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Autore: AlwaysAttract    29/06/2013    12 recensioni
Louis non sapeva neanche come fosse riuscito a diventare stracotto di un tipo come Harry Styles, i giocatori di football non gli erano mai interessati, certo, ogni tanto ci faceva un pensierino quando li vedeva cambiarsi in spogliatoio, ma era sempre uscito con ragazzi semplici e divertenti, un po’ come lui.
Lui e il capitano della squadra di football non si erano mai sopportati prima dell’inizio dell’ultima estate: Harry non faceva altro che prendere di mira, insieme ai suoi amichetti, Louis per essere gay e Louis non poteva che soffiargli il primato in tutte le materie scolastiche e, ovviamente, anche la borsa di studio.
Verso metà luglio, per qualche inspiegabile motivo, avevano partecipato allo stesso campo estivo organizzato dalla parrocchia locale e, sempre per qualche inspiegabile motivo, si erano ritrovati a baciarsi, ubriachi fino al midollo, attorno alle ultime fiamme del falò mentre tutti gli altri dormivano nelle loro tende, ignari di tutto.
AU!Highschool
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: Ciao a tutte! Questa volta sono qui con un leggero anticipo, spero vi faccia piacere! Non ho molto da dirvi, tranne per il fatto che è un capitolo piuttosto "attivo" e pieno di novità. Non uccidetemi Styles, please (è spoiler? :o) Ahahahah, comunque, ringranzio ancora una volta (e forse non finirò mai) tutte voi bellissime ragazze che leggete la mia storia e che recensite! Le recensioni sono una più bella dell'altra e nothing, vi amo! <3 Vi ricordo che potete trovarmi sia su  twitter che sia su ask.fm! E che qui c'è il trailer!
Un bacio! 
(scusate gli errori!)




 

Louis si svegliò intorpidito il mattino seguente. Si guardò attorno, vide il corpo nudo Liam dormire con un braccio sul ventre e l’altro sotto al cuscino, vide la sveglia che puntava le sette e dodici e i suoi vestiti ammassati a terra disordinatamente. Louis vide ma non pensò.
Era successo, punto. Non aveva né  rammarichi e né si pentiva per ciò che aveva fatto, anzi era più che felice di aver scoppiato una volta per tutte quella bolla in cui si era chiuso dopo la rottura con Harry.
Dove andare avanti e dimenticarlo per la sua sanità mentale e perché non poteva essere proprio Liam ad aiutarlo a fare dei passi più lunghi della sua gamba?
Liam era bello, alto e intelligente. Non avrebbe voluto chiedere di meglio (forse due occhi e verdi e dei boccoli scuri, ma questo lo aveva già avuto e se ne era pentito) ed era felice che, in qualche modo, le loro vite si fossero incrociate.
«Liam» borbottò togliendosi di dosso il braccio di Liam per alzarsi dal letto «Liam, svegliati» riprovò piegandosi per distinguere i suoi vestiti da quelli dell’amico.
Liam brontolò qualcosa e si girò su se stesso, stendendosi sulla pancia. Louis sbuffò e si avvicinò al letto con una maglietta in mano.
«Dai alzati adesso, non si è ancora svegliato nessuno e il bagno sarà libero solo per quindici minuti» lo avvertì infilandogli una mano tra i capelli corti per accarezzarglieli. Il ragazzo mugugnò qualcos’altro e infine si voltò, «Louis..» sussurrò fermando la mano che scorreva tra i suoi capelli «quello che è successo..».
«E’ okay» lo interruppe quasi subito Louis «a me è piaciuto, a te?» chiese cercando di eliminare il ricordo di aver pensato ad Harry mentre raggiungeva l’orgasmo.
Liam annuì con convinzione, «sai perfettamente che ho una cotta per te dalla prima volta che ti ho visto».
Louis rise mentre le sue gote arrossivano e si abbassò all’altezza di Liam per baciarlo sulle labbra, «un altro» mormorò il ragazzo allungandosi per riceverne ancora.
