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Autore: Xilia    29/06/2013    1 recensioni
Naiara, una giovane romana di origini argentine partirà con il suo migliore amico Nico per il viaggio che aspettava da una vita con destinazione Parigi, ma degli incontri le impediranno di continuare il soggiorno lì e la porteranno alle sue origini.
Per quanto vogliamo nasconderlo, il passato torna. 
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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4 – Lost in confusion, like an illusion.
Non capivo nulla. Che diceva? Aveva trovato Rochi.
Tornammo in sala, e si sedette al mio tavolo, facendo venire anche un ragazzo che stava con lei, alto, biondo, occhi sul dorato. Jace. È così che si chiamava, o meglio, lui eraJonathan Christian, Ma tutti lo chiamavano Jace. Ho sentito dire a Lali la stessa cosa che disse alla madre, e mi guardò allibito.
«Devi venire con me in Argentina, con noi.» mi disse Lali.
«Ma.. io.. non posso. A malapena vi conosco, e poi sono arrivata stamattina a Parigi..» replicai.
«Nai, non avevi detto ai tuoi nonni che avresti voluto andare presto a trovarli stamattina?» mi disse Nico, sembrava quasi come se volesse che ci andassi.
«Ma..»
«Oh, non preoccuparti, andremo tra un po’, non partiremo subito.» disse Lali.
«Ma.. io non capisco. Cosa dovrei venire a fare? »
«Io.. non sono sicura di potertelo dire. Non da sola.»
«MA TU NON SEI SOLA! C’è Jace con te. Come faccio a fidarmi di una sconosciuta e non sapere neanche il perché dovrei farlo?..»
A quelle parole sbiancarono entrambi. Poi, dopo un silenzio di qualche secondo, Lali riprese a parlare. «Hai ragione. Non ne hai motivo. Solo una pazza lo farebbe, e per avertelo chiesto, un po’ pazza sono io. »disse. «Ma io non sono una sconosciuta.» Aggiunse queste parole, con una voce disillusa e un sospiro, quasi lo dicesse tra sé, o al massimo a Jace, che le era seduto a fianco.
Quelle parole mi rimbombavano in testa. Ma io non sono una sconosciuta. Nico mi guardò, allarmato.
«Nai, forse potrebbe avere a che fare con.. » Nico fu interrotto da lei.
«Con il passato. È dura, eh? Tutto torna. Anche ciò che non conosciamo. Non vuoi avere delle risposte? Delle risposte del tuo passato?»
Quella ragazza mi dava sui nervi. Insomma, la conoscevo da un paio d’ore, anzi, lei conosceva me, io non sapevo praticamente nulla di lei. E lei sapeva troppe cose. Cose che non capivo come facesse a sapere. Il mio passato. Chi era lei per sapere del mio passato? Io non avevo neanche un passato, avevo dei genitori adottivi, che mi amano con tutti sé stessi, e dei genitori biologici, chissà in quale parte del mondo a godersi la vita perché non hanno dovuto prendersi cura della figlia tanto indesiderata.
«Risposte alle domande che mi stai facendo tu. Anzi, a dire il vero, non ho neanche capito quali siano queste domande! È assurdo. »
«Calmati Nai, magari un filo logico c’è in questa storia. Calmati!» Nico mi tranquillizzò.
Ma mi alzai di colpo e uscì dal ristorante. Nico mi seguì, ma poco prima Lali gli aveva dato il suo numero. «Nel caso volesse parlarmi», disse «se vuole capire, deve seguirmi in Argentina,  e poi io farò lo stesso e la seguirò in Italia.»
E a quelle parole Nico venne via.
Andammo in albergo. Ero irritata. Non era così che avevo immaginato la mia prima notte a Parigi. Credevo di non dormire, ma per l’eccitazione, non di certo per irritazione e ansia.
Passarono altri sei giorni durante i quali facemmo il giro di Parigi, quando una mattina trovai un messaggio di Lali, in albergo.
 
Ehi ciao. Mi dispiace per quella discussione. Comunque io domani parto. Chiamami per favore.
 
In quel momento decisi: la chiamai, e la invitai nell’albergo in cui alloggiavo. Lei venne, per restare però davvero poco tempo.
Parlammo, più che altro per conoscerci meglio, fino a quando disse «Domani io parto.»
«Lo so.» le risposi, con una voce fredda priva di qualsiasi emozione.
«Devi prendere una decisione.»
«So anche questo. E l’ho presa.» le dissi, senza neanche guardarla in faccia.
«Davvero? E allora?» disse lei, ansiosa.
«Partirò. Verrò con te. Ma con me verrà anche Nico. E voglio saperne qualcosa in più.»
«Ti porterò a conoscere una persona a me molto cara.»
Se ne andò, sembrava rasserenata.
Io non le chiesi altro, sapevo di poterlo fare, o per lo meno non sarebbe servito a niente.
 
 
«Nico, ho deciso. Domani parto. Con lei.»
Nico mi abbracciò. Aveva la mia stessa paura: ritrovare il passato. Quel passato che fino ad una settimana prima lui voleva che cercassi, ma ora non ne era più tanto sicuro.
«Se tu andrai, verrò con te.» disse.
Io annuii. «I miei non dovranno sapere di questo. Ho solo prolungato la vacanza. Magari sciopero degli aerei o altro. »
«Lo sciopero sarà più credibile.»
Ero pensierosa, ma Nico cercava di tirarmi su.
Passammo l’intera giornata a Disneyland, non avendo idee sul cosa fare.
Tornati in albergo preparammo le valigie e ci mettemmo a dormire. Ci aspettava un lungo viaggio da affrontare l’indomani.
 
 
06.00 in punto. Eravamo già svegli. Dovevamo ancora comprare i biglietti, e l’aereo era alle 7.30, dovevamo sbrigarci. Facemmo colazione al bar e chiamammo un taxi. Erano le 06.45 forse quando arrivò. Con i ragazzi ci saremmo incontrati all’aeroporto. Non li vedemmo, così ci avviammo a fare i biglietti.
Erano le 07.20 e di loro neanche l’ombra. Chiamai Lali.
«¿Hola?»
«Lali, sono Naiara. Dove siete?»
«Abbiamo avuto un problema con il taxi, ma arriveremo tra cinque minuti, il tempo di prendere le valigie.»
«Okay, noi ci avviamo sull’aereo.» risposi, un po’ preoccupata.
Chiusa la chiamata, ci avviammo.
Entrati nell’aereo, stavolta Nico si mise vicino al finestrino.
Li vedemmo entrare. I loro posti erano poco distanti dai nostri. Chissà che tipo di legame c’è tra loro, pensai. Ma poi pensai a me e Nico, e lasciai perdere.
 
Erano passate 10 ore. Arrivammo. 17.42.
Ed eccola lì, Buenos Aires. 
   
 
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