le lacrime agli occhi. Allie li prende per mano e mi guarda.
< Non voglio che Mag veda qualcosa… > lei annuisce e si avvia <… non guardarli neanche tu > si gira di nuovo.
< Questo non posso promettertelo, Neela. So che me ne pentirò, ma devo sapere cosa ti faranno > esce con mio padre e i bambini.
Mi siedo sul divanetto e aspetto.
Dopo quelli che mi sembrano cinque minuti entrano Gale e- non so perché- Katniss.
Lui si avvicina e si siede accanto a me, Katniss sceglie una poltrona di fronte a noi. Non facciamo niente per minuti interi. Sono io a iniziare una conversazione.
< Il mio nome era lì dentro quarantacinque volte > entrambi sgranano gli occhi.
< Pensavo che quarantacinque fossero tante, ma mi sbagliavo. Quarantacinque sono troppe >
< Direi che sono decisamente troppe, Neela! >
< Non avevo scelta, Gale > apre la bocca, ma non sa controbattere.
Rimaniamo per un po’ così, senza parlare o guardarci. E’ Gale a spezzare il silenzio.
< Forse tornerai… >
< Già, forse. Devo solo imparare a scambiare un tributo per un coniglio, così uccidere non mi sembrerà così difficile > dal tono che ho usato devono aver capito che non tornerò mai a casa.
< Gale, devo chiederti alcune cose >
< Qualunque cosa! >
< Porta Mag con te nel bosco. Non sono riuscita a completare il suo addestramento; aiutala > mi sorride.
< Sarà fatto! Sai che non avevi bisogno di chiederlo? > rispondo al suo sorriso.
< Inoltre- anche se in questo ti aiuterà Allie- ti chiedo di non farle prendere le tessere >
< Certamente, altre richieste my lady? > è strano come riesca a scherzare in momenti come questo. Forse sarà lui quello che mi mancherà più di tutti.
< Immagino che su Al non potresti avere il minimo controllo, vero? >
< Le impedirò di fare pazzie, ma non credo di poter fare miracoli. Mi dispiace… >
< E’ già tanto quello che ti ho chiesto, tranquillo >
La testa del Pacificatore fa di nuovo capolino nella stanza e ci avvisa che l’ora è quasi finita.
Ci alziamo per gli ultimi saluti. Si fa avanti Katniss; ha in mano una foto.
< Puoi portare con te un ricordo del Distretto… ho trovato questa a casa e credo sia meglio che la tenga tu > mi porge la foto.
C’è il padre di Katniss in piedi davanti alla recinzione-quasi-mai-elettrificata che avvolge con un braccio le spalle di mio fratello Axel. Doveva avere sedici anni. Al fianco di Axel ci sono io con un grosso sacco in braccio, e dietro di noi- oltre la recinzione- si apre l’enorme bosco.
Non ricordo quando è stata scattata la foto, posso solo intuire che deve averla fatta qualcuno della città. Solo alcuni di loro possono permettersi una macchina fotografica- usata e in bianco e nero.
< Non posso accettare, Kat. C’è tuo padre nella foto, ti stai privando di troppo >
< Prendila. Di papà ne ho altre. E’ il minimo per l’aiuto che mi hai dato da quando se ne è andato > l’abbraccio.
< Grazie, Katniss > lei risponde all’abbraccio. Poi ci stacchiamo; il Pacificatore è entrato ancora.
< Cerca di tornare, Neela >
< Ci proverò… > esce dalla stanza.
Sto ancora guardando la sua treccia, quando Gale mi attira in un abbraccio spezza-costole.
Ci separiamo dopo un minuto- sotto l’insistenza del Pacificatore- e lui esce, senza aggiungere altro.

Liten mi si affianca nel tragitto verso l’auto che ci porterà alla stazione. Sta cercando in ogni modo di cancellare le tracce che il pianto ha inevitabilmente lasciato.
In macchina è Effie Trinket a separarci. Lei continua a parlare, ma né io né Liten l’ascoltiamo. Sappiamo la recita a memoria ormai.
L’auto si ferma e una mandria di fotografi ci aspetta fuori.
< Mi raccomando: mento alto e sorrisi! > è difficile farmi ridere senza motivo, quindi non mi impegno neanche un po’. I fotografi rimarranno a bocca asciutta.
Una parte di me è contenta che anche Liten resti serio, l’altra pensa che lui più di tutti avrebbe bisogno di mostrarsi simpatico a Capitol.
Salgo in fretta sul treno e Liten fa lo stesso. Ma le mani di Effie si serrano sulle nostre spalle e ci trascinano di nuovo fuori.
< In posa, ragazzi! > lei sfoggia un sorriso smagliante  e, suo malgrado, anche Liten posa per i fotografi. Non posso rientrare nel treno- Effie mi tiene ancora ferma- ma mi rifiuto categoricamente di ridere.
So che me ne pentirò amaramente, ma se proprio devo morire non lo farò da loro inutile pupazzetto.

 

Spazio autrice (che stranamente ha aggiornato prima del solito).

Saaaaaaaaaaalve!! Eccoci qui con il terzo capitolo (arrivato con un ritardo leggermente inferiore)!! Spero di non aver deluso nessuno.
Mi rendo conto che questo è un capitolo alquanto noioso e statico, ma in effetti ci prepara ad emozioni(?) ben più forti(??) nei prossimi.
Ringrazio ancora chi ha letto e recensito (EmmaStarr e JD Jaden siete state mitiche XD) e spero che anche questo capitolo venga letto da molti.
Quindi... accetto critiche e consigli e.....
... alla prossima!!
TsukiKozui. 

 

 

 

 

 

  
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