«Ti ho detto che siamo in ritardo» lo avvertì ancora una volta Louis ma comunque non si sottrasse al contatto di Liam e prolungò quel bacio per qualche attimo ancora.
«Possiamo farci la doccia insieme» ammiccò Liam in modo provocatorio. Louis sorrise sornione.
«La doccia è stretta».
«Meglio».
Quando uscirono di casa, avvertirono tramite messaggi Niall e Zayn che sarebbero passati dalle loro case per dargli un passaggio fino a scuola e Louis non si stupì quando, arrivati alla casa di Zayn, il ragazzo si lanciò su Niall e lo baciò tantissime volte sulle labbra e sulle guance dicendogli quanto gli fosse mancato. Si erano visti solamente la sera prima, che diamine!
«Ieri ho incontrato Ed Sheeran» fece Niall appena si liberò dalle braccia e dalle labbra di Zayn, nonostante il ragazzo gli rimase attaccato ugualmente come una piovra, «quando hai incontrato Ed Sheeran e che cosa voleva da te?» chiese velocemente Zayn mettendo in mostra il suo lato geloso.
Niall alzò gli occhi al cielo e «ci siamo incontrati per caso davanti alle macchinette della scuola» spiegò con uno sbuffo «ma comunque» fece raggiungendo il sedile di Louis «mi ha detto che il coach ha sospeso Harry dalla squadra perché non si è presentato agli allenamenti per quasi un mese».
Louis si irrigidì sul suo sedile e Liam lo notò, «praticamente da quando Louis lo ha lasciato» osservò Liam fermandosi ad un incrocio.
«Già» confermò Niall «e sembra che Harry non abbia nessuna voglia di ritornare in squadra» continuò con un alzata di spalle.
Tutti stavano aspettando qualche commento da parte di Louis ma Louis non parlò. Rimase in silenzio con gli occhi bassi e gli angoli della bocca piegati verso il basso. Che stupido, pensò appoggiando un gomito sul finestrino e iniziando a guardare le strade lì fuori: c’erano un sacco di ragazzi che correvano per non far tardi a scuola, delle vecchiette con il cestello pieno della spesa e dei messicani con dei sigari in bocca.
Fu tentato dalla voglia di andare da Harry quel giorno per chiedergli cosa cazzo gli stava passando per la testa: se veramente aveva lasciato la squadra come se la sarebbe procurata quella borsa di studio per andare al college? Appena qualche mese prima gli aveva anche detto che verso la fine dell’anno sarebbero venuti, dai college più famosi degli Stati Uniti, i rappresentanti per cercare dei nuovi talenti nelle squadre di football delle High School e il suo nome era già in alto alla lista dei favoriti. Harry era così entusiasta quando gliel’aveva detto.
Louis, questa volta, si sentì in colpa.
 
Con l’appoggio di Liam, Louis decise di tenere nascosto per un po’ quello che stava accadendo tra loro due, giusto il tempo per chiarire e rendersi conto se lo volevano sul serio. Per Liam era già un sì in partenza e stava facendo di tutto per convincere Louis, per impressionarlo.
Fecero sesso un’altra volta in quella settimana, il sabato sera, subito dopo essere andati al cinema, nella macchina di Liam. Louis pensò ad Harry, di nuovo.
Ma in qualche modo, la presenza più vicina di Liam, lo rendeva di una tacca più felice. Era contento di avere sempre qualcuno accanto e di non essere solo quelle volte in cui gli veniva da piangere perché ad ogni singhiozzo Liam lo baciava sulle labbra e gli diceva che andava tutto bene, che ormai non c’era più motivo per piangere, nessuno lo avrebbe più toccato o fatto del male. E Louis gli credeva.
Pensò molto, in quella settimana, a quello che aveva detto Niall quel giorno in macchina e continuava a ripetersi che Harry fosse stato uno stupido. Era davvero da immaturi mollare il lavoro di anni d’impegno per… la fine di una relazione. Louis cercava di non farsi pesare tutta quella responsabilità sulle spalle ma ogni qualvolta che vedeva Harry tra i corridoi della scuola, con gli occhi tristi e il volto troppo pallido e smunto per essere quello di cui si era innamorato, sentiva un magone su per la gola.
Non pensava che Harry potesse arrivare a tanto.
 
Fu Niall il primo ad accorgersi della stretta intimità tra Liam e Louis, Zayn era troppo impegnato a guardare gli occhioni del suo fidanzato per notare gli sguardi d’intesa tra i due ragazzi e le macchie viola sui loro colli.
«C’è qualcosa che vorresti dirmi, Louis?» chiese Niall al ragazzo seduto di fronte a lui a gambe incrociate sul tappeto e il tappo della penna in bocca, impegnato su qualche esercizio di matematica.
Louis alzò gli occhi su Niall e «uhm?» fece confuso «perché me lo chiedi?».
«Perché sai che a me puoi dire tutto» rispose il biondino abbandonando il quaderno a terra e guardando con fare inquisitorio il volo dell’amico. Louis si accigliò.
«Sì ma non capisco il motivo perché tu me lo stia dicendo».
«Ne sei sicuro?».
Louis annuì.
«Qualcosa riguardante Liam?» provò allora Niall, godendosi un attimo dopo l’espressione che si formò sul volto di Louis.
«Oh» sospirò Louis puntando gli occhi verso la trama del tappeto «come te ne sei accorto?».
«Beh» iniziò Niall con un’alzata di spalle «prima di tutto dai succhiotti che hai sul collo e da quelli che ha Liam e poi perché in quest’ultima settimana siete stati molto vicini e non c’è stato giorno in cui non vi siete visti» continuò, felice del suo reso conto e della sua capacità di non lasciarsi mai sfuggire nulla.
Louis rimase qualche secondo in silenzio e solo dopo fece spallucce, sorridendo, «cosa vuoi che ti dica, Niall? E’ tutto vero» disse piegando un angolo del suo quaderno delle dita «non abbiamo detto niente perché io non sono ancora sicuro di quello che voglio. Ma con lui sto veramente bene, Niall».
Niall sospirò «mi hai detto la stessa cosa quando tu ed Harry avete deciso di stare insieme» precisò, andando a pungere Louis sulla sua parte più sensibile e, come aveva previsto, Louis rimase in silenzio con ancora gli occhi bassi a pensar chissà cosa.
«Avete fatto sesso?» chiese quindi aspettandosi il peggio.
«Due volte» mormorò Louis a bassa voce. Niall spalancò gli occhi e fece un verso sbalordito, rifiutando di immaginare Louis e Liam in quel modo.
«Diamine Louis, è appena passato un mese da quando hai mollato Harry! Possibile che tu sia stato così veloce per fidarti di un’altra persona?» sbottò incapace di credere che Louis avesse rimosso così velocemente quello che aveva passato con Harry dalla sua testa. Capiva che per Louis era stato un duro colpo vedersi umiliare dal proprio ragazzo in quel modo ma non pensava che Louis sarebbe andato così avanti in così poco tempo.
«Questo non significa che io non debba rifarmi una vita» obbiettò Louis indurendo la voce.
Niall sospirò comprensivo.
«Louis, sai quante volte ti ho detto che Harry non mi piaceva, che non era il ragazzo adatto a te, ma a questo punto credo che tu debba dargli un’altra possibilità. Prima lui era il tuo tutto, il centro del tuo universo, il tuo sole, la tua isola in mezzo al mare, il mio Zayn! Non puoi semplicemente rimpiazzarlo con Liam, fai del male a tutti quanti in questo modo. In primis a Liam perché prima o poi ne soffrirà, poi ad Harry che sta male come un cane e sta cercando di fartelo capire in ogni modo che vuole te e soltanto te e infine a te stesso, che pensi che tutto stia andando per il meglio quando non è così»  spiegò con calma appoggiando le mani pallide sulle spalle di Louis.
«Come pretendi che io dia un’altra possibilità ad Harry?» sbottò Louis, sbalordito da quello che aveva appena detto Niall «tu stesso mi hai detto che non dovevo aver più niente a che fare con lui quando è successo tutto quel casino. Perché ora mi dici una cosa del genere?».
«Perché ho capito che Harry non mentiva quando diceva di amarti! Lo vedi a scuola? E’ così pallido e magro, ha gli occhi sempre bassi e la sua media sta cadendo a picco» rispose Niall «tutto questo perché lo hai lasciato e perché si sente in colpa».
Louis scosse la testa e tirò su con il naso, sentiva le lacrime gridare e urlargli di farle uscire ma stava cercando di resistere ancora un po’, «non posso, okay?  Harry è uno stronzo e io lo odio».
«Ma lo ami».
«Okay, sì, lo amo!» sbottò mentre le prime lacrime iniziavano ad uscire dai suoi occhi «e mi passerà, giuro che mi passerà!» continuò scoppiando sfortunatamente in un pianto di sonori singhiozzi.
Niall lo chiuse tra le sue braccia e iniziò a cullarlo, accarezzandogli i capelli, «lo so, Louis, mi dispiace» sussurrò.
Louis annuì sulla spalle di Niall e «resterò con Liam» singhiozzò.
 
Fu nel quarantatreesimo giorno dopo la rottura con Louis che Harry si ruppe definitivamente. Spalancò gli occhi all’inverosimile davanti alla raccapricciante scena e rimase fermo per secondi interi a fissare ciò che non avrebbe mai voluto vedere, non si rese neanche conto che Ed andò a sbattere contro la sua schiena.
Sentiva le orecchie fischiare e il cuore battergli così forte che credeva sarebbe scoppiato, o qualcosa del genere, nel giro di qualche secondo. Non è possibile, pensò stringendo forte i pugni e non è vero, non è vero continuava la sua litania nella sua testa, come un nastro registrato e ripetuto mille volte.
Louis, come nei suoi incubi peggiori, era incastrato tra gli armadietti e il corpo più alto e muscoloso di Liam, con le braccia a circondargli il collo e le mani di Liam sui fianchi. Si davano dei baci a stampo sulle labbra e sorridevano come una vecchia coppia, sembrava che se ne fregassero degli altri studenti, i loro occhi erano solo l’uno per l’altro.
Harry stava morendo dentro, non aveva mai provato una sensazione così orribile e velenosa, peggio della gelosia. Era un qualcosa a cui non riusciva a dare un nome preciso, sentiva ogni pezzo di sé stesso cadere e depositarsi a terra.
Non riusciva ancora credere che il suo Louis, proprio lui, stesse nelle braccia di un altro. Tra quelle Liam, tra l’altro.
«Dimmi che non è vero quello che sta succedendo alle mie spalle» balbettò voltandosi verso il suo amico Ed, con gli occhi sgranati e la voce strozzata, quelnon è possibile ancora nella testa ad annebbiargli tutto il resto.
«Mi dispiace» sussurrò Ed dando un’altra occhiata a Louis e Liam, ancora troppo vicini per far finta che non fosse successo nulla, e «stai bene?».
Ma Harry era già scappato via.
Saltò le prime due ore quel giorno e restò chiuso nei bagni del secondo piano a piangere. Più cercava di non pensare a quella scena più si presentava nella sua testa, rendendolo pazzo.
Appena un mese prima era lui quello che teneva stretto Louis tra le braccia, quello che gli sorrideva e lo baciava.
Ma nonostante tutto era convinto che Louis sarebbe tornato da lui, che ce l’avrebbe fatta far ritornare tutto a com’era prima, a quei momenti in cui Louis gli diceva “ti amo” e tutto prendeva di nuovo un senso.
Al suono della campanella che annunciava la terza ora della giornata, Harry si asciugò gli occhi e uscì fuori dal cubicolo per darsi una rinfrescata.
Si assicurò di non avere gli occhi troppo gonfi e rossi prima di uscire dal bagno e dirigersi verso la classe di inglese.
Passò l’ora con gli occhi puntati in nessun posto in particolare, aveva solo quella scena che veniva ripetuta sistematicamente nella sua testa e non riusciva proprio a seguire quello che il suo professore stesse dicendo.
Fu alla fine dell’ora che Harry sentì per la prima volta la voce dell’insegnante quel giorno, mentre tutti gli altri studenti si affaticavano per uscire in fretta dalla classe e andare in mesa.
«Styles, hai un momento?».
Harry si voltò, intimidito, e annuì distrattamente avvicinandosi alla cattedra, «mi dica».
Il professor Richard tossicchiò e «ho corretto l’ultimo test che abbiamo fatto in classe» disse guardando Harry da dietro gli occhiali «e il tuo punteggio è stato bassissimo, hai lasciato praticamente tutto il foglio in bianco».
Harry abbassò gli occhi e si strinse nelle spalle, consapevole di aver fatto schifo in tutti i test dell’ultimo periodo, «lo so perfettamente, professor Richard, le prometto che recupererò nel prossimo».
L’uomo davanti al lui si massaggiò le palpebre con le dite e scosse la testa «non basta solo recuperare, Harry, ne ho parlato con gli altri professori e tutti si stanno lamentando di te. Qualcosa non va? Sai che c’è la consulente per tutti i problemi a scuola».
«Non ne ho bisogno» obbiettò Harry incrociando le braccia al petto «recupererò, è solo un brutto periodo».
«E’ successo qualcosa in famiglia che ti ha.. ridotto in questo stato? Non mi sembra di averti mai visto così.. così teso e triste, hai anche lasciato la squadra di football».
«No, è.. è solo un brutto periodo» ripeté Harry desideroso di varcare al più preso la soglia della porta per andarsene.
«Okay, come vuoi tu» consentì il professor Richard «ma ricorda che c’è la consulente, okay? Magari può aiutarti ad attraversare questo periodo».
Harry annuì in fretta «grazie del suggerimento, arrivederla» concluse velocemente  prima di uscire da quella classe.
 
Louis non riuscì a non preoccuparsi per Harry quando, tra i mormorii sparsi nel corridoio, sentì la notizia che il nuovo capitano della squadra di football fosse diventato Matthew Ward.
Lanciò un’occhiata tra gli studenti che si aggiravano quella mattina e riuscì ad intravedere Harry vicino al suo armadietto, con la testa china e i boccoli, più lunghi del solito, cadergli davanti così da nascondergli tutto il viso.
Si morse le labbra sentendo di nuovo quel fastidioso senso di colpa farsi strada nel corpo e decise, anche se contro la proprio volontà e quella vocina che gli diceva che non era affatto una buona cosa, che avrebbe parlato con Harry. Sarebbe stata una cosa veloce e indolore, giusto il tempo di dire ad Harry di non buttare tutto il suo futuro solamente per una stupida rottura.
Decise di cercarlo alla quinta ora, durante la pausa pranzo. Sapeva che Harry si rifugiava spesso, e ultimamente più del solito, sulle gradinate del campo di football avendolo visto un paio di volte e infatti aveva ragione, Harry era proprio lì.
Si avvicinò silenziosamente al ragazzo e cercò di ignorare il martellante suono del proprio cuore mentre cercava qualche idea per richiamare la sua attenzione, ma alla fine optò per la più semplice.
«Harry» mormorò infilando le mani in tasca.
Il ragazzo sobbalzò sul suo posto e voltò di scatto la testa per assicurarsi che non era stato uno scherzo delle sue orecchie, c’era proprio Louis dietro di lui e lo aveva chiamato.
«Louis» fece alzandosi dalla gradinata con gli occhi pieni di speranza e le mani tremanti, non sapendo se urlare dalla gioia, buttargli le braccia al collo o piangere dalla felicità.
Fu sul punto di dire qualcos’altro ma Louis lo anticipò, «vorrei parlarti».
E sì, Harry era quasi sull’orlo di piangere dalla felicità e gridare al mondo di amare Louis Tomlinson, «lo sapevo che mi avresti perdonato» balbettò mentre il suo viso si trasformava in una maschera di gioia e le sue labbra si piegavano in una bellissima curva all’insù.
Louis abbassò la testa, «non sono qui per perdonarti» borbottò a bassa voce stringendosi tra le braccia per ripararsi da lieve venticello d’aprile.
Alzò un attimo gli occhi per poter vedere la bellissima espressione di Harry mutarsi in un’altra completamente differente, così triste e disperata che aveva quasi voglia di dirgli che andava tutto bene.
«Stai mangiando?» gli chiese preoccupato notando gli zigomi di Harry leggermente più appuntiti, il viso pallido e il suo corpo più sottile rispetto a qualche mese prima.
Harry fece un ghigno per niente divertito, piuttosto spiantato, «perché mi chiedi se sto mangiando se non sei qui per perdonarmi? Eh?» chiese acido serrando la mascella.
Louis si strinse nelle spalle «sembra che non mangi da anni» osservò buttandogli uno sguardo sulle spalle, troppo appuntite per essere quelle che stringeva tra le dita, «e perché hai lasciato la squadra?».
Harry scosse la testa, «sai perfettamente il motivo» bofonchiò «e questa conversazione è assolutamente ridicola!».
«Ti stai lasciando andare per una fottuta rottura! Dovresti reagire e..»
«Non dovrebbe interessarti, comunque, no? Mi avevi chiesto di non cercarti più e non l’ho fatto, come desideravi» sbottò Harry stringendo i pugni, fino a premere le unghie dentro la carne, «quindi perché cazzo sei qui se non per perdonarmi? Non hai un altro fottuto fidanzato con cui scopare invece di venire qui da me a chiedermi se sto mangiando? O te ne sei già trovato un altro a cui succhiarlo e con cui fare la troia? Magari al prossimo mese quando..».
Lo schiaffo arrivò forte e deciso, Harry non vide la mano di Louis muoversi ma il dolore acuto sulla sua guancia lo sentì perfettamente, lasciandolo completamente di stucco.
«Non osare mai più darmi della troia» disse Louis con tono austero. Sulla mano con cui aveva colpito Harry sentiva ancora  il formicolio causato dall’impatto con la guancia del ragazzo e non ne fu felice. Ma Harry quello schiaffo glielo aveva tirato dalle mani.
Quando Harry alzò gli occhi su Louis, la testa ancora un po’ piegata verso il lato del viso su cui lo aveva colpito, vide i suoi occhi velati dalle lacrime e si diede nuovamente, come ogni giorno, dello stupido.
«Louis, io..» borbottò ancora sotto shock per lo schiaffo ricevuto ma Louis stava già scuotendo la testa per impedirgli di parlare.
«Sono stato proprio un idiota, forse avrei dovuto pensarci di più prima di preoccuparmi per te, non pensavo che mi avresti insultato e umiliato ancora dopo l’ultima volta. Evidentemente pensi sul serio tutte queste cose di me» disse apparentemente calmo mentre dentro stava letteralmente scoppiando di rabbia e delusione, ancora una volta. Si voltò per andarsene prima che Harry potesse fermarlo e iniziò a correre più velocemente quando sentì le lacrime scivolargli sulle guance.
Harry rimase fermo per minuti, senza spostarsi di un millimetro. Avvertiva ancora il dolore sulla guancia ma quello che sentiva di più era sicuramente causato dalla fitta che si stava stringendo attorno al suo stomaco, facendogli capire di aver fatto l’ennesima cazzata.

   
 
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